Creato da francescacamponero il 17/02/2009

PALCOSCENICO

recensioni di spettacoli teatrali e danza

 

Romeo et Juliette di Preljocaj al Carlo Felice- recensione

Post n°135 pubblicato il 13 Febbraio 2016 da francescacamponero
Foto di francescacamponero

GENOVA. 13 FEB. Ho sempre sostenuto che se si va a teatro e non si riceve emozione qualcosa non ha funzionato nello spettacolo presentato. L’emozione è tutto per la resa di una messa in scena, l’emozione è quella che fa il successo di uno spettacolo perchè arriva a tutti, esperti e meno esperti del settore. Perchè l’emozione quando arriva non ha bisogno di essere spiegata, tradotta, raccontata nè tantomeno giustificata. Se uno spettacolo emoziona vuol dire che è indubbiamente un bello spettacolo qualunque cosa presenti e come lo presenti. Il Romeo et Juliette di Angelin Preljocaj emoziona, ed emoziona tanto, fino alle lacrime, quindi è uno spettacolo ben riuscito sotto ogni profilo. Se del dramma shakespeariano forse rimane poco , quello che resta presente, indiscutibile e imprescindibile è la forza dell’amore. Un amore che è ancora più forte perchè difficile da vivere liberamente. Nella traduzione di Preljocaj non sono due famiglie di rango ad osteggiarsi, ma lo scontro avviene tra la milizia incaricata di assicurare l’ordine sociale e il mondo dei senzatetto sociali. Juliette è la figlia del dittatore, Romeo è un poveraccio rivoluzionario. Qunidi non si vedono genitori Capuleti, nè genitori Montecchi, e questo manca un po’, come manca la morte di Tebaldo su cui solitamente siamo abituati a veder piangere disperata Madonna Capuleti. Manca anche la simpatica nutrice di Giulietta, qui sostituita da due “mamme androidi” che si muovono come dei robot, e allora?… Allora tutto ciò non toglie fascino al racconto di Preljocaj che si svolge in una città senza tempo collocabile nella narrativa fantascientifica di Asimov. Romeo e Giulietta si incontrano per caso ed è colpo di fulmine, lo descrive il taglio di luce che si ferma su di loro oscurando tutto il resto in una scena che prelude quello che sarà quel grande amore che sappiamo. Dopo questo coup de foudre niente ha più importanza per loro se non amarsi. Per raggiungere Giulietta Romeo uccide anche una guardia ed il loro primo incontro racconta da subito la voglia carnale, viscerale, di due giovani che non hanno nulla da perdere, disperati dentro un vita che, così com’è, sentono non appartenere loro. Salvifico come sempre l’amore, quell’amore che permette di osare, di andare oltre, anche fino alla morte se è il caso. La coreografia di Preljocaj gioca nel suo stile, è dinamica, scattante, passionale e appassionante, basata su una sua cifra stilistica consueta, il balletto è il risultato perfetto della congiunzione tra alta tecnica classica unita perfettamente a quella contemporanea fatta di linee spezzate, corpi obliqui, salti fuori asse ecc. Romeo et Juilette è stao creato da Angelin nel dicembre del 1990 per il Lyon Opéra Ballet, oggi siamo nel 2016, sono passati ventisei anni, ma la freschezza e bellezza stilistica di questa coreografia non appare certo osoleta. Questi sono i capolavori.

 
 
 

IVANOV ALLA CORTE - recensione

Post n°134 pubblicato il 30 Ottobre 2015 da francescacamponero
Foto di francescacamponero

Una commedia “scomoda” Ivanov, la prima pièce di Cechov che inventa un personaggio fuori dagli schemi canonici, ma fortemente reale. Del resto Cechov, fino al 1887 apprezzato autore di novelle, è proprio la realtà che ora vuole raccontare in teatro ai suoi spettatori. Ed ecco che questa sua realtà viene rappresentata da un uomo senza qualità (da lui stesso ammesso) contornato da gente infingarda, corrotta, fallita, che vive alla giornata senza riuscire a dare un senso alla propria vita, divenuta tanto cinica quanto inutile. Coprodotto dal Teatro Due di Parma e dal Teatro Stabile di Genova, Filippo Dini ha scelto di dirigere il lavoro di Cechov riservando anche per sé, il ruolo principale del protagonista con un discreto risultato. Lo spettacolo inizia con le luci accese in sala che si prolungano un po’ troppo generando qualche fastidio all’attenzione degli spettatori . In scena è già presente lui, Ivanov, che seduto ad un tavolo tenta di leggere un libro. A breve si alternano i vari personaggi che dimostrano tutti, nessuno escluso, una grande predisposizione a disturbare quell’uomo che ha voglia solo di rimanere solo coi suoi problemi e le proprie angosce generate da una vita che non lo soddisfa più. La regia di Dini, lineare e pulita, offre uno spettacolo con qualche lentezza e, per fortuna, salvata da molte intuizioni azzeccate, che in fondo diverte il pubblico (più nel primo tempo che nel secondo) grazie anche alla buona recitazione della compagnia. I personaggi che roteano intorno alla patetica figura di Ivanov sono tutti ben studiati, per quanto burloni e grotteschi non scadono mai nelle macchiette, per questo risultano piacevoli e riusciti come Pavel Kirillyč Lebedev alias Gianluca Gobbi, l’amico di Ivanov e padre di Saša, il migliore di tutti in un ruolo che indubbiamente gli è congeniale. L’attore milanese apprezzato in altri spettacoli prodotti dallo Stabile di Genova anche questa volta domina il palco rubando spesso la scena al protagonista col suo recitare tanto naturale quanto accattivante, rendendo simpatico un personaggio che in realtà non lo sarebbe per nulla, Pavel Kirillyč Lebedev infatti, ubriacone e succube della moglie avida se ne sta di questa condizione, riscattandosi solo col profondo amore nutrito per la figlia. Buone anche le prestazioni di Nicola Pannelli, il conte Matvej Semenovič Sabelskij e di Orietta Notari in Zinaida Savisna l’avida moglie di Pavel Kirillyč Lebedev . Per quanto riguarda Sara Bertelà sicuramente l’abbiamo apprezzata maggiormente in altri spettacoli. In scena fino al primo novembre al Teatro della Corte.

FRANCESCA CAMPONERO

 
 
 

OGGI A GENOVA PRESENTAZIONE DEL LIBRO INCONTRI

Post n°133 pubblicato il 20 Maggio 2015 da francescacamponero
Foto di francescacamponero

Oggi, MERCOLEDI’ 20 maggio - ore 17,30 Presso Biblioteca Museo dell’Attore di Genova, Via del Seminario 10 Il critico Silvana Zanovello presenterà il libro INCONTRI di FRANCESCA CAMPONERO.

Vincitore del Premio Letterario “La mia storia”, indetto della Casa editrice Liber Iter e patrocinato dal Comune di La Spezia e da Regione Liguria, il libro (pubblicato da Montag Edizioni per il formato cartaceo e da Liber Iter per il formato e-book), narra degli incontri importanti della vita dell’autrice, avvenuti in un arco di tempo che va dalla fine degli anni ’60 fino ai giorni d’oggi. Sono incontri che hanno segnato il percorso di crescita della Camponero, e di cui porta dentro un vivo e affettuoso ricordo. I capitoli, dalla scrittura semplice e fluida, sono brevi e riguardano episodi che coinvolgono personaggi noti del mondo dello spettacolo. La sua attività di giornalista in tutto questo conta poco e niente, perché non si tratta di interviste, ma di narrazioni assolutamente personali. Tra i personaggi narrati, registi ( es. Gabriele Lavia, Mario Missiroli), attori ( es. Franco Nero) , direttori d’orchestra (es.Claudio Abbado) e soprattutto danzatori di fama mondiale( es.Vladimir Derevianko, Roberto Bolle) . Il libro è corredato di immagini inedite e fuori contesto lavorativo dei personaggi menzionati che hanno tutti aderito a fornire all’autrice loro scatti informali. All’incontro, oltre all’autrice, interverranno anche l’ attrice, regista e giornalista Giuliana Manganelli che leggerà alcuni brani del libro ed il Musicattore Luigi Maio, a cui l’autrice ha dedicato un capitolo.

 
 
 

Etoiles italiane al Galą in lussemburgo

Post n°132 pubblicato il 12 Maggio 2015 da francescacamponero
Foto di francescacamponero

I Gioielli del balletto mondiale saranno al Grand-Théâtre di città di Lussemburgo per una nuova edizione del "Gala des Etoiles" il 15 e 16 maggio prossimi. Serate di grande danza a cura di Igor Zapravdin, pianista al Teatro dell'Opera di Vienna che ha messo insieme un programma che si estende dal repertorio classico a quello contemporaneo . L’ ospite più attesa è senza ombra di dubbioSvetlana Zakharova, stella assoluta internazionalmente acclamata .Svetlana Zakharova, non per nulla è chiamata la "Regina di virtuosismo in balletto classico", infatti una volta sul palco, accende un fuoco d'artificio di raffinatezze tecniche, esibendo incredibili movimenti di braccia meravigliosamente fluide che in questo caso saranno usate al top nell’esecuzione del brano da solista "La morte del cigno". Ma noi vogliamo puntare il dito sugli artisti italiani che sono due, lo scaligero Claudio Coviello e Luca Giacciodello Bavarian State Ballet. Due ballerini straordinari anche se completamente diversi nel fisico e nel modo di danzare . Coviello era un ragazzino quando ha cominciato a studiare danza a Potenza, è lì che un ex primo ballerino dell'Opera, Salvatore Capozzi, lo ha notato e lo ha spinto a provare, cominciando a studiare in strutture di alto profilo. A dieci anni è entrato alla scuola dell'Opera di Roma. Ha vinto premi, ottenuto parti importanti. È stato scelto come simbolo del festival di Spoleto (uno dei più importanti appuntamenti dedicati alla danza), è stato notato dagli esperti e dai coreografi dei teatri tempio della danza, dall'Opera alla Scala, con tournè che lo hanno portato anche a essere nel gruppo in trasferta al Bolshoj di Mosca ad oggi è considerato molto più che un talento, simile a Bolle per linee e presenza, si porta dietro un mix particolare di struttura e eleganza. Al gala lo ammireremo nei passi a due L’altro Casanova e Romeo e Giulietta in coppia con Lusymay di Stefano . Luca Giaccio, napoletano classe 1989, si unì alla Scuola di Ballo Teatro San Carlo di Napoli molto giovane ed è stata la direttrice Anna Razzi la prima a notare il suo talento.Diplomatosi con lode all'Accademia del San Carlo nel 2007, Carla Fracci lo invitò a unirsi al Balletto del Teatro dell'Opera di Roma. Qui Luca ha avuto modo di danzare tutti i ruoli principali del repertorio del balletto classico mostrando le sue capacità nonché e la sua indiscussa bellezza fisica .Invitato al "Ballet Nacional de Cuba" come primo ballerino ospite da febbraio 2013 fino alla fine di Ottobre 2013, ha danzato il ruolo di Albrecht in "Giselle" (chor. A. Alonso), Siegfried ne "Il Lago dei Cigni" (chor. A. Alonso), la Luce in " Exelsior " (chor. U. Dell'Ara) e "Narciso" (chor. A. Alonso). Attualmente fa parte del Bayerisches State Ballet ed al galà presenta i brani Who care? e Agon ambedue del repertorio balanchiniano. Con lui Myrna Kamara, prima ballerina dell’Arena di Verona, danzatrice che è stata molto apprezzata per la sua tecnica e sensualità nel suo duetto con Roberto Bolle nel II atto di Aida.

FRANCESCA CAMPONERO

 
 
 

Umberto Orsini, flash back nel suo Giuoco delle parti

Post n°131 pubblicato il 17 Febbraio 2015 da francescacamponero
Foto di francescacamponero

Si arriva ad ottant’anni con tanta esperienza di vita e quando di questa sessanta sono di palcoscenico, senza dubbio si è in grado di affrontare la scena con tanta maturità e sapienza da escludere ogni errore. Nessun errore infatti, come nessuna pecca nell’interpretazione di Umberto Orsini nel ruolo di Leone Gala il protagonista de Il giuoco delle parti di Pirandello , nella messa in scena creata in tandem con Roberto Valerio. Un progetto ambizioso quello di riscrivere la drammaturgia del testo pirandelliano composto nel 1918 che Orsini e il compagno di scena di anni Valerio hanno ridisegnato osservando i personaggi da una prospettiva del tutto diversa. La lucida follia di Gala della stesura originale qui si placa dopo il duello in cui l'amico e rivale Guido Venanzi perde la vita, sostituita da un lento e deformante senso di colpa dovuto al rimorso che porta il protagonista a finire i suoi giorni in un ospedale psichiatrico. Ed è proprio all’interno di una stanza dell’ospedale che il protagonista quasi masochisticamente vuole rivivere il dramma della sua vita, dal tradimento della moglie a quello dell’amico di cui poi si vendicherà. Dunque in una scena fatta di scorrevoli semitrasparenti , pareti di collegamento tra quello che è e quello che è stato, il continuo altalenare tra il presente ed il passato evocato dalla sua stessa voce narrante. I personaggi vengono fuori uno ad uno, spaventosamente vivi e per questo capaci di recare ancora un’inquietudine che non dà pace. Orsini su una sedia a rotelle da cui si alza quando si proietta nel passato appare volutamente un Leone più invecchiato perché ossessivamente alla ricerca di quel passato che non gli dà tregua e lo consuma. Ottima con lui tutta la compagnia da Alvia Reale che interpreta la moglie Silia fino a Totò Onnis nel ruolo di Guido Venanzi.

 
 
 
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