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***quando_finisce_un_amore***

Post n°531 pubblicato il 25 Luglio 2016 da fragolozza
 

Napoli 30/12/2015
– Quanto costano le magliette? 
– Cinque la piccola e otto la grande.
– Una grande. È per me.
– Quale ti do?

Non esistono garanzie sulla durata o la fine di un amore, ma il fatto di sapere a priori che ogni storia, dalla più effimera alla più profonda, è potenzialmente destinata a finire, non evita di rimanerci male, quando effettivamente finisce.
Perché, quando si ama qualcuno, così come io ti ho amato, è difficile accettare qualunque tipo finale, tanto più se è un finale di merda.
E pensare che io nemmeno volevo amarti.
Dopo Ezechiele e la sua fuga con la francese, mi ero convinta che nessun altro mi avrebbe rubato il cuore. E, infatti, per quanto Edison si fosse impegnato, provando a conquistarmi, non c’era mai riuscito e, quando pure lui, alla fine, se n’era andato con la stessa francese, una semplice scollata di spalle era stata più che sufficiente per dimenticarmene.
Tu arrivasti all’improvviso, come un colpo di fulmine a ciel sereno, durante il primo pomeriggio di una domenica di agosto. Di te sapevo soltanto che eri un coglione che si era sfracellato la faccia su uno scoglio di Capri. Ma mi bastò guardarti. E il rospo, vestito d’azzurro e di grinta, diventò il principe insieme al quale io, che mi ero sempre sentita una cenerentola, forse finalmente avrei avuto l’opportunità di diventare una regina.
Quante ne abbiamo passate insieme? Tante gioie e altrettanti dispiaceri. In alcuni casi, a ripensarci adesso, la colpa è stata tua, ma la mia idolatria era tale da negare ogni tuo difetto, ogni tua mancanza. Era tale da difenderti sempre contro tutto e tutti.
E adesso te ne vai, mi lasci e ti aspetti pure che ti auguri di essere felice.
Non posso. Non si può augurare la felicità a chi ci spezza il cuore.
La discriminante tra il “possiamo rimanere amici”, il “ti vorrò per sempre bene” e il “che ti puozz’ cecà!” è data dalla modalità con cui ci si lascia o si viene lasciati. 
Se tu, per esempio, mi avessi lasciata civilmente, mi avessi spiegato le tue ragioni o mi avessi dato modo di intendere che con me non eri felice, avrei capito o magari no, ma comunque lo avrei accettato. Tu, invece, da grande scornacchiato quale sei, mi hai fatto credere fino alla fine che tutto quell’amore era ricambiato, che era solo invidia quella degli altri, che mai e poi mai tu avresti potuto tradirmi in un modo tanto becero e bieco.
Se fossi scappato pure tu con una francese o un’inglese o una tedesca o qualche amica della tua vecchia fiamma spagnola,  lo avrei superato. Tanto…chi ti vedeva più?
Invece, tu ti sei comportato come il peggiore degli uomini. Quello capace di tradire la sua donna con la sua migliore amica. Solo che tu hai fatto persino peggio, perché hai tradito la tua donna con la sua peggiore nemica. E questo è imperdonabile. 
Perciò, vattene pure a Torino, Gonzalo. Vattene a Torino e vattene a fanculo! 
A me passerà. Arriverà qualcun altro, più giovane, più bello e più forte di te. E non proverò nessun rimpianto, vedendoti indossare quel pigiama a righe. 
Perché, alla fine, vuoi sapere la verità? Nonostante ti adorassi, non sei mai stato tu il mio preferito.

 Quale maglietta vuoi? Quella di Higuain?
– No. Credimi, a Higuain voglio un bene dell’anima. Ma Higuain è un centravanti. Oggi ti ama, domani ti schifa. Dammi quella di Hamsik. Il capitano è sempre il capitano.

Commenti al Post:
camnisi1943
camnisi1943 il 25/07/16 alle 23:03 via WEB
Ciao dolce amica mia cara e bella la favola del tuo racconto che in ogni caso risponde a fatti reali e che accadono ogni giorno, notte ed un bacio, Cam-
 
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Le cloache di notte somigliano
a fiumi nascosti.
Scommetti che a perdere il cuore
guadagni più spazio?
Sul banco dei pegni
ho impegnato
il mio ombretto di rosa.
Palpebre nude non chiudo
per cogliere il resto
di quello che resta
sul conto in sospeso
dei nostri sospesi.

Le formiche al tramonto ricordano
grani di pepe.
Sai contare al contrario, partendo
da cifre irrisorie?
Sotto l’arco
s’inarca in trionfo
la triade imperfetta.
Me stessa, quell’altra o la stessa
si chiudono a riccio.
Per capriccio
mi cavo d’impiccio.
Mi sento di troppo.

 

 

 

 
 

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