Creato da alfasica il 21/11/2005

UNDATED BAR

racconti isterici, criminali e patologiche storie

 

(racconti isterici, criminali e patologiche storie)

Post n°96 pubblicato il 16 Aprile 2006 da alfasica

H. ACCIDENTAL

Uscendo dall’albergo sentì un rumore acuto nel proprio interno, un fremito sottile di calore penetrargli la testa. Probabilmente gli occhi si chiusero o persero la vista  perché le cose si mossero di alcuni secondi. Quando cadde la valigia del signor K. Rossmann si accorse che doveva avere serrato i pugni rigidamente, sentì il corpo vuotarsi. Poi non riuscì più a trattenere quella saliva che era diventata così densa ed ebbe la nausea per la vischiosità dura attaccata ai denti, udì il mento gocciolare sulla camicia. Guardò il petto e i bottoni dorati ormai sporchi incurvarsi con il suo ventre. Le spalle si indebolirono lasciando le braccia due elastici rotti, la tela cartonata della divisa cedette alla schiena ossuta. Vide la grana dell’asfalto e una macchia come di sangue che risaliva fino alla sua bocca. Non c’era alcun rumore mentre portava la mano alla nuca e la porta girevole scorreva.

 
 
 

(racconti isterici, criminali e patologiche storie)

Post n°95 pubblicato il 16 Aprile 2006 da alfasica

IL PRESAGIO

Aprì il pesante portone dell’ingresso condominiale con ingenua velocità mentre riponeva il mazzo di chiavi nella tasca del soprabito e affrettava il primo passo sul gradino. La porta alternata di losanghe in vetro blu e ottone si richiuse alle sue spalle, alzava il viso per controllare il cielo quando lentamente trattenuta dalla leva fece sentire per un attimo il suo incastro.  Solo cercando con lo sguardo la posizione della sua auto vide il giardinetto, i giochi di plastica dei bambini ricoperti di brina e gli aghi del pino. Chiuse gli occhi per respirare l’odore dell’aria e li riaprì. Il prato pareva di un metallico colore uniforme e l’albero trattenere il suo respiro; i gradini  ai suoi piedi persero d’improvviso il senso della loro direzione e il cancelletto il suo stato di ostacolo, la strada scorreva come una liquida recinzione intorno al palazzo. Per un attimo sussultò, ma non comprese. Quando allungò il piede verso il secondo gradino l’aria si appoggiò a lui  gelida e verticale, riprovò facendo avanti l’intero corpo ma venne respinto verso il portone.  Rimase immobile nell’intercapedine dell’uscita battendo i pugni sotto il peso compatto dell'esterno.

 
 
 

(racconti isterici, criminali e patologiche storie)

Post n°94 pubblicato il 07 Aprile 2006 da alfasica

L’INCONSAPEVOLE

E dopo anni si abbandonò finalmente a quei pensieri morbosi che sfioravano le sue tempie così delicatamente. Erano prima così terribili da fuggirne? Sentiva ora come familiari quelle verità prima oscene alla sua mente, non era la paura ma una gioia che sembrava divina a riempire il suo corpo. Gli occhi gli si gonfiarono di commozione. Ma come era possibile? Le dita si allungarono sopra la testa pettinata, rastrellando si aprirono davanti a quella gigantesca macchia d’umidità che nasceva sulla parete; trascurata era diventata un alone nero che ora conteneva la sua figura e una porzione del vecchio ufficio. Tutto fu chiaro e veloce, il vento già gonfiava i suoi vestiti nella grande distanza quando si spezzò la spessa lastra di vetro della finestra. 

 
 
 

(racconti isterici, criminali e patologiche storie)

Post n°93 pubblicato il 03 Aprile 2006 da alfasica

INTROSPEZIONE MEDICA

Il busto aderiva con leggerezza allo schienale quando i tendini si svegliavano dal fondo della pelle e il braccio avanzava come un legno che oscilla su una spalla d’albero. Ogni volta che estraeva un arto la sua gola lasciava cadere una forza rigida nella profondità dello stomaco, il respiro chiuso in un lucchetto addominale razionava l’entrata. L’aria della stanza veniva continuamente pressata da un sistema di bocche alimentatrici che voraci sfiatavano masticando la propria lingua. Irrigidendosi nel desiderio sembrava diventare scivolosa e arrotolarsi verso il proprio interno. I gomiti cedettero insieme i loro angoli per fare entrare le due mani tra le labbra gommose. Era seduta al centro della sala d’aspetto, chiusa in un circuito soffocante.

 
 
 

(racconti isterici, criminali e patologiche storie)

Post n°92 pubblicato il 01 Aprile 2006 da alfasica

IL RADIOFONISTA

Qui dentro non si sente niente! Ruotando il dispositivo cartilaginoso incessantemente si alzava e si sedeva per controllare l'afflusso sonoro. Il gomito formò il nodo di una leva acuta, la mano un meccanismo ostinato, il dito ferroso era una vite sotto sforzo ma non  usciva dal foro più che una sgonfia spirale d’aria. La nuca impregnò di calore il colletto quando sulla scrivania il telefono  fece tre squilli stabilendo l’inesistente limite sonoro, le nocche gli colpirono veloci il cranio con lo stesso ticchettio che si trovava sotto la palpebra destra.

 
 
 

(racconti isterici, criminali e patologiche storie) 

Post n°91 pubblicato il 31 Marzo 2006 da alfasica

LA CHIUSURA DOPO L'UFFICIO 

Il muro si era appoggiato improvvisamente alla schiena, le scapole elastiche lo riportarono eretto. Poi l’intonaco scese sulle spalline della giacca e la pelle si allungò insieme alla parete. Queste ginocchia sono la mia consolazione, non è possibile un contatto tra la mia testa e qualche altra giunzione, sono le ginocchia che sostengono. Solo un piede si mosse quando un uomo dal viso stanco lasciò piombare lo sguardo sopra la sua figura compatta. Se mi stringo ancora sembrerò una pietra lasciata cadere al lato della strada. Mentre con quell'uomo la strada procedeva veloce  nella nera asciuttezza, diritta con qualche leggera incurvatura nel tempo.

 
 
 

Post N° 88

Post n°88 pubblicato il 28 Marzo 2006 da alfasica
Foto di alfasica

.

 
 
 

(nero)

Post n°85 pubblicato il 16 Febbraio 2006 da alfasica

DIPENDENZA 

I primi due giorni ebbi la nausea, in pochi mesi fui livida.

Non ci furono le parole né trovai più comprensione,

Il mio corpo fu cibo, la testa predatore.

 
 
 

(nero)

Post n°83 pubblicato il 11 Febbraio 2006 da alfasica

VITA ARTIFICIALE

La calma orizzontale mantiene il mio corpo.

Una lirica topologia, come nell’ immaginario paesaggio,

E’ l’insolita forma che mi trattiene alla terra.

Curiosità irrisolvibili le conclusioni ironiche di questa mente.


E’ il mio corpo annoiato che mi gravita attorno?

Per quanto tempo dovrà risvegliarmi nello stesso giorno,

Nell’algebra del ricordo costringermi in questa sosta

Facendo della mia anima il perno su cui ruota il mondo.


Quando al mattino nasce il sole, la sonda è attiva,

Si alzano le pareti del cielo e le montagne urlano;

Solo un uccello vive, tratteggia il suo lungo fischio

Sul fondo, dove il prato tace.


Che paradiso è mai questo?

Ma no, ne è solo un’anticamera.

Ogni giorno è una stanza dove cammino tra la luna e il sole,

Finche il sole verrà due volte, così pure la luna.


Allora orecchie suoneranno per me una qualche musica sottile,

Gli occhi riceveranno la mia ultima trasformazione.

Questo strano pianeta tornerà ad essere vuoto, e io con lui calmo.

 
 
 

(nero)

Post n°81 pubblicato il 07 Febbraio 2006 da alfasica

APATIA I

Lo spazio disperso consola gli stormi,

E’il vento che li sostiene anche ora.

Sono morta e nata tante di quelle volte,

Pensavo di essere diventata infinita.

Se gli uccelli si muovono in schemi

Sono come uno specchio sulla mia testa.

Io lo so cosa è un’anima che aspetta.

L’attesa nell’anticamera terrestre.

E’ successo.

Un giorno qualsiasi.

Per errore di calcolo.

Sono morta e non sono più tornata alla vita.

Tac. Il mio orologio si è fermato.

Dopo l’ultimo secondo di solidità si è fermato.

E mi è mancata la forza, proprio in quel momento.

E’ da allora che il mio pensiero è libero

E continua a scorrermi sotto, lentamente,

Quando qualche piuma d’uccello si lasciò cadere

Come scivolata indifferente dal mio viso.

Poi avvenne che, un secondo prima di Me,

Il tempo riprese le sue rotazioni spietate.

Non fui pronta nemmeno in quel momento.

Sono rimasta morta.

 

 
 
 

(nero da lettere intime)

Post n°80 pubblicato il 06 Febbraio 2006 da alfasica
Foto di alfasica

CINEDREAM

"Quanta verità può sopportare, quanta verità può osare un uomo?
   Questa è diventata la mia vera unità di misura, sempre più
"

Anche prima tra le poltrone mi hai detto di sentirti solo

Quando parlavi di tutta quella apparenza nella gente.

Durante la pausa mi dicevi di come tutti credono nelle finzioni

Ma tu no, tu sei l’unico che ha la coscienza di fingere.

Non ti compiacere di capire, non sforzarti di vedere l'oltre amore.

Un mattino vidi la gente fluttuare meccanica -e così fu da allora-,

Mi spaventava vederla passare tra i giardini pubblici.

Ma con il tempo le strade della città sono divenute questa proiezione 

E ora mi sposto serena tra la loro immagine sbiadita.

Tutto inizia quando esco di casa, si sospende alla mia scomparsa.

Inizi a capire di essere solo cherie?

Scusa se ho riso così forte!

Ma...cosa credi che io pensi della gente che finge?

E’ il dubbio che finalmente si è insinuato anche in te?

Ora devi resistere un poco solo, disperso tra il tuo terrore

E guardare sempre più in alto cherie.

No, lascia stare quei poveri diavoli. Lasciali camminare ciclici per le loro strade.

Lo vedi adesso il progetto? E’ mostruoso amore, lo vedi bene?

E’ gigantesco nello spazio e nel tempo

Lo puoi guardare per poco senza impazzire!

Questa macchina non può essere umana, è spaventosa anche per l’abominio dell’uomo

Tutta la storia è vittima delle sue pulsazioni

Palazzi vengono costruiti in suo onore.

E di noi cosa rimane cherie?

Non so cosa dirti.

Sei solo?

La gente finge?

Ti senti vuoto amore?

 
 
 

(nero da lettere intime)

Post n°79 pubblicato il 04 Febbraio 2006 da alfasica
Foto di alfasica

ILLUSIONISTA A GETTONI

Vuoi sapere a chi parlavo?

Non a te, tranquillo amore.

Dammi la mano e fatti portare davanti a quello specchio.

Ora lo puoi vedere anche tu, parlavo come una pazza all’immagine

Quella che dici sempre essere vuota come una puttana.

Volevo sapere anche io chi era quella donna compassata,

Quella che tutti dicono _vuota come una puttana.

Vuoi sapere cosa mi ha detto?  Che è  un’anima!

La mia immagine?

Ma si è comportata come dici tu, come dicono tutti.

Nulla, nulla

Non mi ha ferito con i suoi occhi cinici

Io sono esattamente come lei, calcolata in tutti i miei componenti.

Ora, vediamo quanto comprendi di questo apparecchio a gettoni.

Ce li hai i soldi?

Serve una moneta

Una moneta sola amore

-Forse non lo hai chiuso bene perchè sento il tuo lavandino gocciolare sulla mia testa da giorni-

Giorni, giorni.

Lascia la mia mano! 

E mentre alzi il mio sguardo prendi la moneta.

 
 
 

(nero da lettere intime)

Post n°78 pubblicato il 03 Febbraio 2006 da alfasica
Foto di alfasica

BIOS THEORETIKOS

Quante sigarette ho già fumato? L’azione.

Incalcolabili boccate d’aria languida e compassionevole

La forza della trasparenza allarga i miei polmoni

Fa sognare la pietra grigia di Gerusalemme. Il cerchio.

Tu che sei seduta di fronte a me, quante sigarette ho fumato?

Mentre aspettavo di vederti  vicina, per ascoltarti

Ora che sei qua puoi dirmi finalmente cosa ne pensi  del mio viso metallico

Della buccia spessa di quell’arancia, del colore blu delle pareti

Io ti dirò ciò che vedo in questo momento, sinceramente, tenendo gli  occhi aperti

E lo farò senza appoggiare nessun pensiero mio su queste cose

Lasciandole tali, così che anche tu le possa pensare libere

Ma ora è buio. Domani.

Quante sigarette? Mentre aspettavi che ti venissi vicino

I miei occhi sono sempre sul tuo corpo quando ci sei, quando li cerco scattano unisoni

Tu senti il mio sguardo e ti ritrai quando lo faccio anch’io.

Cosa sei mentre quel soffio di luce entra in silenzio dalle tue tapparelle

E il mio fumo sporco lo rassoda nell’odore del mattino?

Sei il cerchio, la pietra grigia di Gerusalemme, il viso che fuma

La buccia spessa di quell’arancia, il colore blu delle mie pareti.

 
 
 

(nero da lettere intime)

Post n°77 pubblicato il 31 Gennaio 2006 da alfasica
Foto di alfasica

QUEL GIORNO EBBI UN PENSIERO VELOCE

Non so se hai capito chi sono, quel giorno sul ponte della stazione,

 Le rotaie si incrociavano alla fine e i capelli si allungavano nel vento.

Sono passato alle spalle e il cappotto mi ha toccato, per un attimo solo.

Forse, in quel momento, ho sussurrato qualcosa all’orecchio ma non ricordo.

Eppure sono sicuro di essermi avvicinato, proprio mentre il treno passava

E i capelli si allungavano nel vento per un attimo solo.

 

 
 
 

( nero da lettere intime )

Post n°75 pubblicato il 26 Gennaio 2006 da alfasica
Foto di alfasica

BALLATA ALLA LUNA 

Dal finestrino la solita luna, gialla sull’orizzonte di campagna.

Vedi, è quella grande pietra che riesce a rendere tutto così sospeso, così reale

E il solito albero invernale sulla fabbrica spenta, dici che è tetro e spettrale.

A me pare solo un albero nudo sulla fabbrica spenta.

Mi hai detto che ami la vita ed io la odio, che sono tetra come quell’albero,

Mi chiedo di quale vita tu stia parlando.

Sembra che tutto taccia e salga,  che così debba rimanere per sempre.

 
 
 

(nero da lettere intime)

Post n°74 pubblicato il 25 Gennaio 2006 da alfasica
Foto di alfasica

PSICOLOGIA INVERSA 

Anche a te succede, ne sono sicura

Lentamente sei diventato una parte di me.

Non che io ti voglia bene, ti sia affezionata

Non verrei a piangere al tuo funerale,

Non sentirò mai la tua mancanza.

Dico solo che sei parte di me

Come io lo sono di me stessa a volte.

Per questo ho accettato di vederti ieri e ancora.  

I bicchieri del tuo bar sono sempre più freddi dicono le mie labbra,

Parli di abiti o di una donna

Anche le tue labbra sono ghiacciate.

Sei una conversazione apatica ma non è colpa tua

Verso un bicchiere e non so cosa risponderti, è indifferente.

Sono ferma nella stanza, seduta sul pavimento o su un divano

Forse una macchina,  Buddha nel tuo appartamento, sottile come sempre.

Mi chiedo cosa pensi di me che non dico mai niente.

Invece tu potresti  parlare per giorni

Far scorrere la mia noia e la tua vita assieme, per giorni.

Potrei rendermi indispensabile se solo volessi,

Potrei esserti essenziale se volessi.

Io ti sono di fianco e non lo sai, di te non mi interessa.

Ma mentre dormi mi giro e sei nel mio pensiero,

Dico dentro

Arrivi direttamente,

Dentro,

Direttamente dentro

Se dormo.

(T)

Stasera sono scesa dove ieri eravamo saliti, fino ai terrazzi vetrati sulla città

E per due giorni ho visto la luce farsi fredda e calda senza sapere il perché.

 
 
 

(appunti iperreali)

Post n°73 pubblicato il 22 Gennaio 2006 da alfasica

LA STANZA FARMACEUTICA

Una stanza azzurra, o forse viola.

 

Grande sede dell’industria farmaceutica alla periferia della città,

 

Tre i camini (latta sagomata) un po’ più su dell’orizzonte.

 

Disposti: tre camini in fila su tutto l’orizzonte.

 

Una leggera cancellatura del grigio superiore.

 

La selezione della fabbrica è nell’imposta in alluminio,

 

(Rettangolo sul fondo chiuso dalla luce sul suo spessore).

 

La finestra è il duplicato del quadro appeso sulla parete opposta (o forse è uno specchio).

 

Tutti i vertici della stanza sono di un colore riflesso, il tappeto.

 

Tappeto: una forma semplice più granulosa.

 

Il pavimento è un piano acrilico disteso senza imperfezioni.

 

(Un’ombra intensa scorre sulla linea netta - più puro il colore)

 

Sedia sottile e razionale senza proiezioni.

 

Le mani sono appoggiate sulle ginocchia,

 

La sua pelle è vivida ma si uniforma in modo inquietante alle pareti

 

- non farle muovere il viso contratto per tutto il tempo -,

 

Solo la sua fronte è profondamente arrotondata.

 

Rimuovere oggetto reale.

 

Sedia sottile e razionale senza proiezioni.

 

Goccia dalla chiazza sul soffitto, è l’acqua della camera superiore.

 

_ Tratteggia l’altezza della stanza_

 

Sezione: schiacciare velocemente il volume del parallelepipedo al piano.

 

Il tappeto attutisce il singolo rumore.

 

 
 
 

(appunti iperreali)

Post n°72 pubblicato il 20 Gennaio 2006 da alfasica

IL VIDEOFUNERALE 

Le teste si susseguono fotomeccaniche dal bordo destro,

Giganteschi corpi cefalici che decido di numerare.

Un polpastrello entra avanzando misure astronomiche

-la luce si accende nella spirale della macroepidermide rosea-.

Le espressioni curiose nella fredda ombra blu.

Aggrottando la plastica del viso si fermano in un momento autentico.

Vedere la gola (resina) di quelle sottili labbra gotiche,

I pori, i peli, l’iride, le narici, i lobi, le gengive rosse.

I capelli controluce, alcuni gravitano.

Il negativo delle teste è uno spazio fondo marginale


(Un ipotetico paesaggio netto di linee bianche, o azzurre).

Cade un giglio marmoreo.

Ruotando: il nodo della radica.

Scorrere nella lunghezza della radica laccata.

Cade un giglio marmoreo.

Ruotando: il nodo della radica.

Scorrere nella lunghezza della radica laccata.

La coscienza ancora intatta deduce la propria assunzione a golem.

La punta inclinata di un piede lucido.

Il circuito rimane fermo per minuti su quel particolare nero.

 
 
 

(nero da lettere intime)

Post n°71 pubblicato il 17 Gennaio 2006 da alfasica
Foto di alfasica

COME VUOI TU 

Sono distesa allungata e ordinata, come caduta dal soffitto

Potresti cerchiare con un gesso rosso il mio corpo sulle lenzuola

Non muoverei nemmeno una delle mie ali,

Resterei inerte

Immobile e calda con gli occhi aperti.

Come attaccata a una carta moschicida io sto sul mio letto

Potresti darmi in pasto a un ragno o a una di quelle folli piante carnivore

Io non muoverei nemmeno una delle mie ali,

Resterei quieta

Immobile e tiepida con gli occhi aperti.

Oppure potresti ritagliare dalle lenzuola i bordi del mio corpo

Appendermi con uno spillo tra la tua collezione di insetti

Ed io non potrei muovere nemmeno una delle mie ali,

Resterei in pace

Immobile e fredda con gli occhi aperti.

 
 
 

(nero da lettere intime)

Post n°70 pubblicato il 16 Gennaio 2006 da alfasica
Foto di alfasica

LA STANZA PROFONDA

E’ il disordine di questa stanza che non mi fa pensare

È quella piccola abat-jour sempre accesa, la notte, il giorno

Questo pavimento freddo un marmo bianco che non mi fa sdraiare

È quella sedia di legno sempre vuota, è quella scrivania bianca

Sono i posacenere pieni per le stanze che non mi fanno pensare

Le tende annodate con le tapparelle sempre giù (e più giù le tapparelle)

E’ la tazza di caffè che non mi fa posare, ceramica con il fondo pieno

E tutti quegli anelli scuri sul mio comodino, bruciate le carte argento

Quell’armadio ha le ante chiuse da cinque giorni  -o forse più -

Quell’armadio ha le ante chiuse sulle divise di profilo nelle croci

_Chi sono oggi?

Anche oggi sono colei che non vuole interrogare

Sopra l’armadio il cappotto vuoto è appeso - forse da cinque giorni -

E’ il libro sul comodino che non mi fa parlare, carta con il fondo pieno

I triangoli rovesciati sulle pagine, le carte argento

Sono i  soffitti vuoti per le stanze che non mi fanno pensare

I lampadari pendenti con le lampadine svitate (e più in giù le lampadine)

Questo corridoio freddo un muro bianco che non mi fa passare

E’ quella sedia di metallo sempre vuota, è quella tavola sparecchiata

E’ il disordine di questa stanza che non mi fa pensare

E giorno, notte, quella piccola abat-jour sempre accesa.

 
 
 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Aprile 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30          
 
 

ULTIME VISITE AL BLOG

cassetta2isidro6angolodisabrinaRavvedutiIn2michela.aielloexxex.bonicola.tomasonimarcosaracenotoc.toc.occupatojoker_07bacandreaalfasicaLa_Luce_del_Solespregiudicato66perchenobo
 

ULTIMI COMMENTI

Le parole se ne andarono. Poi, arrivò il momento dei...
Inviato da: cassetta2
il 17/08/2021 alle 20:44
 
probabile visto che sartre e moravia sono di mio gusto
Inviato da: alfasica
il 04/12/2011 alle 14:07
 
c'è qualche cosa della "Nausea", o forse, di...
Inviato da: dissolvenza2010
il 28/10/2011 alle 12:48
 
ringtones That's...
Inviato da: BENNIE
il 29/04/2009 alle 18:16
 
http://realtonestop.awardspace.info/map-1.html I...
Inviato da: GUADALUPE
il 29/04/2009 alle 18:15
 
 
Citazioni nei Blog Amici: 3
 
 

FACEBOOK

 
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963