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IL DALAI LAMA IN ITALIA METTE IN DIFFICOLTA' POLITICI E RELIGIOSI

Post n°4 pubblicato il 01 Dicembre 2007 da blog8

 Dalai Lama
L'appello di 165 deputati:
invitiamolo
a parlare alla Camera.

"Freddezza" di Prodi

dal 7-8-9 dicembre per due

settimane si terranno incontri e

iniziative con la partecipazione

del Dalai Lama

"Invitiamo il Dalai Lama a parlare davanti all'Assemblea della Camera
dei
Deputati, nell'Aula di Montecitorio, quando a metà dicembre sarà
in visita in
Italia". La richiesta è contenuta in una lettera firmata
da 165
deputati dell'Intergruppo parlamentare per il Tibet
,
indirizzata al presidente della Camera, Fausto Bertinotti.
L'iniziativa è stata promossa da
Benedetto Della Vedova,
presidente dei Riformatori Liberali e parlamentare di
Forza Italia,
e dai deputati Bruno Mellano, della Rosa nel Pugno,
coordinatore
dell'intergruppo, Zanella (Verdi), Iovene (SD),
Motta (Pd), Forlani,(Udc)
Zacchera (An), Folena (Rifondazione).




"Ho pensato che dopo quanto hanno fatto nei mesi scorsi Stati Uniti
e
Germania per il leader buddista, anche il nostro paese debba dare
un
chiaro segnale a Pechino. Il presidente Bush gli ha consegnato

personalmente la medaglia d'oro del Congresso, la Merkel è stato
il primo
cancelliere tedesco a riceverlo", spiega Della Vedova.
"A pochi mesi
dall'arrivo della fiaccola olimpica sulla vetta dell'Everest,
se la visita in
Italia del Dalai Lama — continua — dovesse
mantenere il consueto cerimoniale,
cioè la sola visita ai
presidenti di Camera e Senato, l'Italia rimarrebbe
indietro rispetto agli altri paesi: bisogna fare molto di più".


Dalai Lama/ Torino dice no alla Cina. Il leader spirituale
sarà
sotto la Mole

il prossimo 16 dicembre
Torino ha detto no alla Cina e così il Dalai Lama sarà sotto la Mole
il prossimo 16 dicembre
.

Il governo cinese ha fatto sapere al ministero degli Affari Esteri le

"perplessità" e il "disappunto" per queste iniziative
giudicate "inopportune".
Gli uffici della Farnesina hanno contattato
quelli regionali. "Abbiamo
iniziato questa impresa e la mandiamo
avanti", ha fatto sapere
il presidente del Consiglio regionale Davide
Gariglio.



LE INIZIATIVE. La guida spirituale dei buddhisti parlerà alle
assemblee
elettive piemontesi e nella Sala Rossa di Palazzo Civico il
Dalai
Lama diventerà cittadino onorario. In Regione
Tenzin Gyatso sarà l’ospite
d’onore di un convegno su
"Governace e Compassion" organizzato
dall’associazione italiana
degli Enti Locali per il Tibet guidata dalla verde
Maria Cristina Spinosa e
dall’azzurro/ciellino Giampiero Leo.
Confermate anche le iniziative
organizzate dall’Associazione
per il pubblico che si svolgeranno all’Università

(conferenza di medicina tibetana), nella biblioteca della Regione
(mostra
tematica) e in cinema e teatri torinesi (film, libri e danze).



"Non sono iniziative ostili nei confronti della Cina ma
rivendichiamo
il diritto di incontrare il leader spirituale indiscusso
di un popolo con una
storia millenaria", ha precisato Gariglio.

E' in arrivo il ciclone Dalai Lama. E il Papa s'inchina ai

diktat cinesi?




Benedetto XVI non incontrerà il Dalai Lama, ma in
realtà non c'è "nessun caso" riguardo alla mancata udienza.

"Semplicemente l'udienza non è mai stata annunciata, in quanto non è
mai
stata fissata"
, spiega il portavoce vaticano padre Federico
Lombardi.
"Il Dalai Lama è stato ricevuto tante volte in Vaticano, l'anno
scorso
anche da Benedetto XVI, ma ovviamente non viene in
Vaticano tutte
le volte che arriva in Italia". In effetti l'elenco delle
visite è fittissimo:
il Dalai Lama ha incontrato Paolo VI in Vaticano nel 1973
e
Giovanni Paolo II nel 1980, 1982, 1986, 1988 e 1990.
L'anno scorso,
parlando ai giornalisti dopo l'udienza
del 13 ottobre con Papa Ratzinger, il
Dalai Lama disse
che si era trattato di un incontro "dai contenuti
religiosi"
,
nel quale si era parlato di "valori umani,
armonia religiosa
e ambiente". Su tali temi c'era stato un sostanziale
accordo.
Per quanto in particolare riguarda le tensioni tra religioni,
il Dalai
Lama aveva dichiarato di aver detto al Papa che
"poche persone che
agiscono male non rappresentano
la religione alla quale appartengono". Non
si era invece parlato
di Cina, perché "là ci sono molti cristiani
che vivono
delle difficoltà a causa della loro fede
".

Secondo te, perché quasi nessun
leader vuole incontrare
il Dalai Lama? Così l'Italia, il Vaticano (e non solo)


si piega ai diktat cinesi? 




Il tuo commento
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....................................


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La Via della Pace Interiore

http://www.dalailama-milano2007.org/italiano/index.html

L'Istituto Studi di Buddhismo Tibetano Ghe Pel Ling
è lieto e onorato di annunciare la visita a Milano di
Sua Santità Tenzin Gyatzo, XIV Dalai Lama.

Sua
Santità è simbolo vivente di pace interiore, compassione e
amorevole
gentilezza. Pertanto, organizziamo questo evento
con l’intenzione di
consentire a quante più persone possibile
di essere beneficiate dal Suo
insegnamento, basato sulla Sua
autentica, grande esperienza nell’amore
e nella compassione.

Specialmente
in questo periodo di grandi difficoltà, dove ogni
giorno viviamo o
veniamo a conoscenza di situazioni
difficili e drammatiche, riteniamo
che il messaggio
di Sua Santità possa raggiungere veramente il cuore
di
ognuno ed essere di grande beneficio per mostrare
la via verso la pace
interiore: non abbiamo, quindi,
alcuna intenzione di proselitismo, né
di ottenere
una qualche forma di pubblicità, guadagno
o beneficio per
l’Istituto.



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Commenti al Post:
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 03/12/07 alle 18:05 via WEB
Chi ha paura del Dalai Lama- Filippo Facci - Il Giornale, 30 novembre 2007 Si vergognino e basta. Lo facciano quei conduttori di talkshow che pensano che parlare del Dalai Lama e della Cina non faccia ascolti, e che un delitto molto vicino sia più interessante di carneficine molto lontane. Lo facciano quei miei colleghi, intrisi di realpolitik da cortile, che passano la vita a sezionare le cose bianche e naturalmente la milionesima ipotesi di proporzionale alla tedesca con soglia di sbarramento alla norvegese e scorporo alla molisana: convinti che determinate questioni siano solo velleità da idealisti e da radicaloidi anziché sostanza politica pura, allo stato brado. Si vergogni il presidente della Camera Fausto Bertinotti, capace di intrattenersi 50 volte al giorno coi cronisti e però incapace di dare una risposta ufficiale ai 285 parlamentari che per iniziativa di Benedetto Della Vedova gli hanno chiesto di ricevere il Dalai Lama con tutti i crismi, e se possibile di farlo parlare nell'emiciclo parlamentare. Si vergogni Romano Prodi, l'uomo che vorrebbe sospendere l'embargo delle armi alla Cina, il presidente del Consiglio che non incontrerà il Dalai Lama questo dicembre come non volle incontrarlo nell'ottobre 2006: nel 1994, diversamente, il Dalai Lama fu ricevuto ufficialmente da Oscar Luigi Scalfaro e dal premier Silvio Berlusconi, eppure l'import-export con la Cina rimase in piedi. Si vergognino pure, dal primo all'ultimo, i comunisti italiani: è l'unico gruppo dove non compare neppure un firmatario tra i 285 che hanno chiesto a Bertinotti d'incontrare il leader tibetano. Rifondazione comunista? Solo Pietro Folena e Maurizio Acerbo: solo loro due riescono a scacciare il sospetto che la sinistra italiana sia multilaterale solo in chiave antiamericana. Poi c'è il Vaticano, che ha certo responsabilità più complicate giacché milioni di cattolici cinesi rischiano persecuzioni ogni giorno: ma va detto che neppure Benedetto XVI, che a sua volta non incontrerà il Dalai Lama, ne esce infine splendidamente. Ma è tutto il nostro Paese a uscirne come il solito paesaggio di mezze stature e piccoli interessi: nei mesi scorsi gli Usa e George Bush hanno ricevuto il Dalai Lama inteso come rifugiato politico dalla Cina, e gli hanno pure appigliato la medaglia d'oro del Congresso: se ne sono fregati degli strepiti altezzosi e delle minacce di ritorsioni di Pechino. Lo stesso hanno fatto Canada e Austria e Germania: e basti che lo Stato guidato da Angela Merkel è il primo Paese europeo per interscambio ed export e investimenti verso la Cina. È difficile dar torto al riformatore liberale Benedetto Della Vedova: quello del Dalai Lama è un problema politico, non diplomatico o protocollare, e ciò nonostante il governo sta ostentando un silenzio perfettamente allineato ai desiderata di Pechino. Ma non occorre essere degli economisti per comprendere che è Pechino, in primo luogo, a non potersi permettere di azzerare l'interscambio commerciale con l'Occidente. Certo, Cina non olet, e l'economia più di tanto non può certo farsi condizionare dai dati sulla pena di morte in Cina, dalle notizie sugli organi espiantati e rivenduti senza il consenso dei familiari, dalle torture, dai cattolici ammazzati, dai dissidenti imbottiti di psicofarmaci, dai lager dove milioni di uomini imprigionati senza processo alimentano un'economia anche fondata sullo schiavismo. I maestri della realpolitik possono raccontarsi che la libertà economica porterà anche alla libertà democratica dei cinesi, e pazienza se di questo processo per ora non v'è traccia, anzi. Pazienza se nessuno condannerà la Repubblica Popolare Cinese per la sua produzione industriale e manifatturiera operata nei lager, e se nessuno boicotterà le Olimpiadi come proposto anche da don Piero Gheddo su questo giornale. Sono sogni, velleità da idealisti. Se tuttavia riuscissimo perlomeno a non farci dettare l'agenda istituzionale dai cinesi, non rifiutandoci vergognosamente d'incontrare un leader spirituale e nonviolento che ha la valenza civile e democratica di mille monaci birmani, sarebbe qualcosa. __._,_.___
 
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