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Tra il serio e il criceto

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L'incontro: parte seconda

Post n°2 pubblicato il 23 Novembre 2014 da atisha.sun

L’inconscio senso del dovere mi sta guidando automaticamente verso il mio unico appuntamento di lavoro. Ascolto il mio cliente come dietro un vetro, annoto e archivio mentalmente le sue richieste con un sorriso d’ordinanza ben stampato in viso, la mente serena ma rivolta altrove.

Riprendo la strada verso l’appuntamento, il cellulare sempre ostinatamente spento, l’occhio volutamente distolto dall’orologio: non abbiamo fissato un orario preciso, per cui ogni ora è buona dopo mezzogiorno.

Evito l’autostrada, percorro strade diritte e pianeggianti, paesini e chiesette che mutano leggermente le loro strutture man mano che muta l’orizzonte ed il sole sale a rimpicciolire le ombre. Mezzogiorno è perso alle mie spalle, mentre la meta comincia a riempire il mio sguardo. È ora di chiamarla, conosco solo il suo nome, non saprei dove cercarla.

Anche la sua placida risposta esisteva già da qualche parte nella mia mente, non è affatto una sorpresa: senza chiedermi nessun perché, mi indica uno storico ed elegante caffé del centro. Non mi chiede come sono, chi deve riconoscere, non glielo chiedo io: senza capire il perché, entrambi già sappiamo cosa vedremo e ci riconosceremo.

Lascio l’auto in un luogo dove so che potrà sostare tranquilla ben più che per lo spazio di un caffè, ma senza che tale idea sia passata attraverso la ragione.

Mi avvio per strade percorse forse una o due volte, ma stranamente familiari.

Non mi occorre chiedere dov’è il locale, non può essere altro che quello…

L’atmosfera pacata e calda di un calmo pezzo da piano bar mi saluta all’ingresso. Pochi discreti clienti che chiacchierano sommessamente, una generale idea di raffinatezza d’altri tempi e…lei.

Di spalle, immersa in una lettura, sente il mio sguardo, ne sono certo. Il suo taglio di capelli, dove l’ho visto? L’ho visto con gli occhi della mente o con quelli del corpo?

Non si gira, non si esalta, attende che le sia di fronte.

Si alza, sorride del sorriso mai visto eppur così familiare, mi tende una mano perfetta e liscia come quella di una adolescente, mi inebria del profumo mai sentito eppure così visceralmente, intimamente mio.

La guardo negli occhi e, finalmente, comprendo.

La realtà si scompone istantaneamente in miriadi di frammenti, riflettenti ognuno un attimo della mia vita, un mio sogno, un mio anelito. Poi si ricompone a formare il suo volto, che è anche il mio, il suo sorriso che è anche il mio, il suo respiro che è anche il mio. La consapevolezza latente di tutto il giorno ora riempie totalmente la mia anima: non sto salutando una donna qualsiasi, o una donna da amare o la donna della mia vita.

Davanti a me, in ogni sua piega mentale, c’è il mio alter ego femminile: oggi ho incontrato te, l’altra parte di me stesso.

 
 
 
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