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Messaggi del 24/07/2014

RAPPORTO TRA IL TEMPO-SPAZIO FISICO E QUELLO ASTRALE di Cerchio Firenze 77

Post n°802 pubblicato il 24 Luglio 2014 da alf.cosmos
 

RAPPORTO TRA IL TEMPO-SPAZIO FISICO E QUELLO ASTRALE

di Cerchio Firenze 77

 

 

 

SPAZIO-TEMPO

 

Precisiamo subito che il tempo, come lo spazio, sono strettamente inerenti alla materia. Questo lo dice anche la vostra scienza. Tanto è vero che essa ipotizza questo: se fosse vera la teoria del big-bang, cioè dell’esplosione iniziale, che culminasse con la traslazione di tutti i corpi celesti; e se questi corpi, giunti ad un certo limite, cominciassero anziché a smaterializzarsi, come spiegano i nostri maestri, a tornare indietro per raggrupparsi tutti al centro del cosmo, formando cosi un nuovo globo di materia; il quale globo desse poi luogo ad una nuova esplosione e quindi al sorgere di un nuovo cosmo, ebbene, la vostra scienza conclude che questo nuovo cosmo molto probabilmente avrebbe tutta una diversa struttura materiale, e quindi spaziale, e quindi temporale.

La stessa scienza riconosce, dalle teorie della relatività in poi, con le successive parziali conferme che si sono avute, che lo spazio è strettamente inerente alla materia e che non esiste più assolutamente uno spazio vuoto,  indeformato,  tridimensionale, infinito, ecc., come ipotizzavano Euclide e tutti gli antichi. Lo spazio è invece come un’emanazione della materia, per intendersi: e questo lo dice la vostra scienza. E quindi, se lo spazio, e con-seguentemente il tempo, è direttamente connesso e dipendente dalla materia, ne consegue che a materie diverse corrispondono spazi e tempi diversi.

Ora, siccome il piano astrale non è che una diversa dimensione, un diverso stato di sostanza — che gli antichi esoteristi hanno chiamato energia — ne deriva che anche lo spazio e il tempo del piano astrale sono estremamente diversi da quelli che sono nel piano fisico; cosi come, analogamente e conseguentemente, sono diversi nel piano mentale.

Allora, fare una relazione fra questi tempi è una cosa estremamente difficile. E anzi, non vi sarebbe assolutamente nessuna relazione se non vi fosse una costruzione comune, se non vi fossero dei comuni denominatori fra gli esseri astrali e gli esseri fisici.

Questo spazio-tempo, ad esempio, nel quale io vi sto parlando, è un comune denominatore fra voi, che vivete consapevolmente nella dimensione fisica, e io che invece vi parlo da un’altra dimensione. Questo comune percepire, questa relazione tra voi e me — che al limite potrebbe essere unilaterale, potrebbe cioè essere solo da parte di chi vive nella mia dimensione — mette in contatto due scorrere completamente diversi l’uno dall’altro.

Per quello che posso dirvi, l’uomo che vive nel suo mondo fisico ha il senso dello spazio perché deve spostare il suo corpo in un certo ambiente: se desidera visitare un luogo, deve traslocare il suo corpo, con atti meccanici, da un luogo all’altro. Nella mia dimensione, invece, la cosa è completamente diversa. Mentre nel piano fisico, ripeto, occorre una certa serie di azioni meccaniche per spostare il proprio corpo fisico, nel piano astrale sapete che è sufficiente un desiderio per trovarsi immediatamente nel luogo che si desidera visitare. Tutto questo, voi capite, dà una visione e una percezione dello spazio totalmente diversa.

Che la concezione dello spazio cambi in funzione del modo di percepire e dell’ambiente cosi percepito, che la concezione della realtà nella quale uno si trova possa radicalmente cambiare in funzione del tipo di percezione che ha, non occorre arrivare al piano astrale per dimostrarlo, ma basta un esempio.

Se voi aveste il senso dell’odorato molto sviluppato, come

lo hanno certi animali, vi accorgereste se in un dato ambiente vi sono state delle persone o degli animali, e quali vi sono stati, anche se ora non ci sono più. Per accorgervi che in una stanza c’è stato qualcuno, a voi occorre vedere degli oggetti spostati rispetto a come li avevate lasciati, o altri segni altrettanto tangibili e visibili. Se invece aveste il senso dell’odorato molto sviluppato, come lo hanno certi animali, entrando in un ambiente vi accorgereste subito, anche se niente è stato spostato, che c’è stato qualcuno; e lo percepireste dall’odore che quella persona

o quell’animale hanno lasciato nell’ambiente. È chiaro che tutto questo vi darebbe una concezione, una sensazione molto diversa della realtà e dello spazio-tempo.

Detto questo, potete ben pensare a quanto sia diversa la concezione della realtà, e la sua percezione, in un piano dove basta desiderare per trovarsi, immediatamente, in un ambiente diverso, in un luogo diverso. E questo, solo per parlare del meccanismo dello spostamento. Se infatti andiamo a parlare della percezione visiva, certo è un modo completamente diverso. E questo modo diverso di percepire attiene a concezioni diverse della realtà: concezioni che sarebbero completamente indipendenti, e non avrebbero nessun punto di riferimento, se proprio non fossero costruite in modo che vi siano dei comuni denominatori, per un piano generale che non vi sto adesso a spiegare; lo stesso piano generale, cari amici, per il quale noi parliamo assieme e comunichiamo da una dimensione all’altra.

 

Tratto da: MAESTRO PERCHE' - risposte dall'invisibile - di Cerchio Firenze 77 - Roberto Setti

 
 
 
 
 

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