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Una storia vera

Post n°1330 pubblicato il 30 Giugno 2015 da Vince198


.. narrata in un film che ho visto alcune sere fa su Sky, intitolato "Le due vie del destino" (Titolo originale “The railway man”). Quella di Eric Lomax (attore Colin Firth), reduce dalla seconda guerra mondiale è ossessionato dal trauma di un'esperienza di prigionia vissuta  sotto i giapponesi a S
ingapore. Grazie all'amore della moglie Patti (Nicole Kidman) e ad alcune circostanze fortunate, troverà la forza di affrontare i suoi fantasmi e ricominciare a vivere.
Nell'anno 1942..
Il Giappone invase la colonia inglese Singapore. L’Inghilterra dichiarò la resa e lasciò che l’esercito giapponese facesse prigionieri numerosi giovani soldati che, ridotti in schiavitù, furono usati per costruire una linea ferroviaria che avrebbe collegato Bangkok con Rangoon, chiamata poi “la ferrovia della morte” per le migliaia di persone che vi persero la vita. Per inciso questo episodio mi ricorda un altro film – Il ponte sul fiume Kway (1957) – tal che quest'ultimo e più recente film potrebbe essere un omaggio a quello da me citato di David Lean per il quale ho una grande affezione: è stato uno dei primissimi film che ho visto al cinema insieme a mia madre.
Orbene, tornando
al tema, correva l'anno 1980..
Dopo quasi quarant’anni, le ferite del reduce di guerra Lomax conservano ancora tutta la loro sofferenza interiore, tanto da togliergli il sonno e rendergli la vita inquieta, a tratti angosciante.
Patti, saputo che l’aguzzino del marito - tal Nagase, è ancora vivo e lavora come guida turistica proprio nel luogo della prigionia di guerra dove si sono consumate le torture  sui giovani militari britannici, esortò il marito ad attuare i suoi propositi di vendetta.
Ma le cose andranno sul serio  così? 
Può 
una vendetta, dopo tanti anni, cancellare tutte le ferite subite?
Esiste una piccola parte della coscienza in cui il perdono possa trovare sufficiente spazio per esprimersi concretamente in mezzo tanta sofferenza e riportare alla ragione chi nutre quei sentimenti così distruttivi?
Alla fine Lomax rinuncerà ai propositi di vendetta e Nagase, per i fatti di incredibile violenza commessi in guerra contro l’inglese, gli chiederà perdono.
Diventeranno - come a volte si verifica in casi del genere - amici, un’amicizia che durerà fino alla loro morte avvenuta pochi anni addietro.

.. ..

La guerra è una brutta bestia, rende i contendenti “ciechi” nella loro ferocia instillata “sapientemente” dai loro capi, in un crescendo di odio che raggiunge spesso le massime vette nei gradi più bassi degli eserciti in campo.
Eppure, fa immenso piacere constatarlo, l’odio si supera  con una opportuna meditazione, nel caso citato nel film con le più esaustive spiegazioni che i due si sono scambiati e la ragione che fa la sua parte egregiamente.
L’amicizia, un’amicizia saldissima, sancisce una sconfitta per quell’odio instillato per le convenienze di pochi, assetati di potere.  
E’ per questo che, guardandomi intorno, quando vedo, leggo all’oggi di atti di assoluta barbarie, contrari ad ogni comportamento che possa definirsi umano, mi auguro che prevalga la ragione, il buon senso e, perché no, se del caso vi sia ampio spazio anche per i sentimenti più nobili che l'essere umano possa felicemente coltivare per tutta la vita.




amici



 
 
 
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