90° minuto

L’antipasto è stato già servito sabato scorso, coi primi assaggini offerti da Messi e Cristiano (a Madrid lo chiamano così, con il solo nome) a spartirsi la posta di un clàsico di campionato che per ciò che verrà nei prossimi giorni aveva perso gran parte della sua importanza.

E’ così cominciata la partita a scacchi tra i Pep Guardiola e Josè Mourinho, che nella partita di alcuni giorni fa del Bernabeu hanno cominciato a muovere i pedoni per poi studiare mosse più azzardate nelle successive partite.

E’ una guerra psicologica, pare. Con la Liga che prende già la strada della Catalogna (onestamente pare difficile che una squadra come il Barcellona attuale possa dilapidare otto punti di vantaggio nelle ultime partite), il primo dei quattro “clàsicos” doveva per forza lasciare tutto invariato nelle gerarchie attuali, senza lasciar trasparire nulla su chi possa avere la meglio nelle successive partite secche.

Per Mourinho subire un’altra goleada, perdipiù al Bernabeu, avrebbe avuto effetti devastanti sull’autostima dei suoi campioni, soprattutto su quel CR7 che lo vede sempre fallire le partite decisive contro il suo antagonista primario, Messi.

Al tempo stesso un Real nettamente vittorioso sui catalani avrebbe avuto l’effetto esattamente contrario ma comunque pericoloso, cioè quello di far credere ai “blancos” di aver colmato il gap di forza con la squadra di Guardiola così da far abbassare inconsciamente la guardia nelle sfide successive.

Man mano che si procede con le partite, queste cresceranno di importanza. Mercoledi c’è la finale di coppa del Rey e stavolta si assegna un trofeo, ma pur se è importante vincere anche in virtù di una rivalità storica tra le due squadre e le rispettive tifoserie che, come risaputo va al di là del mero predominio calcistico, il picco di importanza si avrà nelle partite del 27 aprile e del 3 maggio quando ci sarà in palio l’accesso alla finale di Wembley della Champions League.

Ci sarà una equa spartizione oppure, dopo la Liga già andata, Mourinho resterà completamente a mani vuote dopo aver banchettato a pieno regime la stagione passata con l’Inter? L’eventuale sola vittoria nella coppa del Rey sarebbe da considerare un fallimento, bisogna dirlo. Così anche il sito “levantaladecima.com” ideato dallo sponsor madridista, Bwin, diverrebbe una beffarda illusione per sognatori di imprese impossibili.

Cosa dice il passato, a proposito delle due competizioni che le regine di Spagna vanno a contendersi? Per quanto riguarda la coppa del Re, per Barca e Real è la sesta finale, la terza che si giocherà a Valencia. Per ora il bilancio parla di una leggera predominanza dei catalani, che hanno vinto tre finali contro due, l’ultima nel 1990, con la “quinta del Buitre” al tramonto.

Eccole nel dettaglio:

1936, a Valencia: Real Madrid-Barcellona 2-1 - 6’ Eugenio (R), 12’ Lecue (R), 29’ Escolà (B)

1968, a Madrid: Barcellona-Real Madrid 1-0 - 6’ autorete Zunzunegui

1974, a Madrid: Real Madrid-Barcellona 4-0 - 5’ Santillana, 46’ Rubiñán, 50’ Aguilar, 85’ Pirri

1983, a Saragozza: Barcellona-Real Madrid 2-1 - 1’ Victor (B), 50’ Santillana (R), 90’ Alonso (B)

1990, a Valencia: Barcellona-Real Madrid 2-0 - 78’ Amor, 87’ Julio Salinas

E in coppa Campioni com’è andata? E’ il Real in questo caso ad avere un leggero vantaggio, due vittorie contro una. Le merengues hanno eliminato i rivali sempre in semifinale, e in entrambi i casi è arrivata la vittoria della coppa. Successe nel 1960, quando con un doppio 3-1 la squadra di Puskas, Di Stefano e Gento si sbarazzò del Barcellona per andare a vincere la quinta coppa dei Campioni consecutiva a spese dell’Eintracht Frankfurt (7-3) e nel 2002, con il Camp Nou violato dalle reti di Zidane e Mc Manaman (0-2) e il successivo pareggio del Bernabeu al ritorno (1-1, Raul e autorete di Helguera) che sfociarono nella nona coppa vinta, a spese del Bayer Leverkusen.

Il Barcellona, dal canto suo, aveva interrotto la serie di cinque vittorie iniziali madridiste eliminando i rivali negli ottavi dell’edizione 1960/61, pareggiando 2-2 al Bernabeu per poi affermarsi sul proprio campo col punteggio di 2-1.

Real-Barcellona è anche una storia infinita di “traidores”, quei giocatori passati anche in modo burrascoso da una  squadra all’altra, a volte con immane sdegno da parte della tifoseria tradita. Il caso della testa di porco buttata a Figo il giorno del suo ritorno al Nou Camp da “nemico”, nel 2000, è il caso più celebre.

Ma è solo la punta dell’iceberg: a partire da Luciano Lizarraga (il primo in assoluto, passato dal Real al Barcellona nel 1905) per arrivare fino a Saviola (col passaggio inverso nel 2008), sono stati in tutto 33 i giocatori che hanno indossato entrambe le gloriose casacche. Ecco in ordine sparso i nomi più di spicco, e che nomi: Ricardo Zamora, Justo Tejada, Evaristo, Bernd Shuster, Luis Milla, Michael Laudrup, Luis Enrique, Ronaldo, Robert Prosinecki, Georghe Hagi e Samuel Eto’o.

Ci siamo dimenticati di qualcuno? Si, proprio di lui: Josè Mourinho.

Non tutti infatti sanno che il tecnico portoghese ha vinto il primo “titulo” della sua carriera nientemeno che coi colori blaugrana (da allenatore in seconda), quando Van Gaal gli prestò la sua panchina per fargli vincere la finale della Copa Catalunya, nel 2000 contro il Matarò (3-0).

Dunque l’ultimo dei “traidores” è lui.

A.M.