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La parola "antipasto" potremmo tradurla con
"prima del pasto"; come se indicasse un piatto creato per aprire un pasto ricco di sapori e piaceri...

L'antipasto non è fondamentale nella nostra cucina, anzi, di solito lo possiamo trovare durante cene importanti o pranzi preparati per eventi particolari.
Ormai fa parte della nostra abitudine alimentare e quanti voi a ristorante non vedono l’ora di gustarsi un delizioso antipasto?

 

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 Involtini di peperoni

Post n°241 pubblicato il 08 Giugno 2008 da ykarusteam
 
Foto di ykarusteam

La ricetta degli involtini di peperoni è semplice e di quasi immediata preparazione, inoltre è un piatto freddo ideale per l’estate ma anche per il principio dell’autunno. Un contorno o un secondo vegetariano!

per 4 persone:

  • 4 peperoni (gialli e rossi, non troppo grandi)
  • 1 melanzana
  • 30 gr di capperi sotto sale
  • 30 gr di uvetta
  • 30 gr di pinoli
  • 3 fette di pancarré
  • 2 cucchiai di olio extravergine di oliva
  • ½ bicchiere di vino bianco
  • 1 ciuffo di prezzemolo
  • sale e pepe q.b.

Fate cuocere la melanzana in un forno preriscaldato a 200° sistemandola sulla grata, poi sbucciatela e schiacciatene la polpa con una forchetta.

Nel frattempo, mettete l’uvetta a mollo per 10 minuti in acqua tiepida per farla rinvenire.

Eliminate la crosta del pancarré, spezzettatelo e bagnatelo con un po’ di vino.

Scottate i peperoni sulla fiamma viva di un fornello in modo da poter eliminare facilmente la pelle esterna; quindi puliteli togliendo il picciolo, i semi e le coste bianche interne facendo attenzione a non danneggiarli in quanto devono essere tagliati a falde larghe (per contenere il ripieno).

Sciacquate con cura i capperi e tritateli; scolate ed asciugate l’uvetta; tagliuzzate i pinoli; tritate il prezzemolo e sistemate tutti questi ingredienti in una terrina insieme alla polpa schiacciata della melanzana.

Aggiungete anche il pane ben strizzato, quindi salate e pepate secondo i vostri gusti ed amalgamate tutti gli ingredienti.

Spalmate il composto sulle falde di peperoni, poi arrotolatele e fissatele con stecchini.

Sistemate gli involtini di peperoni in una teglia unta con un filo d’olio, bagnateli con il vino rimasto e cuoceteli per 15 minuti a 180°.

Scolate gli involtini di peperoni dall’eventuale vino in eccesso e serviteli caldi.

 
 
 

Limoncello Campano

Post n°240 pubblicato il 05 Giugno 2008 da ykarusteam
 
Foto di ykarusteam

15 limoni, sbucciati spessi,
2 x 750ml alcol puro, 
4 tazze dizucchero, 
5 tazze d'acqua.

Dopo un pranzo a base di pesce, la tradizione campana, che si è ora anche diffusa alle altre regioni italiane, richiede il limoncello dopo il caffè napoletano, invece del solito liquore.
"Limoncello", il liquore tradizionale distillato dalla buccia di limone, proviene dalle dalle province di Napoli e Caserta e dall'isola d'Ischia.
Ancora oggi le famiglie campane, oltre alla tradizionale salsa di pomodoro fatta in casa, basata sulla "ricetta della nonna", fanno anche il loro limoncello. Prodotto tipico di questa regione, il limoncello è un liquore naturale, con ottime proprietà, un gusto unico, profumato, ottenuto secondo la più antica ricetta. E' un composto facile e semplice, senza l'aggiunta di agenti coloranti, stabilizzanti, additivi o conservanti, tutto questo accentua l'originalità e la purezza del prodotto, proprio come tanto tempo fa.

Pochi ingredienti, e moltissimo tempo: gli ingredienti per il limoncello sono semplici e fare un lotto non richiede molto lavoro, ma vi servirà del tempo. Il limoncello deve macerare per 80 giorni; cominciate a prepararlo all'inizio dell'estate così che è pronto da bere nei mesi caldi che vengono. Per cominciare, vi occorrerà una grande brocca di vetro - almeno 4/4 - con un coperchio. Scegliete limoni con buccia spessa perché sono più indicati per la macerazione. Vi serviranno circa 15 limoni medi; lavateli bene  con una spazzola vegetale ed acqua calda per rimuovere residui di insetticidi o cera. 

Asciugate i limoni e rimuovete la scorza. Uno sbucciatore di verdure farebbe di meglio: vi dà lunghe e grandi strisce. Altrimenti, grattate la scorza accuratamente con la punta di un coltello. Riempite la brocca con una bottiglia di alcol e, mentre rimuovete la scorza aromatica, aggiungetela nella brocca. Il limoncello, per avere un buon sapore, deve ottenersi da alcol di ottima qualità.
Inoltre, il livello più alto di quest'ultimo garantirà che il limoncello non si trasformi in ghiaccio nel freezer.

Mischiate gli ingredienti ed aspettate.
Dopo aver unito l'alcol e la buccia del limone, coprite la brocca e mettetela in uno stanzino buio e a temperatura ambiente o in un armadietto. Non c'è bisogno di agitarlo: tutto ciò che dovete fare è aspettare. Mentre continua la macerazione delle scorze, l'infuso assume lentamente l'aroma ed il colore giallo intenso del limone. Dopo circa 40 giorni, unite lo zucchero all'acqua in un pentolino, portatela ad ebollizione e cuocete lo sciroppo per circa 5 minuti, finché non si addensi. Lasciatelo raffreddare prima di aggiungerlo al miscuglio di limoncello , insieme all'altra bottiglia di alcol. 
Coprite e riponetelo nell'armadietto per altri 40 giorni. Poi, filtratelo semplicemente nelle bottiglie, scartando le scorze.
Potete depositare le bottiglie in un armadietto, ma tenetelo sempre in freezer, così è freddo ghiacciato e siete pronti a berlo.

 
 
 

Passito La Tunica I.G.T.

Post n°239 pubblicato il 05 Giugno 2008 da ykarusteam
 
Foto di ykarusteam

LA TUNICA
CATARRATTO/CHARDONNAY I.G.T. SICILIA

Da un perfetto connubio tra un vitigno siciliano e la “grandezza” di un vitigno internazionale, si ottiene questo vino dal sapore armonico di albicocche e pesche e con spiccati profumi floreali. Servire a 10°-12° C.

Uve: Catarratto 70% - Chardonnay 30%
Colore:
Giallo paglierino dai riflessi verdognoli
Profumo: Floreali
Sapore: Albicocche e pesche
Alcol: 13%
Zucchero: 3 gr per litro
Acidità totale in acido tartarico: 5,80 per litro
Produzione per ettaro: 90 q.li per ettaro
Resa uve in vino: 65% per q.le
Piante per ettaro: 4.500 Chardonnay, 3.000 Catarratto
Periodo di raccolta: prima decade di agosto per lo Chardonnay, prima decade di Settembre per il Catarratto.  

 
 
 

PIETRAMARINA ETNA

Post n°238 pubblicato il 05 Giugno 2008 da ykarusteam
 
Foto di ykarusteam

BIANCO SUPERIORE DOC

Sull'Etna i Siculi intorno all'XI° sec. a.C. introdussero nuove tecniche di coltivazione della vite ad alberello (alberello egeo).
I vini etnei e il vulcano sono spesso citati nella mitologia greca. Dall'Odissea di Omero con il mito di Ulisse ed il Ciclope Polifemo inebriato dal vino; alla leggenda narrata da Virgilio circa la scoperta sul Mongibello (Etna), sotto il regno di Aristeo, della prima vite che venne chiamata "Aeunon", da cui la parola "enos" che indicava per i greci il succo d'uva fermentato.
Sotto la dominazione romana la produzione vinicola etnea era ritenuta la migliore ed esportata in anfore verso altri domini (Francia).
Fama mantenuta nei secoli successivi: dagli Aragonesi (XIII° - XVI° sec.) al periodo dei Vicerè (XVI° - XVIII° sec.).
Tra '700 ed '800 la viticoltua etnea raggiunge un'importanza economico sociale considerevole.
In molte aziende viticole etnee esistono, ancora oggi, le antichissime cantine di vinificazione: i palmenti in pietra lavica.
Sull'Etna è possibile trovare in piccoli vigneti gente anziana che ripercorre gli stessi tradizionali gesti. Ricorrente è l'utilizzo di antichi simboli come la "pampina", foglie di edera selvatica messe davanti alla cantina ad indicare che il vino è pronto per la vendita.  
(Tratto da [C]Salvo Foti - Etna. I vini del Vulcano - maggio 2001)

Pietramarina Benanti Etna Bianco Superiore


Gradazione alcolica
13° vol.

Uvaggio
Carricante 100%.

Etna Bianco Superiore PietramarinaEsame visivo: Cristallino, bel giallo paglierino intenso con nuances verdoline. Tra abbastanza consistente e consistente.

Esame olfattivo: Si apre al naso subito con una intensa nota floreale che ricorda i fiori di zagara, seguita da profumi di frutta matura, quasi esotica (si mescolano pesca, mela e mango) su un sottofondo lievemente minerale.
La qualità è fine.

Esame gustativo: Secco, caldo, con un giusto nerbo acido e buona sapidità; in bocca si conferma intenso, ma un po' più povero nella persistenza, ha raggiunto un buon equilibrio, anche se mostra qualche lieve pungenza acidula.
Il corpo è di buona eleganza, senza pesantezze o stucchevolezze.
La qualità si conferma fine.

Stato evolutivo: Pronto, in una prima fase di maturità.

Giudizio finale: Interessante bianco da uve Carricante, dall'olfatto non potente ma variegato; al palato si mostra un po' più incerto, con qualche scompostezza nella componente acida, ma complessivamente più che valido.
Cede leggermente nel finale, un po' scarno.
 

PIETRAMARINA BENANTI 2004: Etna Bianco Superiore Pietramarina Benanti Uvaggio: Carricante Alla vista si presenta con un colore giallo paglierino chiaro e sfumature di giallo paglierino, molto trasparente. Al naso esprime aromi intensi, puliti, gradevoli e raffinati che si aprono con note di biancospino, mela e pera seguiti da buoni aromi di ananas, ginestra, melone bianco e piacevoli accenni di miele di zagara e nocciola. In bocca ha buona corrispondenza con il naso, un attacco fresco e comunque ben equilibrato dall'alcol, buon corpo, sapori intensi. Il finale è persistente con ricordi di mela, ananas e una piacevole nota fresca.
Pietramarina matura in vasca per almeno un anno a cui seguono cinque mesi di affinamento in bottiglia.


Ottimo vino da aperitivo e da pesce è l'Etna Bianco; il Bianco Superiore accompagna piatti a base di pesce e formaggi freschi.
Sui primi piatti della tradizione gastronomica siciliana, sulle pietanze a base di carne e sui formaggi stagionati è indicato l'Etna Rosso.

 
 
 

Branzino alla Romagnola

Post n°237 pubblicato il 05 Giugno 2008 da ykarusteam
 
Foto di ykarusteam

Il Branzino è un pesce fantastico, la sua carne è così bianca, tenera e gustosa che potrei mangiarne quantità smodate! Ho effettivamente un debole per questo pesce che è chiamato anche Spigola.
Il nome del Branzino pare derivi dalle sue grosse branchie ben in vista, per questo motivo fu chiamato “branchino” e poi nel corso del tempo il nome mutò in branzino. E’ un pesce il cui habitat è esteso a tutto il Mediterraneo e forse è anche per questo motivo che è uno dei pesci più diffusi nelle ricette di pesce internazionali. E’ un animale di grosse dimensioni e un maschio adulto può arrivare a pesare 15 kg.! E’ ottimo al forno, ma la sua “morte” è cotto alla brace con un filo d’olio, una spolverata di pangrattato e prezzemolo, accompagnato magari da una piadina e da un’insalatina di rucola e tuberi di cipolla fresca affettata. Diciamo che quest’ultima è la vera essenza della Romagna, della sua cucina, del suo modo di stare a tavola. Consiglio almeno una volta di provare a cucinarlo così, magari in un altro articolo mi soffermerò sulle modalità di cottura del pesce alla brace. Tuttavia in questo articolo preferisco parlare di un altro modo di cucinare il Branzino, e cioè “al sale” (nella foto un momento della preparazione). Questo perché si tratta di un piatto veramente prelibato, con una “coreografia” di sicuro impatto ottenuta veramente con poco.

1 branzino di circa 1 kg possibilmente nostrano e non d’allevamento,
2 kg. di sale grosso,
2 foglie d’alloro,
due spicchi d’aglio,
alcuni ciuffi di fiori di Timo della varietà Serpillo,
due limoni,
olio extravergine d’oliva,
sale,
un mazzetto di Rucola,
un mazzetto di Crescione

Per prima cosa condiamo il nostro pesce con le foglie d’alloro sminuzzate, i fiori di timo e l’aglio tagliato a fettine sottilissime, infine annaffiamo il tutto con un filo d’olio d’oliva. Quindi spargiamo il sale grosso per tutta la superficie di una pirofila da forno e adagiamoci sopra il branzino che poi ricopriremo con ulteriore sale grossa in modo da non lasciare niente di esposto.
Quindi infornare con forno già caldo e cuocere a 180 gradi per un’ora. Intanto prepariamo la salsina “citronette” da versare sul pesce spremendo i due limoni in una tazzina e unendo sale e foglie sminuzzate di rucola e crescione dopo averle ben lavate e asciugate.
Quindi preleviamo il nostro Branzino e lo separiamo completamente dal sale, sfilettandolo e privandolo delle lische, infine condendolo con la Citronette con cui andremo a disegnare dei motivi floreali come guarnizione del piatto. Un ideale contorno di questo piatto può essere un’insalata di carciofi crudi, finemente affettati e conditi con olio, sale e aceto balsamico.

Come compagno di questa ricetta scelgo incredibilmente un vino bianco siciliano poiché lo amo da impazzire e mi piace accostarlo al sapore delicato del Branzino alla romagnola: si tratta dell’Etna Bianco Superiore, un vino secco e cristallino dal profumo indimenticabile.

 
 
 
 
 

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