Le Torri di MaltaPlus quam valor valet La Valette |
"E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli" [Matteo 16, 18-19]
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Burqini, nuova imposizione islamica.
Post n°38 pubblicato il 21 Agosto 2009 da Antares_89
Convengo sul fatto di non avere molta fantasia nella scelta degli argomenti, ma ritengo giusto fare del mio blog un osservatorio sulle assurdità che l'Islam ottiene nel mondo occidentale. Vittima è, questa volta, la Gran Bretagna. In effetti, non c'è da stupirsi, poiché l'isola è diventata una colonia musulmana. L'ultimo schiaffo alla cultura occidentale nonché al buonsenso è raccontato dal Daily Telegraph. Già da anni, nelle piscine inglesi esistono sessioni dedicate esclusivamente ai clienti islamici, ma la novità è ancora peggiore: il divieto di presentarsi in abiti non conformi alla legge islamica è stato esteso a tutti i clienti, quindi anche agli inglesi. Che, nelle piscine del loro Paese, non potranno nuotare vestiti come vogliono. In alcune ore della settimana, nelle piscine, donne e uomini non possono nuotare insieme nella stessa vasca, mentre da adesso ogni sabato e domenica, per circa un'ora e mezza, gli impianti si trasformeranno in luoghi pubblici dove l'abbigliamento sarà quello imposto dalla legge coranica. Cioè il divieto alle donne di mostrare la minima parte del proprio corpo al di fuori del contesto familiare. La disposizione, come detto, coinvolge tutti i natanti, compresi quelli cristiani. Le donne, tutte le donne, dovranno indossare il cosiddetto burqini (fusione di burqa e bikini), abito che copre tutto il corpo ad eccezione di piedi, mani e volto, mentre tutti gli uomini, separati dalle donne, dovranno vestire un costume che li copra dall'ombelico al ginocchio. A Londra, presso il Thornton Heath Leisure Centre, alcune ragazze inglesi sono state respinte poiché non indossavano il burqini, e disposizioni simili sono state adottate al Scunthorpe Leisure Centre, nel North Lincolnshire; l'abbigliamento conforme al Corano è stato imposto, nelle sessioni per soli uomini (ovviamente anche inglesi), anche nel North Woodside Leisure Centre. Sotto disposizione della moschea locale. Quello che preoccupa, però, non è solo questo: le statistiche confermano come l'arabo sia parlato ormai al pari dell'inglese nelle scuole britanniche, e come siano sempre più fuori controllo i circa ottanta tribunali islamici. Nati nel 1982, operano parallelamente a quelli inglesi, e comprendono poligamia, ripudio e prevenzione dei matrimoni misti, come se si trovassero in Arabia Saudita o Iran. Il ministro ombra per gli Affari Sociali, Sayeeda Warsi, ha già parlato di apartheid legale. Ma non solo il Regno Unito è vittima di questo apartheid: tornando al burqini, a Parigi una donna che lo indossava è stata allontanata dalla piscina, poiché il tessuto non era conforme agli standard igienico-sanitari dell'impianto. A Verona, una donna musulmana ha suscitato paura nei bambini e disgusto negli adulti quando è entrata in piscina indossando burqini, tunica lunga e cappuccio: il responsabile della struttura le ha poi chiesto informazioni sulla composizione dei capi d'abbigliamento, per verificare se a norma. Sempre nel Nord Italia, Coldiretti e sindacati obbligheranno i braccianti musulmani a bere durante le ore di lavoro per evitare malori, nonostante l'opposizione degli stessi, in quanto periodo di digiuno di Ramadan. Viene da chiedersi come facciano le sinistre a parlare ancora d'integrazione dei musulmani nella nostra società. Si invoca il pluralismo e il multiculturalismo, ma la realtà è sotto gli occhi di tutti, come si evince dagli esempi sopra riportati. Non sono loro che si stanno integrando, ma, grazie ai governi consenzienti, siamo noi che ci stiamo facendo soggiogare dalla loro 'cultura'. Che integrazione è, infatti, quella che impone a tutti i cittadini di un Paese di adeguarsi alle leggi religiose di una minoranza? Già è gravissimo e di pessimo esempio che vengano riservate ore nelle piscine ai soli musulmani, ma ancora peggio è che, in certe ore, i cittadini inglesi debbano vivere come si vivrebbe in un Paese islamico: in quelle ore le ragazze inglesi non potranno nuotare tranquillamente in piscina senza essere coperte dalla testa ai piedi da un vero burqa. Come si fa a parlare d'integrazione? Perché una donna può entrare in piscina a Verona coperta da tessuti che non si sa di cosa siano né se siano lavati, spaventando anche i bambini? Altro esempio è una grigliata offerta dalla comunità turca berlinese ai concittadini. Evento amichevole, sembrerebbe, non fosse che le carni destinate ai musulmani erano rigidamente separate da quelle per i cristiani. Il filo che lega tutti questi eventi è che, per i musulmani, noi siamo impuri, quindi da evitare. Nel Corano sono contenute frasi, che mi riserverò di pubblicare, assurdamente vergognose e incitanti al peggiore odio religioso. A riprova della nostra 'impurità' un fatto storico: dalla spartizione dell'impero britannico delle Indie sono nati due Stati: l'India e il Pakistan. Ebbene, il termine 'pakistan' significa letteralmente 'paese dei puri'. Indicando, implicitamente, i vicini indiani nonché il resto dei non-islamici come non-puri. Fanno ridere i tentativi delle sinistre di promuovere l'interscambio culturale fra noi e gli islamici. Il sorriso è, però, amaro, perché il più delle volte questi scambi riescono, e i promotori gridano alla vittoria del multiculturalismo. A ridere davvero per la nostra ingenuità sono, in realtà, gli islamici, che, silenziosamente, ottengono tutto senza concedere nulla. Provando per un attimo a pensare al multiculturalismo ci si chiede: loro cosa fanno per avvicinarsi a noi? Aprono le moschee e i loro 'centri culturali', e poi? Niente. Però pretendono: nel Regno Unito hanno ottenuto i loro tribunali e ore separate di piscina, in Germania evitano di 'infettarsi' con la carne cucinata dai tedeschi; ovunque costruiscono moschee, dove parlano in arabo, rendendoci impossibile capire quello che dicono. E questo può essere grave, perché molte moschee sono state individuate come centri di reclutamento di terroristi. Inoltre, spesso, forse non in Italia, girano donne coperte dal burqa, contravvenendo alla legge che impone di camminare a viso scoperto; anche perché sotto ad un burqa potrebbe nascondersi chiunque. Anche l'UCOII, la principale organizzazione islamica italiana, ha posizioni fondamentaliste. Quindi cosa si deve pensare? Chi può dire di avere visto un intervento concreto da parte di musulmani che non sia l'azione di singoli? Perché i musulmani non sono certo tutti integralisti, anzi. Ma proprio per questo chi non è integralista dovrebbe chiudere la bocca ai correligionari fanatici, per dare un'impressione apprezzabile del suo credo. Che, teoricamente, sarebbe la 'religione di pace'. E, invece, stanno zitti, limitandosi a interventi personali e isolati: amichevoli, certo, e di apertura, ma del tutto inutili nel contesto socio-politico. Chi parla sono solo i fanatici, che rendono invisibili i moderati, e che, con le loro imposizioni, si procurano l'avversione di tutti quelli che, di noi, amano e difendono la cultura occidentale. |
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