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Un blog creato da fernet_e_cola il 29/09/2006
 
 

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Addio Benazir! Muore davvero la speranza?

Post n°83 pubblicato il 31 Dicembre 2007 da fernet_e_cola
 

Fu vedendo il padre sulla forca, che, nel 1979, l'allora ventiseienne Benazir Bhutto, decise di intraprendere la carriera politica. Pur avendo studiato scienze politiche ed economia, ammetteva di non voler assolutamente intraprendere la carriera del padre, Zulfiqar Ali. Solo quando il dittatore Mohammed Zia ul-Haq condannò a morte il genitore qualcosa cambiò nella mente di Benazir.
Nel 1988, in un misterioso incidente aereo il generale Zia perse la vita: l'ultimo atto per il ritorno della famiglia Bhutto al potere era compiuto. Benazir rientrò dal suo esilio e si presentò alla guida del Partito Popolare Pakistano. Il suo Paese la premiò, facendola diventare la prima donna alla guida di un Paese musulmano. Tuttavia, solo due anni dopo a causa di scandalo per corruzione, fu costretta a dimettersi.


L'Afghanistan: un vicino troppo scomodo


Siamo all'indomani della caduta del Muro di Berlino, l'armata rossa ha lasciato l'Afghanistan, i mujhaiddin, che dal Pakistan partivano per combattere l'infedele comunista adesso non hanno più un nemico preciso. Kabul è in preda alla guerra civile, le ripercussioni su Islamabad sono devastanti. Il mercato nero che attraversa gli inesistenti confini fra i due stati mette in ginocchio l'economia pakistana. Il traffico di armi e di droga dilagano e con loro la criminalità. Karachi e il suo porto ne rappresentano l'esempio lampante.
È proprio in quegli anni che, all'interno dell'ISI (i servizi segreti pakistani), nasce l'idea di affidare ad un gruppo di persone vicine al Pakistan il dominio dell'Afghanistan. Con il tacito assenso della stessa Bhutto, che nel frattempo è tornata al potere (1993) grazie all'alleanza
con gli islamisti della Jui (l'associazione degli ulema islamici), i Taliban vengono finanziati e armati dai servizi segreti e grazie a questi aiuti riescono di lì al 1996 a conquistare il potere a Kabul. Sarà probabilmente il più grande errore di valutazione del Pakistan dai tempi della sua fondazione. Nel 1996 però, un nuovo scandalo di corruzione costringe la leader a dimettersi e a rifugiarsi a Dubai per sfuggire alle sentenze che la volevano colpevole.
Il suo posto verrà preso da Nawaz Sharif, un civile che all'interno della grande Lega dei Musulmani si oppone al potere dei militari. Durerà al potere solo due anni prima di essere rovesciato da un colpo di stato militare ad opera di Parvez Musharraf, che si dichiarerà da subito alleato degli Usa, una mossa azzardata, considerato che gli Statunitensi hanno intrapreso una guerra contro i Taliban, che molto spesso provengono dal Pakistan.

Due strani amici: ISI e estremisti islamici

È in questo contesto che vanno visti i fatti di questi giorni. Un Musharraf ormai impresentabile, per i suoi collegamenti troppo stretti con l'ISI, ma anche con gli Usa e con gli estremisti. Una Bhutto che, giurando fedeltà a Washington ancor prima di avere preso il potere, si candidava a rappresentare il ritorno della democrazia. Uno Sharif, anch'egli di rientro dall'esilio, che veniva così privato di ogni appeal e di ogni possibilità di contrastare la rivale.
Altri due attori non vanno però dimenticati. La componente islamista più estremista e i servizi segreti. Se è plausibile considerare corresponsabile l’ISI dell'assasinio, vista la facilità con cui il kamikaze si è liberato delle maglie di sicurezza, i primi sono coloro che da questa operazione traggono il più grande vantaggio.
Al di là della immediata e poco attendibile rivendicazione di al Qaeda (sulla falsa riga dell'Eta per gli attentati di Madrid), gli estremisti con un solo gesto si sono liberati di una figura scomoda come la Bhutto, che, grazie all'appoggio Usa, li avrebbe presto combattuti, ma hanno anche e definitivamente privato di credibilità Musharraf, dimostrando al mondo che sono in grado di azioni eclatanti contro chiunque. Adesso per il Pakistan si aprono ore terribili. La rabbia dei dimostranti sembra lanciarsi verso il governo ritenuto responsabile dell'omicidio. L'esercito risponderà alle provocazioni? E i sevizi segreti avranno in canna qualche altro colpo da sparare? Vorranno direttamente il potere come ai tempi del generale Zia o si limiteranno a muovere i fili?
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  5. L'amore ai tempi del Colera (G.G.Marquez)
  6. L'Opinione Pubblica (W.Lippmann)
  7. Il Manoscritto di Brodie (J.L.Borges)
  8. Illusioni Necessarie (N.Chomsky)
  9. Il Maestro e Margherita (M.Bulgakov)
  10. Corano (Muhammad)
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  12. Le Poesie di V.V.Majakovskij
  13. I Fiori Blu (R.Queneau)
  14. Utz (B.Chatwin)
  15. Il Giovane Holden (J.D.Salinger)
  16. Jihad. Ascesa e declino (J.Kepel)
 

Nel dolore e nella solitudine, il divino se ne esce dagli uomini.

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