Le Torri di Malta

Plus quam valor valet La Valette

 

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11 settembre: reagire!

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Non si sa neanche cosa dire in un giorno come questo. Le emozioni risalgono lentamente alla mente, in un turbinio di ricordi e d'immagini. All'epoca avevo dodici anni, e guardando le riprese non comprendevo quello che stava succedendo. Ma dal volto impallidito di mia madre capii che era qualcosa di veramente grave. Crescendo, e riguardando quei video, il cuore mi si stingeva. Vedendo quegli aerei schiantarsi contro il World Trade Center, quelle terribili esplosioni, quella polvere che si sprigionava dalle macerie e investiva i passanti e le telecamere a terra. Nel frastuono, si sentiva nella mente il suono di un milione di voci che gridavano aiuto, prima di spegnersi in un tremendo silenzio. Quello che rimane a Ground Zero è un monumento. Un monumento che ricorderà per sempre quello che accadde in quel maledetto giorno. Il giorno in cui non solo l'America, ma tutto l'occidente, si accorse che il nuovo nemico era arrivato. Scongiurata la terza guerra mondiale con l'URSS, un nuovo pericolo aveva fatto la sua comparsa. Il terrore islamico, fino a quel momento quasi sconosciuto, almeno a me, si presentava nel modo più terribile agli occhi dell'occidente cristiano. Un pugno di vigliacchi, servi della Morte, schiavi di Satana, aveva dirottato aerei pieni di innocenti contro obiettivi altrettanto pieni di innocenti, provocando una catastrofe che lascia ancora oggi allibiti. Una delle più tremende stragi provocate dall'uomo in tutta la storia. Una vera e propria dichiarazione di guerra al nemico occidentale, rappresentato dall'America, ordinata dallo Sceicco del Terrore, quell'Osama Bin Laden che si è erto a capo del Jihad. La Guerra Santa è cominciata. O, meglio, si è fatta sentire, ha mostrato quanto possono essere letali i suoi attacchi. Ancora una volta l'occidente si deve difendere dal nemico islamico. A Vienna furono fermati da Sobieski, come a Lepanto, da Don Giovanni d'Austria, e a Malta, da Jean de la Valette. Quell'11 settembre dimostra che non si sono mai arresi, e in questi anni l'impero ottomano imperialista di allora si è concentrato nelle varie formazioni del fondamentalismo religioso musulmano. L'occidente ne era rimasto, a quanto pare, all'oscuro, ma si è dovuto risvegliare. Risvegliato dal rumore di aerei enormi che si schiantavano contro i simboli degli Stati Uniti. Contro, soprattutto, le Torri Gemelle. Edifici in cui erano al lavoro migliaia di persone, e che hanno visto arrivare la morte dalle finestre. Hanno visto, e non posso immaginare cos'abbiano pensato, due aerei che arrivavano a folle velocità proprio contro il loro ufficio, la loro scrivania. Nessuno può sapere cos'abbiano pensato in quegli istanti, perché nessuno ha mai visto arrivare la morte in un modo tanto assurdo. Quando le torri sono crollate, sembrava uno dei tanti film catastrofici come Indipendence Day, in cui tutto esplode. Ma quelle esplosioni in televisione, questa volta, erano vere. E i morti non erano comparse di un film, ma persone con una vita e una famiglia, che hanno concluso la loro esistenza chi soffocato dal fumo, chi bruciato dalle fiamme, chi dilaniato di muri e dalle lamiere che si aprivano al passaggio degli aerei, chi, addirittura, lanciandosi dalle finestre, in un irrazionale tentativo di sfuggire alla morte. Altri morti vi sono stati: vigili del fuoco, eroi veri, non come attori di un film. Uomini che hanno sacrificato la loro vita per gli altri, combattendo le fiamme, aprendosi un varco tra le macerie. Uomini che vivranno per sempre nel Regno di Dio, insieme a quelli che da quelle torri non sono potuti uscire. Da quelle torri che sono state la loro tomba. Non è da cristiano augurarselo, e non sta certo a me giudicare gli altri, ma Dio dà la possibilità di scegliere: quindi, con tutta la Sua Misericordia, come può non mandare tra le eterne fiamme dell'Inferno i consapevoli carnefici di tanti innocenti? Tante commemorazioni sono state fatte, tanto si è detto e scritto, per tanto tempo se n'è parlato e se ne parla tutt'ora. Ma non è questo che bisogna fare. L'occidente deve risvegliarsi dal torpore, e reagire violentemente, per scacciare il nemico terroristico che lo sta azzannando al collo. Gli eserciti dell'occidente devono entrare nei Paesi dai quali sono stati vomitati quei mostri di crudeltà, devono penetrare nelle loro sporche tane, devono inseguirli fino alla cima delle montagne in cui, codardi, si nascondono. Ma l'occidente sembra frenato. A Lepanto, Vienna e Malta tutti i cittadini erano consapevoli del pericolo incombente, e Nazioni spesso in lotta fra loro si sono unite contro il nemico comune. Riuscendo a ricacciarlo nelle fogne di Istanbul. Oggi le cose sono diverse: oggi molti fingono di non vedere, si piegano di fronte al politicamente corretto, s'inventano storie per non agire. Le sinistre chiedono il ritiro delle truppe occidentali dai Paesi in cui sono penetrate, registi come Michael Moore s'inventano assurde e patetiche teorie che incolperebbero l'allora Presidente Bush, scagionando i terroristi. Già, poveri terroristi. Terroristi cui anche l'ONU, oggi, si sottomette, indicendo inchieste contro le operazioni americane. E accettando la richiesta di rispetto dei loro diritti umani. Loro! Loro che sono stati fieri di uccidere tanti innocenti, e che ogni volta che la testa di un occidentale cade sotto la loro scimitarra esultano. Con che coraggio chiedono diritti?? E con quale vergognosa e abietta vigliaccheria l'ONU glieli concede? Credo che questa sia una delle peggiori offese che le vittime dell'11 settembre possano subire. La loro morte è stata disposta da Dio per indurci a riflettere e ad agire, eppure qualcuno ancora rimane sordo e cieco. E ritirare i nostri soldati prima che il terrore sia stato eliminato non sarebbe forse un'offesa ai caduti? Non renderebbe forse inutile la loro morte? Se si può trovare un significato in quello che accadde in quel maledetto 11 settembre, è che la terza guerra mondiale è cominciata: l'occidente deve combattere il terrorismo islamico da cui è aggredito, e deve difendersi anche da quei vermi che nell'occidente si annidano, e che, con la scusa del politicamente e islamicamente corretto e del multiculturalismo si oppongono alla nostra difesa della libertà. Bruciano le bandiere americane e di Israele, e nascondono spranghe sotto le bandiere della pace. Non dobbiamo, però, arrenderci. Dobbiamo combattere fino alla vittoria. La Statua della Libertà continua ad accogliere chi arriva a New York, e questo significa che la libertà per cui combattiamo esiste ancora, e va difesa fino alla morte. È stata l'America la vittima predestinata, perché proprio l'America rappresenta quella libertà che i terroristi islamici ci vorrebbero togliere. Ed è sotto la guida degli Stati Uniti che tutti gli uomini liberi di questo pianeta devono unirsi ed estirpare il cancro del terrorismo islamico. Finché la Statua della Libertà svetterà su New York la speranza ancora ci sarà. God bless America, "the Land of the Free, and the Home of the Brave".

 
 
 
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