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Il Vesuvio universale, Maria Pace Ottieri (parte 3)

Post n°1404 pubblicato il 12 Novembre 2023 da Signorina_Golightly
 

"guerra tra il clan degli Ascione-Papale e il clan dei Birra-Iacomino, le due famiglie che da trent’anni si spartiscono la città. La strada che divide le due città è quella che dalla stazione della Circumvesuviana porta agli scavi, via IV novembre. Ercolano è stata un campo di battaglia, un morto al giorno in pieno centro, o a domicilio, il coprifuoco alle sette di sera, molte vittime innocenti, l’ultima, Salvatore Barbaro, ucciso in via Mare nel 2011, perché alla guida di un’automobile identica a quella del bersaglio designato. [...]   La posta in gioco è il piú grande mercato di droga del Sud, la migliore cocaina d’Italia arriva qui dal Sudamerica con le navi, o meglio sotto le navi. I sommozzatori sott’acqua staccano i carichi dalla chiglia e li portano a terra. [...] l’assenza di un teatro, di un cinema, di una scuola superiore fino a pochi anni fa (il tasso di analfabetismo è il piú alto tra i comuni vesuviani), [...] del borgo marinaro nato nel 1319, nucleo originario del paese, non resta traccia. Come le persone, le città hanno un destino inscritto nella loro biografia, nella posizione geografica, nell’agguato del caso. Fu l’inizio del declino di Torre Annunziata, la città piú popolosa e piú laboriosa della provincia di Napoli: [...] qui le fabbriche invocate da Sergio Zavoli c’erano. [...] C’è stata un’epoca in cui Torre Annunziata era una città dove tutti lavoravano. [...] Sui tetti a terrazza dei vecchi palazzi di Torre Annunziata e sui marciapiedi di corso Umberto I, il corso principale, ondeggiava un mare giallo e profumato di spaghetti stesi su file di canne ad asciugare. [...] Erano i pastifici la vera ricchezza della città, lo scirocco per impastare, il soffio lieve della tramontana per asciugare, il chiamatore, la persona che li sentiva cambiare per primo passava all’alba ad avvertire di casa in casa gli operai perché corressero al pastificio: l’impastapasta, il serrapresa, gli alzacanne, gli sfilacanne, i tiracanne. [...] Prima dei pastifici erano nati i mulini. Grazie a un raro aristocratico lungimirante, Muzio Tuttavilla, conte di Sarno, già nel Seicento, Torre è alimentata con l’acqua dolce di un canale, chiamato da quel momento in poi canale del Conte. Tuttavilla, che è costruttore di mulini, diventa il principale fornitore di farine e semole della città di Napoli. [...]  Alla fine del Seicento i vermicellari di Torre Annunziata sono abbastanza numerosi da potersi costituire in un’arte. [...] Erano piú di cento i pastifici fino alla Prima guerra mondiale, alla fine degli anni Sessanta avevano chiuso tutti tranne uno: [...] Setaro che insiste ancora oggi a produrre la pasta con le macchine degli anni Trenta, ad asciugarla a bassa temperatura, a impacchettarla a mano [...] I pastifici artigianali non hanno saputo reggere alla competizione della macchina continua che consentiva tutte le fasi della produzione in qualsiasi luogo, quarantamila chili di pasta all’ora contro i centocinquanta delle vecchie macchine, ai prezzi bassi dell’industria del Nord, agli assolutismi dei sindacati e alla liberalizzazione degli scambi che agevolò le farine francesi"

"Quale luogo in Italia era piú adatto all’industria del golfo di Napoli? Dove si potevano trovare un’altrettanto impressionante esuberanza di braccia inoperose, una simile urgenza di sfogare tante energie inerti [...] Vennero poi l’Ilva, la Dalmine, l’Italtubi, la Deriver, le industrie chimiche Fervet e Lepetit, tutte o quasi costruite sul litorale che dal Settecento era assurto a simbolo di bellezza assoluta, paesaggio per eccellenza. [...] Nessun progresso riesce mai a prefigurare i suoi guasti, l’uomo è incapace di vedere il futuro che puntualmente arriva già invecchiato. [...] Esaurita la spinta del miracolo economico, la politica dell’intervento pubblico nel Mezzogiorno vacilla, lo Stato ritira progressivamente le sue partecipazioni e nel corso di qualche decennio le fabbriche fiorite nel secondo dopoguerra sono spazzate via. [...] Il corso principale è vuoto e desolato, sbarrati con la saracinesca abbassata e le assi inchiodate i vecchi negozi sul corso con le insegne degli anni Settanta, il Teatro Moderno cade a pezzi, il porto dove arrivavano le navi con il grano dalla Russia − il famoso Taganrog ucraino − insabbiato e deserto; la Villa di Poppea, moglie di Nerone, per metà ancora sepolta e per sempre sotto la Polveriera, non riesce a dirottare che alcuni insaziabili dei tre milioni di turisti che ogni anno visitano Pompei, le spiagge sono costellate da montarozzi di immondizia"

"Torre del Greco [...] una nuova eruzione distrusse ancora una volta, completamente, la città. [...] Torre del Greco era il piú marinaro dei paesi vesuviani, i suoi abitanti erano pescatori di pesce, di spugne, di coralli, o marinai"

"Dall’eruzione che la cancellò, nel 79 d. C., per milleottocento anni Pompei non è piú esistita. Si è chiamata lungo i secoli Valle di Pompei: una campagna desolata e abitata in modo sparso da un migliaio di contadini miserrimi e immersi nelle tenebre di stregonerie e superstizioni. [...] Fino all’arrivo negli anni Settanta dell’Ottocento di un visionario, un giovane avvocato pugliese che si sente investito da una missione divina: costruire di fronte ai ruderi della Pompei pagana, la Nuova Pompei cristiana. [...] In vent’anni, come un bambino meticoloso con i mattoni del Lego, Bartolo Longo ha costruito dal nulla una città: la chiesa, le case per gli operai che lavorano alla sua costruzione, la grandissima piazza, le strade larghe tra file di platani ed eucalipti, l’asilo, la scuola, l’orfanotrofio. Una piccola città omogenea, tagliata da larghi viali alberati, tutta diversa dalle altre città vesuviane. [...] La città era circondata da aperta campagna infestata da briganti, ci voleva anche una stazione dei carabinieri e i carabinieri arrivarono. [...] Bartolo Longo, il fondatore della Lourdes italiana, come lo chiamava Benedetto Croce, [...] Ora che si sono raccolte le orfane, ci vogliono delle suore che si occupino di loro. Dopo aver chiesto invano a molte congregazioni esistenti, Bartolo si risolve a fondarne una nuova di zecca, le Figlie del santo Rosario di Pompei, terziarie domenicane [...] le regole: l’educazione delle bambine, il decoro del Santuario, cucinare e tenere in ordine la biancheria dei sacerdoti, cucire corredi per le famiglie signorili e fabbricare calze per il sostentamento loro e delle bambine, fare il bucato. [...] Una delle sue intuizioni piú originali sono i carcerati, [...] L’Italia sarebbe stata la prima a occuparsi dei figli dei carcerati: era una battaglia nuova e accanitamente osteggiata dalla Scuola antropologica criminale di Cesare Lombroso, imperniata sulla convinzione che fosse impossibile mutare natura ai figli di delinquenti. [...] Dopo l’orfanotrofio nasce l’Ospizio per i figli dei carcerati: riabilitare, dare consapevolezza e dignità attraverso il lavoro, di per sé educatore, [...] organizza la banda, perché la musica è l’altro perno fondamentale. [...] Le opere sociali del Santuario sono piú vive che mai: chiusi gli orfanotrofi da una legge dello Stato nel 2006, si sono aperte le case famiglia"

"la costruzione del real sito costituí il primo passo di una nuova strategia di controllo del territorio e di presenza dello Stato che il re aveva ben chiara, l’avvio di un progetto di formazione della città metropolitana, la definizione non è dunque un’invenzione degli amministratori contemporanei, Napoli, dopo Parigi e Londra, era per numero di abitanti la terza città d’Europa. [...]  La presenza della Reggia di Portici trasformò completamente il paradigma urbanistico del territorio, la città vesuviana crescerà sullo schema Reggia-Parco: da un lato lo sviluppo lineare sulla costa, dall’altro quello radiale rispetto all’asse Vesuvio-mare. In meno di cinquant’anni spuntarono l’una dopo l’altra centoventidue ville, le cosiddette Ville vesuviane, progettate dai migliori architetti dell’epoca, Luigi Vanvitelli, Ferdinando Fuga, Ferdinando Sanfelice e molti altri. Nessuno ci abitava stabilmente, ma per l’aristocrazia napoletana fu una corsa ad assicurarsi la vicinanza alla corte e al re, [...]  Tranne poche decine [...] le ville si disposero lungo la settecentesca via Regia delle Calabrie che collegava la capitale del Regno borbonico al versante tirrenico del Sud d’Italia, e soprattutto si concentrarono in gran numero nel tratto tra Portici ed Ercolano, detto per questo «il Miglio d’oro»."

"le ville e i loro giardini contribuirono a cambiare il paesaggio della costa: spazzarono via la macchia mediterranea, allontanarono il mare dalle abitazioni e rafforzarono la formazione di una città diffusa"

"Valeria Pezza, professore ordinario di Composizione architettonica [...]   sostiene addirittura che niente è irreversibile, il progresso si fa e si disfa da un momento aall’altro, non sono irreversibili nemmeno le trasformazioni piú recenti e distruttive, quello che invece finisce per essere un po’ complice e un po’ strumentale è la rassegnazione."

"il primo gesto di ribellione alla distruzione del paesaggio settecentesco sarebbe restituire il mare alle città e per farlo bisognerebbe interrare o sopraelevare la ferrovia, perché fu proprio la Napoli-Portici, la prima ferrovia italiana, tra i primati borbonici piú esaltati, il definitivo colpo d’ascia che separò il mare dalla costa alterando tutti gli equilibri e aprendo il varco alle fabbriche, ai porti inutilizzati, alla crisi della pesca, all’impossibilità di usare il mare. «In nome della modernità e dell’innovazione», [...]   Al razionalismo ottocentesco premeva fondare modelli astratti e a priori da applicare alla città, non riconoscere e rielaborare le forme esistenti. [...] nell’ultimo decennio dell’Ottocento, quando, sull’onda della legge di Risanamento per Napoli, si pensò utile e moderno sventrare l’intreccio di strade delle città storiche con grandi viali alla maniera di Haussmann. [...] Una volta mutilati della vicinanza con il mare, i viali dei parchi e dei giardini non erano piú altro che terreni vuoti da lottizzare: interi condomini sono sorti legalmente nei parchi delle Ville vesuviane, alveari di sette otto piani che continuano a chiamarsi «Parchi» per ammiccare alla natura, alla bellezza, al privilegio."

"Col terremoto dell’Irpinia [...] I prezzi scesero e a migliaia, espulsi dalle campagne o sfrattati da una Napoli ormai satura, si riversarono nell’allegra Portici, fino ad allora ameno luogo di villeggiatura, il numero di abitanti schizzò a sessantacinquemila, la densità abitativa di una città cinese, indiana, africana." 

"un regno che non c’è da un numero di anni superiore a quelli della sua durata, ma di cui molti aspettano il ritorno. Centocinquantasette anni sono poca cosa per famiglie la cui origine si perde in un passato lontano: il tempo della nobiltà, come sangue troppo denso, non scorre, è paziente, secolare, abituato a sacrificare le esistenze individuali a quelle dinastiche."

"Vesuvio cambia profilo a ogni fermata. [...] Ti segue, si muove con te, come se fossi tu a muoverlo con una lunga bacchetta. [...] Sotto il Vesuvio la lava piú temuta è d’acqua, [...] la colata d’acqua e fango innescata da forti piogge che a differenza della sua sorella di fuoco non si ferma, si insinua perfino nelle cantine e squarcia le botti. [...] Lo sapevano bene i Borboni che agli inizi del Seicento si lanciarono in una delle loro imprese piú imponenti, i Regi lagni, la vasta rete di canali artificiali per irreggimentare il deflusso verso il mare delle acque sorgive e piovane che scendevano dalle pendici del vulcano. Gran parte degli acquitrini scomparve, diminuí il flagello della malaria, furono recuperati all’agricoltura novantamila ettari di campi fertilissimi e si introdussero nuove colture"

"Una volta alzati tetto e pareti esterne, la casa si considera finita e per abbatterla il sindaco deve emettere un’ordinanza contro la quale il proprietario ricorre al Tar che il piú delle volte sospende il provvedimento. Nel frattempo, mai inferiore a quattro anni, si violano i sigilli e si procede con i lavori, una casa cresciuta al nero, specie se singola, ha il vantaggio di non esistere e di non pagare tasse né utenze. Rari come eclissi di sole gli abbattimenti che implicano una procedura troppo lunga e costosa [...]  È perfino difficile trovare imprese disponibili, i rischi sono molti e le gare d’appalto vanno deserte. [...] l’intoccabilità di cui godono gli abusi di costruttori o di proprietari di ristoranti e alberghi con piscine e colonne corinzie sulle pendici del Vesuvio e l’abitudine facile e vile di prendere di mira le case dei poveracci, di solito dopo dieci o vent’anni che ci abitano. [...] l’abusivismo in Italia non è mai stato percepito come una trasgressione, ma come una variante dell’attività edilizia. Dall’alto, lo si è sempre considerato l’indispensabile lievito di un’economia che doveva riprendersi dalla guerra; dal basso, un’attività legittima, giustificata dal diritto alla casa e dalla cronica penuria di alloggi per i piú poveri, nonostante il dilagare di costruzioni"

"quando ha avuto inizio la devastazione sistematica di questi luoghi? Un punto di non ritorno è stato il terremoto dell’Irpinia, la sera del 23 novembre 1980. [...] tremila morti, [...] grande affare della ricostruzione nelle mani di imprenditori, amministratori pubblici, banche e malavita [...] L’ampia discrezionalità che la legge concedeva per ragioni d’urgenza fu immediatamente intesa come libertà di arbitrio totale, una delle piú sfrenate che la storia italiana possa annoverare. Pochi giorni dopo il terremoto, l’11 dicembre, fu ucciso Marcello Torre, sindaco di Pagani, colpevole di non aver assecondato il sodalizio criminale nell’affidare gli appalti per la rimozione delle macerie, un chiaro avvertimento di quello che sarebbe successo a chi non avesse partecipato al grande banchetto a cui imprese edili, cooperative e faccendieri accorsero da tutta l’Italia. Due anni piú tardi, nel 1983, con un nuovo dispositivo legislativo, i commissari estesero alle imprese che costruivano le case altre opere infrastrutturali considerate funzionali alla ricostruzione. [...] in tutti i campi della ricostruzione le organizzazioni camorristiche si sono insediate nei settori fondamentali dell’edilizia: dal movimento terra, alla fornitura degli inerti, alla produzione e distribuzione del cemento e del calcestruzzo. [...] Eppure manifestazioni conclamate della malattia erano già evidenti ai tempi della piú nota legge italiana sull’edilizia, la 167 del 1962, quella sull’edilizia popolare, che a Napoli divenne il Nuovo piano regolatore della città. [...] Dal 1962 al 1985 la superficie urbanizzata della provincia si moltiplica per cinque volte e i comuni vesuviani registrano un aumento della popolazione del cinquanta per cento con balzi del centocinquantaquattro"


 
 
 

Il Vesuvio universale, Maria Pace Ottieri (parte 2)

Post n°1403 pubblicato il 12 Novembre 2023 da Signorina_Golightly
 

"Tutto quello che i difensori degli agricoltori dicono potrebbe essere consolante: non si trova niente, nessuno ha mai rinvenuto rifiuti pericolosi, il metabolismo delle piante fa sí che gli inquinanti si autoeliminino, l’ipotesi di un vasto territorio avvelenato non regge alle verifiche e alle analisi scientifiche sul campo. Ma non è consolante se il prezzo da pagare per accettare questa versione è il dissolversi di oltre quarant’anni (le prime denunce sullo smaltimento illegale di rifiuti risalgono al 1972) di evidenze sull’esistenza di un’economia illegale solida e strutturata che ha visto il Nord e il Sud stringersi, come nemmeno Cavour e Garibaldi avrebbero sperato"

"Cono del Vesuvio, dove sorgeva dal 1841 anche l’Osservatorio [...] La valle tra le due cime [...] è detta la valle dell’Inferno perché è una parte della caldera del Somma e durante le eruzioni si riempie di lava incandescente come una vasca."

"i guardaparco non ci sono piú, ci sono i carabinieri forestali [...] Il  Parco dispone di due milioni di euro, uno assegnato dal ministero dell’Ambiente e uno ricavato da una percentuale sui biglietti staccati per la visita al cratere, dopo Pompei, il secondo luogo visitato in Campania."

 "«La camorra quando credi che sia nata? Con l’Unità d’Italia, [...] per far entrare Garibaldi a Napoli c’era bisogno di eliminare la polizia borbonica, il prefetto di polizia [...] affida la sicurezza della città ai piú forti capobastone dell’epoca. Ma i guaglioni dicono “io non vengo a fare il poliziotto per senzaniente” [...] Era nata la “Cavourra”, [...] La dimostrazione che l’Unità d’Italia ha interrotto il fulgido avvenire del ricco e progredito Regno delle Due Sicilie: i collezionisti di primati borbonici snocciolano la prima ferrovia italiana, il primo ponte sospeso in ferro, il primo museo al mondo, Capodimonte; e poi la prima nazione a fare la raccolta differenziata e a costruire in modo antisismico, il primo osservatorio astronomico, le prime cattedre di astronomia ed economia, la prima assistenza sanitaria gratuita, il primo sistema pensionistico…"

"Proprio quando il Regno delle Due Sicilie si stava trasformando in un grande Stato moderno, l’opera delittuosa delle sette che governavano la Francia e l’Inghilterra e la brama di conquista dei Savoia ne distrussero ricchezze e tradizioni. [...] Ma questo solo a patto che si accettasse di contemplare gli altrettanto straordinari primati negativi di cui si tace: punte del novanta per cento di analfabetismo in Sicilia e di poco meno nel Regno di Napoli; ospedali cosí fatiscenti che gli stessi poveri rifiutavano di ricoverarsi; solo tre strade postali e la stragrande maggioranza dei paesi non collegati tra loro; le ferrovie, dopo l’esordio della Napoli-Portici, erano ferme a centoventicinque chilometri in tutto il Regno. Il regime borbonico difendeva gli interessi dell’esiguo ceto dominante: la famiglia reale, l’aristocrazia di sangue e l’alto clero"

"I vesuviani amano i loro luoghi, il primo sguardo al risveglio è al Vesuvio, su cui di solito, nelle loro case volte al mare, si affacciano le finestre della cucina o del bagno. Vogliono saperlo vivo, quando ne sono lontani, li divora la nostalgia."

"Prima dell’avvento dell’età moderna il rischio apparteneva all’ordine naturale delle cose, trascendeva la dimensione volontaristica, segnalava la presenza di un pericolo oggettivo che si attribuiva al fato, alla volontà divina o alla natura, non a una condotta umana sbagliata. Poi la considerazione dei rischi diventa un fenomeno tutto interno alla ragione umana: sorge da una volontà e si manifesta come espressione di una volontà, mentre il pericolo accade e deve essere fronteggiato. È lo sguardo disincantato dello scienziato sulla natura a illudere che la ragione possa dominare la natura, che, almeno in linea di principio, con il progredire delle conoscenze sia possibile prevedere e dunque prevenire ogni minaccia."

"Il Vesuvio è uno dei pochi vulcani a recinto della Terra (ce n’è uno anche su Marte), nato all’interno di un edificio precedente, il monte Somma."

"La storia delle eruzioni del Vesuvio si può distinguere a grandi linee in tre cicli: un’attività antica fino all’eruzione pliniana del 79 d. C., un’attività intermedia compresa fra il 79 e il 1631 e un’attività successiva che termina con l’eruzione del 1944."

"Ema, «eruzione massima attesa»: la dicitura comparve nel primo piano di emergenza redatto dalla Protezione civile nel 1995, per indicare l’eruzione considerata come la piú probabile in un’eventuale ripresa di attività del Vesuvio, non la peggiore delle eruzioni, ma la peggiore dell’ultimo millennio, quella del 1631, quando il Vesuvio esplose dopo cinque secoli di silenzio, classificata come subpliniana, un grado meno catastrofica della pliniana del 79 d. C."

"le grandissime eruzioni, quelle che si conoscono dai tempi geologici, e possono verificarsi a distanza di millenni, si contano sulle dita di una mano: [...] Rarissime ma catastrofiche, formano le caldere e producono effetti simili all’impatto di un meteorite. L’eruzione dell’Ignimbrite Campana, che trentanovemila anni fa diede origine alla caldera dei Campi Flegrei, è considerata la piú violenta degli ultimi duecentomila anni. Una colonna di ceneri e gas alta piú di quaranta chilometri si alzò nel cielo e dopo alcune ore collassò inondando con una nube infuocata tutto il territorio circostante fino a settanta chilometri di distanza. Gran parte della piana campana fu sepolta da una coltre di tufo alta fino a cento metri, mentre le ceneri piú sottili trasportate dai venti arrivarono in Russia e, bloccando nell’atmosfera i raggi solari, provocarono un vero e proprio «inverno vulcanico», una riduzione della temperatura terrestre di diversi gradi centigradi che in Europa oscillò da sei a nove gradi."

"Le eruzioni di media potenza sono un discreto numero e molto piú frequenti le piccole e piccolissime."

"Da quando il Vesuvio è tornato nello stato di quiescenza, dopo il 1944, non si sono piú registrati parametri che possano far pensare a una riattivazione. [...] Il condotto si è chiuso, ostruito dai materiali sprofondati, il pennacchio piú celebre del mondo è scomparso, la lava si è solidificata, i segni di vita del vulcano si riducono a piccole emissioni di vapore."

"«Una cosa la sappiamo, che generalmente piú è lunga la quiescenza di un vulcano e piú può essere violenta la riattivazione, ma nemmeno questa è una regola"

"Succede anche che l’eruzione non si annunci con segni precursori chiari."

"è quasi certo che avverrà un’eruzione, ma quando e che tipo di eruzione non abbiamo le conoscenze scientifiche per poterlo dire»."

"Un uomo e una donna in fuga sepolti dalla cenere, le braccia alzate a ripararsi il volto, in un ultimo, disperato gesto di protezione. Sono stati trovati cosí non a Pompei, ma a San Paolo Bel Sito durante lo scavo per la costruzione di un supermercato, lo scheletro della donna sepolto tra le radici di un nocciolo, l’uomo poco lontano, perfettamente conservati, distesi su un letto di pomice, a diciassette chilometri dal Vesuvio. [...] Gli scheletri emersi nel 1995 a San Paolo Bel Sito hanno permesso di riscrivere la storia del vulcano, fino alla loro scoperta si credeva che l’eruzione piú violenta del Vesuvio fosse stata quella di Pompei. [...] Un evento ben piú grave accaduto nell’antica età del Bronzo: l’eruzione delle Pomici di Avellino. A testimonianza di quest’antica catastrofe ci sono i depositi di cenere vulcanica, lasciati dal passaggio delle nubi ardenti di 3800 anni fa, trovati sotto il Maschio Angioino, al centro di Napoli. [...] «La scoperta dice come un’eruzione di analoga potenza potrebbe rappresentare un rischio per tutta l’area attorno al vulcano, a 360 gradi»"

"Il risultato che emerge dalla ricerca è che lo scenario estremo, il peggiore possibile di un’eruzione del Vesuvio, non è piú Pompei. [...] Perché gli scienziati ipotizzano scenari cosí diversi? [...] «Bisogna decidere da che cosa ci si vuole difendere, è un problema di costi e benefici e di capacità organizzative. Se ci si vuole difendere da un evento di maggiore energia ci vogliono maggiori risorse, maggiore impegno. Se si fa una scelta di probabilità, allora la Protezione civile, con i tecnici che hanno contribuito a questa scelta, cerca un compromesso tra le probabilità di accadimento dell’evento e i costi dell’impegno. Meno probabile è l’eruzione e piú si alzano spaventosamente i costi. Ci si può difendere anche dal massimo evento possibile, ma il massimo evento possibile è senza limiti."

"Tutto quello che si può dedurre dall’osservazione delle pareti del vulcano dice solo una parte di ciò che succede nelle sue viscere [...] Perché un vulcano erutti, il magma che si accumula deve aprirsi un passaggio verso la superficie fratturando le rocce soprastanti. Mentre risale formando il condotto vulcanico, può provocare terremoti, rigonfiamenti del suolo, variazioni della composizione chimica e della temperatura dei gas delle fumarole, minime variazioni del campo microgravimetrico, quei segnali precursori che gli strumenti sofisticati a disposizione degli scienziati dell’Osservatorio vesuviano, nel corso di campagne periodiche, sono in grado di cogliere."

"si è visto che c’è una zona di onde sismiche a bassa velocità, a circa otto chilometri di profondità, sotto il Vesuvio, dello spessore probabile di un chilometro e questa zona è stata interpretata come un accumulo di magma, una grande camera magmatica. [...] Anche sotto i Campi Flegrei è stata trovata una zona di onde sismiche a bassa velocità, affine alla prima, e il passo successivo è stato quello di dire che i due grandi bacini magmatici sono collegati, cioè che tutta la zona vulcanica, Ischia, Campi Flegrei, Vesuvio e parte della piana campana, quindi diversi chilometri quadrati, sarebbe un grande bacino magmatico. Si tratta di un’ipotesi avanzata da alcuni ricercatori e per ora non ancora provata da dati scientifici."

"si dovrebbe procedere a nuovi esperimenti di tomografie sismiche, le esplosioni artificiali, al costo di centinaia di milioni di euro e la mancanza di finanziamenti è cronica. La ricerca dei vulcanologi e dell’Osservatorio non è come quella della scienza medica: per ottenere finanziamenti deve dimostrare l’utilità di un simile esperimento ai fini di una valutazione del rischio, dimostrare di saper prevedere le eruzioni."

"Anche il Vesuvio si assoggetta a un tempo piú abissale del suo, quello dei movimenti della Terra. [...] Sono le forze tettoniche legate allo scontro tra la placca africana a sud e la placca euroasiatica a nord: l’Africa che si infila sotto la Calabria, metafora geologica del grande fenomeno antropologico che sono le migrazioni nel nostro secolo. Una subduzione parziale, un centimetro all’anno da milioni di anni, che genera due fenomeni osservabili: da un lato la formazione della catena degli Appennini e delle Alpi e dall’altro una rotazione in senso antiorario che produce l’espansione del bacino del Tirreno, come fosse un oceano in formazione, un proto-oceano."

"Ercolano è stata segnalata in un convegno di archeologi come l’area archeologica nel peggior stato di conservazione tra quelle non interessate da una guerra civile. [...] Resina, come si chiamava Ercolano fino al 1969, poco piú di un borgo fatto da corso Resina con il Miglio d’oro delle ville vesuviane [...] A differenza di Pompei sepolta da una coltre di cenere e lapilli, Ercolano, il giorno dopo l’eruzione del 79 d. C., fu investita da sei ondate di fango vulcanico, i cosiddetti lahar, che induritesi fino a raggiungere la consistenza del tufo, avvolsero la città sotto una coltre di venti metri. Il duro strato che sigillava la città, il «pappamonte», come lo chiamano gli archeologi, era assai piú arduo da penetrare della cenere di Pompei. [...] I bambini di via Mare crescono per la strada, i padri sono in carcere o ammazzati, le madri si arrangiano per campare. Lasciati a loro stessi, manovrano armi e droga a otto anni, spesso non vanno a scuola, capita che non vengano nemmeno iscritti o ne siano allontanati perché violenti. [...] Alla povertà si aggiunge l’impoverimento, l’aspirazione a una vita di consumi che non si possono permettere, le rate per il Bimby, il Folletto, il frigorifero grande come un armadio. Nelle case di via Mare si possono trovare armi, centinaia di chili d’erba da impacchettare, sacchi di cocaina e pezzi di rame. [...] In nessun altro scavo archeologico del mondo sono stati trovati tanti manufatti e materiali deperibili che raccontano la vita di una città come a Ercolano: la forma di pane col sigillo del panettiere, l’argano montato su un pozzo con la sua corda, la vasca da bagno in bronzo, la matrice per i gettoni che si usavano come biglietti d’ingresso alle terme o a teatro. E centinaia di brocche, vasi di vetro interi, sculture in bronzo. Gli antichi non conoscevano la sciatteria, ogni oggetto nasceva da abilità e grazia, perfino un semplice colino era trapunto da piccoli fori che compongono un disegno firmato dal marchio dell’artigiano. [...] Il legno è il tratto distintivo dell’antica Ercolano [...] ville che prima dell’eruzione si affacciavano direttamente sul mare, allora arretrato di quattrocento metri, ma amate, costruite con sapienza e invenzione di spazi, di luce, di prospettive da una classe di nuovi mercanti piú liberi e moderni degli abitanti di Pompei. La casa di Granianus ha restituito una culla basculante con il materassino di foglie e lo scheletro del bambino che ci dormiva. [...] L’eruzione ebbe inizio con una forte esplosione [...]  Si formò una densa colonna a forma di pino, di gas liquido magma e frammenti di roccia strappati dalle pareti del condotto, alta tra i quindici e i venti chilometri. [...]  frammenti di magma liquido si raffreddarono rapidamente per diventare pomici leggerissime che il vento sparse principalmente nella zona di Pompei. [...] L’esplosione durò ininterrottamente per circa diciotto ore, [...] Fu in queste ore che gli abitanti di Pompei morirono soffocati dai gas emessi dalle pomici calde via via che si depositavano, la triste sorte toccò soprattutto a chi si era rifugiato negli scantinati o nell’interno delle case. [...] l’eruzione entrò in una nuova fase. La pressione del magma diminuí, l’acqua delle falde superficiali alla base del vulcano penetrò nelle fratture create dall’esplosione precedente e si mischiò con il magma. Nuove fortissime esplosioni produssero nubi eruttive [...] una emulsione di gas, frammenti finissimi di liquido magmatico e di materiale solido. La prima colata di fango incandescente si abbatté sulla città. In un lampo, alla temperatura di quattrocento gradi i corpi si vaporizzarono [...] l’alone rosso che spesso li circonda al momento della scoperta è il ferro contenuto nel sangue vaporizzato. [...] In quell’istante i corpi si fissarono nella posizione in cui si trovavano, [...] L’umidità prodotta dall’evaporazione della carne e del sangue, impastata con la cenere, formò una specie di intonaco che ha preservato le ossa. [...] l’eruzione era durata solamente trenta ore [...] Affiora a poco a poco un intero gruppo di persone, accalcati negli angoli in fondo ai ricoveri per le barche: [...] Sono dodici corpi reali, non fantasmi di gesso come a Pompei, è la prima volta che l’antichità restituisce nei particolari una scena cosí commovente, piccoli scheletri oppressi dal panico della lunga attesa, colti negli ultimi gesti di tenerezza, due persone tengono la mano sulla pancia di una donna che ha ancora i capelli, è al nono mese di gravidanza, il feto espulso, lí accanto, una donna accarezza la testa di un ragazzo mentre stringe a sé un bambino molto piccolo. Nei giorni seguenti affiorano altri corpi con i loro vestiti, i gioielli e i copricapi del momento della tragedia, un grappolo di monete fuse dal fango incandescente, alcuni sono intatti, altri hanno le ossa fracassate, devono essere stati trascinati fin lí dalla violenza del fango insieme alle case."


 
 
 

Il Vesuvio universale, Maria Pace Ottieri (parte 1)

Post n°1402 pubblicato il 12 Novembre 2023 da Signorina_Golightly
 

"I primi scheletri di vittime di un’eruzione preistorica mai rinvenuti sono dell’età del Bronzo, un uomo e una donna in fuga dall’eruzione delle Pomici di Avellino [...] tra il 1880 e il 1680 a. C.: un’eruzione potentissima che cambiò l’aspetto della pianura campana e nel giro di un giorno trasformò un paesaggio idilliaco in un deserto grigio rimasto inabitabile per tre secoli."

"Il dormiveglia è lo stato attuale del Vesuvio. Dopo l’ultima manifestazione del 18 marzo 1944, è entrato in una fase di sospensione"

"Nel Medioevo il Vesuvio sprofondò in un oblio lungo mezzo millennio fino all’eruzione del 1631 che fece migliaia di morti e divorò la sua cima."

"[...] nella preistoria, all’epoca dell’ultima glaciazione, era il monte Somma: un vulcano alto duemila metri"

"Quando la lava e il fango distrussero Pompei ed Ercolano nel 79 d. C., il monte Somma, primipara vetusta come le madri tardive della Bibbia, partorí il cono giovane, il Vesuvio, figlio matricida che per nascere la decapitò facendone sprofondare il cratere."

"[...] oltre due milioni di esseri umani abitano una terra tenuta in scacco da tre vulcani attivi, il Vesuvio a est di Napoli, la caldera dei Campi Flegrei e l’isola di Ischia, a ovest."

"Non è la sua natura di montagna di fuoco, fedele alle proprie necessarie e cicliche intemperanze, seppure ancora in larga parte insondate, ma questa proliferazione abnorme di persone e costruzioni a rendere il Vesuvio il piú pericoloso vulcano del mondo e un’eventuale evacuazione della popolazione un evento senza precedenti, che potrebbe coinvolgere, se si considera la nuova città metropolitana, fino a tre milioni di persone."

"La città di Napoli non è contemplata tra le zone a rischio, il piano d’emergenza ipotizza una sola eruzione subpliniana, della stessa energia di quella del 1631, di portata inferiore a quella detta pliniana del 79 d. C., prevedendo che il vento soffi prevalentemente verso est e spinga la cenere lontano dalla città. Ma nel 79 d. C. il vento spirò anche a sud e nei sotterranei del Maschio Angioino giace un deposito di pomice e ceneri vulcaniche dello spessore di circa 75 centimetri: proviene dall’eruzione di Avellino. In quella parte di Napoli non ci sarebbero superstiti."

"L’incommensurabilità della catastrofe la rende inconcepibile, è forse la ragione per cui il pensiero ecologico-apocalittico, nonostante i fondamenti scientifici e le evidenze della sua ragione, non riesce ad attecchire" 

"La Circumvesuviana è la ferrovia a scartamento ridotto che collega i paesi ai piedi del Vesuvio tra loro e con Napoli, sulla costa e all’interno, è stata per decenni il vanto dei napoletani. Ce l’avevano solo loro, dal 1890, una ferrovia che si comportava come una metropolitana molto tempo prima che comparisse nelle città principali."

"Roberto De Simone, «’O Maestru Populare», come lo chiamano qui, compositore, musicologo, regista teatrale, fondatore della Nuova compagnia di canto popolare, scelse Somma come punto di partenza per le sue ricerche sulla tradizione cristiano-magico-pagana [...] Somma aveva già la sua meraviglia: la chiesa di Santa Maria del Pozzo, tre chiese sovrapposte, la prima romana dieci metri sotto terra, sopra l’angioina e poi l’aragonese."

"[...] 428472 d. C. nota come «l’eruzione di Pollena». [...] si pensa che sia stata la piú violenta dopo il 79."

"la storia di Pomigliano nell’ultimo secolo è tutta nella fatica di emanciparsi dalla povertà dell’agricoltura, nello sforzo di trasformare le migliaia di Tonino ’O Stocco e di arrotini, impagliatori, cordai, potatori, funari, stagnini, sellai, spaccalegna, lattonieri, scalpellini, venditori di sugna, di fichi e di lupini, guarnamentari, cusetori, scarpari, ferraiuoli in operai metalmeccanici."

"L’Alfa Romeo con la sua modernità era una Milano in terra vesuviana [...]  La vita dell’Alfa Avio di Pomigliano viene improvvisamente stroncata dai bombardieri inglesi il 30 maggio 1943. Nonostante la giornata di festa muoiono sotto le bombe 23 operai, molti i feriti e i danni nei dintorni. La fabbrica fu in larga parte distrutta: vi si riparavano aerei della Luftwaffe e vi si producevano motori Daimler per la Germania. Il piano di ampliamento del progetto di Alessandro Cairoli, proposto al Comune di Pomigliano nel 1942 − nuove case per i pendolari, una piazza per trentacinquemila persone, una chiesa, le scuole, le poste − non vedrà mai la luce e Pomigliano crescerà da allora in poi come i paesi vicini, per accumulo spontaneo e disordinato."

"Fare la Zeza significa cantare e recitare una scena di teatro popolare che all’inizio dell’anno agricolo, a Carnevale, si portava per le strade, nelle piazze, nei cortili con l’accompagnamento di grancassa e trombone"

"Terzigno ha il territorio piú esteso all’interno del Parco del Vesuvio. Noi il Cono ce l’abbiamo proprio sopra, ma non teniamo una strada per raggiungerlo e i turisti salgono da Ercolano: è uno scippo politico, a noi ci hanno tolto tutto, a noi non ci vogliono»."

"A Terzigno il fenomeno delle discariche è partito con grande anticipo per via delle cave di pietra lavica. Qui si ha sotto gli occhi l’incessante attività umana dello scavare, tagliare, sminuzzare, dare forma alla pietra nera delle eruzioni, al piperno, al basalto, alla pietrarsa, senza le quali non ci sarebbero i palazzi, le chiese, i basoli delle strade di Napoli, e l’altrettanto incessante attività di riempire di rifiuti qualunque cavità: cave, fusari, le antiche vasche per macerare la canapa, i fossi e i Regi lagni, la rete di canali borbonica."

"«È un sistema molto collaudato: il camorrista ha la proprietà della cava e quando è esaurita ci fa la discarica, intanto si attrezza per vincere l’appalto della bonifica pagata dallo Stato."

"«Vedi questa strada?»[...] «Era un lagno, un alveo che si chiamava Camaldoli, quando piove diventa un fiume, Terzigno è tutto in pendenza, noi inondiamo live tutto Poggiomarino, senza filtri, perché non avendo le fogne, non filtriamo nulla»."

"L’eruzione del 1944 fece scappare i contadini, i terreni rimasero abbandonati: i proprietari vivevano a Napoli e non volevano spendere per sistemarli, le terre furono occupate, l’usucapione e un notaio che metteva volentieri la sua firma fecero il resto."

"Cava Vitiello [...] Fu il governo Prodi a individuarla come luogo adatto a diventare un’enorme discarica, pazienza se nel 1991 era stata varata una legge sulle aree naturali protette, anche dalle discariche, [...] la protesta sortí l’effetto voluto: Cava Vitiello fu stralciata dalla lista delle future discariche."

"Nella tragica eventualità di una nuova eruzione l’immensa cava servirebbe a contenere la lava. Sulle sue pareti i depositi messi a nudo dagli scavi conservano la registrazione quasi completa dell’attività esplosiva del Vesuvio da quasi quattromila anni a questa parte"

"Cava Ranieri [...] scavando sono arrivati alle lave del 79, quelle di Pompei, venti metri sotto terra e sono uscite tre ville romane sepolte dall’eruzione, una delle quali grandissima, dove si racconta che si fermò Spartaco, prima di rifugiarsi sul cratere. Ma qui tutto ciò che c’è di buono ce lo scippa Pompei, a noi restano solo le pietre»."

"Nell’impossibilità di garantire la vigilanza necessaria per mancanza di personale e nell’intento di salvaguardare i ritrovamenti archeologici in attesa di un futuro migliore, nel 2013 l’allora ministro dei Beni culturali, Lorenzo Ornaghi, prese una decisione drastica sul futuro delle ville di Cava Ranieri: l’interramento. Forse non ha avuto tutti i torti se l’unica che alla fine non è stata interrata, la Villa 1, è crollata completamente ed è stata, neanche a dirlo, riempita di rifiuti."

"Nel 2002 Cava Ranieri era diventata sito provvisorio di stoccaggio della spazzatura. Tra emergenze e ritardi la monnezza è rimasta lí, i teloni di protezione si sono strappati e la spazzatura è fermentata, tramutandosi in un liquido fetido, al quale si abbeverano cani randagi e uccelli migratori."

"Terzigno vanta la piú bassa percentuale di contribuenti della provincia di Napoli: [...] Il quaranta per cento di questi redditi arriva dall’Inps sotto forma di pensioni, invalidità, indennità di disoccupazione, [...] «Da noi la stragrande maggioranza del paese non paga le tasse, perché se hai la casa abusiva non paghi niente, c’è una ditta incaricata di riscuotere, ma il Comune la paga quattro volte quello che recupera. Anche l’acqua è abusiva, con cento euro un impiegato della Gori ti fa l’allaccio"

"persone ammalate e morte di tumore, strada per strada, nei quartieri vicini alla discarica di Cava Ranieri"

"Terzigno è la nuova capitale dei cinesi vesuviani."

"Per colpa delle discariche, se prima un moggio, quattro ettari, valeva ventimila euro, mo’ sta a diecimila: noi siamo falliti, come economia, come tessuto sociale"

"rione Caprai [...] Le case avevano il tetto a mezza botte, o “a schifo” come si dice qua, che serviva a proteggere i tetti dalle pietre, perché il Vesuvio, le bombe, le spara sui lati."

"«Sembra incredibile, ma nonostante il proliferare soffocante delle costruzioni, il sessanta per cento del territorio è ancora campagna. Il paradosso è che da qui viene quasi la metà della produzione agricola campana: la Campania riesce a produrre quanto la Lombardia con metà della terra»."

"[...] l’argomento caldo di cui tutti qui hanno urgenza di parlare: l’enorme danno che la campagna diffamatoria sulla Terra dei fuochi ha inferto agli agricoltori.[...] Terra dei fuochi è una «fortunata» espressione inventata da Legambiente in un rapporto del 2003 e lanciata da Saviano come titolo dell’ultimo capitolo di Gomorra, di cui giornali e televisioni si sono avidamente impadroniti. Quando, nell’estate del 2013, Carmine Schiavone, l’amministratore del clan dei Casalesi, raccontò i seppellimenti perpetrati per decenni nelle campagne tra Napoli e Caserta di rifiuti di ogni tipo, urbani, speciali, tossici, radioattivi, la formula divampò."

"«Il racconto era questo», sintetizza con efficacia Antonio di Gennaro: «Nella piana campana per un quarto di secolo sono arrivati rifiuti da ogni dove e sono stati interrati un po’ in giro. I suoli e le acque si sono contaminati, dunque anche le colture agricole sono contaminate, e il consumo di quei prodotti ha causato un aumento di tumori"

"Perrella pronunciò nel 1992, la prima volta in cui qualcuno parlò apertamente dei rifiuti in Campania, nel carcere di Vicenza: «Scoprimmo che i rifiuti erano oro»;[...] Le sue dichiarazioni suscitarono una forte reazione della magistratura in Campania che spinse il Consiglio regionale ad approvare la legge n. 10 del febbraio 1993, prima legge regionale in Italia sulla raccolta differenziata e il riciclo. Se fosse stata applicata perfino in misura ridotta rispetto ai suoi obiettivi, non si sarebbe accumulata una montagna di rifiuti alta come il Vesuvio e la Campania avrebbe potuto forse, in una storia sognata, diventare la regione all’avanguardia in Italia nel campo dei rifiuti. [...] Un partito coeso e trasversale si oppose e la legge restò sulla carta, l’anno dopo, nel febbraio 1994, ebbe inizio il commissariamento della Regione e tutto precipitò all’insegna dell’«emergenza»"

"Dallo scoppio del caso Terra dei fuochi, concordano unanimi i miei interlocutori, gli agricoltori non vivono piú, le irrazionalità della burocrazia e i divieti preventivi sono un sabotaggio continuo del loro lavoro, una quotidiana umiliazione, i campi vengono sequestrati a casaccio, uno sí e quello accanto no, i proprietari sono costretti a sottoporre i loro prodotti a costose analisi a spese loro per non buttar via tutto il raccolto. E non si tratta di agricoltori qualsiasi, ma dell’ultimo presidio di coltivatori di una terra, sí tra le piú fertili del pianeta" 

"Il pomodoro rappresentava il paesaggio, si coltivava come un vigneto e produceva ottocento quintali per ettaro. Era arrivato in Italia dal vicereame del Perú, alle falde del vulcano trovò un terreno ideale, acido al punto giusto per via delle ceneri trattate dall’acqua dei fiumi."

"Andrebbe premiata l’alta professionalità, ci vorrebbero delle filiere, bisognerebbe capire che se ti allei con Angrisani hai un valido presidio del territorio, e invece l’agricoltura è diventata la nemica del Parco del Vesuvio e degli ambientalisti.[...] «Le faccio un esempio», dice don Mario, «le reti antigrandine. Noi proprietari abbiamo piú di trenta ingiunzioni per danno paesaggistico. Certo è vero che sono bianche e si vedono fino a Caserta per il riverbero del sole, ma chi vive di agricoltura non può correre il rischio di distruggere tutto per un’ora di grandine." 

"il governo istituí un gruppo di lavoro specifico [...] hanno passato al setaccio acqua, suoli, prodotti agricoli e dai seimila campioni di prodotti agricoli esaminati, un enorme database territoriale che non ha eguali in nessun’altra regione d’Europa, lo stato di salute dei suoli agricoli è risultato simile a quello delle altre pianure italiane ed europee con un alto grado di antropizzazione."

"Sul fronte sanitario la piana campana ha uno dei registri tumori piú longevi d’Italia, [...]   L’incidenza (il numero di nuovi casi che si verificano ogni anno su centomila abitanti) delle principali malattie tumorali è in linea con le medie nazionali;[...] mentre la mortalità è di cinque volte superiore.[...] «La verità», dice Di Gennaro, «è che non siamo tanto di fronte a un disastro ambientale, ma a un disastro sociale e la lettura deve essere un’altra se si vuole provare a cambiare qualcosa»."

"Le bonifiche da noi vanno puntualmente a finire male, liberano terreno per l’edilizia, molto piú efficace e meno costosa la messa in sicurezza attraverso tecniche di fitodepurazione, ma da lí non vengono grossi introiti. E dove sono le indagini e i controlli sull’inquinamento dell’aria nell’area urbana con le industrie, le officine, le imprese edili? È piú facile accanirsi contro l’agricoltura, l’anello piú debole»."

"Il solo fenomeno che nessuno nega, perché sotto gli occhi e il naso di tutti per le nuvole di fumo nero cangiante e puzzolente che offuscano il cielo, sono i roghi, l’abitudine atavica di dare fuoco a cumuli di rifiuti:[...] Un rogo è fatto cosí: sul fondo uno strato di pneumatici, poi molti strati di pezze e pellame, gli scarti delle innumerevoli fabbriche di abbigliamento del territorio e in cima i rifiuti liquidi, colle, vernici, solventi. Un rogo costa dieci euro, è un’infima fonte di sopravvivenza per i rom dei campi sparsi qua e là e permette alle miriadi di fabbriche in nero, di imprese edili, di gommisti, meccanici, elettricisti di disfarsi dei propri scarti a buon mercato"

"Chi prova a telefonare a vigili del fuoco, carabinieri, polizia si vede rilanciare come una pallina da flipper da un centralino all’altro finché non cade la linea."

"nella pianura campana sono sorte, e non da un’eruzione, lunghe montagne grigie composte dai cinque milioni e mezzo di tonnellate di ecoballe[...] e poi abbandonate. Sono le false morene che ci hanno valso la condanna e la sanzione dell’Europa sulla gestione dell’emergenza rifiuti in Campania, mentre lo spirito beffardo delle cose vuole che sia un’azienda di Salerno, la Magaldi Group, a fornire alla Svizzera la tecnologia per i suoi inceneritori, i piú efficienti del mondo"

 

 
 
 

Leggende napoletane, Matilde Serao

Post n°1401 pubblicato il 12 Novembre 2023 da Signorina_Golightly
 

"Lassù si sogna nella vita; qui si vive in un sogno che è vita. Lassù i solitari e tristi piaceri della immaginazione che crea un mondo sovrasensibile; qui la festa completa di un mondo creato."

"Le finestre alte, larghe, senza vetri, rassomigliano ad occhi senza pensiero"

"davano autorità a orribili sospetti" (mi piace l'espressione che credo saccheggerò) 

"tempo assegnato dalla ragion divina e dalla ragion medica"

"Quando ‘o munaciello portava il cappuccetto rosso che la madre gli aveva tagliato in un pezzetto di lana porpora, allora era buon augurio; ma quando il cappuccetto era nero, allora cattivo augurio."

"noi grandi abbiamo l’infelicità di sapere troppe cose inutili, di accumulare nella nostra testa tante notizie che a nulla ci valgono"

"Ma la divina città che amiamo deve morire; la crediamo immortale ed è sacrata alla morte; la crediamo eterna e la sua vita è tenue come quella di un bambino. Deve morire. morrà; si dovrà dire al viandante pensoso e malinconico: qui fu Napoli. Tutto le potremo dare: il lavoro che la nobiliti, il commercio che l'arricchisca, l'acqua che la lavi, il sole che penetri nelle larghe vie, ma non la sottrarremo alla morte".

 
 
 

13.37

Post n°1400 pubblicato il 16 Luglio 2023 da Signorina_Golightly
 

Viaggiare senza mezzi propri è ovviamente più stancante e richiede maggiore impegno logistico. Nel mio caso è un po' fare di necessità virtù, perché da sola non amo viaggiare in macchina. Alcuni mi hanno detto che non capiscono come possa piacermi. Io dico che essere sorpresa da dei bimbi che tornano a farmi giocare alle filastrocche, i battimani e le figurine vale tutta la fatica. :)

 
 
 

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