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DIPENDENZA EMOTIVA

Post n°3 pubblicato il 07 Agosto 2008 da sensuale_tt
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Altalena di emozioni...

Gabriele Lenzi

Introduzione
Il rapporto allumistico: tra seduzione e molestia morale

Come in ogni molestia morale, la verità è indecidibile agli occhi della vittima, e la vittima si sente in colpa per aver sospettato o attaccato, quando in realtà l’aggressione del molestatore è reale, sebbene secondo modalità più sottili e in parte sfuggenti rispetto ad un’aggressione aperta.

Si tratta di una forma di molestia morale [per una recente introduzione al fenomeno si veda Hirigoyen 1998] caratterizzata dalla situazione seguente: una persona (A) fa insorgere o alimenta in una seconda persona, vittima (V) della molestia, il desiderio che avvenga un certo fatto (X), che coinvolge entrambi, che è di grande importanza emotiva e psicologica almeno per V, e in cui A ha un ruolo centrale anche come mezzo per ottenere X. Dopodiché, A rimanda asintoticamente la realizzazione di X, assumendo il ruolo di potere che ne deriva, mantenendo V legato al desiderio e alla speranza che X accada.
La maggior parte delle situazioni reali che possono essere riassunte in questo schema generale sono caratterizzate da un desiderio di V, e da un fatto X, di natura erotico-affettiva. È un tipo di situazione che la nostra società tende a pensare (e rappresentare) dando connotati stereotipati di genere sessuale ai ruoli A e V: la donna femme fatale, o più precisamente allumeuse, colei che fa credere all’altro di concedersi senza poi concederglisi mai, e l’uomo vittima della seduzione femminile, del fascino diabolico, della sua misteriosità. Ma questo è appunto uno stereotipo, legato ai valori tradizionali della cultura occidentale e alle sue forme di narrazione, popolari, artistiche, scientifiche, tradizionali.
Nella realtà A e V sono ruoli del tutto indifferenti alla connotazione di genere, almeno nel nucleo di informazioni che li definisce (non sono da escludere però, a margine per così dire dei loro connotati, alcune caratteristiche di V, o preferenze e possibilità strategiche di A, particolarmente legate al proprio genere di appartenenza). Per di più, la stessa situazione coinvolgente A, V e il fatto X non è incentrata necessariamente attorno a un desiderio di tipo erotico-affettivo, ma può ruotare intorno a qualsiasi desiderio tanto forte da ancorare V al volere di A e al desiderio che si verifichi X, al di là della sofferenza occorsa e del tempo trascorso. La realtà offre una casistica diversificata, ma caratterizzata dalle medesime conseguenze psicologiche: lavoratori frustrati da promesse sostituite nella realtà da fatti avvilenti, studenti affascinati da docenti brillanti e seducenti che poi si rivelano totalmente disinteressati, rispetto alla materia, agli studenti stessi, alle aspettative loro create, ecc. Si tratta in ognuno di questi casi della configurazione relazionale sopra esposta, che, dal termine francese allumeuse, chiamerò rapporto allumistico. Allumeur (A), forma maschile che userò come termine neutro, e vittima (V), sono i due ruoli comunicativi che prendono parte allo schema. Per quanto il corpus che utilizzo in questa sede sia incentrato su un desiderio di tipo erotico-affettivo, ritengo che la caratterizzazione risultante del rapporto allumistico abbia validità generale al di là di tale natura del desiderio.

Il rapporto allumistico, come tutte le molestie morali, sul piano emotivo e psicologico è caratterizzato dalla sofferenza e dalla frustrazione della vittima, e dal distacco emotivo del molestatore, in questo caso l’allumeur. Quale che sia lo scopo dell’allumeur (e i suoi scopi, le sue motivazioni, il grado di coscienza, tutte le individualità insomma, rappresentano una casistica di interesse subordinato all’individuazione delle caratteristiche che governano il rapporto allumistico come fenomeno relazionale generale), egli tende a protrarre il proprio atteggiamento comunicativo, da cui scaturisce la molestia, finché gli è possibile, nonostante la sofferenza della vittima e perfino le sue richieste di chiarimento o di aiuto. I molestatori «[n]on hanno né compassione né rispetto per il prossimo, perché il rapporto non li coinvolge. Rispettare l’altro vuol dire considerarlo come essere umano e riconoscere la sofferenza che gli si infligge» [Hirigoyen 1998, pp. XI-XII]. 
Il rapporto allumistico ha conseguenze profonde sulla vittima, che non si limitano alla frustrazione di non ottenere ciò che desidera. Non si tratta (poniamo, nel caso di desiderio erotico) di un comune caso di amore non corrisposto. Molto più gravi sono le conseguenze del prender parte a una comunicazione paradossale, che come mostrerò in seguito è la principale caratteristica del rapporto allumistico. La vittima mette in gioco gran parte di sé, alla ricerca di una «felicità grande e mai conosciuta prima» che l’allumeur le prospetta, mostrando la propria capacità di interpretare i desideri della vittima, presentandosi come il mezzo più diretto per realizzarli, per poi frustrarne la realizzazione in modi che fanno cercare alla vittima le cause di tale insuccesso in sé e nei propri gesti, ne minano la stabilità emotiva, ne mettono in crisi l’identità, la capacità relazionale, i bisogni affettivi più profondi.

La molestia morale è un fenomeno con conseguenze psicologiche ed emotive, ma in sé è un fenomeno comunicativo: è tramite il linguaggio e la comunicazione in genere (comunicazione corporea, gesti, comportamenti) che si produce la situazione paradossale, leggibile in termini di doppio legame, che è sempre il centro della molestia morale. Nel rapporto allumistico, comunicazione e caratteristiche emotive e psicologiche si alimentano e presuppongono a vicenda; ma, date queste caratteristiche, le strategie retoriche dell’allumeur, le possibilità che tramite la comunicazione la vittima lascia all’allumeur ecc., sono tutti fenomeni comunicativi, che in quanto tali possono essere letti e interpretati con i mezzi dell’analisi linguistica.
 
.....Capire esattamente come l’allumeur destabilizzi la vittima, o ne vincoli l’attenzione, o come riesca a sospendere la situazione tra concedersi e rifiutarsi, senza tuttavia svelare il proprio gioco, o analizzare i singoli atteggiamenti comunicativi della vittima che favoriscono l’allumeur, e che rendono sistemica la loro comunicazione (fenomeno che per limiti di spazio non posso approfondire qui), è fondamentale perché il paziente, o in generale chi viva una situazione relazionale del genere o la voglia analizzare, possa capire cosa sta succedendo nell’hic et nunc (la domanda goffmaniana per individuare il frame), come affrontare meglio la situazione o prevederne gli sviluppi.

................, essendo così giovane tale interesse teorico, dei mezzi analitici (psicologici e sociologici per esempio) che più facilmente le si possano adeguare, con i mezzi analitici che vengono dalle scienze del linguaggio, si può individuare il nucleo della molestia morale, e inaugurare uno studio più vasto. Si possono così isolare, comprendere, aiutare, tutti quei fenomeni che sono difficilmente individuabili ma che pertengono comunque al vasto campo della molestia morale, che riguardano contesti che non hanno una formalizzazione giuridica forte, al contrario del mondo del lavoro e della famiglia, nei quali il mobbing e le violenze psicologiche sono già ampiamente studiati.

.......un’analisi linguistica della molestia morale individua strumenti di aggressività che possono poi essere riconosciuti e trattati anche al di fuori di tale contesto; è di importanza fondamentale, ad es., per quanto riguarda la risoluzione dei conflitti, perché spesso essi si originano da atteggiamenti assunti involontariamente.

Riconoscere tali strategie, scinderne i contenuti aggressivi da quelli referenziali e, per così dire, neutri sul piano della relazione, è un’attività metacomunicativa utile ad entrambe le parti, in varie situazioni comunicative. Il molestatore non deve essere stigmatizzato, e, tanto più quanto più le sue azioni sono inconsapevoli, almeno negli effetti negativi che producono, conoscere il proprio comportamento comunicativo è il primo passo per conoscersi meglio e progredire verso una maggiore salute relazionale.

Capitolo 1

Caratteristiche generali della comunicazione allumistica

1.1. Il doppio legame: paradosso e sofferenza

La comunicazione tra vittima e allumeur (che chiamo comunicazione allumistica) è caratterizzata da costanti formali e contenutistiche che ne permettono il riconoscimento e la descrizione, e perfino la riproposizione in fase sperimentale. Tali dati, per quanto puramente linguistici, sono strettamente legati al contesto emotivo e psicologico in cui la comunicazione allumistica si svolge, non solo nel senso che su questi piani i suoi effetti sono facilmente riscontrabili, ma anche nel senso che le strategie comunicative dell’allumeur presuppongono (e allo stesso tempo ne rafforzano i presupposti) i connotati emotivi della relazione.

Ciò non significa che la comunicazione allumistica necessiti di un’analisi puramente psicologica. In tutti i rapporti ....... una volta accertati i dati emotivi e psicologici relativi alla relazione,.... si uniscono ai tratti che definiscono il contesto comunicativo, creando, per es., restrizioni linguistiche mutualmente accettate, favorendo scelte strategiche ecc., allo stesso modo del contesto fisico in cui avviene lo scambio comunicativo, del contesto sociale, del mezzo scelto per comunicare, del contesto sociale di provenienza dei partecipanti all’interazione ecc. .......... i più tradizionali metodi di indagine della molestia morale devono essere integrati con l’analisi linguistica, per avere accesso ai meccanismi che governano la comunicazione allumistica.

Solo un esempio: molte strategie dell’allumeur hanno un comportamento molto marcato dal punto di vista temporale. Fatti avvenuti anni prima mantengono valore per ambigui riferimenti analettici, oppure una strategia procrastinante può essere prolungata per mesi e mesi, o ancora la vittima può attingere da fatti recenti per rileggere e interpretare fatti che possono essere lontani nel passato perfino alcuni anni. Queste caratteristiche temporali sono possibili solo date le condizioni di dipendenza emotiva della vittima nei confronti dell’allumeur, che ne provocano un interesse interpretativo costante e duraturo, alimentato dall’ambiguità tipica della comunicazione dell’allumeur.

..................L’elemento centrale attorno a cui si costituisce un doppio legame (illuministico) [per questo concetto i classici di riferimento sono ovviamente Bateson 1972 e Watzlawick, Beavin e Jackson 1967] è la presenza nella comunicazione di un paradosso pragmatico, ovvero la compresenza di due messaggi, che implicano ognuno un’ingiunzione che in quanto tale chiede di essere obbedita, ma che sono tra loro contraddittori o incompatibili.

Se la vittima risponde a un’ingiunzione, contraddice l’altra, e viceversa; allo stesso tempo, l’inazione risultante da questa situazione paradossale è una risposta comportamentale sbagliata rispetto a entrambe le ingiunzioni. Come recita un’espressione inglese, "you're damned if you do and you're damned if you don't".
Il paradosso pragmatico è un fatto molto frequente (nelle relazioni), e nella maggior parte delle sue occorrenze non comporta alcuna grave conseguenza. Un esempio classico e semplice: di fronte a due camicie regalateci se ne indossa una, e la lamentela ricevuta (1.1) implica che per ognuna delle due camicie valga l’ingiunzione (1.2):

(1.1) L’altra non ti piaceva?
(1.2) Per dimostrarmi che ti è piaciuta avresti dovuto indossarla.

(estratto da: http://www.script-pisa.it/)

 
 
 
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