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CRIS

Il mio incontro con l'arte.

"ARS NULLUM HABET INIMICUM NISI IGNORANTEM"

CORNELIUS de BIE

Un opera d'arte non è un ente intramondano nella rete dei rimandi, ma ente che dischiude un

suo mondo, istituisce un mondo di valori e di significati che provengono dalla materialità fisica

della terra.

M. Heidegger

"Of all ars, abstract paintings is the most difficult. It demands thah you know how to

draw well, that you

have a heightened sensitivity for composition and for colors, and that you be a true

poet. This last is

essential".

Wasily Kandinskij

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LA FESTA DEI MOCCOLETTI

Post n°478 pubblicato il 18 Febbraio 2012 da Alcestidgl2

Tag: Carnevale, Roma

Ippolito Caffi: Festa dei moccoletti 1817

P.N. Orlov: La festa dei Moccoletti, l'ultima notte di Carnevale 1859

Più di quattro secoli fa, dal1446, Roma è stata la capitale mondiale del Carnevale: corse di cavalli, corse di uomini

ragazzi e donne, sfilate in maschera, carriallegorici, tornei, giostre, lanci di monete insomma una girandola di

festeggiamenti che coinvolgeva tutta la popolazione e richiamava turisti di mezzo mondo. I luoghi del Carnevale erano

soprattutto Piazza Navona, Piazza del Popolo con il Corso e Piazza Venezia. Si disputava la corsa dei Berberi, sfrenata

corsa a cavallo tra piazza del Popolo e Piazza Venezia ( a volte troppo pericolosa) e nell'ultimo giorno del Carnevale,

martedì grasso, c'era la festa dei Mocccoletti: ognuno usciva di casa con un moccolo acceso e così un fiume di luci inondava

le strade, in particolare il Corso. Bisognava spegnere il moccoletto a uuna persona di sesso opposto, conservando il proprio

acceso: chi aveva il moccoletto spento. doveva togliersi la maschera. Tra la folla protetta dalle maschere accadeva di tutto,

poi con l'arrivo dell'alba tutto svaniva.

Orlov, Werner, Caffi, Thomas in pittura e Goethe in letteratura ci hanno lasciato testimonianze di questa sfavillante festa.

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Alcestidgl2 il 18/02/12 alle 19:38 via WEB

Sta rinascendo il carnevale Romano e ne sono lieta! Ciao Angelo e divertiti!

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O mio Signore,

Non prendermi per schiavo,
perché ho in me il senso della libertà.

Non cercare di indovinare i miei segreti,
perché ho in me il senso del mistero.

Non costringermi alle carezze,
perché ho in me il senso del pudore.

Non umiliarmi,
perché ho in me i senso della fierezza.

Non abbandonarmi,
perché ho in me il senso della fedeltà.

Sappi amarmi ed io saprò amarti
perché ho in me il senso dell’amicizia.