Creato da catanzarogiusep50_1 il 14/05/2009

Giuseppe Catanzaro

Il mio amore per il mondo intero

 

Messaggi di Maggio 2016

e per aperitivo: "BARZELLETTE"

Post n°985 pubblicato il 31 Maggio 2016 da catanzarogiusep50_1
 
Foto di catanzarogiusep50_1

 

IN TRENO

Un vecchietto sale su un treno e siede vicino ad un punk con una vistosa capigliatura diritta in alto, colorata di verde, arancio e giallo. Il vecchietto ha lo sguardo perplesso. Il punk con l'idea di attaccare briga dice:
"Beh ... cosa c'è nonno? Nella tua vita di merda non sei mai stato un po' trasgressivo?"
"Veramente sì -risponde il vecchietto- ...una volta da giovane mi sono inculato un pappagallo... e ora mi chiedevo se per caso sei mio figlio!"

 

Una coppia dal dottore.

"Dottore come mai dopo aver fatto la prima volta l'amore sento un freddo ma un freddo... e dopo la seconda sento un caldo ma un caldo..."

Interviene subito la moglie:

"Dottore, ve lo dico io, perché se ne fa una in inverno ed una in estate!"

 

AL PARCO

"Signora, lei è brutta" -

"E lei è sbronzo!" -

"Sì, ma a me domani passa"

 

 
 
 

Vecchi detti

Post n°984 pubblicato il 29 Maggio 2016 da catanzarogiusep50_1
 

Aprile non ti scoprire, Maggio vai adagio, Giugno tutto un pugno...

Ebbe sì! I vecchi proverbi non sbagliano mai, anche se l'uomo ultimamente fatto in modo da cambiare le stagioni. Molti di noi durante il mese d'aprile, a causa delle condizioni climatiche altalenanti, ha preso il raffreddore e sono rimasti a letto per parecchi giorni. Ora che sta finendo maggio il comportamento del tempo no è cambiato ieri a Palermo e Ragusa ci sono stati oltre 32° mentre oggi saremo sotto i 20. Speriamo che giugno rispetti il proverbio, almeno lui! Buona domenica 

 

 
 
 

Nostalgia degli anni '70

Post n°983 pubblicato il 28 Maggio 2016 da catanzarogiusep50_1
 

ANNI '70 ALUNNI DEL SOLE 

Ogni tanto mi prende la nostalgia di fare un video; sì! Infatti quando cominciai a scrivere su Libero una delle prime cosa che ho postato sono stati i video, ma dopo, per motivi validissimi, ha dovuto chiudere il canale video e sono passato a Youtube, ma oggi anche lì le cose sono cambiate. Buona visione e felicissimo week end.  

UN'ALTRA POESIA

 
 
 

L'ABITUDINARIO

Post n°982 pubblicato il 26 Maggio 2016 da catanzarogiusep50_1
 

L'abitudinario

L'uomo, non la donna, è un animale abitudinario, lui difficilmente cambia le sue abitudini e quando lo fa, diventa nervoso e scontroso. Io ho sempre amato le mie piccole cose, cambio malvolentieri un paio di scarpe vecchie per uno nuovo, come anche un vecchio pullover che mi ha sempre tenuto caldo e che malgrado sia infeltrito, al mio tatto è sempre morbido.

Direte voi embè!  È un mese che mia moglie ha iniziato a cambiare gli asciugamani e pur essendo morbide e voluminose, io le trovo scomode e non mi asciugano come quelle ormai invecchiate, magari spelacchiate e infeltrite, ma il mio viso, il mio corpo, ormai le amavano e si lasciavano accarezzare volentieri, queste invece sembra vogliano sfuggirmi, ma lo so devo abituarmi, ormai le vecchie sono state rottamate e un giorno forse toccherà anche a me. Dite di no!

 

 
 
 

LA TESTA DEL DIO ADE

Post n°981 pubblicato il 20 Maggio 2016 da catanzarogiusep50_1
 

Questa straordinaria testa in terracotta, caratterizzata da una voluminosa barba di colore blu e da una massa di capelli rossi, faceva parte di una statua e raffigura Ade, il Dio dell'oltretomba.Oggi, si trova esposta presso il Museo Archeologico Antonio Salinas di Palermo, particolarmente intrigante e particolare è la storia legata a questa magnifica opera della Coroplastica Greca .Questa testa negli anni settanta venne trafugata dal museo di Morgantina, ritrovata a Los Angeles, dopo rogatorie internazionali, il 29 gennaio  2016 è rientrata in Italia.

L'illuminazione suggestiva della sala falsa un po' i colori, ma non la bellezza del manufatto rimane immutata.

 

 
 
 

Lu pòpulu d'u marruggiu

Post n°980 pubblicato il 12 Maggio 2016 da catanzarogiusep50_1
 

Il poeta Roberto G. Trapani della Petina con i suoi racconti riesce ad evocare

la vera anima siciliana.

Vicolo Gargano

 La forbice di un grido di ghiaccio taglio il pittoresco tran tran

di vicolo Gargano. Era I'imbrunire, le botteghechiuse e buie celavano le mura

scrostate ed unte da milioni di sensazioni. Il sottofondo di un ritmo di piatti e

stoviglie sottolineava la solennità gastronomica del luogo in quel momento,

come per funesto ed esoterico istante, un sinistro silenzio seguì l'urlo.Le posate, precedentemente in preda a frenetici singulti, lasciarono, orfani di suono e d'attenzione i colmi piatti fumanti. Poi il caos... All'unisono mille finestre si spalancarono sul vicolo partorendo sulle mura, vergognate per l'incuria, tonnellate di luce artificiale. Cristo!

Che brutta figura per i telefoni che in un attimo, consapevoli della loro inutilità

e scarlatti di vergogna, si piegarono alla perdita del controllo dei bisogni delle

comunicazioni di casta nel gran vociare del vicolo Gargano.

ripetevano mille bocche poste su

di un collo vibrante e pronto al decollo sulla pista di un busto sporto in avanti sul

davanzale della finestra, alla faccia di qualsiasi staticità ed equilibrio. poi ancora

un urlo. Sintetico, straziante ma principalmente acuto ed altissimo:

< 'U picciridduuu! >.

L'ultimo "u" non era stato ancora pronunciato che il popolo del vicolo, rispondendo

con un sincronismo da manuale all'ordine telepatico dell'istinto, si ritrasse dalle

finestre, siprecipitò in strada correndo verso l'abitazione di Nino Tumminu, un

calpestio ritmico e pesante contraddistingueva quell'esercito di cavallette vivaci e

variopinte i cui visi lasciavano trasparire eccitazione convulsa e curiosità per

l'inaspettato fuori programma locale. Solo un secondo, poi le tre stanze e servizio

della famiglia Tumminu furono farcite da centinaia di persone che non sapevano

neanche che erano lì. L'architetto, se avesse visto, avrebbe gongolato di gioia

per I'abilità avuta a progettare ottanta metri quadri a dimensione e capienza di vicolo.

Finalmente le urla furono decodificate ed il messaggio forte e chiaro recitava:

"Il bimbo sta male, bisogna trasportarlo d' urgenza al l' ospedale " .

La moltitudine avvampò di nuovo, fu un susseguirsi di rnovimenti caotici e disordinati,

le pareti delle stanze parevano allargarsi alla spinta della folla. Ognuno voleva e

pretendeva una parte di protagonismo e responsabilità. ('U picciriddu!)) erano solo

grida ossessive e monotone. <'Na macchina, prestu, prestu>. Quanto vociare e

quanta poca determinaziane. Ognuno parlava con I'altro, dava consigli, raccontava

aneddoti, confrontava malori passati con la sofferenza presente del bambino.

Una sorte di torre di Babele. Ad un tratto il silenzio piombo nell'appartamento.

La suocera di Nino Tumminu, un donnone sui centoventi chilogrammi di peso con

le braccia prolungate da due sacchi pieni di spesa, coprì completamente la porta

d'ingresso. (Chi fu?) urlò una voce così alta e acuta che solo I'ovvia assenza fisica salvò

Pavarotti da un diabetico pallore d'invidia. Minacciosa guardava le facce mute e senza

profilo dei vicini che le si stringevano intorno. Finché una voce si levò dalla folla e

pronunciò con tono solenne e grave <<'Upicciriddu>.

Si udì un tonfo. La spesa rotolò per la casa e cento venti chili di furia abbatterono decine

di barriere umane. Il genero le si parò davanti fermandola e ie disse:

picciriddu sta male, l'avemu 'a purtari a lu spitali lestu lestu>.

Fu più ordine, la gente cominciò ad uscire velocemente dalla casa. Macchine, motori,

biciclette, tutto ciò che poteva muoversi e trasportare fu confiscato a vicolo Gargano.

Stipati all'inverosimile, la macchina dei genitori del malatino con la suocera che

fungeva da navigatore, apriva la colonna.

L'ospedale era lontano e la città si rese conto, attraverso quella corsa rumorosissima,

disordinata e convulsa della solidarietà, dell'apprensione e del calore umano di quella

brava gente. Pronto Soccorso. L'invasione avvenne.

Un povero infermiere fu attorniato da decine di persone che lo guardavano truci e

quasi con sospetto e timidamente balbetto:

Che cosa possiamoFare per voi?>.

Un tuono esplose nel sereno ciclo della sofferenza di quel Pronto Soccorso :

< 'U picciriddu,'u picciriddu ! >.

L'infermiere inebetito li guardava, qualcuno cominciò a spingerlo,un altro lo scosse

per le spalle. Non mancava il solito sapientone che imprecava contro il governo.

<'U picciriddu> ansimo il padre.

Allora lui balbetto ancora:<>.

A quest'ultima frase il gelo s'abbatté sulla folla.

Un silenzio, tanto innaturale da far apparire i sepolcri rumorosi, serpeggio nel

gruppo. Il padre guardò la madre, lamadre rivolse gli occhi verso i centoventi

chili in attonita attesa, i parenti girarono gli occhi sulla folla, la folla strabuzzò

gli occhi ed inarcò le labbra verso il basso in una smorfia di sbigottimento.

Poi un urlo straziante e lacerante bucò le pareti del pronto soccorso,raggiungendo

e sconvolgendo la calma attesa di altri reparti:

E la madre, urlando e imprecando, riprese la strada per vicolo Gargano.


 
 
 

C'ERA UNA VOLTA...

Post n°979 pubblicato il 04 Maggio 2016 da catanzarogiusep50_1
 

la Community.

 

Quando ti chiudi in te stesso ecco cosa succede ti senti proprio giù, vorresti gridare, ma il nodo che hai in gola non te lo permette, diventi triste e non sai con chi sfogare. Ecco, una volta c'era la Community, pochi amici e loro interaggivano, questo con Facebook è più complicato; sì qualcuno risponde, ma spesso fraintendono.


 




















Oggi sono proprio giù, ma devo reagire!

 

 

 

 

 

 
 
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

AREA PERSONALE

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Maggio 2016 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
            1
2 3 4 5 6 7 8
9 10 11 12 13 14 15
16 17 18 19 20 21 22
23 24 25 26 27 28 29
30 31          
 
 

FACEBOOK

 
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963