Creato da bed_heartquake il 07/04/2009
Come rigirarsi nel letto, senza stropicciare le lenzuola

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Post n°4 pubblicato il 29 Aprile 2009 da bed_heartquake

L pensava che non c'è niente di più gustoso che giocherellare con le proprie labbra quando ci si sente languide e svogliate in maniera opportuna...
Le sentiva morbide e gonfie al tempo stesso, passarci e ripassarci la lingua le dava ogni volta un brivido nuovo e sempre più gustoso. Passò qualche minuto a ripetere quell'operazione, lucidando e rilucidando quelle mucose, ormai umide e colorate di un rosa deciso. Un pensiero improvviso si sostituì...
Il passo successivo, il fine, lo scopo.
Alzò gli occhi da quella scrivania impolverata e vide F
Anche lui era fintamente preso in un lavoro, urgentissimo quanto inutile...
Era seduto scomposto, di lato
L'immaginazione lasciava scoperta una parte sufficiente della sua patta dei pantaloni
Il pensiero che seguì non necessita descrizione
Iniziò a fissare il centro del suo mondo malizioso, leggermente rigonfio, chissà perchè
Lo immaginò libero
Esposto
Offerto
La lingua iniziò a muoversi più velocemente e voluttuosamente, le labbra a schiudersi, formando piccole "O". Apriva e chiudeva, e la lingua come in un arrangiamento perfetto iniziò ad intonarsi alla voglia.
L'inconsapevole (forse) F era ora l'oggetto delle sue attenzioni, o forse una parte di lui...
Era fiero e orgoglioso F, un ragazzo tutto d' un pezzo
Ah quel pezzo di F
Immaginò tracciati di saliva, percorsi e ripercorsi nell'umidità del momento, a piccole suzioni, stringi e lascia, bagna e asciuga.
Immaginò di essere soffocata da tanto ardire, ma di non fuggire a quel delizioso andare, anzi corrergli incontro come per offrire il suo benvenuto.
L iniziò a sudare, F sembrò guardarla di traverso, di nascosto
Ormai era presa, la salivazione aumentava, dovette ingoiare più e più volte, si scoprì a muovere la testa al ritmo dei pensieri, che salivano e scendevano come su scale mobili deserte nell'ora di punta.
Era sola con quel pezzo di F
Gustava nuovi sapori, ipnotizzata da quel vortice saporoso che invece che saziarla, aumentava la sua fame.
Inghiotti
Si leccò le labbra
Fece schioccare la lingua sul palato usurato

Si alzò, dirigendosi verso la toilette...


 

 
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emulazione

Post n°3 pubblicato il 21 Aprile 2009 da bed_heartquake

 

L era una brava bimba. Ma era sempre a scodinzolare davanti ai colleghi. Era la mascotte dell’ufficio. Le davano delle pacche a volte. Per puro e sincero affetto. Non ci pensavano mica. E manco lei forse. Un pomeriggio, dopo la pausa F rientrò in anticipo. L guardava qualcosa sul monitor. Restò immobile mentre F le passava dietro facendo finta di nulla. Riprese il suo posto. Scrivanie simmetriche. Iniziò a telefonare. L gli offrì parte della sua frutta. Banane ovviamente. Ricche di potassio. F declinò con un piccolo gesto. Sfumacchiava. A quell’ora nessuna rottura. L ne mangiò una intera guardandolo telefonare. E fumare. Si pulì le labbra col dorso della mano, s’alzo e si diresse verso il bagno. Scodinzolando. F fece finta di niente. Riprese a lavorare. L non tornava. Telefonata. Caffè. Sigaretta. L non tornava. F s’alzò e si diresse verso il bagno. Bussò. La porta era socchiusa. Nella penombra F scorse una forma gialla che si ergeva al centro dello stanzino. Stavolta non si rifiutò. L’afferrò. F capì che era solo un gioco. Era solo un tentativo di emulazione. Di ciò che L stava guardando sul monitor. L’energetico frutto fuoriuscì per una buona metà dal bel culetto di L. La brava bimba. F sbucciò il frutto e lo mangiò. Si pulì le labbra tra quelle natiche così offerte e tornò al lavoro. Rientrarono tutti gli altri.

 

 
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Trenette al pesto

Post n°2 pubblicato il 07 Aprile 2009 da bed_heartquake

L li sentiva premere, sotto la stoffa leggera della sua vestaglietta da casa.
L'aria, calda il giusto, la spinse a coglier l'attimo.
Quando tutte queste condizioni si manifestavano insieme era il segnale.
Nitido e inconfutabile.
Era arrivato il momento di preparare il pesto.
Un'energia ritrovata, le narici aperte ad accogliere il profumo del basilico appena colto.
I pinoli. Il cacio. L'aglio appiccicoso.
Era tutto pronto.
Pensava, L, che era ora di tirar fuori l'ingrediente magico.
La Passione.
Il vigore non le mancava, la forza nelle braccia confluiva nei muscoli pettorali, tonici.
I capezzoli ne rappresentavano l'apoteosi ultima.
Iniziò la cerimonia, non già del the, che di solito usava per un altro tipo di rituale più gustoso, chiamato fellatio riscaldata, ma proprio il rituale del pestaggio, così mistico per L.
Ci si accingeva come sacerdotessa, concentrata e rapìta.
Pestava in quella coppa di legno l'idiozia umana, la falsità e la menzogna. Non già dei piccoli pinoli, ma dei piccoli uomini, lei che di uomo, ne aveva uno grande, accanto.
Poggiò il suo bacino con i larghi fianchi al tavolo, delimitando il confine dell'opera tutta.
I muscoli delle gambe tesi, come pronti a scattar nella corsa.
Strinse il pugno intorno all'arnese di legno, pugno sapiente di mille acrobazie, polso divino, nel portare in alto e in basso.
Iniziò a pestare, aggiungendo olio a lubrificare quello scempio odoroso.
Entrò come in uno stato catartico, era tutto un genere femminile che stava vendicando, era consapevole della sua responsabilità, eroina incoronata del pestello.
Non seppe calcolare il tempo trascorso e le gocce di sudore che andarono a condire la pozione magica.
Il tempo non conta in fondo, la vendetta ha tempi indescrivibili.
Si stremò in quella carica di ormoni e rabbia.
Ora era salva, dal rancore e dalla rabbia.
Si sentì sazia, un orgasmo infinto e profondo.
Quando si riebbe si accorse che l'acqua bolliva e che il sale era giusto.
Impugnò le trenette nell'ultimo spasmo di piacere.
Urlò piano
E' pronto F....Vieni a tavola.

 
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first post

Post n°1 pubblicato il 07 Aprile 2009 da bed_heartquake

 

Sci. Mi piaceva proprio come L dondolasse. Appesa al lungo lampadario. Si spingeva coi tacchi lunghi dalla testiera del letto. Io aspettavo a bocca aperta, ginocchioni. Un’acrobazia da circo. Trapezisti per piacere. E per necessità. Per non fare casino al piano di sotto. Aspettavo con la testa piegata. La lingua stesa e gli occhi chiusi. Sci. Sentivo dondolare L avanti e indietro. A intervalli regolari. Stendevo la lingua come un camaleonte. Immaginavo la mia pelle dello stesso colore delle lenzuola. Scattavo sulle ginocchia verso l’alto. L si sporgeva con le natiche verso il basso. Su bella, più in basso. Sci, cuscì. Io su, lei giù. Mi slanciavo e annaspavo nell’aria. Sentii la lingua strattonata. Una presa morbida, calda e decisa. L chiappe prensili. Un brivido. Il letto tremava con me.

Brrrruuuummm. Bruuuuuubruuuummmm. Bruuuuuuuuuuuumm.

L mi strappò all’estasi rovinandomi addosso. S’era staccato il lampadario. s’era spaccato il letto. Mi tolsi la benda. Cercai l’abatjour ancora accecato dal buio del piacere. L’accesi. Sci. L mugolava piano. Misi a fuoco. Non era l’abatjour. Era un lampione che penzolava nella stanza senza più muri. Mi toccai d’istinto al piano di sotto. Penzolava solo il lampione. Almeno!

 

 
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