Creato da viscontina17 il 30/06/2012

Bisbigli d'onde

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Messaggi di Settembre 2015

DRONI SI IMMERGONO NEL MARE ALLA RICERCA DI TESORI DEL PASSATO

Post n°306 pubblicato il 29 Settembre 2015 da viscontina17

Dopo i droni aerei, arrivano anche quelli archeo-subacquei. Dotati di sensori con telecamere e sonar, possono scoprire nuovi siti archeologici, documentare quelli gia' noti e sostituire l'uomo quando l'esplorazione subacquea e' troppo pericolosa. Come quelli realizzati dall'universita' di Firenze, gia' 'prenotati' per diverse missioni, e la cui attivita' e' stata presentata a Milano a Dronitaly al convegno 'Droni marini: regolamentazione e opportunita' di impiego'. ''Abbiamo sviluppato tre veicoli operativi dotati di sensori, che stiamo impiegando su diversi fronti'', fa sapere Benedetto Allotta, docente di Meccanica applicata alle macchine dell'ateneo fiorentino. Prima dell'estate, per due settimane i ricercatori toscani hanno lavorato in Sicilia con i droni subacquei vicino l'isola di Levanzo, ''area ricca di reperti archeologici, dove pero' le correnti rendono piuttosto pericoloso il lavoro dei subacquei, mentre a fine ottobre faremo dei test in Toscana nel Golfo di Baratti alla ricerca di relitti di navi sotto la sabbia'', aggiunge Allotta. E ci sono gia' archeologi spagnoli che hanno chiesto di poterli impiegare alle isole Baleari. Con i droni subacquei e' possibile sostituire l'uomo quando le condizioni sono troppo pericolose, fare ricostruzioni in 3D utili agli archeologi per capire com'e' il sito, o mosaici bidimensionali per lo studio dei fondali marini. Si possono usare anche in biologia per monitorare la fauna marittima di una riserva, o in geologia, ''per controllare ad esempio la pendenza di una colata di lava in mare, che come accade nell'isola di Stromboli puo' provocare dei mini-tsunami. Insomma, l'utilizzo di questi apparecchi e' limitato solo dalla fantasia''. E con il 70% della superficie terrestre ricoperto dalle acque, la maggior parte delle quali inesplorata, e ben 8.000 chilometri di costa solo in Italia, le applicazioni possono essere numerosissime, dal controllo di porti e piattaforme in mare alla vigilanza sulle condizioni delle acque e la ricerca di naufraghi. (ANSA). (web)

 
 
 

IL MINUSCOLO SQUALO TASCA CHE SOMIGLIA A UN CAPODOGLIO

Post n°304 pubblicato il 22 Settembre 2015 da viscontina17

Nella letteratura scientifica ha fatto la sua ricomparsa quella che sembra una rarissima specie di squalo, lunga pochi centimetri e se qualcuno ne trovasse un altro esemplare sarebbe il terzo mai visto da un essere umano al mondo. Gli scienziati della National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa) e dell’università di Tulane si sono imbattutti per caso nel secondo esemplare ed hanno pubblicato sulla rivista internazionale di tassonomia Zootaxa lo studio “First record of Mollisquama sp. (Chondrichthyes: Squaliformes: Dalatiidae) from the Gulf of Mexico, with a morphological comparison to the holotype description of Mollisquama parini Dolganov”, nel quale spiegano che il nome di questo strano squaletto non deriva dal fatto di poter stare comodamente in una tasca ma dall’apertura che ha sopra la pinna pettorale, una delle molte caratteristiche fisiologiche che i ricercatori stanno cercando di capire meglio. Non è chiaro a cosa serva esattamente questa ghiandola a tasca, ma gli scienziati, sulla base di precedenti ricerche di specie simili, pensano che lo squalo possa servirsene per rilasciare feromoni.

Il principale autore dello studio, Mark Grace, che lavora per i Noaa/Nmfs/Sefsc/Mississippi Laboratories, spiega che «Lo squalo tasca che abbiamo trovato era lungo solo 5 pollici e mezzo, ed era un maschio appena nato». Infatti aveva ancora la cicatrice ombelicale appena chiusa e Grace aggiunge. «Quando lo abbiamo scoperto abbiamo subito pensato a dove potessero essere la mamma e il papà e come siano arrivati nel Golfo. L’unico altro campione conosciuto è stato trovato molto lontano, al largo del Perù, 36 anni fa».

Anche la scoperta del secondo esemplare di squalo tasca è stata fatta in maniera singolare e non in mare, ma studiando i campioni che erano custoditi nei laboratori del NOAA a Pascagoula. Infatti, lo squaletto è stato pescato nelle profondità marine a circa 190 miglia al largo della Louisiana durante una missione Noaa Ship Pisces del 2010 per studiare l’alimentazione capodoglio e la cosa davvero singolare e impressionante è la somiglianza di questo stranissimo squalo con un capodoglio. Grace ed i suoi colleghi che facevano parte di quella missione non si erano assolutamente accorti di aver pescato qualcosa di molto raro e lo squaletto tasca è riemerso solo dopo anni dai campioni pescati nel Golfo del Messico, mentre due ricercatori dell’università di Tulane, Michael Doosey e Henry Bart, e il genetista del Noaa Ocean Service Gavin Naylor, dopo averlo individuato tra gli organismi congelati, hanno esaminato da vicino l’animale. (WEB)

 
 
 

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