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Post N° 37

Post n°37 pubblicato il 21 Ottobre 2005 da BLOGnews24
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LIMBADI                                                          I signori della notte

Limbadi – Raid notturno dei soliti ignoti nella notte tra mercoledì e giovedì. I malviventi hanno prima svaligiato la rivendita di tabacchi, ubicata in via Umberto I,  in pieno centro del paese. Il titolare della tabaccheria è  Giuseppe Mazzitelli, 40 anni.

I ladri hanno tagliato le sbarre di ferro che proteggevano la finestra, che poi hanno rotto introducendosi nel locale. Hanno rubato poco, merce e contanti per un valore di 400 euro. In particolare 5 stecche di sigarette e 250 euro. Potrebbe essere quindi più un segnale che altro. Un avvertimento lanciato al proprietario dell’esercizio. Poco dopo, in una strada vicina, hanno rubato un furgone, un Fiat Fiorino, di proprietà del titolare di un supermercato parcheggiato.

Ma la notte non è ancora finita: si sono spostati alla periferia del paese ed hanno preso di mira un’altra rivendita di tabacchi con bar annesso, gestita da vincenzo Gallizzi, 32 anni. Hanno rubato, anche qui, altra merce, senza strafare. Nessuno in paese ha sentito nulla. Immediata la reazione del sindaco Pantaleone Sergi: “Questo paese, invece di essere protetto dalle forze dell’ordine, sta diventando terra di nessuno. La gente di Limbadi è turbata. Ha bisogno di tranquillità e sicurezza che lo Stato deve garantire. Tratto da: il Quotidiano - e riadattato per il Web.

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Post N° 36

Post n°36 pubblicato il 20 Ottobre 2005 da BLOGnews24
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Post N° 35

Post n°35 pubblicato il 20 Ottobre 2005 da BLOGnews24
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Comanda la mafia  Dov’è lo Stato?       Intervista al Pm VINCENZO MACRI’

“Se ne parlerà per un paio di giorni, poi saluti e baci. Sulla Calabria ci hanno messo una croce sopra tutti. Maggioranza, ma anche opposizione”. Vincenzo Macrì ha 61 anni e se li sente addosso. Da quando esiste la Direzione nazionale antimafia (1993), è il magistrato che si occupa di ‘ndrangheta nella provincia di Reggio Calabria. 

“Di queste interviste ne ho date tante, ma non servono a niente”, dice. “Certe realtà sono troppo scomode, meglio far finta di niente”. Proviamo comunque a raccontarla, questa realtà. “Nella Locride ci sono stati ventidue omicidi in quattordici mesi. Quello che è successo due giorni fa non è una sorpresa. Era questione di tempo”. C’erano stati segnali? “Qui è tutto un segnale, da anni. Pochi mesi fa ero ad una riunione dei sindaci dei comuni della Locride. Racconti da far spavento. Gente terrorizzata da intimidazioni anche fisiche. O sopportano o rischiano la vita”.

La Calabria è una regione fuori controllo? “Fuori dal controllo dello Stato, questo è sicuro. Dalle vedette che controllano i campi coltivati, fino ai grandi appalti, la ‘ndrangheta è ovunque. Questa è una regione dove appare impossibile ripristinare una legalità appena decente”. E lo Stato dov’è? “Quale Stato? Qui in Calabria non è più un problema di pericolosità criminale. Esiste un problema di sovranità. La senzazione è che comandi la mafia, non certo gli amministratori onesti”. 

Abbia pazienza, ma la gente fatica a credere che lo Stato possa cedere un pezzo del suo territorio. “Eppure è così. Siamo andati tropo indietro. È stato cercato ed ottenuto un indebolimento delle strutture giudiziarie, si è pensato solo di attaccare i giudici che cercavano di porre un argine al fenomeno”. A nome di chi? “Basta vedere le carte delle tante inchieste di cui nessuno parla. In Calabria la Collusione tra politica e mafia è regola, è un assioma”. Negli anni 90 la ‘ndrangheta sembrava in difficoltà.

Poi cosa è successo? “Questa zona grigia, unita all’idea nefasta che i Pm non devono rompere a chi fa affari e politica, ha portato ad una sottovalutazione consapevole del fenomeno”. I risultati? “Devastanti. Se la mafia siciliana si è ritirata, la ‘ndrangheta ha acquisito sempre più potere. Anche economico. Ed è pronta a difenderlo”.

 Lei dice che il il governo non fa nulla, o peggio. E l’opposizione? “Latita. Non è certo determinata a risolvere un problema sempre più irrisolvibile”. Faccia un esempio. “Negli ultimi anni, dai banchi della maggioranza ci sono state interrogazioni a palate per chiedere conto dell’operato di questo o quel magistrato, sempre reo di fare indagini scomode. Dall’opposizione, nessuna replica. Come a dire che anche per loro in Calabria tutto va bene.

Lei dodici anni fa, nel 1993 disse che i progetti della Lega andavano oggettivamente a vantaggio delle mafie. E ora che la devolution sta per diventare realtà? La penso allo stesso modo. In una realtà come quella calabrese, il decentramento equivale all’abbandono.       di Marco Imarisio

Pubblicata dal Corriere della Sera  il 17- 10-2005

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Post N° 34

Post n°34 pubblicato il 16 Ottobre 2005 da BLOGnews24
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Post N° 33

Post n°33 pubblicato il 16 Ottobre 2005 da BLOGnews24
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INCHIESTA                TIRRENO DISCARICA

(SEGUE DALLA PRIMA PAGINA)

…ci sono canali spaccati in due a poche decine di metri dalla riva, ci sono tubi colabrodo per risparmiare sui costi, ci sono vasche per lo smaltimento che non si svuotano mai. In ogni luogo in cui c’è uno di quei depuratori, vi è una discarica sottomarina. Per ripulire la Calabria tra il 2001 e il 2005, sono stati spesi 337 milioni di euro.

Soldi sborsati in fretta ed anche male. E’ stata aperta un’inchiesta giudiziaria e messo sotto accusa l’ex governatore Giuseppe Chiaravalloti per l’ipotesi di truffa e disastro ambientaha le. La Corte dei Conti ha verificato che meno del 10 % dei depuratori, erano muniti di regolare collaudo. La Corte ha scoperto opere che non erano mai state realizzate, ha censito impianti mai completati.

Così è arrivata l’estate maledetta. Con il mare sporco come non lo era mai stato prima, con 45 chilometri di costa in perenne divieto di balneazione, con la striscia biancastra e marrone, che galleggia tra le onde. Ogni giorno riaffiora nella tarda mattinata. E così il nuovo governatore Agazio Loiero ha dovuto chiedere scusa a coloro che avevano scelto di passare le vacanze dalle sue parti. Nel mese di agosto sono stati acquistati 7 battelli “pulisci mare”, che hanno raccolto oltre 16 tonnellate di immondizia. Quasi tutta plastica. Tre i punti critici del Tirreno: davanti a Cetraro, sotto Pizzo, a Bagnara. 

Diego Tommasi, un Verde diventato assessore regionale all’Ambiente della Calabria, ha pronto un piano per la prossima estate ed un altro di lunga durata: “invece di utilizzare depuratori che abbiano capacità di smaltire i rifiuti di un solo comune, ne vogliamo fare altri e più grandi che possano servire un intero territorio”. E’ la sua rivoluzione nella lotta all’inquinamento. Spiega ancora: “il problema non sono solo i centri urbani ma i torrenti e le fiumare in piena che trascinano in mare ogni rifiuto”.

Per realizzare questo progetto c’è un preventivo di spesa di 728 milioni di euro. Serviranno altri 1500 chilometri di reti fognarie per liberare la Calabria dalla sua immondizia. Ed altri 150 depuratori. Intanto quelli vecchi vengono sequestrati: “non funzionano e non potranno funzionare nemmeno l’anno prossimo”, annuncia il sostituto procuratore di Paola, Franco Greco, che ha messo i sigilli a quasi tutti gli impianti della zona. Le aziende che gestiscono i depuratori, spesso non garantiscono neppure la manutenzione ordinaria. Quando si rompe una pompa di sollevamento non la riparano. Quando un compressore è sfiatato non lo sostituiscono.

Aspettano solo i loro soldi dai Comuni. Quei 50 milioni di euro che avanzano e che le amministrazioni non vogliono scucire. Nessuno sembra essere in grado di fare niente contro i depuratori fantasma della Calabria. Le denunce di Legambiente e del Wwf ormai sono dossier che riempiono gli archivi. Ma lo scandalo dei depuratori è scandalo solo da quando alla regione è cambiata la guardia, da quando è arrivato Loiero con la sua giunta. 

pubblicato da La Repubblica il 15 ottobre 2005

 

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Post N° 32

Post n°32 pubblicato il 13 Ottobre 2005 da BLOGnews24
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FORUM                           IL TEMA DEL GIORNO: 

 [La pillola del giorno dopo]

Secondo studi scientifici, l'uso della contraccezione di emergenza non causa aborto. La contraccezione d'emergenza previene la gravidanza e quindi riduce la necessità di aborti volontari. La scienza medica definisce l'inizio della gravidanza come l'impianto di un ovulo fecondato nella cavità uterina di una donna. L'impianto comincia da cinque a sette giorni dopo la fecondazione (e si completa alcuni giorni dopo). I contraccettivi d'emergenza agiscono prima dell'impianto e non quando la donna è ormai gravida. Quando la donna è già gravida, la contraccezione d'emergenza non funziona. La contraccezione d'emergenza è inoltre innocua per il feto e per la madre.

IL VATICANO PROTESTA: «È ABORTO!» La gravidanza, comincia dalla fecondazione. Non può mai essere lecito decidere arbitrariamente che l'individuo umano abbia maggiore o minor valore (con conseguente fluttuazione del dovere alla sua tutela) a seconda dello stadio di sviluppo in cui si trova.

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Post N° 31

Post n°31 pubblicato il 19 Settembre 2005 da BLOGnews24
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' N D R A N G H E T A

'Ndrangheta: Il termine (dal greco andragathía, "virilità", "coraggio") indica il fenomeno criminale della mafia di origine calabrese; indica anche l'insieme dei gruppi (detti “cosche” ) che la costituiscono.

La struttura della 'ndrangheta è analoga a quella della mafia siciliana e della camorra campana: non c'è un'organizzazione unitaria ma i gruppi – detti anche “famiglie” o “'ndrine” e organizzati su base familistica – gestiscono in modo autonomo l'attività criminale sul territorio controllato attraverso l'intimidazione e la violenza (omicidi, attentati ecc.). La cooptazione dei membri avviene attraverso riti di iniziazione e l'imposizione di codici e regole. 

ORIGINI E SVILUPPO DELLA ‘NDRANGHETA Le interpretazioni sulle origini e gli sviluppi della ‘ndrangheta calabrese sono varie. Per lo storico Lucio Villari essa nacque come organizzazione contro lo stato e la legge, per politicizzarsi in un secondo tempo e usare lo stato e la legge ai propri fini. Lo storico Gaetano Cingari, che ha studiato a fondo il fenomeno della mafia, afferma che prima dell’unità d’Italia la ‘ndrangheta non si contrappose direttamente allo stato borbonico, ma si fondò piuttosto sul banditismo ed fu garante della giustizia popolare nelle zone rurali.

Secondo Eric Hobsbawm, invece, la ‘ndrangheta nacque come associazione populista di ribelli e venne alimentata dall’intreccio tra la parte dei movimenti massonici e carbonari di epoca risorgimentale e il banditismo locale, che ebbero modo di incontrarsi e allearsi nelle carceri borboniche. Per l’antropologo Luigi Lombardi Satriani, infine, il fenomeno mafioso affonda le sue radici in un’economia caratterizzata dalla scarsezza di risorse e nella cultura contadina, individualistica e familistica.

Dopo l’Unità la ‘ndrangheta assunse una nuova e più moderna configurazione, ancora attuale: quella di un’organizzazione criminale che da una parte si scontra con lo stato, dall’altra se ne avvale. Infatti, in quegli anni l’organizzazione mafiosa calabrese iniziò a sfruttare la collusione tra funzionari statali e fattori (coloro cioè che amministravano le proprietà agricole per conto dei nobili latifondisti) nelle procedure di assegnazione dei primi piccoli appalti per la costruzione di opere pubbliche sovvenzionate dal governo centrale. Cresciuta lentamente, ma inesorabilmente, la ‘ndrangheta venne sottovalutata dai governi dell’età giolittiana e da quelli del periodo fascista.

Se all'origine la 'ndrangheta fu un fenomeno prevalentemente rurale e i reati commessi furono di tipo tradizionale (furti, estorsioni, sequestri di persona), a partire dagli anni Sessanta del Novecento essa visse un forte sviluppo e, diffondendosi nel Nord dell'Italia e anche in altri paesi, passò alla gestione di attività criminali complesse come il controllo del traffico internazionale di armi e stupefacenti (vedi Narcotraffico), il racket della prostituzione e quello delle scommesse, fino a infiltrarsi efficacemente nell'attività economica pubblica attraverso la gestione degli appalti, nell'attività finanziaria e nella stessa vita politica e amministrativa delle zone sotto il suo controllo. Recentemente si è parlato di coinvolgimento delle sue cosche nell'organizzazione dell'immigrazione clandestina.

Lo scontro tra cosche rivali per il controllo del territorio è la causa principale della violenza in Calabria, che dal 1980 ha causato oltre 1500 vittime. 

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Post N° 29

Post n°29 pubblicato il 15 Agosto 2005 da BLOGnews24

GROUND ZERO
Il giorno dopo l'incendio.
LE FOTO
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Post N° 28

Post n°28 pubblicato il 15 Agosto 2005 da BLOGnews24
Foto di BLOGnews24

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Questa è la zona intorno al bar bruciato.

Clicca sulle foto per ingrandirle.

 
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