Creato da princepscivitatis il 23/02/2007

Storia & Archeologia

La Storia e l'Archeologia : una passione da sempre! Il luogo di ritrovo per tutti gli amanti di queste discipline meravigliose. Un tuffo nel passato per sognare e vivere esperienze magiche, visitare i luoghi del passato e conoscere i grandi uomini che con le loro imprese hanno segnato la storia dell'Umanità.

 

 

« Due parole su di me ...Sorry!!! »

Alessandro Magno

Post n°8 pubblicato il 26 Febbraio 2007 da princepscivitatis
 

Sicuramente alcuni, entrando nel blog, si saranno chiesti a chi potesse appartenere quel ritratto che figura sotto il titolo.

Bene, si tratta di Alessandro Magno, e quello è una parte del famosissimo mosaico, ritrovato a Pompei nella Casa del Fauno, copia di un celebre dipinto di Filosseno di Eretria ricordato dagli antichi (sec.IV-III a.C.) che raffigura la Battaglia di Isso, dove Alessandro e il suo grandioso esercito macedone sconfissero Dario e i suoi persiani.

Alexandros aveva appena 19 anni quando salì sul trono, dopo che suo padre Filippo fu assassinato il giorno il giorno del suo matrimonio. Da adolescente, quando studiava a Pella, ebbe come Maestro il grande filosofo e scienziato Aristotele, il genio più luminoso dell'antichità, che senza dubbio influì non poco sulla personalità del futuro Re e conquistatore della Persia.

Nel 335 a. C., dopo un anno di regno impiegato a rendere salda la sua posizione di legittimo successore di Re Filippo in Grecia, Alessandro mosse contro i Traci e quindi alla volta del Danubio. Nella velocità e nelle capacità tattiche di cui diede prova in questa spedizione, dimostrò di avere la stoffa del grande stratega. Tra quanti si arresero ed entrarono a far parte del suo sistema di alleanze  nel corso della spedizione sul Danubio vi erano i Celti. Nel frattempo, nella Grecia meridionale le città non avevano pace; alla notizia della presunta morte di Alessandro, Tebe si ribellò aper­tamente. In meno di due settimane, allora, Alessandro piombò su Tebe, in cui compì un vero e proprio massacro. Furono uccisi 6000 uomini e fatti schiavi tutti i superstiti, compresi le donne e i bambini. Atene gli fece pervenire le sue congratulazioni.

Alessandro invase l'impero persiano nel 334, quantunque già l'anno prima vi fosse stata una spedizione di un esercito al comando di un vecchio generale di Filippo. Alessandro passò in Asia dal nord, rese omaggio a Troia, dove fece capire che in certo qual modo egli stava fa­cendo rivivere la poesia omerica, e ottenne una prima grandiosa vitto­esercito persiano presso il fiume Granico, non lontano dal­la costa. Mandò il grosso del bottino a sua madre, prese i prigionieri e gli schiavi da portare in Macedonia, e mandò ad Atene 300 armature persiane. Al governatore macedone cui affidò l'Asia Minore diede il tradizionale titolo persiano di satrapo; vietò il saccheggio e la­sciò i tributi e le imposte così com'erano; era chiaro che aveva inten­deva governare questa terra su basi solide e durature.

La sua ammirazione per le istituzioni persiane aveva probabilmente origine nel­lo studio comparativo delle istituzioni degli Stati condotto sotto la gui­da di Aristotele. Alessandro rifondò Troia e liberò Sardi, l'antica capi­tale della Lidia e ovunque dimostrò chiaramente la sua seria intenzione di governare­. Ad Efeso restaurò la de­mocrazia, ma impedì ogni sorta di rappresaglia contro il vecchio regime, e inaugurò così una se­rie di liberazioni e di restaurazioni di vecchie città greche. In questo periodo Alessandro cominciò ad essere venerato come un dio. Incontrò qualche difficoltà a Mileto, ma non per mol­to : la città, infatti, cadde presto nelle sue mani, nonostante il forte appoggio della flotta per­siana.

Alessandro decise allora di dividere la sua flotta e di occupare tutti i porti militari del Levante. Nei due anni che seguirono conseguì solo vittorie. Nell'ottobre del 333 a.C. si decise ad affrontare il re dei re, Dario III. I Persiani erano di poco avanza­ti per mare ma Alessandro andava più veloce di loro. Alla vigilia del­lo scontro il re macedone cadde gravemente malato e apprese che Dario si era appostato nei pressi della sua retroguardia. La situazione era dunque critica. A marce forzate il giorno seguente riportò il suo esercito di fronte ai Persiani, che furono costretti ad affrontarlo in una stretta piana costiera. Alessandro ottenne una grande vitto­ria, compiendo un vero e proprio massacro dei Persiani e costrin­gendo Dario alla fuga. Secondo le cifre che ci sono giunte, 110000 Persiani sarebbero rimasti sul campo nel corso della battaglia di Is­so. Da parte macedone vi furono 4000 feriti e, da quanto si apprende dalle fonti, solo 302 morti. Il bottino della vittoria comprese anche la tenda del re e tutti i suoi tesori; Alessandro fece prigioniera anche la regina. che trattò con gentilezza e generosità, insieme alle sue ancelle.

immaginedisplay:block;text-align:center;margin:2px auto;

Alessandro Magno - battaglia di Isso. Mosaico dalla casa del Fauno. È conservato al Museo Archeologico di Napoli.

Mosse quindi verso la Siria, la Fenicia e la città di Tiro, che si ar­rese a lui nel 332 a.C. dopo otto mesi di resistenza; 8000 dei suoi abitanti furono uccisi e 30.000 fatti schiavi. Dopo Tiro, cadde Ga­za, e dopo Gaza fu la volta dell'Egitto. Giunto nella zona del delta del Nilo, Alessandro vi fondò Alessandria e vi celebrò dei giochi secondo il costume greco, rese sacrifici agli dèi egiziani e si fece proclamare re d'Egitto. Visitò quindi l'antico oracolo di Ammone (che divenne «di Zeus-Ammone» per assimilazione con la divinità greca) sito nel deserto libico, nell'oasi di Siwa. Il pellegrinaggio a quel san­tuario era ed è ancora particolarmente difficile e pericoloso. Ales­sandro vi si recò e non rivelò mai il contenuto delle sue interroga­zioni, anche se, da quanto sappiamo, disse di essere soddisfatto dei responsi divini. I suoi soldati, successivamente, pensarono che pro­abilmente il loro capo avesse chiesto se avrebbe governato il mondo, e se tutti gli assassini di suo padre erano stati trovati e uccisi. Può anche darsi che l'oracolo abbia dato conferma al suo segreto desiderio di poter vantare un' origine divina, ovvero che il suo autent­ico padre fosse appunto Zeus-Ammone.

Alessandro si rivolse quindi verso l'interno dell'Asia con un eser­cito di 400.000 fanti e di 7000 cavalieri, attraversò l'Eufrate nel 331 e quindi il Tigri, e presso Gaugamela affrontò per la seconda volta Dario in battaglia. L'esercito persiano era dotato di elefanti, di carri sciti caratterizzati dalle loro alte ruote e di una potente cavalleria costituita da truppe di Asiatici delle steppe, di Persiani, di Babilonesi, ­di Afghani e di Indiani. La battaglia fu lunga e complessa, ma Alessandro vinse, Dario fuggì e Babilonia si arrese.

Alessandro simimpadronì anche di Susa, l'antica capitale dell'Elam, e del palazzo dei vecchi re persiani. L'impero persiano non era certamente finito così; quasi a simbolizzare questa realtà, Alessandro trovò a Susa le statue di Armodio e di Aristogitone, gli uccisori dei tiranni, che erano state portate via da Atene centocinquant'anni prima: le fece immediatamente spedire in Grecia. Nel 330 annientò il potente esercito che difendeva Persepoli.

Difficilmente possiamo esagerare la descrizione del tesoro di Persepoli, i cui pezzi furono portati via con ogni attenzione a dorso di mulo e di cammello.

Poco tempo dopo Alessandro e le sue truppe devastarono il palazzo e lo diedero quasi interamente alle fiamme.

Nei musei persiani alcuni oggetti di lusso rovinati apposta attestano ancora la rabbia e l'arroganza di quella notte. Dario però non volle ancora darsi per vinto e Alessandro lo inseguì a nord verso Ecbatana, capitale della Media, quindi verso l'attuale Teheran e infine ancora più a est. Nel corso di questo inseguimento, però, Dario fu fatto prigioniero da un suo vassallo, il satrapo della Battriana, e fu as­sassinato proprio nel momento in cui stava per cadere nelle mani di Alessandro.

I suoi ultimi difensori furono presi uno dopo l'altro dopo una serie di azioni militari estremamente difficili, che videro ca­dere un numero incalcolabile di soldati. D'altra parte, i Greci so­pravvissuti che si erano arruolati con l'unica prospettiva di andare a combattere la Persia furono rimandati in patria carichi di tesori, in attesa dell'arrivo di truppe fresche. Alessandro intanto aveva adottato alcuni costumi persiani e, come nuovo monarca, aveva cominciato a rispettare i suoi nuovi sudditi; sposò anche una principessa,_indiana, Roxane (nel 327 a.C.), e rivolse le sue mire espansionistiche verso le province più orientali del nuovo impero.

L’impressione era che ­Alessandro e il suo esercito, che andava a poco a poco assottigliandosi, dovessero consumarsi nell' esplorazione e nella conquista dell'Oriente sconosciuto.

Durante la conquista del Punjab Alessandro rimase gravemente ferito nel corso di un assalto che aveva guidato personalmente presso Multan. Le sue truppe non si erano mai rifiutate di obbedirgli, eccetto quando si trattò di avanzare attraverso territori desertici che separano il bacino dell'Indo dal Gange. Alessandro decise di tornare sui suoi passi; sulla via del ritorno perse, però, moltissimi ­uomini. Fu proprio in quella occasione che uccise un suo vecchio generale nel corso di una lite (Clito) dopo averne fatto eliminare un altro accusandolo di alto tradimento (Parmenione); il re aveva spinto il suo esercito ai limiti delle possibilità di resistenza umana e questi limiti erano veramente sorprendenti.

Nel 326 a.C. Alessandro raggiunse nuovamente l’Indo che discese fino alla foce; mentre parte dei soldati al comando del generale Nearco tornava via mare, l'esercito si divise in due tronchi al comando di Alessandro e di Cratero e con grande sofferenza e perdite umane, attraverso regioni desertiche, giunse nel marzo 324 a Susa.

Qui Alessandro, in nome dell'integrazione tra i popoli, fece celebrare le nozze di 10.000 ufficiali e soldati greci con donne persiane e sposò egli stesso una figlia di Dario.

Tornato poi a Babilonia, nel 323 a. C. morì a soli 32 anni, sfinito dalla fatica e dalle febbri.

I suoi ultimi progetti erano stati l'assimilazione delle città, l'unificazione della Grecia e della Persia e una campagna militare verso occidente, oltre la Sicilia, con una flotta di 1000 navi. La tenacia e la foga che avevano ca­ratterizzato la sua folgorante carriera si spensero con lui, ma è curioso il fatto che per tutta una generazione nessuno dei popoli che aveva sottomesso osò ribellarsi. Il fatto poi che il tempo non sia mai ri­uscito a cancellare completamente le sue imprese attesta in modo chiaro ed inequivocabile la lucidità e la saggezza politica di questo grande condottiero e, in particolare, la solidità dell' organizzazione che egli lasciò in Asia.

 
 
 
Vai alla Home Page del blog

AREA PERSONALE

 

TAG

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Marzo 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
        1 2 3
4 5 6 7 8 9 10
11 12 13 14 15 16 17
18 19 20 21 22 23 24
25 26 27 28 29 30 31
 
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

FACEBOOK

 
 

ULTIME VISITE AL BLOG

rospa4s4mercuri.andumbynicoAvvAnnaPelamattierika2000sncstefano.bartolozzivirgimary91maurizio.leccioliannarusso.87maryganjaanna1703baciomottaanna_delorenzoability61nicole.marongiu_1987
 

ULTIMI COMMENTI

 

CHI PUÒ SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti possono pubblicare commenti.
I messaggi e i commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963