IL MIO BLOG
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IL MIO BLOG, non è una scatola vuota, né tantomeno ciò che vedi nella prima pagina, infatti, oggi ci vedrai una ricetta, domani una barzelletta. IL MIO BLOG, è parte della mia vita, c'è Accadde una Mattina (la mia biografia) , Alla Ricerca delle Mie Radici (rivisitazione dialettale della mia biografia), Le Barzellette di Mariarosa e altre ancora, la rubrica Oggi in Cucina e poi Religione e Politica. Non faccio polemiche e tutti sono liberi d'esprimere un parere nel Mio Blog, purché educato e sincero.
Messaggi di Maggio 2016
Post n°984 pubblicato il 29 Maggio 2016 da catanzarogiusep50_1
Aprile non ti scoprire, Maggio vai adagio, Giugno tutto un pugno... Ebbe sì! I vecchi proverbi non sbagliano mai, anche se l'uomo ultimamente fatto in modo da cambiare le stagioni. Molti di noi durante il mese d'aprile, a causa delle condizioni climatiche altalenanti, ha preso il raffreddore e sono rimasti a letto per parecchi giorni. Ora che sta finendo maggio il comportamento del tempo no è cambiato ieri a Palermo e Ragusa ci sono stati oltre 32° mentre oggi saremo sotto i 20. Speriamo che giugno rispetti il proverbio, almeno lui! Buona domenica
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Post n°983 pubblicato il 28 Maggio 2016 da catanzarogiusep50_1
ANNI '70 ALUNNI DEL SOLE Ogni tanto mi prende la nostalgia di fare un video; sì! Infatti quando cominciai a scrivere su Libero una delle prime cosa che ho postato sono stati i video, ma dopo, per motivi validissimi, ha dovuto chiudere il canale video e sono passato a Youtube, ma oggi anche lì le cose sono cambiate. Buona visione e felicissimo week end. UN'ALTRA POESIA |
Post n°982 pubblicato il 26 Maggio 2016 da catanzarogiusep50_1
L'abitudinario L'uomo, non la donna, è un animale abitudinario, lui difficilmente cambia le sue abitudini e quando lo fa, diventa nervoso e scontroso. Io ho sempre amato le mie piccole cose, cambio malvolentieri un paio di scarpe vecchie per uno nuovo, come anche un vecchio pullover che mi ha sempre tenuto caldo e che malgrado sia infeltrito, al mio tatto è sempre morbido.
Direte voi embè! È un mese che mia moglie ha iniziato a cambiare gli asciugamani e pur essendo morbide e voluminose, io le trovo scomode e non mi asciugano come quelle ormai invecchiate, magari spelacchiate e infeltrite, ma il mio viso, il mio corpo, ormai le amavano e si lasciavano accarezzare volentieri, queste invece sembra vogliano sfuggirmi, ma lo so devo abituarmi, ormai le vecchie sono state rottamate e un giorno forse toccherà anche a me. Dite di no!
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Post n°981 pubblicato il 20 Maggio 2016 da catanzarogiusep50_1
Questa straordinaria testa in terracotta, caratterizzata da una voluminosa barba di colore blu e da una massa di capelli rossi, faceva parte di una statua e raffigura Ade, il Dio dell'oltretomba.Oggi, si trova esposta presso il Museo Archeologico Antonio Salinas di Palermo, particolarmente intrigante e particolare è la storia legata a questa magnifica opera della Coroplastica Greca .Questa testa negli anni settanta venne trafugata dal museo di Morgantina, ritrovata a Los Angeles, dopo rogatorie internazionali, il 29 gennaio 2016 è rientrata in Italia. L'illuminazione suggestiva della sala falsa un po' i colori, ma non la bellezza del manufatto rimane immutata.
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Il poeta Roberto G. Trapani della Petina con i suoi racconti riesce ad evocare la vera anima siciliana. Vicolo Gargano La forbice di un grido di ghiaccio taglio il pittoresco tran tran di vicolo Gargano. Era I'imbrunire, le botteghechiuse e buie celavano le mura scrostate ed unte da milioni di sensazioni. Il sottofondo di un ritmo di piatti e stoviglie sottolineava la solennità gastronomica del luogo in quel momento, come per funesto ed esoterico istante, un sinistro silenzio seguì l'urlo.Le posate, precedentemente in preda a frenetici singulti, lasciarono, orfani di suono e d'attenzione i colmi piatti fumanti. Poi il caos... All'unisono mille finestre si spalancarono sul vicolo partorendo sulle mura, vergognate per l'incuria, tonnellate di luce artificiale. Cristo! Che brutta figura per i telefoni che in un attimo, consapevoli della loro inutilità e scarlatti di vergogna, si piegarono alla perdita del controllo dei bisogni delle comunicazioni di casta nel gran vociare del vicolo Gargano. ripetevano mille bocche poste su di un collo vibrante e pronto al decollo sulla pista di un busto sporto in avanti sul davanzale della finestra, alla faccia di qualsiasi staticità ed equilibrio. poi ancora un urlo. Sintetico, straziante ma principalmente acuto ed altissimo: < 'U picciridduuu! >. L'ultimo "u" non era stato ancora pronunciato che il popolo del vicolo, rispondendo con un sincronismo da manuale all'ordine telepatico dell'istinto, si ritrasse dalle finestre, siprecipitò in strada correndo verso l'abitazione di Nino Tumminu, un calpestio ritmico e pesante contraddistingueva quell'esercito di cavallette vivaci e variopinte i cui visi lasciavano trasparire eccitazione convulsa e curiosità per l'inaspettato fuori programma locale. Solo un secondo, poi le tre stanze e servizio della famiglia Tumminu furono farcite da centinaia di persone che non sapevano neanche che erano lì. L'architetto, se avesse visto, avrebbe gongolato di gioia per I'abilità avuta a progettare ottanta metri quadri a dimensione e capienza di vicolo. Finalmente le urla furono decodificate ed il messaggio forte e chiaro recitava: "Il bimbo sta male, bisogna trasportarlo d' urgenza al l' ospedale " . La moltitudine avvampò di nuovo, fu un susseguirsi di rnovimenti caotici e disordinati, le pareti delle stanze parevano allargarsi alla spinta della folla. Ognuno voleva e pretendeva una parte di protagonismo e responsabilità. ('U picciriddu!)) erano solo grida ossessive e monotone. <'Na macchina, prestu, prestu>. Quanto vociare e quanta poca determinaziane. Ognuno parlava con I'altro, dava consigli, raccontava aneddoti, confrontava malori passati con la sofferenza presente del bambino. Una sorte di torre di Babele. Ad un tratto il silenzio piombo nell'appartamento. La suocera di Nino Tumminu, un donnone sui centoventi chilogrammi di peso con le braccia prolungate da due sacchi pieni di spesa, coprì completamente la porta d'ingresso. (Chi fu?) urlò una voce così alta e acuta che solo I'ovvia assenza fisica salvò Pavarotti da un diabetico pallore d'invidia. Minacciosa guardava le facce mute e senza profilo dei vicini che le si stringevano intorno. Finché una voce si levò dalla folla e pronunciò con tono solenne e grave <<'Upicciriddu>. Si udì un tonfo. La spesa rotolò per la casa e cento venti chili di furia abbatterono decine di barriere umane. Il genero le si parò davanti fermandola e ie disse: picciriddu sta male, l'avemu 'a purtari a lu spitali lestu lestu>. Fu più ordine, la gente cominciò ad uscire velocemente dalla casa. Macchine, motori, biciclette, tutto ciò che poteva muoversi e trasportare fu confiscato a vicolo Gargano. Stipati all'inverosimile, la macchina dei genitori del malatino con la suocera che fungeva da navigatore, apriva la colonna. L'ospedale era lontano e la città si rese conto, attraverso quella corsa rumorosissima, disordinata e convulsa della solidarietà, dell'apprensione e del calore umano di quella brava gente. Pronto Soccorso. L'invasione avvenne. Un povero infermiere fu attorniato da decine di persone che lo guardavano truci e quasi con sospetto e timidamente balbetto: Che cosa possiamoFare per voi?>. Un tuono esplose nel sereno ciclo della sofferenza di quel Pronto Soccorso : < 'U picciriddu,'u picciriddu ! >. L'infermiere inebetito li guardava, qualcuno cominciò a spingerlo,un altro lo scosse per le spalle. Non mancava il solito sapientone che imprecava contro il governo. <'U picciriddu> ansimo il padre. Allora lui balbetto ancora:<>. A quest'ultima frase il gelo s'abbatté sulla folla. Un silenzio, tanto innaturale da far apparire i sepolcri rumorosi, serpeggio nel gruppo. Il padre guardò la madre, lamadre rivolse gli occhi verso i centoventi chili in attonita attesa, i parenti girarono gli occhi sulla folla, la folla strabuzzò gli occhi ed inarcò le labbra verso il basso in una smorfia di sbigottimento. Poi un urlo straziante e lacerante bucò le pareti del pronto soccorso,raggiungendo e sconvolgendo la calma attesa di altri reparti: E la madre, urlando e imprecando, riprese la strada per vicolo Gargano. |
la Community.
Quando ti chiudi in te stesso ecco cosa succede ti senti proprio giù, vorresti gridare, ma il nodo che hai in gola non te lo permette, diventi triste e non sai con chi sfogare. Ecco, una volta c'era la Community, pochi amici e loro interaggivano, questo con Facebook è più complicato; sì qualcuno risponde, ma spesso fraintendono.
Oggi sono proprio giù, ma devo reagire!
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