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SECONDA TAPPA - S. GIMIGNANO: giorno 2: visita al borgo

Post n°530 pubblicato il 12 Settembre 2017 da Signorina_Golightly
 

Svegliarmi in questa camera perfetta è così dolce che vorrei dormire ancora per estenderne l'effetto. Ma c'è molto da fare, quindi giù dal letto.

Allo specchio mi dico che si cambia passo: basta sciatteria!, chè non mi guarda nessuno!

E devo ammettere che da tempo mi sto parecchio lasciando andare (precisamente da 38 anni). In questa vacanza vedo che gli uomini le guardano eccome le ragazze curate e carine.

Quindi, cara, stamattina in occasione della visita ai monumenti vai di vestitino, sandali, occhiali da sole e soprattutto CREDERCI!

Perchè sì, essere convinte è la prima cosa, e vestirsi bene aiuta ad autoconvincersi.

Così eccomi davanti allo specchio: ok, la prossima volta giuro che metto nel trolley almeno un braccialetto e una matita per gli occhi, ma non sarà questo a smontarmi ora, "perchè io ci credo".

E con questa cieca convinzione prendo la porta e scendo in strada. C'è il sole, un bel cielo sereno e, porca miseria! che cavolo è questo vento??? Neppure il tempo di svoltare l'angolo, che il mio vestitino inizia a sollevarsi che non mi basterebbe essere la dea Khalì per tenere coperte le mutande.

E penso "ma chè, solo io???". Dove sono le altre donne? Le altre donne sono lì, intorno, in giro, solo un po' più astute e dotate di quel minimo di intelletto che consente loro di portarsi diversi abiti adatti all'occasione. C'è vento? Gonna lunga o pantaloni, imbecille!

Crederci? Be', almeno questo mi pareva il trucco. Ma mi sa che questo trucco  ha una piccola, forse infinitesimale, quota di errore...

Segnato sul taccuino "impara qualcosa da questo vacanza": portati abiti per essere carina chè poi ti penti!

Tempo un quarto d'ora e sono di nuovo in strada alla solita maniera: da campeggiatrice dei poveri. Pazienza.

Una cosa che adoro di San Gimignano, e che da questo punto di vista associo a Venezia, è che è interamente pedonale (No cars go, come direbbero i cari Arcade Fire).

Raggiungo in fretta la centrale piazza Duomo e finalmente arraffo una mappa della città. Da qui l'umore cambia: ho la città in pugno!

Decido di partire da ciò che mi attira maggiormente e che a quest'ora è ancora relativamente poco preso di mira dai turisti (vantaggio di dormire nel borgo: arrivare prima): la salita sulla torre (l'unica pubblica) Grossa, la più alta.

                        La Torre Rognosa e il Chianti

                                    (La Torre Rognosa e il Chianti)

So già che, per quanto emozionante, l'effetto non potrà essere tanto sorprendente come per chi non è abituato per lavoro alle altezze (il mio lavoro purtroppo mi toglie parecchio della meraviglia di andare in giro). Così, messa via l'aspettativa, mi godo l'esperienza per come posso: meravigliosa vista a 360 gradi sulle altre torri, sui tetti rossicci del borgo e soprattutto su tutta la campagna circostante. Pure sui campi di ieri! Li guardo e li riguardo questi dolci pendii dai colori che virano da diverse tonalità di verde, al giallo al marrone, e mi dico che voglio andarci, voglio addentrarmici e stendermici sopra, come fosse un gigantesco ed accogliente lettone.

Scesa dalla torre, inizio il giro dei musei accessibili con il mio ingresso unico, dal palazzo comunale che ha visto Dante tra i suoi ospiti, alla porta della casa della patrona (e sfigatissima) Santa Fina. E poi, attraverso un tortuoso giro tra vie e viuzze, mi sposto verso nord fino al complesso che ospita una mostra del fotografo Cartier - Bresson, poi ancora la spezieria e infine il motivo per cui ho messo il turbo visitando con ritmo militare tutti i musei di San Gimignano: arrivare per l'ora di pranzo a farmi un panino da mangiare per strada, in modo da avere lo stomaco abbastanza pieno per la visita nel primo pomeriggio al museo del vino (taaaaac) alla Rocca.

Eccomi in fila per la mia tesserina da 5 assaggi di Vernaccia con vista colline del Chianti. Come in uno spartito musicale c'è l'attimo per gustare il liquido divino, quello per scorrere una pagina del libro e quello per uno sguardo alle colline.

                       'Le otto montagne' e un calice di Vernaccia

                       ("Le otto montagne" e un calice di vernaccia)

Sorseggiando il mio calice noto un ragazzo centrafricano che sorveglia i tavoli, pronto a scattare per rendersi utile. Poi ne noto un altro: portano via i bicchieri vuoti degli avventori che se ne sono andati, e a dire il vero pure quello che hai ancora in mano! Quando mi alzo per scattare una foto al panorama uno di loro rimette a posto una sedia che avevo spostato per esigenze fotografiche. E quando entro nelle sale espositive (e va be', chissene...mica sono venuta qui per questo! Diciamo che già che ci sono faccio un giretto veloce) un altro ancora insiste che devo mettere gli occhialini 3d.

Insomma, solerti, attenti, ma un po' rompipalle!

Ma che ci fanno qui? Mi faccio l'idea che il museo collabori con qualche associazione di accoglienza di giovani immigrati, e in effetti ci prendo: la receptionist (gentilissima nello spiegarmi l'uso dei distributori di vino e carina nel suo non spingermi a fare il biglietto più costoso "sa che le dico? Secondo me con gli assaggi che ha fatto si è fatta un'idea esaustiva del vernaccia") mi spiega che è proprio così. Evidentemente questi ragazzi desiderano rendersi utili e non sopportano di stare con le mani in mano. Purtroppo questo museo non si presta a chissà quale intensa attività di ricezione, e loro sono in soprannumero rispetto alle esigenze. Ma forse l'orario non è il più frequentato, e io me ne esco da lì pensando che l'ente museo sta facendo una cosa davvero carina.

Lasciati gli assistenti troppo interventisti del museo, rientro in camera con un solo pensiero: calpestare quelle colline che vedevo dalla sommità della torre e che mi avevano spinta a questa meta. 

Mi incammino di nuovo per la Via Vecchia, questa volta scendendo più giù e infilandomi in un uliveto, dove alterno lo scatto di fotografie al profilo del borgo che si staglia inconfondibile tra le colline e il cielo, al dolce far nulla, sdraiata sulla schiena. 

Respiro intensamente l'aria e tutti i profumi delle piante e della terra. Mi sembra quasi di non respirare da un anno e forse più. E cerco di trattenere il più possibile quel momento. Per goderlo appieno estraggo dallo zaino il mio kindle: quel posto e la lettura sono un abbinamento troppo goloso per resistere. Per qualche istante penso sia il paradiso, mi dico che quello è un piccolo pezzo di felicità e che difficilmente avrò momenti così perfetti. Ma a domani cerco di non pensare.

                      Pisolando tra le viti in un tardo pomeriggio estivo (San Gimignano) - Napping in a late summer afternoon among the vineyards

    (Pisolando tra le viti in un tardo pomeriggio estivo (San Gimignano)) 

Poi sbircio verso il campo del vecchietto e lo vedo! Mi invita ad entrare liberamente e andare dove mi pare. Trascorro più o meno così il resto del pomeriggio, e prima di sera sono a casa. Per cena oggi mi bastano frutta, cantucci e lo yogurt che ho preso appena fuori dalle mura. 

Serata di lettura di "Le otto montagne" che ho appena cominciato, scambiando due chiacchiere con i piccioni di tanto in tanto.

 
 
 
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