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QUEL VENERDI'...giù

Post n°2218 pubblicato il 18 Aprile 2014 da giumor54

 

E' venerdì Santo, non troverete la solita poesia,

ma scriverò altro.

Per tanti anni ho partecipato con devozione

alla processione del mio paese, era una sorta di

fioretto che dovevo fare e nulla e nessuno mai, poteva

fermarmi, alle 18 ero già li al mio posto, la chiesa

aperta e i fedeli iniziavano a prendere posto, dovevo

farmi perdonare dal Signore i miei piccoli peccati,

portare insieme ad altri tre ragazzi, la statua di Gesù

morto per tutto il tragitto, senza essere sostituito,

non era semplice, la strada era tanta, ricordo il

dolore che accusavo, che lentamente aumentava, spesso

al cambio dei passi, aumentava, ma niente e nessuno mai

mi avrebbe fermato, dovevo farlo e basta, mentre

tornano in mente istanti e fotogrammi della mia vita

indissolubili al tempo, ho chiuso gli occhi e dato

sfogo alla mia immaginazione. Buona lettura e Buon

Venerdì Santo a voi che vi fermate.

Giuseppe Morelli.

 

Quel Venerdì

 

Oggi il tempo è bello fa caldo, deciso e duro come una

roccia, vado al mercato, esco e mentre assaporo l'aria,

mi rendo conto che è accaduto qualcosa, soldati a

cavallo di gran fretta mi passano accanto, la loro

arroganza è trasmessa anche a quelle povere bestie, mi

scanzo per non essere travolto, gente che corre e

grida, ma non capisco cosa, fermo un tizio per il

braccio, e con le lacrime mi dice "lo crocifiggono",

gli chiedo " chiii " e lui con uno strattone, si

allontana e corre via, mi giro e la via che solitamente

è piena di gente, commercianti che trattano affari e

discute, litigano per ogni cosa, è deserta. Più mi

avvicino alla piazza, più le grida di una folla lontana

aumenta, che confusione, che accade mi chiedo, le

strade son deserte, il mercato sempre pieno è vuoto,

tutto abbandonato a se stesso, fa un caldo terribile,

vedo solo galline , cani, qualche asino lasciato solo,

che approfitta mangiando ciò che vede sui banchi della

frutta, a loro volta abbandonati in fretta. Cosa può

essere accaduto di così importante, per far si che la

gente abbia abbandonato i loro affari per altro ?

Sento rumori e grida venire dal fondo della piazza, li

c'è la grande porta che da sul mercato, le urla

provengono dalla via che attraversa la città, mi

allontano dai banchi deserti, con passo veloce, curioso

di sapere, vado dove la confusione mi giunge più forte

all'udito. Giunto sulla via, la folla si accalca sul

ciglio della stessa, tento di capire, di vedere,

niente, chiedo, urlo, sono così presi, gridano più

forte di me, nessuno mi risponde, come fossi

trasparente, non mi vedono, c'è chi piange, chi ride e

chi addirittura lancia parolacce e inveisce, ma non

capisco il perché ! contro chi ?

mi abbasso e guardo tra le gambe, è impossibile, così

decido, come un ragazzaccio di altri tempi, mi infilo

tra di loro, strusciando tra la polvere, finalmente, in

quella assurda posizione, rischiando d'essere

calpestato, da sandali sconosciuti, riesco a vedere

sollevando la testa, c'è un uomo che risale lentamente

la via, viene verso la mia posizione, trascina con

molta fatica, un palo pesante, tra due fila di soldati

a cavallo, alcuni a piedi, armati di lance e scudisci,

che tengono lontana, la folla incuriosita e agitata,

l'uomo ha del sangue in volto e sulle braccia,

fuoriuscito da ferite inferte sulla schiena e alla

testa. E' caduto a pochi passi da me, lo vedo bene, ha

sul capo una corona di spine ,per un attimo ha

sollevato il capo e mi ha guardato, è disperato, in

quei pochi istanti mi è sembrato che dicesse qualcosa,

forse vuole che lo aiuti, consapevole di ciò che

accade, allungo il braccio, ma la mia mano non arriva a

sfiorarlo, una donna è riuscita a passare tra le gente

eludendo i soldati, gli ha asciugato il volto, ma è

stata allontanata subito in malo modo, lo frustano per

farlo rialzare, ogni frustata che riceve, il suo corpo

sussulta per il dolore, quella scudisciata sì violenta,

l'ho accusata anche io per un'istante, come si può fare

tutto questo e in nome di cosa, si riesce a rialzare,

ma non ce la fa, è allo stremo delle forze. Un

centurione sceglie un uomo tra la folla, lo obbliga a

prendere il palo, l'uomo solleva il pesante legno e

inizia a risalire lentamente la tortuosa via, la folla

si divide tra chi gode e chi soffre per ciò che accade,

mi sposto più avanti, facendomi spazio tra la folla che

si divide tra gente inferocita e chi piange, vorrei

aiutarlo, ma in che modo posso farlo, la gente è

impazzita c'è chi si batte il petto per il dolore,

riesco a risalire la stradina, facendomi largo tra la

gente, usando la forza che ho, non è facile, ecco pian

piano sta risalendo è stanco, trascina in malo modo il

corpo suo, strusciando i piedi nudi sulla pietra,

anch'essi insanguinati, questa è la via che sale alla

collina fuori città. Che pena mi fa , ricade e una

donna, tra la folla, si fa largo e si avvicina, gli

offre un po' d'acqua, ma il centurione, non da nemmeno

il tempo di assaporarla, con un calcio, lo allontana,

facendo cadere la ciotola e spargendo l'acqua a terra,

più in la, in una curva c'è un gruppo di donne che

piangono e si disperano, ma una in particolare è

sostenuta dalle altre, forse la madre, povera donna,

vedere il figlio in quelle condizioni, ma che avrà

fatto per meritare tutto questo ? Siamo quasi fuori

dalle mura della città, la gente è meno, in molti

tornano indietro, è più importante il denaro, i loro

affari che assistere alla morte di tre condannati, lo

spettacolo per loro è già finito. Il sole batte e fa un

caldo fuori del normale, penso a loro, si, perché il

primo uomo, è seguito da altri due , con le braccia

legate a pali più corti, anch' essi condannati a morte,

come il primo, gli stanno portando su quella cima, dove

le croci si alzano al cielo, ma non si torna più

indietro in vita. Il tempo passa tra grida e dolori,

siamo giunti alla fine del percorso, questa collina,

domina la citta, ci sono delle buche già pronte, tre

per l'esattezza, serviranno a mantenere i pali dritti

una volta sollevati. La crudeltà dell'uomo non ha

confini, spogliati dei pochi stracci e coricati sulle

croci, sono stati legati i polsi e poi crudelmente

inchiodati, le grida e i colpi di martello su quei

chiodi che trapassano la carne, rimbombano dentro il

cuore mio, ad ogni colpo sento il ferro che trapassa la

mia carne, sembra stiano inchiodando me. Il sangue

fuoriesce e corre lungo il legno, per ricadere a terra

goccia dopo goccia,

sempre più veloce nella polvere, alzo gli occhi al

cielo, il tempo sta cambiando velocemente, eppure il

sole era alto e senza nuvole, innanzi agli occhi miei,

nubi minacciose si addensano sempre più, gli uomini

dopo aver finito il loro rito, sollevano le croci una

alla volta, con l'aiuto delle funi, qualcuno ha

inchiodando sulla croce centrale, una tavoletta con su

scritto qualcosa, ma non vedo bene, le guardie non

permettono neanche alle donne di avvicinarsi, ci

tengono distanti i centurioni, in molti hanno

rinunciato spaventati dal tempo che minaccia pioggia,

nubi sempre più oscure ricoprono il capo nostro, tra

poco pioverà, il vento inizia a soffiare anch'esso,

tenere gli occhi aperti diventa arduo, mentre i soldati

tendono le corde e sollevano le croci una alla volta,

il primo uomo è al centro, ha il viso insanguinato, si

guarda intorno e poi alza gli occhi al cielo grida

qualcosa, ma non capisco, si rivolge a chi a conosce

già, i primi lampi illuminano il cielo a giorno, oramai

sembra notte, fa paura mai accaduto è buio in pochi

istanti, tuoni che squarciano l'anima, qualcuno si sta

inginocchiando sotto la croce, i cavalli spaventati

tentano di fuggire, e i soldati sotto una pioggia

battente e spaventati anch'essi li tengono, un

centurione si inginocchia e guarda l'uomo, ormai alla

fine del suo tempo, il capo lentamente cala verso il

basso, e un grido di dolore si leva alto dalla madre,

sorretta dalle donne intorno. E' morto, vento e pioggia

si scatenano, trema la terra, i cavalli si ribellano,

sembra giunta la fine del mondo, guardo a terra, mi

passa accanto un rivolo d'acqua di colore rosso, un

soldato dice, "Diceva il giusto, era il Figlio Di Dio

in terra, mi sono macchiato anche io di una morte così

crudele". Scrollo la testa e ritorno al tempo mio, è

solo un sogno che ho fatto a occhi aperti, per capire e

vivere per pochi istanti, quel venerdì deciso già da

tanto tempo prima, dal Padre Nostro. Oggi è Venerdì

Santo, chiudendo gli occhi e immaginando, sono

diventato spettatore anche io, di quel funesto giorno,

già deciso dal Padre suo, per liberare il mondo dai

peccati. Ancora oggi il mondo si macchia del sangue

innocente, come tanti venerdì, continua a uccidere e

inchiodare anime su colline e monti, sollevando Croci

in ogni angolo della terra. Signore mio, quanti ancora

debbono soffrire, prima che avvenga il peggio, allunga

le tue mani, come nubi dal cielo ricolme di gioia e

porta la pace nei cuori di tutti i popoli che ancora

amano questa terra.

Giù 18/04/201410.30

Di Giuseppe Morelli (siae)

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