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cun sa limba e sa cultura sarda - de Frantziscu Casula.

 

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Neride Rudas

Post n°890 pubblicato il 20 Gennaio 2017 da asu1000

Ricordando NEREIDE RUDAS

in occasione della sua morte

Onore a una grande donna, a una  valente psichiatra, a una straordinariaintellettuale, a una eccellente scrittrice e  studiosa dell’Identità

 

Nasce a Macomer (Nuoro) nel 1925. Dopo studi classici segue Corsiuniversitari in diversi Atenei Italiani. Laureata in Medicina e specializzatain Neurologia e Psichiatria all’Università di Bologna, consegue due liberedocenze (in Psichiatria generale e Psichiatria forense) che le aprono la viadell’insegnamento universitario.

Studiosadella devianza sociale oltre che psicopatologica, firma, insieme al ProfessorGiuseppe Puggioni la relazione scientifica di base della Commissioneparlamentare d’inchiesta sui fenomeni della criminalità in Sardegna(Commissione Medici) pubblicata negli Atti della Repubblica (Senato, Roma1972).

Dopoalcune esperienze in Centri e Istituti scientifici italiani ed esteri, vince lacattedra di Psichiatria e insegna nelle Università di Roma e soprattutto diCagliari, ove inaugura la prima clinica di Psichiatria in Sardegna e dirigel’Istituto universitario di Psichiatria e l’annessa scuola di specializzazionedalla quale escono, fra l’altro, numerosi quadri specialistici per l’assistenzaterritoriale al sofferente mentale.

Organizzae presiede numerosi Convegni nazionali e internazionali, aprendo la psichiatriasarda a un vasto orizzonte di scambi e confronti.

Presentee attiva anche nelle organizzazioni scientifiche e culturali fonda a Milano(1987) la Società italiana di psichiatriaforense. Di tale società viene eletta presidente nazionale, carica chemantiene per molti anni organizzando congressi a respiro internazionale.Attualmente riveste la carica di Presidente onoraria.

Nel1993 rappresenta l’Europa al Congresso mondiale di Psichiatria di Rio deJaneiro. Svolge missioni scientifiche in rappresentanza dell’Italia in diversipaesi europei ed extraeuropei (Parigi, Lisbona, Madrid, Mosca, Pechino, BuenosAires).

Ottienenumerosi riconoscimenti, italiani ed esteri tra cui l’alta onorificenza dell’American Academy Psichiatry And The Law(Roma, 1993).

Nellasua vasta produzione scientifica con 450 pubblicazioni (di cui nove a caratteremonografico) figurano saggi di psichiatria clinica e sociale sulla emigrazione,(fra cui nel 1974 pubblica Emigrazione sarda, uno studio che facevaparte di una più ampia ricerca sull’emigrazione sarda, svolta dalla cattedra dipsicologia della Facoltà di medicina dell’Università di Cagliari),  sull’anziano, (fra cui nel 1987 Lacondizione dell’anziano: da una vita senza qualità a una qualità della vita),sulla depressione. Un filone di ricerca riguarda i temi della riformapsichiatrica e della organizzazione psichiatrica territoriale (fra cui nel 1978Psichiatria e territorio),

Neglianni ’90 si dedica a pubblicazioni sull’identità, sulla libertà e sulla letturapsicodinamica in opere artistiche sarde.

Nel1997 pubblica il saggio, l’Isola dei coralli (per Nuova Italiascientifica, Roma), premiato con medaglia d’oro del Presidente dellaRepubblica, di cui una nuova edizione sarà pubblicata nel Luglio del 2004 daCarocci editore.

Nel2001 pubblica Storie Senza, che riscuote un successo di critica per lasensibilità con cui viene affrontato il complesso tema della sofferenzamentale.

Semprenel 2001 viene nominata dal Ministro della Pubblica Istruzione professoreemerito. E’ Presidente dell’Istituto Gramsci della Sardegna.

Inun’intervista ha detto: Forse perché hovissuto fra sofferenti coartati nelle loro libertà ho tanto amato questa parolache nell’originale sumerica suona “amargia” che significa ritorno alla madre.

La medicina è stata per me unaforma totale, quasi utopica di esistenza: rapporto con l’altro, modalitàliberatrice, visione del mondo.

Muorea Cagliari il 19 gennaio 2017.

 

Tra le sue opere più squisitamente letterarie  occorre ricordare L’Isola dei coralli che – come sottolinea l’autrice in una notaalla prima edizione del 1997 – non nasce tanto da un’idea o da un progetto,quanto da un sentimento. Anzi da un sentimento di appartenenza. Da un legamecon la sua terra, la Sardegna. Della cui realtà vuol essere una lettura, inchiave psicodinamica, nel suo profilo identitario.

Ma non è un libro sulla Sardegna – precisa in una notaalla edizione del 2004 –  bensì per laSardegna, luogo, simbolo e metafora. Di cui racconta le tormentatevicende di un mondo frantumato: un’Isola insieme cristallizzata ecoartata ma anche potenzialmente vitale e creativa. Soprattutto nell’areageografica e culturale del centro Sardegna.

Nereide Rudas constata infatti che le personalitàcreative isolane, unanimemente riconosciute, sono in gran parte concentrate,per oltre il 63%, nell’area del Nuorese, nella “Sardegna interna”: areadell’isolamento, della criminalità e anche della psicopatologia. L’autorequindi – esplorando l’attività creativa dei Sardi dalla sua prospettivadisciplinare  e affascinata da questacreatività, insolita, per certi versi inattesa, quasi misteriosa–  ritiene che una delle radici della creativitàdei sardi trovi origine nella esperienza depressiva e alla luce delle teoriepsicanalitiche ritiene che i testi narrativi di molti autori sardi possanoessere interpretati come simbolizzazioni poetico-intellettuali della esperienzastorico-culturale di uno specifico popolo e insieme come elaborazione del propriomondo interno, riconducibile appunto a una sofferenza depressiva che hasegnato l'esistenza individuale e collettiva dei sardi.

 

Sulla figura di Nereide Rudas e sullasua opera l’Isola dei coralli Paolo Fadda scrive: “NereideRudas (psichiatra di fama, saggista e intellettuale a tutto tondo) uno deipersonaggi centrali – e più autorevoli – dell’intellighenzia isolana degli ultimi decenni…ha segnato conimportanti contributi il difficile percorso compiuto dal popolo sardo per lamodernizzazione della propria terra…metaforicamente definita l’isola dei coralli, simbolo di quella preziosa arborescenza che anziché espandersi all’esterno, fiorisce e si ramifica nelle profonditàmarine…questa somiglianza corallina è assai “centrata” perché la Sardegna hasempre vissuto la propria storia sotto traccia…come il corallo, di profondi eintangibili valori interni e perciò profondamente identitari…ed è proprioquesto discorso sull’identità sarda –sui suoi valori e disvalori – che fa da pivot centrale allo studio della Rudas”

[Paolo Fadda, Sardegna economica,Bimestrale della Camera di commercio di Cagliari, n.4-5 2006, pagina 79].

 

Ilcorallo, quella preziosaarborescenza di cui la Sardegna è ricca e che anziché espandersi all’esterno siramifica nelle profondità marine, metaforicamente rappresenta la storia el’identità dell’Isola: un’identità lacerata e fessurata. Ciò perché, comeSardi, storicamente, abbiamo sempre avuto un rapporto problematico con larealtà, una non conciliazione con il mondo. Di qui l’insicurezza e lasofferenza, frutto anche degli imperativi che ci hanno imposto dall’esterno idominatori che si sono via via alternati nell’Isola: imperativi drammaticamenteazzeranti, repressivi e nullificanti.

L’Identità di cui parla Nereide Rudas nel saggio non èanalizzata però secondo le modalità della sociologia o dell’antropologia, masecondo l’ottica specifica dell’attenzione psichiatrica: un’identità scissa,vissuta come problema, dentro i labirinti della sofferenza e dei tormenti, noncome tranquilla modalità di essere nel mondo: quella sofferenza che hasegnato l'esistenza individuale e collettiva dei sardi.

Un’identità di cui l’autrice – più che coglierel’essenza –  s’interroga sul corpo deisignificati che vogliamo esprimere con essa. Un’Identità dinamica, comepercorso e progetto, non data e definita una volta per tutte, il che nonsignifica che non ci sia qualcosa di stabile. Un’identità individuale ma cheaffonda in un corpo sociale, che invera quella dei singoli e la fa diventareconcreta.

  Un’identitàche nei romanzieri e scrittori sardi – in Deledda come in Lussu, in GiuseppeDessì e Salvatore Satta come in Salvatore Cambosu e Francesco Masala – è cosìforte che la Sardegna non è un semplice scenario, uno sfondo, ma la veraprotagonista, non un luogo ma il luogo, non l’oggetto ma il soggetto.

Colpisce nel saggio di Nereide, pur in presenza dianalisi di tipo psichiatrico e psicanalitico, la cifra della scrittura, lalevità e il nitore del linguaggio, la suggestione della sua prosa, cheaffascina, che incanta e che cattura.

Certo per Nereide Rudas la memoria di noi sardi comeuna preziosa arborescenza di corallo, anziché ergersi e dilatarsi nell’aria siè inabissata nel nostro mare interno. Invece di espandersi e svilupparsi neldi-fuori, si è sommersa ed estesa nel di-dentro: ma, indovandosi, è diventatatenace e labirintica.

Certo, siamo un’Isola con sacche di arretratezza e diinfelicità e non abbiamo ancora metabolizzato il nostro lutto, ma abbiamograndi possibilità. Per la Sardegna si profila un orizzonte più felice eprospero se sapremmo coltivare e mettere a frutto i coralli nascosti. Bisognaperò, secondo l’autrice, impegnarsi in un grande sforzo collettivo, in unserio, profondo e rigoroso progetto culturale. E conclude: allora la misteriosa“creatività” dei sardi di cui ho tentato di illuminare la faccia nascosta, sipotrà dispiegare più potente e libera.

 

 

NereideRudas e il problema dell’Identità: una problematica attuale

“[…] Complessa e difficile tematicadell'autoconsapevolezza e dell'indivi­duazione personale e collettival'Identità è andata assumendo grande ri­lievo sia che venga riferitaall'individuo, sia che venga riferita a gruppi, a formazioni sociali, a popolio ad etnie, il concetto identitario si è ormai da tempo imposto all'attenzionescientifica, culturale sociale e politica.

Conle sue scansioni e tensioni, ma anche con le sue cadute e silen­zi, il temaidentitario ha attraversato tutto il `900 per giungere come di­scorso apertosino a noi.

Ilsecolo trascorso, teatro di grandi e profondi cambiamenti, è consi­deratol'epoca della memoria moderna e dell'identità che conservano an­coraoggi grande peso di valore e di obbiettivo.

Lacrescita esponenziale della scienza e della tecnologia, la rottura del­l'isolamentoe della demarcazione tra gli Stati, l'oltrepassamento dello stesso confine delnostro pianeta (esplorazione spaziale, primo uomo sul­la luna, ecc.), ma ancheil superamento del confine corporeo (organi in­terni prima invisibili e resiora sempre più trasparenti dalle diagnostiche molecolari e per immagini; nuovetecniche riproduttive; gravidanze sur­rogate, trapianto d'organi, ecc.) hannoreso gli individui e i popoli sem­pre meno inviolati, chiusi e circoscritti. IPaesi e Continenti sono sempre più vicini e comunicanti e, soprattutto,interdipendenti.

Quasinessun gruppo, popolo o etnia vive ormai nel proprio isolamen­to, ma è semprepiù spinto a confrontarsi con altri gruppi, popoli ed et­nie diverse da Sé.

Lastoria di ciascun gruppo, popolo od etnia confluisce e si embrica con altrestorie e tende a scorrere in un flusso storico più ampio, com­plesso eintrecciato.

Nelloscenario attuale di frantumazione delle barriere nazionali, di ri­mescolamentodi popoli e di culture (si pensi ai forti flussi migratori), nel­l'orizzontedell'incombente globalità, inevitabilmente omologante, si af­ferma e prendevoce il diritto delle piccole e grandi patrie a conservare la propriaspecificità. Nasce l'esigenza di tutelare la diversità quale bene da custodiree tramandare non solo nel proprio ambito, ma quale bene e valore generale,prezioso per tutti.

  È "l'incontro ravvicinato" di nuovo"tipo", forse il tratto caratterizzante del nostro tempo, a porre eriproporre appunto il tema dell'identità. Perché non solo non si può andare all'incontroe al confronto con l'Altro senza sapere ciò che uno è, ma perché quell'uno èanche ciò che l'Altro riconosce in lui.

Lamia identità comprende, infatti, sia l'au­toconspevolezza (coscienza dime stesso), sia 1'eteroriconoscimento (il riconoscimento che gli Altri conferiscono alla miaunicità, singolarità e continuità nel tempo). Anche in Sardegna si parla e sidiscute molto di Identità.

Nonc’è Convegno, Congresso, Seminario, in cui non si affronti direttamente oindirettamente il tema identitario, intensamente seguito ed emotivamentepartecipato.
L'identità etnica, storica, linguistica, culturale e sociale, rappresenta­noaltrettanti argomenti che appassionano molti sardi.

Ancheda questa ormai vasta documentazione, così come da saggi, libri, articoli ecc.emerge che l'identità sarda, la sardità, è ormai una ca­tegoria benindividuata, fondata su una caratteristica etnia e cultura. È d'altronde daconsiderare che sulla nostra entità peculiare e distinta, sul­la nostraspecificità etnica e sulla particolarità della nostra vicenda stori­ca è basatoil nostro stesso ordinamento regionale.

Noisiamo, almeno sulla carta, una regione ad ampia autonomia spe­ciale (Regione aStatuto Autonomo Speciale) […] ”.

[Nereide Rudas, in Emilio Lussu, trent’anni dopo, Alfaeditrice, Quartu, 2006, pagine 17-18]

 

NereideRudas e la cultura sarda:depressiva/creatinogena?

 “Avanzerò quialcune considerazioni preliminari senza alcuna pretesa esaustiva, limitandomial romanzo e sorvolando su spinose questioni di fondo.

Al di là della discussionesull'esistenza o meno di una letteratura specifica sarda, a me pare che i testiletterari possano comunque essere assunti come documenti che esprimono non solo"il punto di vista" degli scrittori sardi, ma vanno oltre.

Dalla mia prospettiva disciplinare questi documentinon solo chiariscono gli aspetti concettuali, i modelli cognitivi e illinguaggio del gruppo che scrive, ma ne rivelano anche i livelli fantasmaticipiù profondi.

I testi narrativi possono essere colti come simbolizzazionepoeti­co-intellettuale di una esperienza storico-culturale di uno specificopopolo e insieme come elaborazione metaforica degli aspetti emoti­vi profondidel suo mondo interno.

Anche nella narrativa del popolo sardo si può quindiritrovare, in forme più o meno dirette ed esplicite, la riflessione, a livellodi autocoscienza sul Sé, sull'altro da Sé e su tale rapporto.

Partendo da questi presupposti mi sono cimentata in undiscor­so sull'identità dei sardi, colta nella sua dimensione relazionale e dia­lettica,tratta da miti, forme e linguaggi della letteratura sarda. Il romanzo sardoesaminato nell'ottica psicodinamica mostra una struttura identitaria e unaWeltanschauung diverse da quelle emer­genti dal romanzo italiano.

Sebbenela letteratura italiana sia stata forse meno monocentrica di altre narrativeeuropee e si sia meno accentrata su un proprio unico modello, non vi è dubbioche essa abbia comunque proposto para­digmi, schemi e patterns culturali di unacultura dominante.

Ilromanzo sardo, pur collocandosi all'interno dell'universo lin­guistico eculturale italiano, se ne discosta per molti aspetti. Leggen­do le opere diGrazia Deledda, di Salvatore Satta, di Emilio Lussu e, a ben guardare, dellostesso Antonio Gramsci, cogliamo subito una specificità e una diversità.Confrontate con le altre opere lette­rarie italiane esse ci appaiono in uncerto senso fra loro "omogenee" e nel contempo irrimediabilmente"altre".

Sottoquesto profilo la letteratura sarda potrebbe, perciò, rap­presentare un significativospecchio in cui i sardi si riflettono ma nel quale anche la cultura italianapuò cogliere uno sguardo su se stessa da parte di un gruppo simile/diverso. Intal senso la narrativa sarda può o potrebbe costituire un polo dialogico disignificativa impor­tanza e utilità generale.

Sesi ritorna al romanzo sardo e lo si pone sotto il riflettore psico­dinamico,esso rivela temi fondanti, già noti agli studiosi di letteratura.

Traquesti si possono annoverare quelli relativi:

-al vissuto di perdita;

-alla "nostalgia immobile";

-alla caducità;

-all’”utopia ferma".

Ilromanzo sardo è innervato da vissuti di perdita e da una do­lorosa e raggelatacoscienza di mancanza. Se ne potrebbero citare numerosi esempi.

Ilcoinvolgimento di perdita non appare però solo direttamente e contingentementelegata a specifiche situazioni o a eventi di vita.

Questi,se affiorano, sembrano solo riacutizzare e rendere evidenti un vissuto piùantico e profondo.

Anche nella finzione letteraria l'esperienza diperdita del sogget­to va indietro e si dilata a una condizione più radicata elontana. II suo vissuto sembra saldarsi al sentimento generale di una perditaori­ginaria. In tal senso i personaggi dei

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Questo blog, bilingue ( in Sardo e in Italiano) a disposizione, in modo particolare, di tutti i Sardi - residenti o comunque nati in Sardegna - pubblicherà soprattutto articoli, interventi, saggi sui problemi dell'Identità, ad iniziare da quelli riguardanti la Lingua, la Storia, la Cultura sarda.

Ecco il primo saggio sull'Identità, pubblicato recentemente (in Sardegna, university press, antropologia, Editore CUEC/ISRE, Cagliari 2007) e su Lingua e cultura sarda nella storia e oggi (pubblicato nel volume Pro un'iscola prus sarda, Ed. CUEC, Cagliari 2004). Seguirà la versione in Italiano della Monografia su Gramsci (di prossima pubblicazione) mentre quella in lingua sarda è stata pubblicata dall'Alfa editrice di Quartu nel 2006 (a firma mia e di Matteo Porru).

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