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Post n°2440 pubblicato il 09 Aprile 2008 da destraitaliana
 

La bolla immobiliare spagnola è scoppiata. I prezzi delle case sono scesi del 5-7%, e c’è chi prevede che caleranno del 25% (1). Gli investitori stranieri stanno svendendo in fretta le obbligazioni iberiche sostenute nei mutui. Ismael Clemente, il capo della branca della Deutsche Bank che si occupa di immobiliare, ha ammesso che lui e gli altri speculatori esteri stanno vendendo i titoli dei mutui ispanici col 40% di sconto. Naturalmente questo accelera il precipizio. Le vendite di auto sono crollate del 28% a marzo. Ma cosa fa il governo spagnolo?

Ha stanziato 20 miliardi di
euro per finanziare grandi opere pubbliche, anzitutto nuove ferrovie ad alta velocità, in funzione anticiclica. Una misura keynesiana. Ad effetto immediato, senza lungaggini. E con uno stanziamento enorme, nonostante la crisi certo non prometta risorse tributarie aggiuntive. Il confronto con la «politica» e l’amministrazione pubblica italiana è schiacciante. Da noi, lo Stato non è mai stato rapido a stanziare 20 miliardi di euro per contrastare una recessione; da sempre, è rapidissimo solo a «prendere» 20 o 30 miliardi di euro dalle tasche dei cittadini, con ogni nuova finanziaria. Forse gli spagnoli non hanno i verdi e gli ecologisti e i localisti fanatici che impediscono ogni opera pubblica, sia l’alta velocità siano gli inceneritori.

E già che parliamo di ambientalismo, ecco un’informazione per i nostri Pecorari Scanii che parlano a vanvera di energie rinnovabili: sabato scorso, giornata di vento forte, i generatori a vento spagnoli hanno generato 9.862 megawatt, pari al 40,8% del consumo di elettricità totale di un giorno (2). Nei giorni più calmi, i super-mulini a vento iberici coprono il 28-30% del fabbisogno di energia elettrica. Sabato la forza del vento ha superato quella idroelettrica, per la prima volta. In giugno il governo di Madrid ha varato un decreto che porterà alla costruzione di «parchi del vento» galleggianti off-shore lungo la costa, più costosi dei mulini a terra ma capaci di profittare di brezze più potenti e costanti. La Spagna, apprendiamo, è con la Danimarca e la Germania il Paese che più produce energia dal vento, e conta di triplicare la produzione entro il 2020.

I nostri ecologisti ambientalisti e pecorari, se non erro, hanno bloccato l’installazione di pochi generatori a vento in Liguria, avendo scoperto (maguarda!) che sono anti-estetici (pardon, pongono problemi di «impatto ambientale»); del resto basta aver viaggiato in Sicilia e Sardegna per aver visto quelle torri con le pale per lo più ferme, per mancanza di manutenzione. Evidentemente, una tecnologia troppo complicata per  neander(i)taliani. I nostri verdi sono così: no al nucleare, no al vento, no a tutto. Per loro, è energia «pulita» solo quella che brucia gas, la più costosa e preziosa delle materie prime energetiche. Signorini del mondo.

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Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità. Il coraggio, l'audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia. La letteratura esaltò fino ad oggi l'immobilità penosa, l'estasi ed il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l'insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno. Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità. Noi vogliamo inneggiare all'uomo che tiene il volante, la cui asta attraversa la Terra, lanciata a corsa, essa pure, sul circuito della sua orbita. Bisogna che il poeta si prodichi con ardore, sfarzo e magnificenza, per aumentare l'entusiastico fervore degli elementi primordiali. Non vi è più bellezza se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro. Noi siamo sul patrimonio estremo dei secoli! poichè abbiamo già creata l'eterna velocità onnipresente. Noi vogliamo glorificare la guerra-sola igene del mondo-il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore. Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d'ogni specie e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica o utilitaria. Noi canteremo le locomotive dall'ampio petto, il volo scivolante degli areoplani. E' dall'Italia che lanciamo questo manifesto di violenza travolgente e incendiaria col quale fondiamo oggi il Futurismo.

 

 

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Luigi Ciavardini, ex militante dei Nuclei Armati Rivoluzionari, è stato dunque condannato a 30 anni di carcere dalla Corte d'Appello sezione minori del Tribunale di Bologna. Questa condanna risulta essere, senza mezzi termini, una dichiarazione di guerra preventiva a quella parte degli Italiani non allineata all'interno dei vecchi schemi di cui il Sistema rappresenta la sintesi. All'epoca dei fatti Luigi Ciavardini aveva soltanto 17 anni ed è accusato di avere trasportato fino alla stazione di Bologna l'esplosivo responsabile della morte di 85 persone e del ferimento di altre 200. Quella strage è tuttora il più grave atto sanguinario dell'Italia nata dalla resistenza. Un massacro spaventoso che ha chiuso un decennio di piccole e grandi sconvolgimenti politici e sociali. La strage di Bologna ha sepolto sotto una coltre di morte gli anni più caldi della storia d'Italia. Ma quella strage è servita, soprattutto, a mettere fuorigioco un'intera generazione di Camerati Rivoluzionari che negli Anni 70 ha imposto fieramente la propria presenza nelle piazze di tutto il Paese. Le indagini sono andate da subito in un'unica direzione, quella dell'eversione neofascista. Un intero ambiente è stato criminalizzato e fatto a pezzi dalla meschina paura dei mercanti del Sistema. Terza Posizione è stata smantellata in seguito a questa inchiesta, mentre la storia dei Nar ha avuto un tragico epilogo di sangue ed ergastoli. Si finge di credere a questa pista unicamente per togliere di mezzo lo spettro di una nuova Rivoluzione Nazionale che con il tempo stava prendendo terreno. Francesca Romana Mambro e Valerio 'Giusva' Fioravanti vennero indicati come gli esecutori materiale, tesi che neppure eccellenti nemici politici hanno tuttora il coraggio di sostenere. A Bologna non si è fatta Giustizia. A Bologna non si è cercata Giustizia.

LUIGI LIBERO!

 
 

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