Creato da: anpi_cadore il 14/08/2008
ASSOCIAZIONE NAZIONALE PARTIGIANI D'ITALIA sezione "Cadore - Giovanna Zangrandi"

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Post N° 16

Post n°16 pubblicato il 13 Settembre 2008 da anpi_cadore
 

ARTURO FORNASIER – Il partigiano “VOLPE”

Orazione funebre – Pieve di Cadore 10.09.2008

 

 

In occasione del 25 aprile dell’anno scorso, e l’anno prima ancora, Arturo mi chiese di tenere il discorso di celebrazione alla manifestazione dell’Orsina.

In quelle due occasioni rifiutai garbatamente l’invito, non tanto e non solo per pudore nei suoi confronti (cosa avrei potuto dire al Suo cospetto di così interessante da non deluderlo!), quanto perchè ritenevo che dovesse continuare a svolgere quel  “DIRITTO-DOVERE DI TESTIMONIANZA” di cui era investito.

 

Il “diritto-dovere di testimonianza”, dopo la fine della guerra, divenne una delle principali ragioni del suo vivere quotidiano assunto con totale convinzione e dedizione; dovere che a maggior ragione percepiva, probabilmente anche a seguito degli esiti del drammatico scontro a fuoco della curva dei Sindaci del 20 settembre ‘44 ove persero la vita il comandante “Garbin” ed altri due compagni: “Lilli” e “Mingi”.

Arturo ed il compagno “Carlo” si salvarono.

Uno dei più grandi scrittori del nostro tempo, Gabriel Garcia Marquez, amava dire che “talune persone non muoiono quando dovrebbero, ma quando possono”: quante volte Arturo si sarà ripetuto che avrebbe dovuto morire anche lui tra Lozzo e Domegge quel 20 settembre!

Ma non poteva; qualcuno avrebbe dovuto testimoniare gli eventi, dolorosamente sopravvivere a quegli atroci fatti per farsi carico, oltrechè di essere sopravvissuto ai compagni, anche di testimoniarli e difenderli.

 

Arturo era sempre in prima linea, con energia ed intelligenza, usando la forza delle parole e con la fermezza ed il garbo che noi tutti ricordiamo, a difendere fatti, compagni ed amici, valori ed ideali messi ripetutamente in pericolo da falsità ignoranti, mistificazioni e revisionismi animati da meri fini politici.

Il dolore di essere sopravvissuto al suo comandante ed ai suoi amici e compagni non lo schiacciò, così come negli anni successivi non si lasciò schiacciare da attacchi personali ed ingiusti.

In quei momenti, scrisse ne “Il nonno racconta…”, si è sempre sentito rinascere dentro quella forza che lo ha sorretto allora, quando sulle montagne combatteva per poter costruire un futuro di libertà e di dignità per lui e per la sua famiglia.

 

Il “Diritto-Dovere di testimonianza” lo ha assolto con l’impegno quotidiano nel ricordare ai giovani, personaggi, fatti, valori ed ideali del movimento di liberazione cadorino, lo ha assolto con l’impegno pubblico di amministratore difendendo anche in quella sede la memoria degli amici caduti, dei patrioti risorgimentali ai quali si ispirarono i combattenti della “Calvi”, difendendo i luoghi della memoria dalla superficialità e dalla dissennatezza degli uomini, difendendo la libertà, le libertà.

Impresse nella nostra memoria sono le ultime parole del suo libro“…non ho mai atteso che la libertà, quella libertà di cui Garbin mi parlava, mi venisse regalata da altri: l’ho conquistata io giorno per giorno, tra pericoli e paure inimmaginabili, lottando a fianco di compagni il cui sacrificio è stato oggi da molti dimenticato”.

 

Generoso verso gli altri, quanti sodalizi l’anno visto socio, spesso fondatore e Presidente, sempre disposto ad aiutare il prossimo anche nell’esercizio della sua attività lavorativa, sempre pronto ad aiutare gli amici in difficoltà.

 

Proprio vent’anni fa, nel 1988, moriva Giovanna Zangrandi, l’amica partigiana accudita amorevolmente da Arturo negli ultimi anni della malattia:  Giovanna e Arturo, sopravvissuti della “Calvi”, entrambi investiti di quel “diritto-dovere di testimonianza” che spinsero l’una a scrivere pagine memorabili come ne “I giorni veri”, il nostro Arturo a trascorrere innumerevoli giornate nelle aule scolastiche ritenendo suo precipuo compito raccontare la verità alle giovani generazioni.

Non è un caso che oggi qui ci sia l’amico Giuseppe Chiarillo, Sindaco di Galliera, la città natale della Zangrandi, giunto per ricordare quanto il partigiano “Volpe” e l’amico Arturo hanno fatto anche per la sua concittadina, la cui memoria è stata negli ultimi anni onorata a Galliera anche grazie all’intervento di Arturo. 

 

Ci sono persone che, al di fuori della famiglia e più di altre, ci aiutano a crescere, ad imparare e, di conseguenza, a migliorare.

Ci sono persone che, al di fuori della famiglia e più di altre, ci fanno capire quali siano i valori dell’esistenza ai quali aderire ed ai quali, se investiti di responsabilità pubbliche, improntare la propria azione quotidiana per il bene comune.

Sono uno dei privilegiati che ha potuto beneficiare dei preziosi consigli di Arturo uomo pubblico, consigliere comunale, consigliere ed assessore della Magnifica Comunità di Cadore, presidente di commissioni consiliari e comunali: in quelle sedi pensava ed agiva solo ed esclusivamente per il bene degli altri e mai per il proprio, sempre con un occhio di riguardo nei confronti delle nuove generazioni, sempre pronto a riprenderci laddove dimentichi dei doveri di conservazione e memoria, disarmandoci con la sua candida ed intelligente ironia: “La libertà comincia dall’ironia”, diceva Victor Ugo, e quanta ironia aveva Arturo, pari alla sua intelligenza e voglia di libertà.

Quante giornate ha trascorso negli archivi comunali per ricostruire le vicende dei moti risorgimentali, epopea di libertà anche delle genti cadorine, quante ore spese per seguire le tracce di una medaglia d’oro che a tutti i costi voleva che ritornasse a decorare la bandiera del Comune di Pieve di Cadore, dovere di conservazione della memoria e della dignità dei patrioti caduti.

Attento osservatore del territorio, profondo conoscitore delle persone, paladino della conservazione della storia e delle storie del Cadore, instancabile costruttore di Libertà.

 

Ieri il Sindaco di Pieve di Cadore ha giustamente definito Arturo LA MEMORIA STORICA DI PIEVE DICADORE, oggi Arturo è PARTE DELLA STORIA DEL CADORE.

Alla compagna di tutta la Vita ElisaMaria, alle “figliole” MariaCarla e Roberta, ai nipoti, ai generi, ai parenti tutti, la consapevolezza che i tanti amici qui riuniti ricorderanno e, se necessario, insieme a loro difenderanno la Tua memoria, Arturo, e quella di coloro che ti hanno preceduto e si faranno carico, come ci hai insegnato, di custodire quella bandiera che per decenni hai gelosamente conservato e che oggi ti ha accompagnato fino qui.

Saremo sempre vigili, Arturo, per difendere la VERITA’, perché “Si dice che la VERITA’ trionfa sempre, ma questa non è una VERITA’” (Anton Cechov).

 

Grazie amico Arturo per la Libertà che ci hai dato, per i valori che ci hai trasmesso, per le conoscenze che ci hai donato, per l’amicizia di cui mi hai onorato.

 

 

                                                                  Roberto Granzotto

 
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