mi sa ke nn esisto

Post N° 48

Stamani sn stata in aula di tribunale affollatissima, per la normale media del pubblico di udienza penale. Perchè, intendiamoci, per cinque, dieci casi giudiziari all'anno, per i quali c'è gente ke vende i biglietti x i posti a sedere, ci sn migliaia di casi banali dei quali non importa nulla a nessuno. Dove l'unico pubblico è costituito dagli addetti ai lavori ke attendono la causa successiva...e da testi che mugugnano per il ritardo cronico della gisutizia.

Stamani, invece, gran pubblico. Giornalisti addirittura. E tanti avvocati. Sn rimasta lì un'oretta, ho ascoltato un testimone evocato dall'accusa e, guarda un po', pure dal difensore di uno degli imputati. Il lampadario spandeva un'aura insoddisfaciente sui presenti, mentre dalle finestre, alte, irraggiungibili, premevano nubi pumblee. La presidente del collegio dirigeva ingrugnita, i giudici a latere sedevano silenti, l'espressione più o meno annoiata. Gli imputati sfoggiavano espresioni tirate e sorrisetti nervosi, gli avvocati, nelle lucide toghe nere, banchettavano come corvi sulle carte del processo, scambiandosi di tanto in tanto qualche parola all'orecchio. E si andava avanti poco, lentamente, in maniera estenuante. Il teste in golfino quasi primaverile riaggiustava il tiro rispetto alle precedenti dichiarazioni, quelle rese in fase di indagini, sollecitato dalle contestazioni dei legali: il corpo proteso verso il pubblico ministero, la gestualità a scatti, vagamente risentita. L'ufficiale giudiziario andava avanti indietro, facendo cigolare la porta: ogni cigolio, una smorfia di disappunto della presidente. Questo processo non sarà terminato oggi, ma, carico processuale permettendo, a giugno.

Giugno 2008, fatti del 2005. E ci è ancora andata bene.