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Le notizie colte al volo

 

 

L'Italia che vogliamo

Post n°17 pubblicato il 22 Luglio 2016 da ilfogliodarchita
 

 

Così Veneto Banca salvò Bruno Vespa prima del crack

Azioni ricomprate nell'ultimo momento utile prima del disastro

 

20/07/2016 - Se "La legge è uguale per tutti" - e già su questo, in Italia, ci sarebbe da discutere - le opportunità finanziarie non lo sono affatto. Soprattutto quando si parla di rapporti con le banche, dove pochi ben informati sanno come e quando muoversi per evitare perdite o realizzare guadagni imponenti, mentre la grande maggioranza opera a proprio rischio e pericolo. Lo si è visto nei casi di Banca Etruria e sorelle, dove i 'piccoli' sono stati invitati ad aderire ad operazioni che li hanno lasciati a tasche vuote, e lo si vede al contrario nel caso di Veneto Banca, che ha invece tutelato non poco i suoi clienti più in vista.

E' il caso del popolare anchorman Bruno Vespa, il quale - rivela un'inchiesta de Il Fatto Quotidiano - è riuscito a far ricomprare all'istituto Vincenzo Consoli azioni per 11 milioni di euro nell'ultimo momento buono prima del crack, che ha sostanzialmente azzerato il valore delle azioni stesse. Chi era in 'lista d'attesa', invece, oltre a vedersi scavalcato da Vespa ha visto il valore delle proprie azioni pressoché polverizzato.

LA VICENDA - Il rapporto d'amicizia fra Bruno Vespa e l'ex dominus di Veneto banca Vincenzo Consoli è cementato da tempo (i due sono anche stati soci in affari, riporta sempre Il Fatto Quotidiano). Il giorno fortunato del conduttore di Porta a Porta è il 23 luglio 2013, quando il consiglio d'amministrazione di Veneto Banca deliberò il riacquisto da Vespa di 267958 azioni della banca. Insieme a lui si liberarono delle azioni la moglie Augusta Iannini ed i figli Alessandro e Federico. In totale 279484 azioni vendute al prezzo massimo mai raggiunto dal titolo nell'ultimo momento buono, per un totale di 11 milioni 332mila euro. Azioni vendute poco prima che il valore si polverizzasse, scavalcando una lista d'attesa di cui dovranno rispondere i vertici della banca.

La Guardia di Finanza dispone di report interni dai quali risulta che solo nel 2013 erano rimaste inevase 1006 richieste di vendita provenienti da soci con azioni depositate presso altre banche: di queste, 203 erano giunte all'attenzione del consiglio d'amministrazione prima di quelle di Vespa e familiari. In quella seduta del CdA del 23 luglio 2013 quello di Vespa risultò essere il secondo maggior pacchetto di azioni riacquistato (il primo fu quello dell'industriale Stefanel).

Gli ispettori della BCE hanno rilevato che la banca ha ricevuto reclami da 2457 soci per oltre 8 milioni di azioni non vendute tempestivamente: "Mediante alcune operazioni ad hoc effettuate dalla banca - si legge - l'ex DG Consoli è riuscito a soddisfare richieste di vendita per circa 4 milioni di azioni senza rispettare le priorità degli ordini".

Dunque qualcuno, come Vespa e Stefanel, ha potuto vendere nel 2013 con le azioni al loro massimo valore (40,75 euro). Altri, circa 80mila soci, hanno visto i loro 5 miliardi di euro in totale azzerati da un giorno all'altro.

 

 

 
 
 

L'Italia che vogliamo!

Post n°16 pubblicato il 21 Luglio 2016 da ilfogliodarchita
 

Cassa Depositi e Prestiti assume la figlia del ministro Padoan

Scelta dopo aver risposto a una "procedura interna di job posting"

 

 Mentre gli italiani digeriscono i fin qui deludenti risultati del Jobs Act, in politica sembra continuare a piacere, eccome, il buon vecchio posto fisso. Dopo l’inchiesta che ha coinvolto i parenti del ministro Alfano (sul quale al momento non esiste nulla di penalmente rilevante, va ricordato), è di queste ore l’assunzione di Eleonora Padoan, figlia del ministro del Tesoro, alla Cassa Depositi e Prestiti con contratto a tempo indeterminato. Ossia il gruppo pubblico che gestisce il risparmio postale degli italiani ed è controllato proprio dal Tesoro. La signora Padoan si occuperà del settore cooperazione e sviluppo internazionale, su cui Cdp ha nuove competenze in seguito all’approvazione della riforma del settore approvata un anno fa. Lo scrivono prima Il Giornale e poi Il Fatto Quotidiano, e la notizia è confermata dall’ente di via Goito, che fa sapere che il contratto di lavoro è stato firmato “a seguito di una procedura di job posting iniziata nel novembre del 2014″ e “volta a valorizzare professionalità interne al gruppo”. A rispondere al bando – non un concorso perché la Cassa non fa parte della pubblica amministrazione – sono stati in tre. E due sono stati assunti, tra cui appunto Eleonora Padoan.

 

 
 
 

Editoriale

Post n°13 pubblicato il 22 Settembre 2009 da ilfogliodarchita
 

locandina mostra

EDITORIALE

 


In questo numero diamo conto, al solito, delle cose fatte e di quelle solo immaginate,

di quelle dimenticate e di quelle che fingiamo di non conoscere.
Una città che, a parole, si propone di "volare alto", poi si adagia sul suo

rassicurante quotidiano, in una sorta di narcolessia che ci sta facendo

accumulare ritardi. Già siamo penalizzati dall'essere estrema provincia del regno;

già dobbiamo pagare colpe ataviche che abbiamo ereditato; colpevole è invece

l'atteggiamento rinunciatario che sembra connotare una cittadinanza paga di

mettere insieme pranzo e cena. La borghesia di questa città, le forze imprenditoriali

(se ci sono), i "ggiovani" che sono il target di riferimento solo dei produttori di beni di

consumo e mai quella parte di società da ascoltare e da far parlare in occasione delle

scelte, grandi e piccole, di una città per il suo futuro, sono impalpabili, ignari o assenti.

Gli ori di Taranto sono andati in trasferta a Brest, all'Archivio di Stato è in essere

una mostra che parla della e alla città, del Museo Maiorano si è parlato non

più tardi di una settimana fa, di teatro non si parla più, ma tutto ciò scivola

sui cittadini, resi impermeabili da stanchezza o disinteresse e gli argomenti

principe di piazze e vicoli sono il calcio o l'ultimo fidanzato di una velina.
Vox clamans in deserto. Continuiamo e continueremo a tentare di farci sentire,

ad alzare la voce ed il tono del dibattito, anche per recuperare un minimo

degli antichi e ormai persi "quarti di nobiltà" di un popolo che fu grande.

Arturo Tuzzi


 
 
 

Commento al XLIX Convegno di Taranto sulla Magna Grecia di Emanuele Greco (*)

Post n°11 pubblicato il 14 Settembre 2009 da ilfogliodarchita
 
Foto di ilfogliodarchita

 

La metafora oraziana del conviva satur, il convitato sazio, è per me il modo migliore per definire nel complesso il 49° Convegno di Studi sulla Magna Grecia appena conclusosi a Taranto, indipendentemente dal tema di quest'anno che si riferiva alla produzione ed al consumo sociale e rituale del vino. Convitato sazio mi sono sentito alla fine dei  quattro  giorni di discussioni per la grande quantità di cose che ho appreso grazie ad una serie di dottissime comunicazioni e, come sempre (ciò che fa di Taranto un luogo pilota nel campo dei nostri studi classici ) grazie alle animate e sempre utilissime discussioni che coinvolgono tutti i saperi antichistici a 360° .

L'assise era divisa in cinque sezioni: la prima, che si occupava del vino e la vite e del culto di Dioniso tra Oriente ed Occidente, è stata aperta da una relazione scientifica  di  Girolamo Fiorentino  sui vitigni e la vite e la loro attestazione nel Mediterraneo sin da epoca preistorica dal punto di vista dello scienziato archeobotanico che utilizza nuove avanzatissime tecnologie (l'esame del DNA per identificare i vitigni), cui ha fatto seguito la relazione di Linn Foxhall sulla produzione e sul commercio del vino in Grecia (dove al tempo della dominazione macedone si assiste ad un incremento esponenziale della produzione su vasta scala commerciale).

Due tra i massimi studiosi al mondo di problemi legati al simposio ed a Dioniso hanno parlato l'uno (Oswyn Murray) del simposio come pratica sociale,  il convivio dove si beveva sdraiati, che nasce in Oriente e viene diffuso in Occidente dai Fenici, secondo Murray) e l'altra (Cornelia Isler- Kerènyi) dell'imporsi del Dioniso imberbe in età classica dopo l'esordio di questa iconografia nel frontone orientale del Partenone  (il dio è il figlio di Zeus e fratello di Apollo con la cui immagine viene a creare un doppio, contro la vulgata irenica del dio ebbro). La seconda sezione si è occupata del vino in Magna Grecia con le relazioni di  Jean Pierre Brun e di Jean Christophe Sourisseau  sulle testimonianze archeologiche e letterarie grazie alle quali possiamo ricostruire (in parte ovviamente) i processi antichi di produzione del vino.

La terza sezione avrebbe dovuto essere aperta dalla relazione di Luigi Enrico Rossi, massimo specialista della poesia simposiale, ma lo studioso è mancato pochi giorni prima del convegno che gli ha tributato un commosso ricordo.

Mario Lombardo e Flavia Frisone hanno proposto un' interessante rassegna basata su fonti e documenti epigrafici relativa alla funzione del vino nelle città della Magna Grecia,  relazione integrata da quella di Michel Bats sulle pratiche alimentari, sulla letteratura culinaria occidentale e sui vasi utilizzati per il consumo del vino che troviamo in abbondanza nei nostri scavi, negli abitati e nelle tombe .

Si è poi passati alla quarta sezione (culti e rituali dionisiaci in Magna Grecia) con le relazioni di Angela Pontrandolfo sul polimorfismo di Dioniso (esaminato attraverso una ricca testimonianza iconografica tramite i vasi a figure rosse prodotti in Italia Meridionale) di Agnes Rouveret sul rapporto tra Dioniso ed il teatro e di Maurizio Giangiulio sul Dioniso magno greco (anche qui testi letterari e documenti epigrafici per esaminare la funzione politica del culto dionisiaco in occidente).

Nell'ultima sezione aperta da Carlo de Simone con l' esame linguistico del vino nella parlate dell'Italia  (il nome vino risale ad epoca assai antica, almeno all'età del bronzo) Lina Cerchiai si è poi soffermato sul rapporto tra le città greche e le comunità indigene in tema di culti dionisiaci, e Alastair Small sul simposio e sulla produzione del vino nella Magna Grecia di epoca ellenistica e romana.

Michel Gras ha poi tracciato un ampio profilo del convegno nelle  conclusioni segnalando, come spesso avviene, le grandi novità emerse dal dibatto e le zone d'ombra che  spingono  in modo inesauribile il ricercatore a continuare l'esplorazione, anche grazie agli stimoli intellettuali che vengono da convegni come quello di Taranto.

Non si può chiudere senza ricordare che come ogni anno abbiamo ascoltato relazioni di scavo ricchissime di dati nuovi grazie all'attività delle Soprintendenze magnogreche, in molte delle quali si sono avuti avvicendamenti dei dirigenti (a Napoli, a Reggio Calabria, a Potenza ed a Taranto: il convegno ha salutato con un lunghissimo applauso Giuseppe Andreassi,  che, dopo diciannove  anni, ha lasciato per raggiunti limiti di età la Soprintendenza tarantina).

L'anno prossimo (non sarà un  anno qualsiasi) celebriamo il 50° convegno con un tema di straordinario interesse: Alle origini della Magna Grecia, migrazioni, mobilità, fondazioni.

Un significativo appuntamento da non mancare !

 

 

 

(*) Direttore della Scuola Archeologica Italiana di Atene e  Presidente della Fondazione "Taranto e la Magna  Grecia"

 

 

 

 

 

 

 
 
 

Il corsivo di Archita

Post n°10 pubblicato il 07 Settembre 2009 da ilfogliodarchita
 
Foto di ilfogliodarchita

 

  "Andiamo a Taranto a godere il suo celebre porto,

   la dolcezza  del suo inverno e una regione che,

   anche per la densità della   sua popolazione, nei secoli

   precedenti, era opulenta"    

                                                            Seneca, IV sec. a.C.  

 

 

Sono ancora in città. Non riesco a tornare a Matino. Pensavo di essere riconosciuto per strada ma non mi fila nessuno. Ho visto un tizio firmare autografi, circondato da ragazzine e signore attempate. Era il cugino di secondo grado di un caio che ha dato un passaggio in macchina alla sorella di una che ha sostituito una soubrette che ha fatto una comparsata di un paio di minuti in una trasmissione di una tivvù locale. Mah!

Claudio, il mio quasi coetaneo, che per me svolge la stessa funzione di Virgilio per Dante, quella cioè di accompagnarmi in giro per la città e di farmi da guida, questa volta mi ha scortato per le vie della città nuova, quella che non conoscevo, quella che si è sviluppata oltre l'Isola.

Rapidamente, molto rapidamente, mi ha mostrato quello che lui ha chiamato il salotto della città, che tutt'oggi sembra svolgere la stessa funzione dell'agorà o del ginnasio, visto che vi confluiscono tarantini di ogni età che hanno la stessa, antica indolenza che avevano i miei concittadini dell'epoca e che consentì a Pirro di porre condizioni durissime alla città in cambio dell'aiuto del suo esercito di  quadrupedi.

E che consentì a Fabio Massimo (nel 209 a.C.) di saccheggiare Taranto. Trentamila in catene, oro e argento portato a Roma in quantità tali da cambiare il corso del mercato dei metalli preziosi, la "meglio gioventù" uccisa o in esilio e rovine ovunque.

Mutatis mutandis, alcune zone della città, in quello che voi chiamate "Centro", assomigliano ad altre di quel periodo: palazzi crollati o squarciati, enormi pepli a coprire le pudenda di altri palazzi, facciate istoriate e dipinte dagli emuli stupidi di grandi pittori classici e moderni, καταστήματα (botteghe) chiuse per fallimento, altre con gli occhi a mandorla aperte sulle principali vie della città.

Sembra quasi che non ci sia un piano complessivo che riguardi l'intera città, che tutti aspettino l'arrivo di un messia non meglio identificato e che il motto prevalente sia "ce me ne futte a 'mme!".

I gioielli di famiglia (quelli che anch'io ho provveduto a mettere da parte per voi), che conservate nel  Μουσείο (museo), li vivete come un fastidio, un'eredità scomoda da gestire e con la quale non si sa cosa fare, sulla quale c'è il rischio di pagare la tassa di successione, per cui è meglio tenerli in un cassetto e (non dico pubblicizzarli e ottenerne un ritorno) non viverli.

Sono combattuto se tornare a dialogare con Platone, Dionisio e Pitagora o restare ancora un po' qui per tentare di dare una mano alla mia città.

Intanto, il biglietto di ritorno per l'Ade l'ho già fatto!



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