Un blog creato da icszeta il 14/02/2008

NO NO E POI NO (VAT)

una notizia al giorno toglie il vaticano di torno...

 
 
 
 
 
 

PRESENTAZIONE DEL BLOG

Questo blog intende raccogliere notizie e riflessioni sul Vaticano: a partire dalla considerazione che il sistema informativo italiano funziona sempre più come velina dei poteri forti, e che il massimo potere in Italia è proprio il Vaticano, cerca di diffondere notizie sulla Santa Sede e sulle sue derivazioni, sulla loro organizzazione e sulla loro attività, che non trovano spazio sui media.
E' un blog di parte ed ha come obiettivo politico dichiarato l'informazione e la denuncia della non neutralità e non eticità di uno dei maggiori poteri economici, politici e militari globali.
Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto essere considerato un prodotto editoriale ai sensi della legge numero 62 del 7/03/01.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

TAG

 
 
 
 
 
 
 

AREA PERSONALE

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

FACEBOOK

 
 
 
 
 
 
 
 

Messaggi del 17/03/2008

 

Inferno africano, ma anche un po' toscano...

Post n°17 pubblicato il 17 Marzo 2008 da icszeta
 
Foto di icszeta

Il 12 marzo scorso Atahane Seromba, il primo prete cattolico giudicato in appello dal Tribunale Penale Internazionale per il Rwanda, è stato condannato all’ergastolo per genocidio, in seguito ad una vicenda avvenuta nel 1994.
Il 13 dicembre 2006 il prete, un hutu che attualmente ha 45 anni, era stato condannato in prima istanza a 15 anni di carcere per aver “favorito e incoraggiato” i crimini di genocidio e sterminio.
In appello i magistrati sono giunti alla conclusione che la sua responsabilità è stata diretta.
Parte prima
Il crimine del prete
dal Corriere della sera - 15 dicembre 2006 - di Massimo A. Alberizzi
Seromba, sostiene il capo d’accusa firmato nel 2001 dall’allora procuratrice Carla del Ponte e dopo dal sostituto Silvana Arbia, assieme al borgomastro e all’ispettore di polizia prepara e mette in pratica un piano, diabolico, per sterminare la popolazione tutsi della zona. Per incoraggiare i tutsi in fuga disperata nelle campagne a ripararsi nella parrocchia, il ministro di dio li attrae in chiesa usando tutta la sua autorità di religioso: promette protezione. Intere famiglie - certe che gli interahamwe rispetteranno il tempio, come già accaduto durante i massacri degli anni precedenti - accettano l’ospitalità offerta dall’abate. Ma una volta dentro, scoprono di essere intrappolati.
Nessuno dà loro acqua e cibo e padre Seromba respinge il denaro dei rifugiati per acquistare pane e frutta. Si rifiuta persino di celebrare la messa. Secondo l’atto d’accusa del Tribunale dell’Onu il prete ordina ai gendarmi di sparare su quanti, calandosi dalle finestre, cercano di rubare frutti dal bananeto alle spalle della parrocchia. I bambini, in preda a febbre e dissenteria, piangono in continuazione. Manca l’aria, 2 mila persone vivono nella disperazione in un luogo che può contenerne al massimo 1.500. Il 13 aprile matura il primo attacco: i miliziani estremisti circondano la chiesa, sparano raffiche di fucile sui civili inermi e tirano granate all’interno. Nella confusione, tra urla e schizzi di sangue, qualcuno riesce a scappare, ma viene catturato. I testimoni sentono il sacerdote ordinare ai soldati di chiudere tutte le porte e di giustiziare i trenta tutsi bloccati mentre erano in fuga. Il 16 aprile Seromba e le autorità locali decidono per la soluzione finale. Chiamano gli autisti di due bulldozer della società italiana Astaldi, che sta costruendo la strada da Gitarama a Kibuye. L’idea è micidiale: seppellire i rifugiati sotto le macerie del luogo sacro. «Gli hutu sono tanti. Questa chiesa verrà ricostruita in tre giorni», sentenzia l’abate dando all’autista attonito l’ordine di procedere. Pochi minuti prima un suo collega, che si era rifiutato di agire, era stato ammazzato con un colpo alla testa. Con movimenti coordinati le due macchine demoliscono i muri della chiesa, mentre la popolazione del villaggio, armata di machete e bastoni, circonda l’area per attaccare chi cerca di fuggire. Dentro trovano la morte 2mila tutsi.

 

Parte seconda
La complicità del Vaticano
Ripreso il potere, i tutsi istituiscono il Tribunale Penale Internazionale per il Rwanda e migliaia di criminali sono arrestati e processati. Ma padre Athanase Seromba scompare.
Sarà prima in Zaire (l’attuale Repubblica Democratica del Congo) poi in Italia, dove si rifugia clandestinamente grazie alla complicità di alcune personalità del Vaticano, cercando di farsi dimenticare. Sotto il falso nome Padre Atanasio Sumba Bura, viene accolto dall'arcidiocesi di Firenze, diretta dall'arcivescovo Piovanelli, dove svolge le sue funzioni sacerdotali, prima nella Parrocchia dell'Immacolata e di San Martino a Montughi, poi in quella di San Mauro a Signa.
Quando giunge a Firenze, nell’estate del 1997, è raccomandato da una lettera del vescovo di Nyundo, che loda le sue doti di religioso semplice e devoto.
All’associazione African Right, impegnata anche nella ricerca dei colpevoli dei fatti di Rwanda, il nome del neo curato fiorentino crea da subito qualche legittimo sospetto: comincia quindi ad investigare, a scattare foto, a convocare testimoni. Il risultato dell’indagine non lascia dubbi: Atanasio Sumba Bura è Athanase Seromba.
Solo nel novembre del 1999, dopo un articolo del britannico Sunday Times, la magistratura italiana apre un fascicolo. Il prete nega e racconta le sue verità… a condizione che non gli vengano scattate fotografie…
La curia fiorentina è la prima a battersi strenuamente in difesa di Sumba Bura. Il prete è intoccabile. Prima viene trasferito a San Mauro a Signa, poi scompare. La magistratura lo cerca ma Sumba Bura diventa di nuovo introvabile. E il Vaticano, ancora una volta, rimane nel suo muto silenzio, benché si sia scoperto in seguito che, mentre era ricercato in tutto il mondo, il suo nascondiglio fosse nientemeno che il palazzo vescovile di Firenze, a 25 metri dalla Cattedrale. Un luogo impossibile da individuare in quanto appartenente a sovranità, per l’appunto, vaticana. Nel 2001, l'ex procuratore del Tpir Carla del Ponte spicca un mandato di cattura internazionale nei suoi confronti, ma l'Italia, su pressioni vaticane, si oppone attraverso l’allora ministro Castelli che dichiara l’impossibilità di una simile estradizione per mancata approvazione delle relative leggi di ratifica. All’invito della Procura Speciale di formulare un veloce decreto legge, il ministero risponde che “per un decreto ci vuole tempo, occorre vagliare, vedere…”
Poi la svolta nel febbraio 2002 con l'arresto del prete rwandese e il suo trasferimento ad Arusha, operazione gestita direttamente dal Vaticano, che in cambio chiede di evitare la cattiva pubblicità in Italia con l'arresto del prete da parte della polizia italiana, illudendo i "fedeli" che si tratti di una volontaria consegna da parte del criminale.
I parrocchiani fiorentini, capitanati dal parroco di San Martino a Montugi, don Giovanni Conti, possono così costituire, appunto nel 2002, un comitato in sua difesa. Don Giovanni Conti è un anziano parroco, compagno di studi del cardinale Piovanelli, l’alto prelato fiorentino che ha prima nascosto Surumba e poi diretto, per conto del Vaticano, la sua consegna al Tribunale Internazionale.
Esiste ancora la pagina web del Comitato, che però da allora non verrà mai più aggiornata, né con le notizie relative ai due gradi di condanna per genocidio e sterminio, né con alcuna forma di difesa del prete.

 

La vicenda di omissioni e di connivenza da parte del Vaticano e del governo Berlusconi con un criminale oggi condannato all’ergastolo per genocidio da un tribunale internazionale, sono ben narrate, con ulteriori particolari, in questo articolo del 2005 sul sito democrazia e legalità.

Nota: indagando nel web ho potuto notare come vi siano molti sacerdoti provenienti dal Rwanda oggi "in servizio" in Italia, e come molti altri membri della chiesa cattolica del Rwanda (preti e suore) stiano per essere giudicati dal Tribunale Penale per il Rwanda, che ha già emesso altre sentenze di condanna nei confronti di appartenenti al clero cattolico.

Web stats powered by www.ninestats.com

 
 
 
 
 
 
 
 
 

I MIEI LINK PREFERITI

 
 
 
 
 
 
 

QUESTO BLOG ADERISCE A

 
 
 
 
 
 
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 
 
 
 
 
 
 

ULTIME VISITE AL BLOG

mariafiore13godel_1957icszetacappellini.lorettasexydamilleeunanottem.graziadifrancotu_sei_altrovecosino84notte21gianlucaliddiexlibematuroantonellodgl15capurso_alessandrogiannimarzariannamaria06
 
 
 
 
 
 
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 
 
 
 
 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Aprile 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30          
 
 
 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963