Creato da antilega il 15/04/2008

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Censura preventiva

Post n°93 pubblicato il 15 Luglio 2009 da antilega

E’ tempo di soddisfazioni per il vecchio senatur. Finalmente può annunciare commosso ad una folla di increduli fedeli che il figlio, meglio noto come “la trota”, ha finalmente raggiunto la sospirata “maturità”. Al terzo tentativo, anzi al quarto se si considera la prova suppletiva dopo il ricorso al tar della scorsa estate, il promettente giovanotto ormai ventunenne ha superato l’esame di stato con il punteggio di 69/100. Non è più tempo di tuonare contro i “professori terroni” nè di dire basta “a far martoriare i nostri figli da gente che non viene dal Nord”. Chissà se il bravo paparino ha fatto controllare l’albero genealogico della commissione, o se ha preteso pure discendenze celtiche. Ma non è il tempo delle polemiche, che si faccia festa. La trota è “matura”, prima o poi prenderà lo scettro e potrà vantare un curriculum scolastico ben più degno addirittura del famoso genitore, lontano dalle dispense arrivate per posta da “radio elettra”, il futuro è già suo segnato dalle eclatanti vittorie della nazionale padana, di cui è prestigioso segretario, laureatasi campione del mondo  nf-board 2008/09. La trota è pronta per il mondo ed il paparino commosso esulta.

Ne ha motivi per da gioire Bossi in questi giorni. E’ raggiante all’inaugurazione a Milano della  prima palazzina del Polo della cinematografia lombarda. Da sempre un pallino del senatur: una Hollywood dei poverelli.

Bossi conferma "avevo in mente di portare la cinematografia a Milano non solo per l'occupazione, ma per raccontare la nostra storia. Ci sono storie che Roma ha trascurato e le dobbiamo raccontare noi". E pensa al nuovo sceneggiato sul Barbarossa in cui forse si rivede nella sua marcia trionfale verso Roma. E’ un romantico in definitiva il senatur, il suo è un mondo rimasto ai transistor e alle valvole che trovava nei pacchi di “radio elettra”, il suo vero capo gli farebbe un sorriso liftato al pensiero del cinema come mezzo di propaganda. Il “Venerabile” parlava di altro e “Lui” conosce ben l’importanza della televisione, ma al suo visionario amico lascia pure l’illusione di ritrovarsi involontario interprete delle gesta di Carlo Cattaneo o di Alberto da Giussano. Scorrono lente le immagini di videogiornali propagandistici in bianco e nero  che ripercorrono le gesta delle camicie verdi e le adunate oceaniche  a raccogliere l’acqua del Po. Ma non è tempo di sognare, bisogna fare festa, la trota è “matura” e forse un giorno avrà anche lui un parte da primo attore, magari nell’interpretare il primo uomo padano, quello che usciva con la borsa da medico ed una laurea mai presa, e se questo avverrà sarà nella “Cinecittà” della Milano da bere. Poco importa che Milano ha poco a che fare con la storia del cinema. Che poco più ad ovest nella stessa ridente padania ci sia il Museo del Cinema più bello del mondo e che negli storici  stabilimenti nascevano film come “Cabiria” quando ancora Cinecittà non era nata. Ma questa è un’altra storia a cui dovrebbero rispondere i leader piemontesi della lega, troppo proni a sostituire “Milano ladrona” a “Roma ladrona”.

Bossi parla di grande passo avanti del nord, di affrancamento da Roma, di opportunità di dimostrare la superiorità culturale. Non è un bel battesimo per i nuovi stabilimenti della Cinecittà meneghina. Ogni qualvolta  Bossi ha parlato di “rivincita” di ”affermazione di superiorità” si è registrato un clamoroso fallimento. Sono giustificati i rituali scaramantici del caso. Alcuni esempi.

Bossi Malpensa è la madre di tutte le battaglie  L’aeroporto Milanese o meglio dire Varesino si è distinto per i disservizi e per la continua emorragia di voli. Al momento è un palla al piede per tutta l’Italia.

Nel 1998 l’anno in cui il famigerato aeroporto di Malpensa prende vita Bossi sponsorizza la banca leghista, la Credieuronord una banca nata per suggellare la supremazia della padania da "Roma ladrona", una banca in cui "il signor Brambilla possa investire nell'azienda di Rossi". Dopo qualche anno la banca lascia sul lastrico migliaia di risparmiatori.

Ma tutto questo conta poco, è giorno di festa bisogna solo gioire.

Ma povero Bossi, lui vola alto con i suoi sogni nel suo mondo di valvole e vecchi transistor. Ci pensano sempre gli altri  ricordargli chi sono i padani. Qualche giorno fa ci aveva pensato Salvini, questa volta è il turno di Castelli che detta la linea della nuova cinematografia padana. Il novello Joseph Goebbels annuncia che nei film bisognerà dare l’addio all’accento romanesco “E' una cosa insopportabile” sentenzia. La prima pietra è stata appena posta ma  la censura è già partita.

Mi appello a Bossi, Gli chiedo di riprendere quella vecchia scatola di transistor e valvole e assemblare una vecchia tv, di quelle in bianco e nero, quelle con cui sono cresciuti gli uomini come noi. Quelle tv dove scorrevano i volti e entravano nei nostri cuori gli accenti di Macario e di De Filippo, di Totò e di Gilberto Govi, Di De Sica e di Gino Cervi. Forse  riscopriremo i dialetti di Pietro Olmi e di Alberto Sordi. Io non trovo insopportabile nessun accento perché sono cresciuto con i loro suoni, e fanno parte della mia vita, come della vita di tanti italiani. Quella vecchia tv Bossi la regali alla sua trota perché forse, se un giorno avrà in mano il potere, non si dimentichi che l’arte non va usata né censurata. L’arte è l’essenza della libertà. Sempre che per lui questi due termini abbiano un significato.

 
 
 
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