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Beato Alano De Rupe

Beatus Alanus de Rupe, B. Alain de la Roche, il Beato Alano della Rupe

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SOLENNITA' DELL'EPIFANIA 2013

Post n°15 pubblicato il 06 Gennaio 2013 da beatoalano
 
Foto di beatoalano

 L'Epifania è l'ultima grande festa del Natale, che ci porta a contemplare, insieme ai Magi, gli Occhi scintillanti di Gesù Bambino. Quegli Occhi, che ci è dato di poter contemplare, se seguiamo i segni della nostra storia concreta. La Stella dei Magi, infatti, era legata alla loro storia personale di sacerdoti persiani pagani, conoscitori del cielo astrale, e il Dio Bambino non lascia nessuna delle strade umane intentate, anzi percorrendole, tutte portano alla Santa Grotta. Ma cosa ci muove alla Grotta? E' la Gioia. Nel testo greco la gioia è chiamata megale sfodra charin, gioia grande grandissima. E' come un pino che sta davanti al mare, rinsecchito e ricurvo, che scoprisse che l'aria di montagna lo farebbe diventare un colosso. Se potesse staccherebbe le radici e correrebbe verso la montagna. Anche noi, per raggiungere la Gioia Vera del Dio Bambino che apre le sue braccine per darci la consolazione del Suo Sorriso, abbiamo il vissuto della nostra vita, i bagagli delle gioie e dei dolori che sono percorsi di strada tutti tesi verso la notte Santa dell'Incontro: non esorcizziamo il ricordo delle notti oscure, non dimentichiamo le vie fiorite della Gioia: sono i percorsi che portano alla Grotta di Betlemme. Ma qual'è il segno più grande che fanno cadere i Magi ai piedi di Gesù Bambino? Il vedere Dio tra le braccia di Maria, che è diventata la Madre di Dio. Questa notte sul terrazzo della parrocchia mi sono soffermato a guardare le stelle, e oltre al segno del capricorno a forma di M di Maria con un allungamento finale a forma di J di Jesus, c'era un'altra costellazione, che non ho visto le notti precedenti, a forma di M di Maria, e dentro, tre stelle brillantissime allineate, quasi il segno della Santissima Trinità che gode di stare tra le braccia di Maria. E i Magi hanno compiuto un gesto non solo regale ma  anche profetico. San Girolamo nella Vulgata la parola dono la traduce con il latino munus (munera), che non indica tanto un dono, quanto una richiesta, un servizio, un ministero: e nell'oro sembrerebbero chiedere al Bambino Gesù il benessere, la pace, la prosperità per il mondo, una novella ed eterna Età dell'oro; nell'incenso sembrerebbero chiedere il dono del culto a Dio, che si manifesterà nel Sacrificio di Cristo sulla Croce e nell'istaurazione dell'Eucaristia, Riperpetuazione incruenta del Sacrificio della Croce; infine, la mirra, il profumo delle buone opere, ma soprattutto del profumo della grazia e della misericordia divina nel giorno del nostro transito al Cielo. Gesù Bambino, tra le Braccia di Maria, ci insegni ad amare quelle tenerissime Braccia della Madre, aperte per tenere anche noi, suoi figli mediante il Battesimo.

ps. oggi inizieranno pure i saldi, ma oggi è festa, niente negozi e centri commerciali, e così pure a Natale e Pasqua, e in tutte le domeniche e le feste del Signore, della Madonna e dei Santi: oggi non si vende e non si compra. 

 
 
 
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