90° minuto

Si diceva che i campionati giocati subito dopo un mondiale facevano saltar fuori una sorpresa. Che rompevano le gerarchie precostituite. Che le fatiche iridate annebbiavano alcuni campioni così da livellare i ruoli di forza con le altre squadre.

Era successo nel 1982, quando alla ripresa vinse la Roma del deluso Falcao. Successe anche nel 1986, quando vinse il Napoli, ma in quel caso il campione del mondo Maradona non era apparso proprio annebbiato. E’ poi successo con la Sampdoria, vincente dopo Italia 90. Non succederà più.

Lo scudetto sampdoriano del 1991 è l’ultimo che verrà festeggiato in una città diversa da Milano, Torino e Roma (per la verità nella capitale saranno solo due i successi in questo ventennio), e ciò non può essere considerato un fatto casuale.

A partire dal bagno di denaro delle televisioni alle società calcistiche italiane, non ci sarà più spazio per squadre costruite nel tempo, con giocatori lasciati crescere e maturare. Manca un tassello importante alla squadra? Si apre il portafogli e si trova il giocatore già fatto e formato, che però costa tanto. In questo ventennio questo hanno fatto prima il Berlusconi in versione presidente di calcio, seguito poi dai vari Cragnotti, Sensi, Tanzi, Cecchi Gori per finire con Moratti. Alcuni di loro non sono riusciti a resistere in un mondo, quello del calcio, nel quale non puoi camminare col passo più lungo della tua gamba.

La Sampdoria di Mantovani in questo contesto era un pò una mosca bianca. Promossa in serie A nella stagione 1982/83, costruì tassello dopo tassello, anno dopo anno quello scudetto. Dopo l’oneroso acquisto del giovanissimo talento Mancini dal Bologna, pochi anni dopo fu la volta dell’ingaggio di Vialli, dalla Cremonese. I due campioncini, ideale mix di classe, potenza e velocità, si integrarono a meraviglia formando per anni una formidabile coppia d’attacco, che faranno il patto d’acciaio negli anni successivi: non andare via da Genova prima di aver vinto lo scudetto. E fuori da Genova c’era la fila per loro...

Col passare degli anni, sul finire degli anni ottanta, la squadra blucerchiata si confermava una delle più belle realtà del campionato italiano andando a vincere tre coppe Italia e addirittura una coppa delle Coppe. Una buona squadra considerata però immatura per vincere competizioni sulla lunga distanza come la serie A. Poi arrivò “Italia 90”. E dopo quel mondiale la voglia di riscatto proprio di Vialli e Mancini, usciti con le ossa rotte dalla competizione iridata, fu uno dei motori della vittoria finale. Ma non ci si dimentichino i meriti di tutti gli altri, perchè la storia del calcio si fa con i gol, ma solo se dietro di essi c’è una catena di montaggio ben assemblata e e un buon “macchinista” come lo fu Boskov.

A maggio saranno passati esattamente vent’anni da questo scudetto. Sembra un’eternità.

A.M.

Ecco la rosa completa della Sampdoria 1990/91: (tra parentesi le presenze e le reti)

Ivano Bonetti (25/0)

Marco Branca (20/5)

Umberto Calcagno (2/0)

Toninho Cerezo (12/3)

Giuseppe Dossena (34/1)

Giovanni Invernizzi (31/2)

Srecko Katanec (26/2)

Marco Lanna (26/0)

Attilio Lombardo (32/3)

Roberto Mancini (30/12)

Moreno Mannini (26/2)

Michele Mignani (1/0)

Aleksei Mikhailichenko (24/3)

Giulio Nuciari (2/-2)

Gianluca Pagliuca (32/-22)

Fausto Pari (33/1)

Luca Pellegrini (15/0)

Gianluca Vialli (26/19)

Pietro Vierchowod (30/3)