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Bet Midrash

Cultura ebraica

 

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ESSENI, E COMUNITÀ DI QUMRAN: QUALE ORIGINE?

Post n°39 pubblicato il 21 Aprile 2008 da Angie1970

Nel giudaismo antico non si hanno molti casi di forme di vita comunitarie, ad eccezione di un particolare momento storico, all’incirca dal II secolo a.C. al I d.C., in cui si ha testimonianza di almeno tre strutture organizzative: gli esseni, la comunità di Qumran e i terapeuti.
Questi tre gruppi sono assai differenti tra loro per entità - in quanto gli esseni rappresenterebbero un vasto movimento palestinese, con dimensioni e visibilità tali da essere conosciuti anche a livello internazionale, mentre la comunità di Qumran e i terapeuti costituiscono singole comunità , più o meno note, e comunque delimitate, ristrette, - ma hanno un elemento di fondo che li accomuna: l’adesione volontaria ad uno stile di vita comunitario, ossia organizzato secondo momenti, spazi, attività , dottrine e ideologie interamente in comune tra i rispettivi membri.
Non si tratta, perciò, di classi socio-politiche, come potrebbe essere quella dei sadducei, né di associazioni religioso-politiche, come quella dei farisei, insieme alle quali vengono enumerati gli esseni nelle opere di Flavio Giuseppe. Quello che li caratterizza e distingue da questi è appunto il fatto di costituire uno yahad (letteralmente «unità»), una ‘edah (letteralmente«congregazione»), ossia una «comunità ».
Gli esseni sono menzionati solo da testimonianze indirette, mentre non compaiono in alcun modo in fonti dirette e, allo stato attuale delle ricerche, la loro denominazione sembra essere una designazione esterna.
Uno studio attento e critico delle testimonianze a loro riguardo ha portato a delineare un’immagine dell’essenismo come movimento sparso in tutta la Palestina e costituito da un insieme di comunità locali, disseminate nelle varie città e villaggi, o a volte isolate. Ognuna di queste comunità ha un rapporto particolare col mondo esterno, a seconda dell’ambiente sociale, economico, politico, culturale che la circonda (ad esempio, quella di Gerusalemme è in continua e vivace dialettica con l’autorità e pienamente partecipe degli eventi politici contemporanei) ed esercita una certa autonomia a livello di direttive e norme interne (ad esempio, nel campo della gestione economica o in ambiti ancora più delicati, come quello della pratica del celibato o del matrimonio). Tali conclusioni si ricavano principalmente dal fatto che non vi è un quadro dell’essenismo omogeneo e definito, non solo tra le differenti fonti, ma addirittura all’interno di una stessa fonte. La comunità di Qumran rappresenta una di queste comunità locali.
Nel panorama delle ipotesi, volte alla ricerca dell’identità e della natura del gruppo residente a Qumran, la cosiddetta «ipotesi di Groningen», formulata da F. García Martínez e da A.S. van der Woude, offre una soluzione originale alla vasta gamma di elementi connessi con la «questione Qumran»: dati archeologici, notizie ricavabili dai rotoli, fonti indirette sugli esseni, letteratura del giudaismo del secondo Tempio.
I suoi promotori, García Martínez e van der Woude, entrambi insegnanti all’università di Groningen, da cui l’ipotesi prende il nome, separano le origini dell’essenismo da quelle della setta qumranica. L’essenismo è ritenuto un fenomeno palestinese, sorto prima della crisi antiochena, e affonda le sue radici nella tradizione apocalittica, dalla quale si staccò forse tra la fine del III secolo a.C. e gli inizi del II. Questi dati sono ricavabili innanzitutto da Flavio Giuseppe, che presenta gli esseni accanto a farisei e sadducei, come realtà tipicamente palestinese e, pur introducendoli al tempo di Gionata (160-143 a.C.), lascia intendere che in quel periodo erano già esistenti – e non tanto che allora nascevano e si organizzavano come gruppo –, dal momento che altrove sottolinea l’antichità della loro tradizione.
Un discorso a parte riguarda l’origine del gruppo qumranico, che verso la fine del II sec. a.C. prese le distanze dall’essenismo, sia ideologicamente sia fisicamente, proseguendo il proprio cammino su vie autonome e caratteristi che García Martínez deduce gli elementi per questa ricostruzione a partire dai manoscritti e dalla loro lettura della vicenda. Il protagonista indiscusso appare il Maestro di giustizia, che, dopo un primo tentativo di conciliazione e di per- suasione nei confronti degli altri esseni, guidò la separazione dei suoi seguaci dal resto del movimento. Le questioni che provocarono la scissione devono essere riferite al calendario e alla halakah: il primo comportava una serie di implicazioni sul culto e sull’escatologia, la seconda era legata all’interpretazione della Torah.
Il fatto che nelle fonti indirette sugli esseni non si parli mai di questi problemi induce a credere che gli esseni avessero accettato il calendario lunare, che era il calendario festivo adottato dal resto del giudaismo dell’epoca e in vigore al Tempio, mentre i qumranici sarebbero rimasti fedeli a quello solare, probabilmente il calendario della tradizione apocalittica, come testimonierebbero i Giubilei e la letteratura enochica (*)
Le questioni halakiche sono testimoniate soprattutto in 11QT (il Rotolo del Tempio) e
4QMMT (Lettera halakica): riguardano la purità rituale, il culto del Tempio e norme matrimoniali. Dietro queste halakot vi era il problema dell’interpretazione della Torah e su questo punto si inserisce la rivendicazione del Maestro di giustizia di avere ricevuto da Dio la rivelazione circa l’esatta interpretazione dei suoi misteri, esposti nella Legge e nei Profeti. Ovviamente la pretesa del Maestro di giustizia non fu accettata da tutti gli esseni e sotto i pontificati di Gionata(160-143 a.C.) e di Simone (143-134 a.C.) devono essere iniziati i conflitti interni, che segnarono la fase prequmranica della futura comunità : una fase di formazione di quello che sarà il pensiero più tipicamente settario, ma anche di tentativi per convincere coloro che erano restii o ostili, fino al fallimento di ogni possibilità di accordo.
Al termine di questo periodo, i fedeli seguaci del Maestro scelsero con lui la via dell’esilio e si trasferirono a Qumran, forse durante o alla fine del regno di Giovanni Ircano (134-104 a.C.) – come sembrerebbero dimostrare anche i dati archeologici –, poiché sicuramente si trovavano già installati qui sotto il regno di Alessandro Ianneo (103-76 a.C.). Dopo la separazione dalla setta-madre, la comunità di Qumran si sviluppò in modo autonomo e singolare, dando vita a un pensiero e una riflessione teologica peculiari. Questo potrebbe spiegare, insieme ad altri fattori, le discrepanze tra le descrizioni degli esseni nelle fonti indirette e i dati contenuti nei manoscritti.


(*) L’origine dell’enochismo non è stata studiata in maniera particolare, forse per la mancanza oggettiva di notizie. Fa eccezione Boccaccini, che ha messo in relazione l’origine dell’enochismo con la cacciata di alcuni sacerdoti dal Tempio di Gerusalemme, voluta da Neemia. I sacerdoti cacciati sarebbero gli antenati dell’enochismo. Comunque, dalla lettura delle presentazioni dell’enochismo è facile enucleare due atteggiamenti di fondo: per alcuni si tratta di un fenomeno essenzialmente ellenistico e quindi, non databile a prima del III sec. a.C. Per altri si tratta di un fenomeno indipendente dall’ellenismo e databile all’epoca persiana. La datazione alta si appoggia sul fatto che abbiamo un frammento del Libro dell’Astronomia, che appartiene già nella sua scrittura al III sec. a.C. e sembra rimandare le origini del movimento a date più antiche. P.Sacchi è favorevole a una datazione alta.


BIBLIOGRAFIA
Laura Gusella, "Esseni, comunità di Qumran, terapeuti" (Altri studi; Materia Giudaica; Anno VI/2 (2001).
Gunter Stemberger, "Farisei, sadducei, esseni ", Brescia; Paideia.
Gabriele Boccaccini, "E se l'essenismo fosse il movimento enochiano? Una nuova ipotesi circa il rapporto tra Qumran e gli esseni", in Qumran e le origini cristiane. Atti del VI Convegno di Studi Neotestamentari (L'Aquila, 14-17 settembre 1995), ed. Romano Penna ("Ricerche Storico-Bibliche" 9.2; Dehoniane: Bologna, 1997) 49-67.
Paolo Sacchi, "Origini dell’enochismo e apocalittica" (Materia Giudaica; Anno VII/1 (2002); Qumran: miniera di manoscritti, Letture 50, 1995, pp. 80-81.


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MATERIA GIUDAICA, Rivista dell’AISG, L'Associazione Italiana per lo Studio del Giudaismo,a periodicità semestrale. 

http://www.humnet.unipi.it/medievistica/aisg/AISG_05Materia/AISG_Materia.html

 

STORIA DEGLI EBREI D'ITALIA

Storia degli Ebrei d'Italia 

Una presenza che dura da 2000 anni in 15 avvincenti capitoli

dal sito Morashà

 

Sorgente di vita è la rubrica televisiva di vita e di cultura ebraica che viene realizzata in collabrazione tra la RAI e l'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.va in onda a settimane alterne su RAI DUE la domenica sera alle O1,20 circa e viene replicato due volte: la sera successiva alla stessa ora e otto giorni dopo, il lunedì mattina, alle 9,30 circa. Nel corso degli anni SORGENTE DI VITA ha realizzato centinaia di programmi in Italia e all'estero sui più diversi temi. Tra gli altri, la vita e la storia delle comunità in Italia e i loro problemi, aspetti della tradizione ebraica anche legati a temi di attualità, ricorrenze del calendario ebraico, reportage sulle comunità all'estero, inchieste su Israele, antisemitismo, razzismo, neonazismo, tutela dei beni culturali ebraici, dialogo interreligioso.

 

E' l'unica rivista che, accanto a temi generali di cultura ebraica, si occupa degli aspetti storici e culturali che interessano l'ebraismo italiano.La Rassegna ha pubblicato, in particolare, raccolte di articoli sulla cultura sefardita, su quella ashkenazita, sulla letteratura israeliana, sulla poesia ebraica italiana, sul mondo yiddish, sul Risorgimento e minoranze religiose, testimonianze sulla Shoah, e una numerosa documentazione sulla storia dei vari gruppi ebraici in Italia.

PER ULTERIORI INFORMAZIONI:

http://www.ucei.it/areeAttivita/rassegnamensiledisrael/RassegnaMensileIsrael.asp

 

MUSICA KLEZMER

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E’ in Renania che quasi mille anni fa nasce il canto popolare yiddish da una tradizione musicale vecchia di 2500 anni.

E’ però intorno al XV secolo che gli Ebrei dell’Europa orientale cominciano a organizzare piccoli gruppi musicali che vagabondano di paese in paese celebrando le varie ricorrenze religiose o sociali. La musica dei klezmer, musicisti ebrei professionisti o semi professionisti, è la musica strumentale tradizionale degli ebrei dell’Europa Orientale di parlata yiddish e le sue origini si perdono nel medioevo.

La parola yiddish klezmer significa letteralmente "musicante" e deriva dall’ebraico antico kli, "strumento" e zemer, "canzone".

I klezmorim (musicanti klezmer) non hanno una formazione musicale qualificata: non esistono infatti conservatori o scuole di musica, ma i musicanti imparano a suonare gli uni dagli altri.La loro passione li porta a comporre anche arrangiamenti scritti che essi provano e riprovano sino a raggiungere esecuzioni perfette. I membri di questi piccoli gruppi sono dotati di particolare talento e di fertile immaginazione; la musica è per loro contemporaneamente divertimento e virtuosismo. Non godono però di grande considerazione nella società. Considerati quasi dei fannulloni, vengono infatti invitati a suonare in occasioni di feste e di banchetti e non mancano mai ai matrimoni, addirittura impensabili senza di loro, ma il compenso pecuniario è minimo e in genere ricevono solo da mangiare. Per questa ragione, quasi tutti sono costretti a cercare delle occupazioni parallele per poter sbarcare il lunario. Molti di loro sono barbieri, calzolai o sarti e si esercitano quando non hanno clienti o ricevono i clienti quando non si esercitano.

I klezmorim sono ingaggiati nelle ricorrenze tipiche del culto ebraico la Simcha Torà (inizio e fine del ciclo annuale con lettura della Torà), la benedizione di una nuova Torà, la prima notte di Channukka (festa delle luci) e il Purim, festa che celebra la storia di Ester. Le orchestrine dei klezmorim suonano anche negli ostelli, nelle case da ballo, nei cortili e, quando si sviluppa il teatro yiddish alla fine del XIX secolo, i klezmorim trovano un ulteriore campo di attività.

Per chi non avesse avuto modo di ascoltare questo genere musicale segnalo questo link:

http://www.badeken-di-kallah.de/mp3/05mp3.mp3

 

RICETTE KASHER

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Alla base di ogni pietanza cucinata seguendo lo stile della tradizione ebraica, c'è il rispetto in primo luogo della Kashèrut ovvero l'insieme delle regole alimentari ebraiche, che indica generalmente "l'essere adatto".
Quando un determinato prodotto è chiamato Kashèr - valido, adatto, buono - vuol dire che corrisponde a precisi requisiti di idoneità alle prescrizioni bibliche. Se un cibo è Kashèr significa che può essere consumato poichè è stato preparato nel rispetto delle norme alimentari ebraiche.

ALCUNE RICETTE TRATTE  DAL SITO MORASHA'

 

GIORGIO PERLASCA

Allo scoppio della seconda guerra mondiale, Giorgio Perlasca è mandato come incaricato d'affari con lo status di diplomatico nei paesi dell'Est, a Budapest per comprare carne per l'Esercito italiano.

Quando i tedeschi prendono il potere  i nazisti ungheresi, iniziano le persecuzioni sistematiche, le violenze e le  deportazioni verso i cittadini di religione ebraica. Giorgio Perlasca grazie a un documento che aveva ricevuto al momento del congedo in Spagna trova rifugio presso l'Ambasciata spagnola, in pochi minuti diventa cittadino spagnolo inizia a collaborare con Sanz Briz, l'Ambasciatore spagnolo che assieme alle altre potenze neutrali presenti (Svezia, Portogallo, Svizzera, Città del Vaticano) sta già rilasciando salvacondotti per proteggere i cittadini ungheresi di religione ebraica.

A fine novembre Sanz Briz deve lasciare Budapest, e dal dicembre 1944 al gennaio 1945, per 45 giorni Perlasca come diplomatico regge pressoché da solo l'Ambasciata 
spagnola, organizzando l'incredibile "impostura" che lo porta a proteggere, salvare e sfamare giorno dopo giorno migliaia di ungheresi di religione ebraica.

In totale riesce a portare in salvo 5218 ebrei ungheresi.

Dopo l'entrata in Budapest dell'Armata Rossa, Giorgio Perlasca viene fatto prigioniero, liberato dopo qualche giorno, e dopo un lungo e avventuroso viaggio per i Balcani e la Turchia  rientra finalmente in Italia. Da eroe solitario diventa un "uomo qualunque": conduce una vita normalissima e chiuso nella sua riservatezza non racconta a nessuno, nemmeno in famiglia, la sua storia di coraggio, altruismo e solidarietà

Grazie ad alcune donne ebree ungheresi, ragazzine all'epoca delle persecuzioni, che attraverso il giornale della comunità ebraica di Budapest ricercano notizie del diplomatico spagnolo che durante la seconda guerra mondiale le aveva salvate, la vicenda di Giorgio Perlasca esce dal silenzio. Giorgio Perlasca è morto nel 1992. Sepolto nel cimitero di Maserà (Padova) ha voluto essere sepolto con al fianco delle date un'unica frase: "Giusto tra le Nazioni", in ebraico. 

IL 09 GIUGNO 1988 YAD VASHEM HA RICONOSCIUTO GIORGIO PERLASCA GIUSTO TRA LE NAZIONI .

http://www.lager.it/giorgio_perlasca.html

 
 
 

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