RITORNI SENZA ANDATE

Com'è diverso questo post da quello in cui parlavi di bottiglie e messaggi, in cui ti chiedevi perchè non te ne ritornasse indietro neanche una! Mi piace leggere, mi domandavo perchè non scrivessi più, mai te lo avrei chiesto. Ero sicura che aspettassi di avere altre cose buone da lasciare nel piattino sul davanzale di questo blog (citazione spudorata, ma che mi piace troppo!). Personalmente mi trovo nel mezzo di questo tuo pensiero. La routine è sì qualcosa di immobile, grigio, impersonale; ma è anche rassicurante (a volte), un punto fermo in questo mondo che mi gira vorticosamente intorno. Non ho messaggi particolari da inviare con questo mio post, solo non smettere di scrivere. Continua a lasciare la luce accesa e la porta socchiusa, io continuerò a passare di qua (altra cit.)

Mi hanno sempre "accusata" di essere troppo taciturna: "Dovresti parlare di più, stare meno sulle tue...". Per carità, non dico non sia vero, ma onestamente, più di una volta mi sono trovata nella situazione di non saper cosa dire . Ora mi rendo conto che questo non sia necessariamente un difetto: c'è chi considera il parlare o lo scrivere (non solo in senso materiale, ma anche nel senso di mostrarsi, di ostentare) un bisogno primario, proprio come respirare, bere, mangiare. Ma le parole non sono aria, che se anche inquinata dev'essere respirata lo stesso, e non sono neppure acqua o cibo da ingurgitare in fretta, solo per placare la sete o riempire lo stomaco che brontola. Le parole si odorano e si assaporano, come un profumo e un vino/cibo buono. Le parole non sono beni primari; hanno un peso, un significato, un valore. Sono "beni di lusso", e come tali vanno dosate e usate. Con cura.

Un bel tacer
mai scritto fu.
(da Il ritorno d'Ulisse in patria, atto V, scena VIII - Iacopo Badoer (1602 – 1654), librettista e poeta italiano)
...talvolta il silenzio dice più di 1000 bocche, talvolta 1000 bocche parlano senza dir nulla...

Ma poi? Quanto bello è invece riuscire a parlare ogni tanto? Perché se è vero che ciò che è scritto resta e si può rileggere e reinterpretare, quello che viene detto ha un altro valore! Le parole restano impresse nella memoria (almeno nella mia) e trovano il loro posto dentro di me a seconda del tono della voce, delle pause che le precedono o le seguono, se vengono dette in italiano o dialetto. Sono tante le variabili. Basta un LA per iniziare un discorso e cominciano a scorrere fiumi di parole, che non finiremmo mai di ascoltare ma forse ci stancheremmo di leggere, perché da fiume si trasformerebbero in muro. La voce è come un eco, continua a risuonare per tanto tanto tempo. Non smettiamo di scrivere, mai. Continuiamo a parlarci, sempre!

Ciao. Io ho ricominciato a scrivere dopo un periodo lunghissimo di assenza. Problemi a gestire la mia incasinatissima vita e mancanza di tempo. Ora provo a ricominciare con una certa costanza perchè ne ho bisogno. Quel mio blog è sempre stato il mio diario virtuale. Ne ho passate tante. Sono ancora in piedi. Perchè ho sempre scritto...sempre con ironia

"Come va?" "Sì, bene dai...il solito...niente nuove buone nuove". Sembra proprio che la routine sia rassicurante. Se tutto procede come sempre ci sentiamo protetti, al sicuro; se tutto è come lo conosciamo e come sappiamo affrontarlo non ci può capitare nulla di male...a parte essere soffocati e azzerati dalla quotidianità. A volte i cambiamenti sono imprevisti: se non voluti, ci piovono addosso come docce fredde; se sperati, al contrario, ci inondano di calore. Ma la maggior parte delle volte, affinché avvengano, richiedono una nostra azione e una buona dose di coraggio (che raramente abbiamo). L'abitudine ci schiaccia e ci immobilizza, ci fa dimenticare chi siamo veramente, ma allo stesso tempo ci rende più tranquilli; le novità ci stimolano e elettrizzano, ci fanno sentire vivi, ma allo stesso tempo ci spaventano. Restare o andare, proseguire o svoltare...come sempre, non si può avere tutto. Purtroppo.