Creato da gianor1 il 07/01/2005
Da qualche parte una farfalla batte le ali e mette in moto un meccanismo irreversibile dalle conseguenze imprevedibili.
 

 

Il mio cammino.

Post n°1062 pubblicato il 05 Aprile 2024 da gianor1
 

Ho preso coscienza che nel mio andare esistenziale quel che muta non è la visione esterna delle cose ma quella interiore, ogni giorno me ne convinco sempre più.
In tutti questi anni ho navigato con dinamismo, ho sostato in anime sconosciute, ho veleggiato ascoltando il vento, ho perso la rotta singhiozzando per debolezza, ho rincorso farfalle rischiando di finire nel precipizio, ho sognato di procedere attraverso tempeste,  rimanendo invece cristalizzato, paralizzato dal timore di non riuscire, ho incontrato difficoltà per rialzarmi trovando mani amiche a sorreggermi, senza le quali forse non sarei riuscito a proseguire. I compagni di viaggio si sono alternati, alcuni sono stati con me giorni ed io con loro mesi, altri solo istanti ed io con loro per tutta la vita, alcuni hanno cercato di fermare il navigare aiutandomi a capire parte delle mie debolezze, mi hanno strappato i vestiti di dosso mettendo a nudo le mie paure, mi hanno ferito costringendomi a lottare e suggerendomi nuove rotte. Ho incrociato druidi gentili, curandere pittoresche, antiche lavandaie con i gomiti duri come il marmo che mi hanno osservato passare in silenzio, bambini che volevano mi fermassi a giocare per sempre con loro, gladiatori pronti al certame, borseggiatori impauriti. Ho incontrato donne amorevoli come pensavo non ne potessero esistere e sensuali femmine che avrebbero potuto farmi dimenticare il dolore ma anche me stesso...  
I giorni sono trascorsi e ho accarezzato tanti mari, la pelle è certamente più solcata, la barba incolta, i capelli sempre più ricci leggermente spolverati di grigio, le spalle sono più ampie ma anche più stanche, ma gli occhi, oggi vedono in maniera diversa, arricchiti dai colori di tutti i porti visitati, anche da quelli più impervi e inaccessibili riempiti dagli sguardi che ho incrociato, dai costumi più variegati dei viandanti. E  oggi, a questo punto della navigazione che non so proprio che punto sia, i miei occhi sorridono, alle volte un po' umettati, alle volte stentando a rimanere aperti ma sorridono, perché di poche cose sono consapevole ma di essere ricco ne sono certo, ricco di vita, del mondo. Veleggerò ancora finchè ci sarà un faro che mi indicherà la rotta.

La cornice musicale che propongo è una singolare strutturazione pianistica a quattro mani. La melodia tratteggia uno svolgimento notistico di verace naturalezza: come è dimostrato dalla sua prospettiva ideatrice, quella della minuteria di un universo fanciullesco fatto di sogni, di sincere emozioni, di gioie semplici, suggerite con grazia e semplicità che non cadono mai nella leziosità languida. Tema dipinto con una partitura virtuosistica incorniciata da particolare giocondità che sottolinea il motivo con una decisa impronta di chiara matrice popolare. Buon ascolto.

 
 
 

Aprire le vele al vento della vita

Post n°1061 pubblicato il 01 Marzo 2024 da gianor1
 

Vi sono momenti in cui rifletto dove dirigere il timone dell' esistenza e per quale ragione. Anche in questi giorni che lo stress tenta di sopraffarmi, in cui l'entusiasmo è smorzato, in cui le forze sembrano venire meno. Mi domando perchè persisto nell' andare avanti, nel porgere lo sguardo intorno al mondo che sembra capace di scorrere tranquillamente anche senza di me. Ed è allora, mentre cerco disperatamente un refolo di coraggio per superare l' ennesima onda burrascosa, che dalla parte più profonda, dal basso del ventre sento risalire un gorgoglio alla gola, gli occhi che bruciano, le labbra che si abbracciano e una voce, che sembra la mia, esplodere in una fragorosa risata. Allora credo di aver capito che il mio andare porta proprio a veleggiare in acque infide e niente di più, senza una meta, se non quella di godere del mondo e di fare del mio sorriso il più grande tesoro cui posso ambire. Non importa quanto le rotte siano difficili, quanto fredda sia l'aria o insopportabile il calore del sole, finchè avrò il mio sorriso sarò vivo..e dopo... dopo non mi importa poi molto.

Il brano in esecuzione assoccia alla creatività espositiva la durezza canonica della forma compositiva. La soluzione notistica costruisce la naturalezza della melodia accanto alla fulgidezza  delle sfumature che raccolgono la solidità della composizione attraverso ogni modello di divertimento acustico. L' intero impianto musicale rimane un dialogo tra orchestra e solista, finchè il pianoforte afferma la sua egemonia dominando con un virtuosismo quasi metafisico. Buon ascolto.

 
 
 

Basta!

Post n°1060 pubblicato il 03 Febbraio 2024 da gianor1
 

In questi giorni mi sono posto la domanda del perchè rimango qui a lottare per una società che non mi piace. Perchè sto ancora qui in questo luogo in cui vivo solo di ruoli e riconoscimenti e me lo chiedo ancor più oggi che dei ruoli veramente non so che farmene. La tentazione non è quella di andarmene e mollare tutto, mandando a quel paese con le lacrime che premono e la rabbia tra i denti. No, l'immagine è andarmene dove si sente una sensibilità e qui intorno di animo non ce n'è. Come posso rispondere ogni volta che qualcuno mi chiede come va "Sono stanco..."? Ma stanco di cosa, mi sono chiesto in questi giorni, stanco perchè? Stanco di non sentire generosità e compassione. Forse manco di attenzione, oppure realmente intorno vedo solo scoraggiamento, paura e diffidenza che si trasformano in aggressività, mancanza di valori. Vengono meno i sorrisi e qualunque sia il motivo. Il fatto è che rimane il timore in cui un giorno possano mancare anche dentro alla mia anima. Non lo so. Realmente mi sembra che, tutto quello che mi avevano insegnato dovesse essere giusto e dovesse bastare per rendermi felice, non solo non ci riesce, ma nemmeno lontanamente mi dona un po' di serenità e pace. Ho bisogno di vivere, di respirare cavolo! Mi sento in apnea e circondato da mani che tirano giù, anche quelle che mi accarezzano le sento serrarsi ossute intorno alle braccia e portarmi giù, tenermi fermo. Sento crescere dentro un urlo che dalla trachea sale e fa vibrare le corde vocali fino a rimbalzare sul palato ed uscire in un "basta" senza sosta.

La colonna sonora che accompagna lo scritto permette allo strumentista l' opportunità notistica di opporre e fondere accadimenti di serenità intima a episodi pentagrammatici vivaci e turbolenti. Componimento lirico appassionato, a volte angosciato o del tutto elegiaco. L' incipit afflatto è seguito da una partitura in mi bemolle minore con un tema ombroso che ricorda i rintocchi lontani e indefiniti di una martinella. Dolce languore. Buon ascolto.🎶

 
 
 

Riprendere il cammino

Post n°1059 pubblicato il 08 Gennaio 2024 da gianor1
 

E' necessario ripartire.
Da qualcosa che mi ha fatto bene o sfacciatamente male, dalla frenesia di una qualsiasi novità, per puro istinto di libertà o di soddisfazione.
Sì, devo ripartire.
Perché la vita non deve essere una scappatoia, ma un'universo fatto di respiri e gioie.
Però devo ripartire dai colori grigi, perché possono appartenere ai ricordi, ma possono essere i colori ruffiani della consapevolezza.
Sì, devo ripartire.
Ogni motivo deve essere esistenza e scoperta, perché sinceramente a rappresentare il mondo sono capaci tutti, da oggi tento di colorare il grigio.

Da lì devo riprendere il cammino.

 

 
 
 

Il pastorello e la lavandaia al tempo del presepe

Post n°1058 pubblicato il 16 Dicembre 2023 da gianor1
 

Oggi quando hanno aperto il contenitore di cartone per portarci al lavoro, ero certo che sarebbe andata diversamente. Di notte, chiuso lì dentro, l’avevo sognata. Ero di fronte a Lei e finalmente le donavo l' agnello che tengo in braccio. Lei mi guardava. Senza mai smettere di lavare i panni, ma mi guardava. Notava me, finalmente. E i suoi occhi erano del colore del  cielo.
Poi, dopo che i miei padroni avevano svegliato anche lei, siamo stati vicini sul tavolo, mentre mettevano la carta e il muschio e le luci. Eravamo vicini, ma Lei era girata dall’altra parte. Allora le ho guardato i fianchi, la gonna verde, il ginocchio sul marmo, il profilo del piede nudo accanto al lavatoio. E il mio sogno tornava mescolato ai pochi ricordi: la camiciola bianca, le braccia allungate sui panni, quell’espressione serena e indaffarata che le avevo scoperto tanti giorni prima.
Eravamo vicini sul tavolo, poi è successo. Anniccu, il vecchio fabbro. Era accanto a me: è caduto. Un rumore bruttissimo giù sul pavimento.  Uno dei più anziani della comunità. Addio, Anniccu. Anche tu l’amavi, lo so.
Tutti l’amiamo.
E ora sono qui, piazzato al mio solito posto: il dosso accanto alla capanna. E lei là in fondo accanto al laghetto di vetro. E di fronte a lei, il posto che da sempre era stato di Anniccu è toccato al mugnaio. Bobbore
Aspetterò.
Da qui è tutto uguale a ieri. Vedo di nuovo solo il profilo del suo collo, i suoi capelli raccolti. Ma questa brezza, tra greggi e cammelli, mi porta il suo profumo. E allora inspiro forte. E sento che anche questa giornata passerà presto. E poi verrà una nuova notte, tutti a riposare dentro la scatola.
E magari la sognerò.
E lei la vedrò, lo so. La vedrò domani, quando ci sveglieranno e verremAo a lavorare. La vedrò, ne sono certo. Vedrò i suoi occhi, domani, il prossimo Natale.
                                               
                                 Appendice di fine anno

Duemilaventiquattro
mi suona bene, dunque un augurio musicale ci sta: che ci siano armonia, melodia e ritmo. Armonia nel saper gestire i rapporti con gli altri e con sé stessi, melodia nel ricordarsi di esprimersi sempre ma in modo opportuno e gradevole, ritmo per darci dentro come si deve e come ti piace. Auguri!
    
                                  

 
 
 
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L'educazione è una cosa ammirevole,ma è bene ricordare,
di tanto in tanto,che nulla che valga la pena di conoscere
si può insegnare.
Oscar Wilde



PROVERBIO SARDO
Nen bella senza peccu,nen fea senza tractu.
Non c'è una bella senza difetto,nè una brutta senza grazia.


"Il lavoro del maestro è come quello della massaia, bisogna ogni mattina ricominciare da capo: la materia, il concreto sfuggono da tutte le parti, sono un continuo miraggio che dà illusioni di perfezione. Lascio la sera i ragazzi in piena fase di ordine e volontà di sapere - partecipi, infervorati - e li trovo il giorno dopo ricaduti nella freddezza e nell'indifferenza. Per fare studiare i ragazzi volentieri, entusiasmarli, occorre ben altro che adottare un metodo più moderno e intelligente. Si tratta di sfumature, di sfumature rischiose ed emozionanti.Bisogna tener conto in concreto delle contraddizioni, dell'irrazionale e del puro vivente che è in noi. Può educare solo chi sa cosa significa amare".

 

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