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Un venerabile montaggio

Post n°526 pubblicato il 02 Maggio 2016 da Alcestidgl2
 

La Vergine con il bambino nella versione finale di Rubens

 

L'antica icona della Vergine con il Bambino

 

 

         SISTEMAZIONE DELL’ALTARE DI S. MARIA IN VALLICELLA

 

Nella chiesa in S. Maria in Vallicella e, precisamente nell’altar maggiore, avviene il primo tentativo di riattualizzazione dell’icona che avviene in ambienti ecclesiastici con un sistema d’incassature per esporre icone di genere particolare, icone miracolose.

L”incastratura” è un fenomeno estremo del culto delle immagini. Fonti del XV secolo attestano che era frequente che pale d’altare ospitassero icone di un certo prestigio, cioè all’interno di un dipinto con funzione pubblica e ufficiale da collocarsi sull’altare. Il quadro cornice era concepito in funzione del’immagine incastrata, presentandosi come un quadro celebrativo.

L’immagine incastrante funge da intermediario tra il nucleo e i fedeli costituendo un raccordo.

L’altar maggiore era dedicato originariamente alla Vergine e il cardinal Angelo Cesi, uno dei finanziatori della sistemazione della chiesa dal 1587, aveva deciso di provvedere alla sua decorazione.

Verso il 1605, gli Oratoriani decisero a maggioranza, di collocare sull’altare maggiore una Madonna con il Bambino, miracolosa e già venerata nella vecchia chiesa risalente al 1575 e assegnata agli Oratoriani dal papa Gregorio XIII.

Nello stesso anno, la congregazione si accorse di non avere denaro per la decorazione dell’altare, assorbito da spese impreviste per la facciata della chiesa. Il cardinal Angelo Cesi morì nel 1606 e gli Oratoriani si videro porgere una mano dal Monsignor Giacomo Serra, un influente membro del clero.

Egli impose per la sistemazione dell’altar maggiore  un nuovo artista, Pieter Paul Rubens e, se gli Oratoriani avessero accettato, Serra avrebbe partecipato alle spese con una somma di trecento scudi ; in caso contrario il suo denaro sarebbe finito altrove.

Gli Oratoriani accettarono imponendo pesanti condizioni icnografiche e, dal punto di vista dell’esecuzione della pala, esigerono che Rubens presentasse campioni del suo lavoro ed anticipasse di tasca sua parte delle spese per l’opera.

Il cardinal oratoriano Giuseppe Baronio aveva chiesto che vi fossero rappresentati nella pala alcuni dei Santi di cui la Chiesa possedeva le reliquie, Nereo, Achilleo, Domitilla, Mauro, Papiano e Gregorio Magno; al centro la venerata immagine della Madonna della Vallicella con il Bambino che preesisteva alla chiesa edificata dal Neri, posta tra le nuvole.

RUBENS, QUINDI, NEL 1606 OTTIENE L’INCARICO DI DIPINGERE LA PALA DELL’ALTAR MAGGIORE DELLA CHIESA NUOVA, uno dei luoghi più sacri della Roma postridentina.

Nella prima versione del 1607,olio su tela, la Vergine con il Bambino, non è rappresentata tra le nuvole né c’è la trasposizione dell’antico affresco sul quadro ma è all’interno di una cornice in pietra dipinta,  una pseudo incastratura, ambigua, dato che i putti che la circondano tentano di abbracciarla, come se in realtà non inquadrasse nulla.

Questa versione sarà rifiutata dagli Oratoriani anche perché oltre alle disattese indicazioni, risultava illeggibile a causa del riflesso della luce absidale della chiesa.

Nel 1607, muore il cardinal Baronio e con lui le rigidità iconologiche e teologiche che impedivano agli Oratoriani variazioni artistiche.

Nel 1608, Rubens fa la seconda versione, direi rivoluzionaria che ancor oggi vediamo.Non c’è più una pala d’altare ma tre pannelli distinti.

Nel pannello centrale è raffigurata la Vergine mentre nei pannelli laterali, rispettivamente a gruppi ditre: Gregorio, Mauro e Papiniano ; Domitilla fra Nereo e Achilleo.

I dipinti sono eseguiti ad olio su ardesia per contrastare i nefasti effetti della luce absidale.

Nel quadro centrale, la Vergine è posta dentro una cornice ovale, vera, disegnata da Rubens su uno sportello di rame al di sotto del quale si trova l’antica icona della Vallicella. La lastra di rame riproduce e protegge l’icona sottostante ma è sollevabile per mezzo di un meccanismo di pulegge e corde.

Assistiamo quindi al raddoppiamento dell’immagine su affresco e sullo sportello.

Un montaggio fortemente spettacolare che rafforza dottrinalmente l’immagine centrale e, assieme all’altare si pone al centro dell’attenzione.

Rubens, lavorando per gli Oratoriani, si confrontò con il problema dell’antico e del nuovo ma anche con l’immagine in quanto oggetto di venerazione e del quadro come mezzo di presentazione.  Il rapporto tra immagine e quadro è un’”intertestualità sintagmatica”.

 

Cristina Di Bartolomeo

 

 

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