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Solo per il maestro-racconto

Post n°109 pubblicato il 07 Marzo 2011 da pinguina_felice
 

E dopo molto tempo, pubblico un nuovo racconto. Lo avevo scritto per un gioco letterario tra blog su questa piattaforma. L’originale è stato scritto in inglese, quindi chi può lo vada pure a leggere sull’altro mio blog!

A chi lo abbia già letto durante il gioco suggerirei di leggerlo nuovamente, dato che avevo dovuto mutilarlo terribilmente per rinetrare nei limiti imposti dalle regole!

Buona lettura!

 

Solo per il maestro

 

Finalmente, dopo secoli l’avrò indietro, la mia cara Deirdre…

La amo, deve essere mia questa volta. Sono stato sempre un gentiluomo. Era la moglie di un altro, prima, ma adesso no…

A lungo ho cercato quei meravigliosi capelli corvini e quegli occhi zaffiro. Ce ne sono molte come lei ma nessuna è la mia Deirdre. Non hanno lo stesso profumo, lo stesso gusto, lo stesso sapore.

“Oh, mi dispiace” disse chinandosi subito per aiutare la ragazza a raccogliere i libri.

“Perché non stai più attento? Ho fretta!” disse senza neanche guardarlo. Raccolse in fretta le sue cose e se ne andò, i capelli danzavano sulla sua schiena.

“Hei, scusa… ti sei scordata questo” la richiamò. Era troppo lontana.

È mia, la voglio.

***

“Scusa” sussurrò.

La biblioteca del centro commerciale Ilac era un buon posto per studiare, molto più silenziosa di quella universitaria, piena di compagni di corso rumorosi e ciarlieri.

La ragazza alzò lo sguardo dai suoi libri e infastidita guardò la persona che l’aveva interrotta, fissandone gli occhi.

È ancora perfetta, anche con quegli occhi arrabbiati.

“Chi sei?” chiese.

“Aidan” rispose con voce profonda.

“Ok, Aidan, sto studiando, devo finire questa tesina… ” rispose velocemente.

“Volevo solo darti questo” disse passandole una piccola agenda.

“Oh, grazie” e dopo un poco “Quindi eri tu quello che mi hai buttato per terra l’altro giorno!”. Prese l’agenda e la esaminò per controllare che tutto fosse a posto.

“Mi dispiace… ti ho chiamato ma sei scappata”.

“Ero in ritardo per la mia le… aspetta un minuto” ridusse gli occhi a due fessure blu “Mi stai seguendo?”

“No! O meglio, sì. Dovevo farlo se volevo ridartela!” sorrise e cominciò a camminare lentamente verso l’uscita.

“Hei, Aidan” lo richiamò. Lui si girò per incontrare il suo viso sorridente “Grazie” arrossì.

La voglio, è mia.

Tutto verrà, devo solo aspettare.

***

 

“Dee, non pensi di aver bevuto troppo per questa sera?

“No, non ti preoccupare! Sto bene” Dee disse e mantenendo un precario equilibrio sui tacchi alti, camminava con la sua amica. Uscirono dal pub The Temple Bar, come sempre affollatissimo.

“Chiamiamo un taxi!”

“No, tu chiamalo se vuoi. Io vado a prendere un autobus a O’Connell Street” Dee disse. “Ciara, non ti preoccupare, ok? Ci vediamo domani!”

Dee se ne andò, l’aria frizzante della sera e la pioggerellina la aiutarono a riprendersi un po’ “Sarà un miracolo se domani non mi addormenterò al lavoro”. La tesina era finita, poteva rilassarsi adesso.

Camminò per una stradina, passò di fianco al ristorante spagnolo e si coprì il naso con la mano per l’odore che proveniva dall’interno. “Ok, forse ho bevuto troppo” disse tra sé.

Quando raggiunse il fiume notò che c’erano ancora un sacco di persone, nonostante fosse molto tardi. Si sentì meno in colpa e sorrise tra sé.

Attraversò il ponte Ha’penny e fu allora che notò una figura familiare.

“Ai…” stava per chiamare Aidan, il simpatico ragazzo che le aveva riportato l’agenda. Si bloccò non appena lo vide con un’altra ragazza. I due sembravano davvero intimi, camminando assieme, i corpi così vicini; lei sembrava quasi adagiarsi su di lui “Beh, penso che si divertiranno stanotte!” e sorridendo di nuovo se ne andò. Pensò che le sarebbe piaciuto incontrarlo di nuovo dato che era veramente affascinante, con i suoi capelli lunghi e scuri e i suoi occhi verde smeraldo. Le sue labbra erano sottili e soffici anche alla vista. Il suo viso, forse un po’ troppo pallido era comunque sexy. Sentì una stretta allo stomaco “Andiamo, devo ancora ringraziarlo per l’agenda!” pensò e ridacchiando andò per la sua strada.

***

Non sono forte a sufficienza ma la voglio lo stesso. Sarà mia questa volta.

Camminando nella notte raggiunse la biblioteca. Era sicuro di trovarla lì.

“Dee? Giusto?” chiese.

“Aidan, ciao…” disse imbarazzata. Tirò la sedia da sotto la scrivania e la liberò della borsa e della sciarpa “Vuoi sederti?” chiese.

Lui sorrise e si sedette vicino a lei.

“Che studi?”

“Non molto, per la verità. Penso di aver bevuto troppo ieri e oggi ho lavorato, così fisso per lo più le pagine vuote!” sorrise guardandolo negli occhi.

Dopo qualche minuto di sguardi ricambiati e silenzio imbarazzante lui chiese:

“Perché non usciamo a cena una volta?”

“Stasera? Sì, non ho nulla da fare” disse. Lo guardava negli occhi sperando che non capisse quanto lo desiderava.

“Sì, facciamo stasera allora” disse e guardando davanti a sé, abbassò lo sguardo.

Uscirono dall’Ilac, la biblioteca stava chiudendo, il centro commerciale era chiuso da un pezzo e le luci di Natale erano riflesse soltanto dalle decorazioni nelle vetrine dei negozi chiusi.

“Guarda, quegli stivali sono esattamente quelli che voglio” Dee disse tirandolo alla vetrina, indicò il paio che intendeva, ma poi sembrò fissare il vetro invece.

“Dee?” chiese.

“Sì? Ok! Sto bene!” disse e fissando i suoi lineamenti muoveva gli occhi velocemente per studiare il suo viso “Andiamo?”

Si recarono al Taste of Emilia, cibo italiano e un paio di bottiglie di vino rosso.

“Vedi? È il vino che ha sempre la meglio su di me!” Dee disse. Persa nei suoi pensieri, fissava il profilo di Aidan.

La voglio e basta, non m’interessa non essere ancora pronto. La voglio e basta.

“Facciamo una passeggiata?” Aidan chiese.

“Allora hai ancora la lingua! Sì, sarebbe l’ideale!”

Percorsero il ponte Ha’penny, la notte era fresca e con la scusa dal venticello freddo Dee gli si premette contro. Anche lui era freddo.

Attraversarono la strada, salirono i pochi gradini per entrare in una stradina stretta, diretti a Temple Bar. Sotto l’arco era più scuro del solito, Dee sembrava camminare a fatica e continuava a guardarsi intorno, in particolare il soffitto.

“Scusi…” disse una voce dietro di loro.

Dee si voltò e vide una vecchietta bassa e gobba. Aveva uno scialle di lana sulle spalle e un cappello giallo sistemato tra i capelli bianchi.

“Scusa, cara… posso chiederti un favore?” chiese.

Dee guardò Aidan, che continuò a camminare per un poco e poi si fermò ad aspettare poco distante, stava fissando le sue scarpe. Dee guardò negli occhietti acquosi della vecchia, e pensò di vederli gialli, ma poteva essere un effetto del vino.

“Sì?”

“Posso usare il tuo cellulare?”

“Scusi?”

“Posso usare il tuo cellulare?” la vecchia insistette “Ho bisogno di sapere come sta mia sorella… è in ospedale e ha subito un intervento”

“Beh…”

“Per favore!” disse di nuovo con la sua faccia rugosa.

“Va bene” Dee disse e le allungò il cellulare.

La vecchia con un piccolo salto le strappò dalle mani il cellulare e corse dentro la porta scarsamente illuminata, coprì con una mano il telefono e cominciò a parlare.

Dee le andò dietro per riprenderlo, guardò Aidan cercando aiuto ma si sorprese vedendolo parlare al telefono, stava piangendo.

Spiando all’interno, Dee riuscì a vedere un grande sacco dell’immondizia su un lato, da dove veniva un odore pungente.

“Scusi?” cercò di attirare l’attenzione della donna, ma lei le fece cenno di aspettare. Stava parlando in una lingua che Dee non afferrava, o forse, stava solo parlando velocemente.

“Hai messo i soldi sul mio conto?” furono le uniche parole che riuscì a cogliere “Non m’importa, fallo subito…sangue? A-ah….va bene, questa è l’ultima volta se non pagate…”

Dee era nervosa adesso e guardando alla sua destra notò una scala di pietra stretta, in cima alla quale si trovava una piccola porta di legno.

“Scusi…” Dee tentò una seconda volta. “Davvero, devo andare” e rivolgendosi dietro di lei urlò “Per favore, Aidan, mi serve aiuto qui”

Nessuno apparve. Udì un rumore dietro di lei e quando si voltò, vide una cosa orribile. Al posto della vecchia signora c’era una creatura diabolica, la sua pelle decomposta era di color marroncino.

Dee fece qualche passo indietro ma colpì il sacco, che cadde al suolo e dalla sua apertura fuoriuscì un braccio. Dee urlò e cadde per terra, le sue gambe tremavano.

“Aiuto! Aidan! Aiuto!”  urlò.

“No, tesoro, Aidan ha finito con te oramai e soprattutto, non è stato invitato…”

Dee la guardava, piangeva ma tentava di allontanare le sue mani sudice.

“Ah, devi essere proprio tu questa volta. Un’altra sarebbe già svenuta” la creatura sorrise “Non ti preoccupare, non morirai comunque…tu sei per il maestro….ti sta aspettando” disse facendo cenno verso la piccola porta.

Dee lottò con tutte le sue forze ma poi perse i sensi…il mostro la trascinò su per le scale.

Sì, sta arrivando. Questa volta sarà mia per sempre…

 
 
 
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