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Giorgio Gaber, "La leggerezza"

Post n°69 pubblicato il 29 Dicembre 2011 da fattodiniente

 

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Il meraviglioso TRA LE NUVOLE, con George Clooney, parla esattamente di quel - sentimento? stato d'animo? modo d'essere? - di cui canta Giorgio Gaber in questa canzone. La leggerezza. Immaginate - dice il protagonista del film - di dover fare un viaggio e di mettere in uno zaino ciò che è importante per voi. Gli oggetti indispensabili, le cose che vi sono care, gli affetti; ma poi le cose di cui siete responsabili, i ricordi... Alla fine vi accorgerete di avere caricato sulle spalle un peso immenso, che vi blocca, vi impedisce di spostarvi.
Già. Immagino che questo sia ciò che chiamiamo 'la nostra vita'. La leggerezza, a sentir Gaber, e Clooney, dovrebbe essere la capacità di far a meno di tutto ciò.
Eh. E poi? Beh, il film ci mostra una vita davvero leggera, e il finale ci lascia una sensazione di... inconsistenza, ed è un finale che fa pensare, lascia straniti.

Davvero è QUESTA la leggerezza?
Perché sì, non c'è dubbio che qualunque cosa sia, la leggerezza sia una gran bella cosa; una gran bella virtù, se è pratica di vita, ma ho il sospetto intanto che sia una cosa bella soprattutto per chi ha a che fare con chi la pratica; in fin dei conti, se una persona pesante è tra quanto di peggio possa capitare nei rapporti interpersonali, una persona lieve, leggera, rende la vita più facile e piacevole.

Ma quello di cui parlano Clooney e Gaber è un aspetto diverso, e riguarda indubitabilmente in prima persona chi la leggerezza sa o debba praticarla. E dunque, cos'è mai la leggerezza?

Il Sileno, per dirne uno, è in un certo senso un prototipo della leggerezza, ma era un tipo da prender con le molle, ed in ogni caso le risposte che dava non erano granché incoraggianti; quando Mida gli chiede cosa sia più desiderabile per un uomo, quello gli risponde "Stirpe miserabile ed effimera, figlio del caso e della pena, perché mi costringi a dirti ciò che per te è vantaggiosissimo non sentire? Il meglio è per te assolutamente irraggiungibile: non essere nato, non essere, essere niente. Ma la cosa in secondo luogo migliore per te è morire presto." Alè. Certo, più leggeri dell'esser morti non si può, ma è un po' troppo radicale come risposta, e in ogni caso tanto leggera non mi pare, vista anche la sua utilità...

Gaber dal punto di vista pratico centra meglio la questione, per quanto riguarda il rapporto con le cose, mentre Clooney lo coglie meglio da quello dei rapporti con le persone (quantunque Sartre ci abbia resi accorti del fatto che, molto spesso, cose e persone finiscono per esser la stessa cosa, ma lasciamo perdere). Sicché la leggerezza avrebbe a che fare col rapporto con le cose e le persone, visto che noi questo siamo, e allora si capisce anche la risposta tranchant del Sileno.
Solo che non è mica facile. Clooney fa presto a risolver la questione, ma lui è per l'appunto Clooney e magari può permetterselo.

Ma a voler prendere sul serio questa ineffabile accoppiata, la leggerezza, pensandoci, avrebbe a che fare con l'ironia, che non è poi tanto il prender le distanze dalle cose (cosa che magari piaceva al Sileno, ma è poco pratico), quanto il galleggiare sopra di esse, che rende meglio il senso sinestetico della metafora. Una persona 'leggera' è una persona ironica; potrei dire una persona che 'sa dare il giusto peso' alle cose, se non fosse che trovo la definizione farlocca. Mai conosciuto uno così. Ciascuno dà alle cose il significato che crede o che è capace, semplicemente, e poi si cucina nel suo brodo. Dopo di che, sono cazzi di chi lo frequenta. Mi sa che alla fine, 'dare il giusto peso alle cose' si risolve in un non pesare troppo sugli altrui zebedei, per cui la leggerezza è più di questo. 

Tuttavia, che sia una faccenda che ha a che fare col rapporto con le cose (e le persone) resta fuori di discussione.
Il contrario della leggerezza è naturalmente la gravità: ci sono cose gravi, che cioè hanno un grosso peso, e che non possono essere eluse, nonostante ogni tentativo di ridimensionarne, ritararne il significato. Magari ciascuno giudica gravi certe faccende solo sulla base del suo sistema di pensiero, ma che esistano delle questioni refrattarie ad ogni riperimetrazione è un fatto. Sono le faccende verso cui portiamo, nostro malgrado?, delle responsabilità, quantunque possano essere le più varie.Vista così, la leggerezza parrebbe essere sinonimo di irresponsabilità, ma nemmeno questo è giusto, giacché si può affrontare qualsiasi questione con appropriata leggerezza, senza essere superficiali. Argh...

Eh sì, com'è misteriosa la leggerezza, è una strana cosa...

 
 
 
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