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Cento passi... verso la vergogna

Post n°107 pubblicato il 11 Settembre 2009 da antilega

 

C’è un’Italia di cui la lega ha paura. C’è in particolare un meridione che i leghisti non amano. Bossi ha formato la sua fortuna politica e razzista sulla paura verso gli altri, facendo crescere nel suo popolino, alimentandola abilmente, la consapevolezza di appartenere a una “razza eletta”. L’identità nasce artificiosamente dalla “differenza” che trova ragione di esprimersi attraverso la quotidiana dimostrazione che gli “altri” sono “brutti, sporchi e cattivi”. Questo avviene dalla nascita della lega, quando Bossi e i suoi compagni di merende alimentano l’odio verso i nemici del momento: I terroni, Roma ladrona, gli zingari, i marocchini, gli extracomunitari, gli islamici.

La lega esalta i rumeni stupratori e i napoletani ladri, gli zingari questuanti e gli albanesi lavavetri. Tutto ciò che provoca fastidio, timore, paura diventa alimento per far crescere il consenso e il senso di appartenenza al nuovo popolo, quello padano depositario della purezza. C’è un’abile operazione di propaganda che si basa sulla ricerca di quelle notizie, artificiosamente messe in evidenza e in alcuni casi costruite, che sono volte a legittimare la difesa del territorio dall’attacco dell’esercito dei “brutti, sporchi e cattivi”. E così per il leghista la visione del mondo ricalca quella stereotipata delle barzellette e dei luoghi comuni dove il romano è il caciarone fannullone, il napoletano il furbo imbroglione, il siciliano l’omertoso mafioso  ed il meneghino il lavoratore instancabile. Insomma una realtà da film di Natale di Vanzina. 

E arriviamo all’Italia e al meridione che la lega non ama. I leghisti non possono sopportare tutto ciò che mette in discussione, che scalfisce questa visione del mondo. I “brutti, sporchi e cattivi” devono rimanere tali. Si può sopportare il meridionale bidello o manovale ma si combatte il meridionale insegnante, dirigente, giudice o primario. Non può essere messa in discussione la superiorità della “razza eletta”. Quando Jesse Owens a Berlino nel 1936 tagliò il traguardo, il nazista si alzò dalla tribuna e andò via. La stessa stizza la provano i razzisti quando vedono messe in discussione le loro certezze. E’ la rabbia con cui qualche giorno fa un leghista a Radio padania ha mostrato disagio per la scelta della Cucinotta come madrina del Festival del Cinema di Venezia: troppo terrona e troppo scura (avrei detto troppo abbronzata in questo periodo di revisionismo stile “papi”) secondo il signore.

Ma volendo possono accettare anche il fascino mediterraneo, perché la contrapposizione con l’eterea bellezza padana esalta le differenze etniche e li avvicina alle nobili stirpi ariane da cui pretendono di discendere. C’è invece una cosa che un leghista non può accettare ed è il riconoscimento che possano esistere persone speciali che mettano in discussione la loro superiorità. La Sicilia è mafia, è impensabile che possa passare il messaggio che in Sicilia ci sono quotidianamente persone che combattono la malavita, il racket, l’omertà, e che lo fanno sulla propria pelle, mettendo in gioco la propria vita. La Sicilia per i leghisti deve essere Totò Riina e Badalamenti, non può e non deve essere la Sicilia di Pio La Torre, di Rosario Livatino, di Falcone e Borsellino, delle migliaia di giovani che sfilano insieme a Don Ciotti e a Libera per rivendicare il diritto alla legalità e alla vita.

Nei film di terza categoria, quelli che rappresentano il mondo visto dalla lega, il siciliano porta la coppola, i baffetti, è geloso e vendicativo. Non può esistere la Sicilia di Peppino Impastato.

Il Sindaco leghista di Ponteranica, un paesino in Provincia di Bergamo ci aveva provato quando era all’opposizione, e ci è riuscito adesso con la sua giunta di destra: è stata tolta la targa della Biblioteca Comunale che la precedente giunta di sinistra aveva intitolato al giovane eroe siciliano.

Peppino Impastato è stato assassinato perché non ha voluto percorrere quei famosi “cento passi” che lo dividevano dalla comodità dell’accettazione di una parentela scomoda. E’stato assassinato perché credeva che fosse giusto rischiare la vita per provare a cambiare il proprio mondo. Mi chiedo quanti passi separano i leghisti dal conformismo e dal consociativismo, dal ricatto e dal compromesso, dalla complicità e dalla connivenza.

Non credo che il Sindaco di Ponteranica sia insensibile al sacrificio di Peppino Impastato. Forse un senso di disagio, d’imbarazzo può giustificare questo gesto. Forse quella targa sarebbe stata uno scomodo richiamo alle coscienze di chi quei “cento passi” per comodità politica, per opportunismo, per interessi personali li ha fatti senza vergogna, senza pentimento. E’ sintomatico che poche ore dopo che la targa veniva tolta Bossi ha parlato di mafia con la stessa disinvoltura con cui si parla di calcio o di celti, ha parlato di un’ipotetica congiura della mafia per incastrare il governo. Una mafia che si sarebbe sentita messa in pericolo dall’azione dell’esecutivo. Un consiglio ai leghisti, lasciate perdere la lotta alla mafia, lasciatela alle persone serie, a chi vive nel ricordo e nella memoria di Peppino Impastato. Cercate di nascondere i vostri “cento passi” verso la vergogna, e non offendete la memoria di chi ha scelto la legalità e la giustizia.

Noi rimaniamo fedeli a quelle migliaia di bandiere rosse che accompagnarono Peppino Impastato nel suo ultimo viaggio e vi ricordiamo che potete togliere le vostre targhe, ma potete stare certi che nasceranno mille “radio aut” a prendere a schiaffi l’arroganza del potere.  

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Commenti al Post:
remo.romoli
remo.romoli il 11/09/09 alle 21:25 via WEB
Giuro no ho parole e mi viene quasi da piangere a pensare che ci sia gente cosi' ignorante e cafona. Ma quelli che vivono in Lombardia, che non votano lega, riescono a rapportarsi in modo civile a questa gente o ne subiscono quotidianamente la presenza? Provo imbarazzo a pensare che in Italia governino due schieramenti politici beceri, ignoranti e tutto quello che di negativo si puo' dire. Capisco anche l'imbarazzo del Presidente della Camera, che sta cercando in questi giorni di accreditarsi come leader di una destra civile e democratica di cui un paese moderno ha bisogno per una sana alternanza di governo. Comunque anche i nostri signori della sinistra devono interrogarsi, perche' la lega ottiene questi successi. Non siamo esenti da colpa e ora dobbiamo cercare di rimediare.
 
 
antilega
antilega il 12/09/09 alle 10:08 via WEB
Chi vive al nord subisce l'onda di venire associato a questa rozza orda di neobarbari. Il nord in cui io mi riconosco è quello solidale e aperto che nulla ha a che fare con i deliri della lega. Questo arrogante sindaco leghista ha fatto rimuovere una targa che is uoi stessi compaesani (bergamaschi e quindi lombardi) avevano fatto mettere anni fa per onorare un eroe siciliano ed italiano che aveva dato la vita per la legalità. Questa è la gente che il nostro Movimento difende. Non possiamo lasciare solo il nostro nord con i leghisti.
 
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