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cun sa limba e sa cultura sarda - de Frantziscu Casula.

 

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Il bello di Facebook?

Post n°866 pubblicato il 11 Giugno 2016 da asu1000

 

 

 

Il bello di Facebook?

Leggere cotali e cotante piacevolezze.

di Francesco Casula
Secondo un nostro "cortese" ma un po' troppo sprovveduto interlocutore, certo Luca Noli,  Carlo Felice:

1. Fu un benefattore dei Sardi. "Pagò li studi in Francia ad un certo Pietro Leo perché portasse il vaccino per debellare il vaiolo in Sardegna". Caspita!

2. "Fu sì feroce ma non verso il popolo, ma verso gli aristocratici che con le ribellioni cercavano di mantenere vivo il feudalesimo in Sardegna 😉 pretendendo che attraverso gli stamenti ci fosse un governo indipendente da quello centrale. Mai fu cattivo verso il popolo. È storia"

3. "A proposito di tasse...gli STAMENTI (quindi la creme de la creme dell'aristocrazia sarda) impose una tassa di 400mila lire, e fu Carlo Felice ad imporre che ne fossero esentati i ceti più deboli"

A parte alcuni strafalcioni formali  veniamo alla sostanza.

1. Carlo felice fu sì "cattivo" ma "verso gli aristocratici che con le loro ribellioni cercavano di mantenere vivo il feudalesimo".

a. Difatti erano aristocratici i pastori che seguirono il teologo Francesco Sanna Corda nella insurrezione del 1802 in Gallura. Ecco alcuni nomi: BATTINO GIOVANNI pastore di Aggius, FRAU FRANCESCO pastore di Aggius, LUIGI MARTINETTI di Sassari.

b. Difatti erano aristocratici i popolani coinvolti nella Rivolta di Palabanda: ecco alcuni nomi GIACOMO FLORI  (Fornaciaio); RAIMONDO SORGIA (Conciatore); PASQUALE FANNI(Orefice); GIOVANNI PUTZOLU (Pescatore)

2. "Gli stamenti imposero imposero una tassa di 400 mila lire e fu Carlo Felice a imporre che ne fossero esentati i ceti più deboli".

Iniziamo con quest'ultima piacevolezza: perché al nostro valente storico non gliene va bene una. Infatti pur essendo gli Stamenti sardi, specie dopo la fine del triennio rivoluzionario angioyano, ligi e servili nei confronti dei savoia, nel caso del Donativo straordinario imposto con la presenza della Corte a Cagliari , gli Stamenti c'entrano poco.

Ecco una fonte credibile, Giovanni Lasagna, giurista, filo monarchico e filosavoia, che farà una carriera eccezionale e avrà incarichi prestigiosi proprio sotto il regno di Carlo Felice.

Lavagna nega ognni legittimità in fatto e in diritto all'Editto con cui Carlo Emanuele (fratello di Carlo felice), sentita una delegazione stamentaria, decreta un esorbitante "donativo" e ne fissa il "riparto" fra le varie classi della popolazione. Il tributo è ritenuto illegittimo sia perché troppo gravoso in relazione alle disperate condizioni economiche del paese e troppo sporpozionati rispetto a simili "donativi" imposti nel passato, sia perché approvato in contrasto con le leggi fondamentali del regno, cioè da una ristretta delegazione stamentaria e non dai tre Bracci, appositamente convocati e investiti della pienezza dei loro poteri.

Certe inadempienze costituzionali non potevano sfuggire a un giurista ben provveduto di dottrina come il Lavagna, il quale per altro non si perita di accusare i principi reali di altrettanto gravi inosservanze, come quella di non aver prestato il dovuto giuramento nell'assumere le rispettive elevate cariche: il duca d'Aosta quella di generale delle Armi e di Governatore del Capo di Cagliari e Gallura, il duca di Monferrato quella di Governatore del capo di Sassari e Logudoro e Carlo felice, duca del Genevese, quella di Vicerè".

(Fonte storica. Carlino Sole, Le carte di Lavagna e l'esilio de Casa savoia in Sardegna, Ed. Giuffrè, Milano, 1970, pagine 26-27)

 

Altra piacevole pillola storica del nostro critico: Carlo Felice amico del popolo sardo e nemico  degli gli "aristocratici che con le loro ribellioni cercavano di mantenere vivo il feudalesimo".

Questa sciocchezza sesquipedale, e non poteva essere diversamente, non è sostenuta da nessuna prova e tanto meno alcuna fonte storica.

Veniamo invece alla verità storica con alcune significative  "Fonti", anche di filo monarchici come Pietro Martini da cui iniziamo.

1. Lo storico Pietro Martini documenta che, Carlo Felice, divenuto re con l'abdicazione del fratello Vittorio Emanuele I, mirò a conservare e restaurare in Sardegna lo stato di brutale sfruttamento e di spaventosa arretratezza "con le decime, coi feudi, coi privilegi, col foro clericale, col dispotismo viceregio, con l'iniquo sistema tributario, col terribile potere economico e coll'enorme codazzo degli abusi, delle ingiustizie, delle ineguaglianze e delle oppressioni intrinseche ad ordini di governo nati nel medioevo".

2. Lo storico Raimondo Carta Raspi: "Ai feudatari, da viceré, diede carta bianca per dissanguare i vassalli. Mentre a personaggi come Giuseppe Valentino affidò il governo: questi svolse il suo compito ricorrendo al terrore, innalzando forche soprattutto contro i seguaci di Giovanni Maria Angioy, tanto da meritarsi, da parte di Giovanni Siotto-Pintor, l'epiteto di carnefice e giudice dei suoi concittadini."

3.  Giuseppi Dei Nur  in "Buongiorno Sardegna- Da dove veniamo" (La Biblioteca dell'Identità-L'Unione sarda, Cagliari 2013, pagina 154),

 "Partito il re e lasciata l'Isola nelle mani del viceré Carlo Felice, i feudatari continuarono imperterriti a dissanguare i vassalli con l'esosità delle loro gabelle mentre il viceré oziava nella sua villa di Orri, gaudentemente intrattenuto dai cortigiani locali e d'importazione, in conflitto permanente con tutto ciò che poteva affaticarlo non solo fisicamente ma anche intellettualmente, essendo uomo di scarsa cultura che rifuggiva dagli esercizi mentali troppo impegnativi. Il bilancio dello Stato era disastroso ma non quello suo personale, ovviamente, così che poteva permettersi di ostentare elargizioni in beneficenza con ciò che aveva riservato per sé. Fu, il suo, il governo poliziesco, sostenuto efficacemente da quelle anime nere dei feudatari, a formare un sistema di potere dispotico e predatore in danno della popolazione locale, la cui autorità si manifestava delle forche erette per impiccare i trasgressori delle sue leggi, imposte con la forza.
E quegli ingenui abitanti di quello sfortunato luogo innalzarono invece per lui non una forca ma una statua, in una bella città capoluogo".

 

 

 

 

 

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Questo blog, bilingue ( in Sardo e in Italiano) a disposizione, in modo particolare, di tutti i Sardi - residenti o comunque nati in Sardegna - pubblicherà soprattutto articoli, interventi, saggi sui problemi dell'Identità, ad iniziare da quelli riguardanti la Lingua, la Storia, la Cultura sarda.

Ecco il primo saggio sull'Identità, pubblicato recentemente (in Sardegna, university press, antropologia, Editore CUEC/ISRE, Cagliari 2007) e su Lingua e cultura sarda nella storia e oggi (pubblicato nel volume Pro un'iscola prus sarda, Ed. CUEC, Cagliari 2004). Seguirà la versione in Italiano della Monografia su Gramsci (di prossima pubblicazione) mentre quella in lingua sarda è stata pubblicata dall'Alfa editrice di Quartu nel 2006 (a firma mia e di Matteo Porru).

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