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DON CAMILLO'S BLOG

"Che la tua vita non sia una vita sterile - Sii utile - Lascia traccia" San Josemaria Escrivà

 

 

IL PENOSO E PERICOLOSO RELATIVISMO DI MR. OBAMA

Post n°196 pubblicato il 02 Giugno 2009 da Il.Don.Camillo
Foto di Il.Don.Camillo

Obama campione di relativismo

Una brillante oratoria non riesce a nascondere le intenzioni del Presidente abortista

di Renzo Puccetti* (tratto da ZENIT)

ROMA, lunedì, 1° giugno 2009 (ZENIT.org).- discorso tenuto il 17 maggio all’università cattolica di Notre Dame, in occasione del conferimento della laurea honoris causa in giurisprudenza, contestato da 80 Vescovi americani e con la Ann Mary Glendon che ha rifiutato una onorificenza, con abilità oratoria universalmente riconosciutagli, Barak Obama ha invitato gli ascoltatori ad aprire le loro menti ed i loro cuori.
Da consumato oratore nei palchi politici il presidente Obama ha attratto l’attenzione del pubblico proprio là dove voleva che essa andasse: la forma[1].
In un involucro di buona volontà, di apertura al dialogo, di desiderio di attenzione per il destino delle persone, il contenuto del messaggio, un perfetto relativismo, è stato una volta di più confezionato come suprema fonte a cui attingere.

Viene da chiedersi: “possiamo bere questa pozione?”. La mia risposta è: “No”. No, perché essa non apre né il cuore né la mente, ma al contrario la chiude.
Il confronto non è evocato nell’intento di scoprire la verità; nelle parole del presidente Obama, alla fine ciò che va coltivato non è la ricerca ed il rispetto della verità, ma il dubbio. Non un dubbio socratico che spinge alla ricerca, ma quel dubbio pilatesco, ideologicamente chiuso alla stessa esistenza della verità.
Mentre aspettiamo di ascoltare lo stesso invito al dubbio quando egli si rivolgerà ai sostenitori della libera scelta, il signor Obama trasforma il suo dubbio in certezza quando afferma che la scelta di sopprimere un essere umano vivente colpevole solo della propria dipendenza è un fatto di libertà.

Vi è in questo atteggiamento una potente affermazione di certezza: il valore dell’essere umano, quando si trova allo stato di sviluppo embrionale e fetale, non è fondato nella sua natura, nella sua irripetibile dignità, ma è attribuito. Così facendo egli si dimostra discepolo dello stesso pensiero subito per secoli nella propria carne da milioni di esseri umani di colore, particolarmente nel paese di cui Obama è presidente.
Paradossalmente il campione politico del pensiero debole dimostra la vera natura dell’atteggiamento che lo ispira: un fondamentalismo relativista. Dall’altra parte stanno coloro che, seppure dipinti come integralisti, esercitano il vero pensiero del dubbio, che non esclude alcuna possibilità, compresa quella che il concepito sia una persona, dotata di diritti inalienabili per il suo essere persona e non per quello che riesce a fare, o per quanto riesce a farsi apprezzare.

Il presidente Obama non chiede ai pro-life di convertirsi alla causa abortista, ma di convertirsi all’integralismo relativista, consentendo che in una tale materia ciascuno abbia libertà di pensare ed agire come vuole.
È un’argomentazione coincidente con quella che il giudice Stephen Douglas rivolse ad Abraham Lincoln nei celebri 7 dibattiti nell’Illinois in vista delle elezioni per il congresso: la sovranità popolare democraticamente espressa deve essere rispettata. Se i cittadini di un stato vogliono la schiavitù, diceva allora Douglas, non si vede perché essa non dovrebbe essere legalizzata; se i cittadini vogliono l’aborto, dice oggi Obama, questa è una scelta che dovete rispettare[2].

Il presidente Obama parla come se il suo primo atto significativo, il ripristino dei fondi federali a favore delle lobbies abortiste, il cui obiettivo è proprio quello d’introdurre l’aborto nei paesi dove esso è illegale e molte volte incostituzionale, fosse operazione dettata da sublime neutralità e non invece una continua opera volta ad abbattere i valori e i costumi di una comunità per sostituirli con quelli del grande circolo relativista mondiale.

“Aprite la mente”, ha detto dal palco della Notre Dame mr. Obama. Sì, signor presidente è necessario che le menti si aprano, a partire dalla sua. La ricetta che il grande affabulatore propina condendola con la sua proverbiale salsa mielata non è poi così diversa da quella già enunciata dalla femminista Hillary Rodham Clinton, rendere l’aborto “safe, legal and rare”[3] attraverso servizi di salute riproduttiva più accessibili; in pratica la solita minestra riscaldata fatta di più contraccezione, più pillole del giorno dopo e aborto facilitato.
Anche in Italia si è cercato di emulare questa ricetta, provvidenzialmente senza riuscirci[4]. Difficile intravedere in tale progetto rilevanti aperture mentali, quanto meno nei confronti di quegli ingombranti testimoni della verità che sono i fatti. È un fatto che le politiche di facilitazione dei servizi abortivi incrementino il ricorso all’aborto[5].

È un fatto che la necessità del consenso dei genitori riduca il numero di aborti tra le minori[6]. È un fatto che minori costi per abortire ne incrementano la diffusione[7]. Sono fatti noti alla comunità scientifica che leggi più permissive nei confronti dell’aborto, maggiori finanziamenti pubblici all’aborto, maggiore disponibilità di cliniche abortive favoriscono direttamente l’incremento del tasso di abortività[8].
È ancora un fatto che nel mondo occidentale non si riduce l’aborto inondando le donne con i contraccettivi [9,10,11]. È una volta di più un fatto che in Spagna, nonostante la copertura contraccettiva sia aumentata del 40%, il tasso di abortività sia aumentato del 60% in soli 6 anni[12].
È un fatto che le stesse agenzie che tentano di esportare a livello planetario il diritto all’aborto non possono smentire che nei paesi dove l’aborto è illegale esso è meno frequente[13]. Sono i numeri che dimostrano per l’aborto: “if legal, less rare”[14].
Se la legalizzazione dell’aborto non causasse un incremento del numero degli aborti l’approccio proporzionalista al problema riceverebbe un indubbio supporto, aprendo la strada alla legalizzazione dell’aborto come scelta di un male minore.

La strategia proporzionalista si regge solamente dimostrando che la legalizzazione riduce la pericolosità dell’aborto senza aumentarne il numero. Ma perché in Etiopia il numero dei casi fatali per aborto è aumentato dopo la legalizzazione?[15]
Perché in un paese dove l’aborto è consentito soltanto in caso di pericolo di vita della madre come l’Irlanda la mortalità materna è 8 volte inferiore rispetto alla vicina Inghilterra, dove invece è possibile su semplice richiesta?[16] Perché nella Cuba che dell’assistenza sanitaria e del diritto all’aborto “safe and legal” fa un vanto la mortalità materna è più che doppia rispetto all’Uruguay? E perché le donne che abortiscono hanno una mortalità ad un anno tripla rispetto a quelle che danno alla luce un figlio?[17]
Dove sono i benefici dell’aborto legale, quando tutti gli indicatori di salute conducono a evidenziarne il ruolo di trattamento futile per la madre e mortifero per il figlio? La verità scientifica ha ormai portato ad una mole estremamente solida di evidenze che fanno a pezzi l’approccio utilitaristico all’aborto.

Il presidente Obama, caricandosi del compito di rappresentare il pensiero pro-choice in un ateneo che della cultura dovrebbe avere somma cura, ha reso un pessimo servizio a quanti caparbiamente hanno voluto non ripensare alla scelta di conferirgli una laurea ad honorem. Forte con i deboli, debole con i forti, mr. Obama alla fine ha potuto portare alla Notre Dame University soltanto “junk science” e “junk ethics”.

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*Il dott. Renzo Puccetti è specialista in Medicina Interna e Segretario dell’associazione “Scienza & Vita” di Pisa e Livorno

 
 
 

EUGENETICA COSTITUZIONALE. PERCHE' LA VITA, DA NOI, LA STABILISCONO I GIUDICI.

Post n°195 pubblicato il 02 Aprile 2009 da Il.Don.Camillo

Eugenetica costituzionale
Così la consulta ha abbattuto uno dei pilastri con cui la legge 40 tutela gli esseri umani chiamati alla vita con la fecondazione in vitro. Resta (per ora) il divieto di congelamento, soppressione e selezione

Roma. Cantano vittoria, i nemici della legge 40, dopo che la Consulta ha annunciato la bocciatura dell'articolo 14 della normativa, nei punti in cui prevede il limite massimo di tre embrioni da produrre per ogni ciclo di fecondazione e dispone che gli embrioni prodotti siano trasferiti con unico impianto nell'utero della donna. Rigettate, invece, le eccezioni di incostituzionalità per le parti della legge che riguardano l'irrevocabilità del consenso da parte della donna all'impianto e il divieto, se non in casi eccezionali, della crioconservazione, oltre al divieto di riduzione embrionaria di gravidanze plurime. A sollevare la questione di legittimità davanti alla Corte, per violazione degli articoli 2, 3, 13 e 32 della Costituzione, inerenti ai princìpi di uguaglianza, del diritto alla salute, e del rispetto della dignità umana, erano stati il Tar del Lazio e, con due diverse ordinanze, il Tribunale di Firenze.
Nonostante rimangano in piedi sia il divieto di congelamento degli embrioni (a parte "casi eccezionali") sia il divieto della loro soppressione, è innegabile che l'abbattimento del limite di tre embrioni ha ben mirato al cuore della legge e la colpisce duramente. Si ripropone, con la decisione della Corte costituzionale, una logica che vede l'embrione come puro mezzo "farmacologico" per soddisfare il desiderio di maternità e paternità. Se è così, poco importa se se ne producono tanti, molti dei quali destinati al congelamento perpetuo o alla distruzione (comunque non all'impianto). Ma non è per spirito vessatorio o per accanimento antifemminile che la legge 40 ha previsto che "le tecniche di produzione degli embrioni... non devono creare un numero di embrioni superiore a quello strettamente necessario ad un unico e contemporaneo impianto, comunque non superiore a tre". Questa disposizione tutela (tutelava, bisogna ormai dire) gli esseri umani allo stato embrionale chiamati all'esistenza attraverso procedure mediche che non sono - bisogna ricordarlo - terapie contro la sterilità, ma strumenti per aggirarla. Nessun embrione, per la legge 40, va considerato un'entità " a perdere" o insignificante, e da qui discende la necessità di non produrne più di quelli destinati all'impianto. Vanificare il limite dei tre embrioni, reintrodurre la possibilità di produrne abbastanza da condannarne la più parte al non impianto, significa dunque minare il sistema di garanzie che tiene conto di tutti i soggetti coinvolti. Compreso l'embrione, soggetto del diritto a essere considerato qualcuno e non qualcosa.
La Consulta ha deciso di non considerare, a proposito della salute della donna, la circostanza - documentata dalla Relazione sullo stato di attuazione della legge nel 2007 - che fa dell'Italia la punta di eccellenza nel contenimento della sindrome da iperstimolazione ovarica. Guarda caso, là dove si possono produrre otto-dieci embrioni per volta, gli effetti collaterali per le donne, iperstimolate farmacologicamente, sono il doppio rispetto all'Italia della legge 40. Singolare, non è vero? La verità è che il limite di tre embrioni doveva cadere per motivi ben diversi dalla difesa della salute della donna. La diagnosi selettiva preimpianto, vietata dalla legge 40 in quanto pratica smaccatamente eugenetica, ha bisogno di almeno sei embrioni tra i quali poter scegliere i "sani". Il limite di tre embrioni era un inciampo sulla strada dell'adozione di quella pratica anche in Italia. "Eliminare il divieto di creare più di tre embrioni e l'obbligo di impiato degli embrioni creati tende a introdurre la possibilità di selezionare gli embrioni considerati 'migliori' e scartare gli altri - dice il giurista Alberto Gambino - e questo finisce per stravolgere la disciplina in materia di procreazione assistita dettata dal Parlamento. Il legislatore non ha previsto la procreazione artificiale come strumento per operare soluzioni eugenetiche".
Rimane però intatto, si diceva all'inizio, il divieto di congelamento e di soppressione di embrioni. E la Consulta non ha toccato nemmeno il divieto di selezioni eugenetica degli embrioni e dei gameti: forse i giudici costituzionali hanno fatto le pentole, ma non ancora i coperchi.

Il Foglio. Giovedì 2 aprile 2009

 
 
 

LA MARCIA DEL POPOLO DELLA VITA

Post n°194 pubblicato il 31 Marzo 2009 da Il.Don.Camillo

MADRID, lunedì, 30 marzo 2009 (ZENIT.org).- Centinaia di migliaia di persone hanno partecipato alle Marce a favore della vita convocate dalla piattaforma "Diritto di Vivere" in oltre 80 città spagnole contemporaneamente per protestare contro la legge sull'aborto attualmente allo studio del Governo.

Durante le manifestazioni, sul tema "Non esiste il diritto di uccidere, esiste il diritto di vivere", svoltesi nella settimana in cui in molti luoghi del mondo si celebrava la Giornata per la Vita (25 marzo), è stato presentato un manifesto in cui si rifiuta la riforma della legge del 1985, che presupporrebbe la trasformazione dell'aborto da crimine depenalizzato in "diritto riproduttivo".

La convocazione ha avuto eco fuori dalla Spagna, visto che si è celebrata anche in alcune città dell'America Latina: San Paolo (Brasile), Lima (Perù) e Buenos Aires (Argentina). Secondo l'Istituto di Politica Familiare, la marcia ha contato sul sostegno di circa 700 associazioni dei cinque continenti.

Tra i sostegni, figura quello della Federazione AIC, che riunisce 53 associazioni di Africa, America Latina, Asia, Europa e Stati Uniti; di Red Familia, che rappresenta oltre 500 associazioni in tutta l'America Latina; delle nordamericane C-FAM, United Familias Internacional, Internacional Organization Research Group, Alliance Defence Fund, Concerned Women of America e International Organization Law Group.

In Europa hanno dato il proprio supporto, tra le altre, l'Associazione Ungherese di Famiglie Numerose, Gift of Life di Malta, la Confederazione Portoghese delle Famiglie, la britannica Society for the Protection of the Unborn Children, la Sezione Tedesca delle Famiglie e il Forum Zivota (Forum per la Vita) con 30 ONG nella Repubblica Slovacca.

La manifestazione più importante ha avuto luogo a Madrid. Secondo gli organizzatori, vi hanno partecipato 500.000 persone, accanto alla Camera dei Deputati. Lì la portavoce e medico pediatra Gádor Joya ha letto il manifesto della convocazione, in cui si chiede al Governo di "difendere il diritto di vivere e di essere madre".

Sulla Piazza del Nettuno, gruppi di adolescenti hanno organizzato girotondi sulle note di "Volare" cantando "Grazie mamma che mi hai lasciato vivere!" fra cartelli con scritte come "Sì alla donna, no all'aborto", "Adozione sì, aborto no", o più aggressive come "No all'Olocausto silenzioso" o "Aborto è squartare un bambino".

Enrique Jaureguízar, presidente di Médicos por la Vida, ha affermato: "Sono medico e mi rifiuto di collaborare con questa cultura della morte che si sta insediando", riporta HazteOir.org, il portale di una delle entità che hanno organizzato l'evento "Vogliono limitare il diritto dei medici all'obiezione di coscienza. Pongono il medico in una situazione delicata: seguo il codice deontologico e i miei principi o effettuo aborti per non andare in prigione?".

Joaquín Manuel Montero, del Partito Socialista Spagnolo (PSOE), ha dichiarato dal canto suo che "non si può essere socialisti ed essere contro la vita. E' una contraddizione inammissibile", mentre Esperanza Puente, di RedMadre, ha confessato di aver effettuato un aborto dopo il quale "l'unica cosa che ho trovato è stata la solitudine. E questa è la situazione di tutte le donne che abortiscono".

Il manifesto esprime il suo rifiuto per "una nuova legge sull'aborto che porterà solo più morte e più sofferenza per migliaia di donne", soprattutto nel caso delle minori di 16 anni, alle quali la nuova legge permetterà di abortire senza il consenso dei genitori. Di fronte a questo, chiede che le leggi "difendano il diritto di vivere e di essere madre, proteggendo la vita in ogni momento e circostanza e aiutando le donne in gravidanza". Allo stesso modo, si chiede anche che si rispetti "il diritto all'obiezione di coscienza del personale sanitario", così come lo snellimento dell'iter delle adozioni.

Nei discorsi di chiusura, i portavoce dei principali movimenti organizzatori hanno invitato il premier Zapatero a ritirare il progetto di depenalizzazione, avvertendo che la manifestazione è stata "solo l'inizio" di una mobilitazione di massa contro la nuova legge.

Gli aborti praticati in Spagna sono in costante aumento: secondo dati del Ministero della Sanità, le interruzioni di gravidanza volontarie nel 2007 sono cresciute del 10%, passando da 101.592 nel 2006 a 112.138. Sempre più spesso, ad abortire sono le più giovani (15.000 aborti fra le minori di 19 anni e 500 fra le minori di 15). Nel 97% dei casi viene invocata come ragione la salute della madre.

Ultimamente, i Vescovi spagnoli hanno intrapreso una forte campagna antiabortista con una pubblicità che sostiene che animali a rischio di estinzione come le linci sarebbero più protetti dei bambini

 
 
 

IL DISCORSO DI BENEDETTO XVI AI GIOVANI DELL'ANGOLA

Post n°193 pubblicato il 27 Marzo 2009 da Il.Don.Camillo
Foto di Il.Don.Camillo

In un discorso che trasuda speranza, il Papa ha esortato i giovani dell'Angola a osare di più, ad abbandonarsi nelle braccia di Dio.
Abbiate speranza, cari giovani, perchè il futuro è Dio!

VIAGGIO APOSTOLICO
DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
IN CAMERUN E ANGOLA

(17-23 MARZO 2009)

INCONTRO CON I GIOVANI

DISCORSO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

Stadio dos Coqueiros - Luanda
Sabato, 21 marzo 2009
 

Carissimi amici!

Siete venuti in gran numero, in rappresentanza di molti altri spiritualmente a voi uniti, per incontrare il Successore di Pietro e, insieme a me, proclamare davanti a tutti la gioia di credere in Gesù Cristo e rinnovare l’impegno di essere suoi fedeli discepoli in questo nostro tempo. Un identico incontro ha avuto luogo in questa stessa città, in data 7 giugno 1992, con l’amato Papa Giovanni Paolo II. Con lineamenti un po’ diversi, ma con lo stesso amore nel cuore, ecco davanti a voi l’attuale Successore di Pietro, che vi abbraccia tutti in Gesù Cristo, che “è lo stesso ieri, oggi e per sempre” (Eb 13,8).

Prima di tutto, voglio ringraziarvi per questa festa che voi mi fate, per questa festa che voi siete, per la vostra presenza e la vostra gioia. Rivolgo un saluto affettuoso ai venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio e ai vostri animatori. Di cuore ringrazio e saluto quanti hanno preparato quest’Incontro e, in particolare, la Commissione episcopale per la Gioventù e le Vocazioni con il suo Presidente, Mons. Kanda Almeida, che ringrazio per le cordiali parole di benvenuto rivoltemi. Saluto tutti i giovani, cattolici e non cattolici, alla ricerca di una risposta per i loro problemi, alcuni dei quali sicuramente riferiti dai vostri Rappresentanti, le cui parole ho ascoltato con gratitudine. L’abbraccio che ho scambiato con loro vale naturalmente per tutti voi.

Incontrare i giovani fa bene a tutti! Essi hanno a volte tante difficoltà, ma portano con sé tanta speranza, tanto entusiasmo, tanta voglia di ricominciare. Giovani amici, voi custodite in voi stessi la dinamica del futuro. Vi invito a guardarlo con gli occhi dell’apostolo Giovanni: «Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra (…) e anche la città santa, la nuova Gerusalemme scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii allora una voce potente che usciva dal trono: “Ecco la dimora di Dio con gli uomini”» (Ap 21, 1-3). Carissimi amici, Dio fa la differenza. A cominciare dalla serena intimità fra Dio e la coppia umana nel giardino dell’Eden, passando alla gloria divina che irradiava dalla Tenda della Riunione in mezzo al popolo d’Israele durante la traversata del deserto, fino all’incarnazione del Figlio di Dio che si è indissolubilmente unito  all’uomo in Gesù Cristo. Questo stesso Gesù riprende la traversata del deserto umano passando attraverso la morte e arriva alla risurrezione, trascinando con sé verso Dio l’intera umanità. Ora Gesù non si trova più confinato in un luogo e in un tempo determinato, ma il suo Spirito, lo Spirito Santo, emana da Lui e entra nei nostri cuori, unendoci così con Gesù stesso e con Lui al Padre – con il Dio uno e trino.

Sì, miei cari amici! Dio fa la differenza… Di più! Dio ci fa differenti, ci fa nuovi. Tale è la promessa che Egli stesso ci fa: «Ecco io faccio nuove tutte le cose» (Ap 21, 5). Ed è vero! Ce lo dice l’apostolo san Paolo: «Se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove. Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con se mediante Cristo» (2 Cr 5, 17-18). Essendo salito al Cielo ed essendo entrato nell’eternità, Gesù Cristo è diventato Signore di tutti i tempi. Perciò, può farsi nostro compagno nel presente, portando il libro dei nostri giorni nella sua mano: in essa sostiene fermamente il passato, con le sorgenti e le fondamenta del nostro essere; in essa custodisce gelosamente il futuro, lasciandoci intravedere l’alba più bella di tutta la nostra vita che da lui irradia, ossia la risurrezione in Dio. Il futuro dell’umanità nuova è Dio; proprio un iniziale anticipo di ciò è la sua Chiesa. Quando ne avrete la possibilità, leggetene con attenzione la storia: potrete rendervi conto che la Chiesa, nello scorrere degli anni, non invecchia; anzi diventa sempre più giovane, perché cammina incontro al Signore, avvicinandosi ogni giorno di più alla sola e vera sorgente da dove scaturisce la gioventù, la rigenerazione, la forza della vita.

Amici che mi ascoltate, il futuro è Dio. Come abbiamo ascoltato poc’anzi, Egli «tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate» (Ap 21, 4). Nel frattempo, vedo qui presenti alcuni delle migliaia di giovani angolani mutilati in conseguenza della guerra e delle mine, penso alle innumerevoli lacrime che tanti di voi hanno versato per la perdita dei familiari, e non è difficile immaginare le nubi grigie che coprono ancora il cielo dei vostri sogni migliori… Leggo nel vostro cuore un dubbio, che voi rivolgete a me: «Questo è ciò che abbiamo. Quello che tu ci dici non si vede! La promessa ha la garanzia divina – e noi vi crediamo –, ma Dio quando si alzerà per rinnovare ogni cosa?». La risposta di Gesù è la stessa che Egli ha dato ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, vi avrei mai detto: Vado a  prepararvi un posto?» (Gv 14, 1-2). Ma voi, carissimi giovani, insistete: «D’accordo! Ma quando accadrà questo?» Ad una domanda simile fatta dagli apostoli, Gesù rispose: «Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta, ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni (…) fino agli estremi confini della terra» (At 1, 7-8). Guardate che Gesù non ci lascia senza risposta; ci dice chiaramente una cosa: il rinnovamento inizia dentro; riceverete una forza dall’Alto. La forza dinamica del futuro si trova dentro di voi.

Si trova dentro… ma come? Come la vita è dentro un seme:  così ha spiegato Gesù, in un’ora critica del suo ministero. Era iniziato – il suo ministero - con grande entusiasmo, poiché la gente vedeva i malati  guariti, i demoni cacciati, il Vangelo annunziato; ma, per il resto, il mondo andava avanti come prima: i romani dominavano ancora; la vita era difficile nel susseguirsi dei giorni, nonostante ci fossero quei segni, quelle belle parole. E l’entusiasmo si era andato spegnendo, fino al punto che parecchi discepoli avevano abbandonato il Maestro (cfr Gv 6, 66), che predicava ma non cambiava il mondo. E tutti si domandavano: In fondo che valore ha questo messaggio? Cosa ci porta questo Profeta di Dio? Allora Gesù parlò di un seminatore che semina nel campo del mondo, e spiegò poi che il seme è la sua Parola (cfr Mc 4, 3-20), sono le guarigioni operate: davvero poca cosa se paragonate con le enormi carenze e “macas” [difficoltà] della realtà di ogni giorno. Eppure nel seme è presente il futuro, perché il seme porta dentro di sé il pane di domani, la vita di domani. Il seme sembra quasi niente, ma è la presenza del futuro, è promessa presente già oggi; quando cade in terra buona fruttifica trenta, sessanta ed anche cento volte tanto.

Amici miei, voi siete un seme gettato da Dio nella terra; esso porta nel cuore una forza dell’Alto, la forza dello Spirito Santo. Tuttavia per passare dalla promessa di vita al frutto, la sola via possibile è offrire la vita per amore, è morire per amore. Lo ha detto lo stesso Gesù: «Se il seme caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la sua vita, la perde e chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna» (cfr Gv 12, 24-25). Così ha parlato Gesù, e così ha fatto: la sua crocifissione sembra il fallimento totale, ma non lo è! Gesù, animato dalla forza di «uno Spirito eterno, offrì se stesso senza macchia a Dio» (Eb 9, 14). E in questo modo, caduto cioè in terra, Egli ha potuto dar frutto in ogni tempo e lungo tutti i tempi. E in mezzo a voi si trova il nuovo Pane, il Pane della vita futura, la Santissima Eucaristia che ci alimenta e fa sbocciare la vita trinitaria nel cuore degli uomini.

Giovani amici, sementi dotate della forza del medesimo Spirito eterno, sbocciate al calore dell’Eucaristia, nella quale si realizza il testamento del Signore: Lui si dona a noi e noi rispondiamo donandoci agli altri per amore suo. Questa è la via della vita; ma sarà possibile percorrerla alla sola condizione di un dialogo costante con il Signore e di un dialogo vero tra voi. La cultura sociale dominante non vi aiuta a vivere la Parola di Gesù e neppure il dono di voi stessi a cui Egli vi invita secondo il disegno del Padre. Carissimi amici, la forza si trova dentro di voi, come era in Gesù che diceva: «Il Padre che è in me compie le sue opere. (…) Anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne fará di più grandi, perché io vado al Padre» (Gv 14, 10.12). Perciò non abbiate paura di prendere decisioni definitive. Generosità non vi manca – lo so! Ma di fronte al rischio di impegnarsi per tutta la vita, sia nel matrimonio che in una vita di speciale consacrazione, provate paura: «Il mondo vive in continuo movimento e la vita è piena di possibilità. Potrò io disporre in questo momento della mia vita intera ignorando gli imprevisti che essa mi riserva? Non sarà che io, con una decisione definitiva, mi gioco la mia libertà e mi lego con le mie stesse mani?». Tali sono i dubbi che vi assalgono e l’attuale cultura individualistica e edonista li esaspera. Ma quando il giovane non si decide, corre il rischio di restare un eterno bambino!

Io vi dico: Coraggio! Osate decisioni definitive, perché in verità queste sono le sole che non distruggono la libertà, ma ne creano la giusta direzione, consentendo di andare avanti e di raggiungere qualcosa di grande nella vita. Non c’è dubbio che la vita ha valore soltanto se avete il coraggio dell’avventura, la fiducia che il Signore non vi lascerà mai soli. Gioventù angolana, libera dentro di te lo Spirito Santo, la forza dall’Alto! Con fiducia in questa forza, come Gesù, rischia questo salto per così dire nel definitivo e, con ciò, offri una possibilità alla vita! Così verranno a crearsi tra voi delle isole, delle oasi e poi grandi superfici di cultura cristiana, in cui diventerà visibile quella «città santa che scende dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo». Questa è la vita che merita di essere vissuta e che di cuore vi auguro. Viva la gioventù di Angola!

 
 
 

ALIMENTAZIONE E IDRATAZIONE SONO BISOGNI ESSENZIALI, NON TERAPIE

Post n°192 pubblicato il 25 Marzo 2009 da Il.Don.Camillo

L'alimentazione e l'idratazione sono forme di sostegno vitale che hanno lo scopo di alleviare le sofferenze fino alla fine della vita e, pertanto, non possono rientrare nelle dichiarazioni anticipate di trattamento. E' questa la norma più controversa del disegno di legge sul testamento biologico che il Senato ha approvato oggi con i voti della maggioranza di centrodestra e dell'Udc e quelli contrari di gran parte del centrosinistra.

Questo è lancio di questa sera della Reuters sul voto di oggi in Senato riguardo a parte del disegno di legge sul testamento biologico.
E' raccapricciante il modo in cui l'ideologia pro-death continui a fregarsene della verità, procedendo spedita nel suo tentativo di conquistare integralmente l'opinione pubblica.
Si parla di norma controversa. Ma che norma controversa sarebbe?
L'alimentazione e l'idratazione sono bisogni essenziali di ogni essere umano. Il fatto che siano somministrati con un sondino non cambia la questione. Tutti abbiamo bisogno di mangiare e bere per vivere.
Come si può quindi stabilire di farsi togliere da mangiare e da bere?
La Reuters sbaglia pure nel parlare di forme che hanno lo scopo di alleviare le sofferenze fino alla fine della vita. Alimentazione e idratazione servono per restare in vita, non per condurre alla fine della vita [notiamo, ancora una volta, come gli stessi pro-death si facciano problemi a parlare di morte invece che di "fine vita"].

Dunque, alimentazione e idratazione non sono terapie ( la terapia serve per combattere una malattia, ma la fame e la sete sono bisogni naturali dell'uomo, e non malattie). Dunque, non si possono interrompere. Dunque, l'ala pro-death può tornare a casa con le pive nel sacco.
Passo e chiudo.

 
 
 

LA FRANCIA IMPAZZITA SI SCAGLIA CONTRO IL PAPA

Post n°191 pubblicato il 22 Marzo 2009 da Il.Don.Camillo

Assistiamo allibiti a discorsi senza senso, a prese di posizione ideologiche, a squallidi attacchi contro il Papa. Il fuoco viene da tutte le parti, come al solito, ma spesso sfiora il ridicolo, tentando di dimostrare che, questa volta, il Papa ha preso una cantonata, e si è lasciato indietro pure i suoi seguaci.

In Francia, patria dell’ateismo, in cui più di duecentomila esseri umani vengono uccisi ogni anno grazie all’aborto, la ministro per i Diritti Umani si dice “sbalordita” per le parole del Pontefice sui preservativi. Insomma, l’assassinio di duecentomila bambini non le interessa, anzi ci si da’ da fare per promuoverlo con la kill pill RU486, ma le parole del Papa proprio non le può mandare giù. Come si permettere di parlare, quel Benedetto XVI? Chi gli ha dato il permesso?

Sempre in Francia, luogo in cui più o meno tutti si stanno dedicando all’attacco al capo della Chiesa Cattolica, la stampa diffonde ridicoli sondaggi in cui si dice che la “popolarità” del Papa in quella terra è in forte calo. Come se il successore di Pietro dovesse fondare il suo Magistero infallibile sulla popolarità in questo o in quel Paese… Questi sondaggi parlano dell’opinione pubblica in generale, ma non solo: dopo le parole del Papa sui preservativi pronunciate in Africa, questi sondaggi registrano che il 43% dei cattolici francesi vorrebbe che Benedetto XVI lasciasse il soglio pontificio. E questo sondaggio non si può che prenderlo sul ridere. Come può essere cattolico un uomo che è contro il Papa? È un controsenso, è ridicolo. Ogni cattolico è figlio del Papa, e solamente se pazzo potrebbe pretendere un allontanamento di quest’ultimo dalla guida della Chiesa Cattolica. E l’opinione dei pazzi, sinceramente, non ha molta importanza…

Continuando con il paese d’Oltralpe, sempre per quanto riguarda il governo, si attacca il Papa mostrando le sue parole come l’”opposto della tolleranza e della comprensione”. Vi chiediamo allora, cari francesi, cosa intendete per tolleranza e comprensione. Forse il lanciare preservativi sulla cattedrale di Notre-Dame, come è stato fatto questa mattina? Oppure il manifestare con cartelli recanti scritte del tipo: “Benedetto XVI assassino” (sempre davanti a Notre-Dame)?
Spiegateci, carissimi, spiegateci.
Ora coloro che difendo un inesistente diritto all’aborto ci accusano di essere assassini! È pazzesco.
Con soprannaturale filiazione, i nostri cuori sono vicini a quelli del Santo Padre, bersaglio preferito della squallida “opinione pubblica”.

Forse dovrebbero essere accusati di assassinio coloro che, come l’Onu, promuovono campagne di sterilizzazione delle donne o pianificazioni familiari che eliminino i figli per mezzo della morte per triturazione e aspirazione (leggi: aborto).

Omnes cum Petro.

 
 
 

MEDICI CATTOLICI DI TUTTO IL MONDO CONTRO LA POLITICA ABORTISTA DI OBAMA

Post n°190 pubblicato il 18 Febbraio 2009 da Il.Don.Camillo

ROMA, mercoledì, 18 febbraio 2009 (ZENIT.org).-


La Federazione Mondiale delle Associazioni Mediche Cattoliche (FIAMC) ha emesso una “Dichiarazione sull'Amministrazione Obama e la Cultura della Vita” in cui critica il sostegno all'aborto da parte del neo Presidente degli Stati Uniti.

La sua elezione, spiega l'organizzazione, “ha segnato un'importante svolta nella storia e nella cultura americana. Correndo per la presidenza in un momento caratterizzato da un turbamento economico e geopolitico, Obama ha promesso di essere una forza per un cambiamento positivo, la riconciliazione politica e il governo efficace”.

“Purtroppo, il Presidente Obama ha iniziato il suo mandato con azioni che mineranno il rispetto per la vita umana, la dignità umana e la libertà religiosa”, riconosce la FIAMC.

Durante la campagna del 2008, si osserva, alcuni cattolici “hanno sostenuto Barack Obama basandosi in parte sul suo sostegno alla giustizia economica e sulla sua politica estera, in parte sulla sua promessa di cercare di ridurre il numero degli aborti aumentando i fondi sociali per aiutare le donne in stato di gravidanza”.

“Come legislatore e come candidato, tuttavia, Obama ha assunto posizioni del tutto opposte al rispetto per la vita umana”, denuncia l'organizzazione, portando vari esempi a sostegno di questa tesi.

Tra questi, il fatto che Obama “sia stato a lungo un sostenitore dell'aborto su richiesta e abbia pubblicizzato la totale approvazione che ha ricevuto da Planned Parenthood, il maggiore promotore dell'aborto negli Stati Uniti”, o la sua opposizione a “ogni limitazione all'aborto, incluse le leggi che richiedono la notifica e il consenso dei genitori prima che una minore possa abortire”.

“Come senatore, Obama si è attivamente opposto a ogni protezione per i bambini nati vivi dopo aborti falliti” e durante la sua campagna elettorale ha espresso il suo sostegno al “Freedom of Choice Act” (FOCA) – “la più radicale estensione del permesso di aborto al mondo” –, promettendo di firmare la legge se fosse diventato Presidente.

Oltre a questo “totale sostegno all'aborto”, continua la FIAMC, Obama “ha promesso di fornire finanziamenti federali alla ricerca sulle cellule staminali che distrugge la vita umana al suo stato embrionale”.

Una volta diventato Presidente, “ha dato il via a una serie di azioni che indicano che è pronto a implementare il suo precedente sostegno all'aborto”.

Nei primi giorni del suo incarico, infatti, ha rovesciato la cosiddetta “Politica di Città del Messico”, che nega i fondi federali alle agenzie internazionali che promuovono o effettuano aborti come mezzo per il controllo delle nascite.

Cosa “ancor più minacciosa”, ha anche espresso la volontà di fornire sostegno finanziario al Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione, un'organizzazione che ha perso il sostegno del Governo statunitense dopo aver collaborato con la politica coercitiva del figlio unico portata avanti dal Governo cinese.

Per sostenere le sue posizioni, avverte la FIAMC, Obama sta inoltre inserendo nel suo gabinetto e nell'amministrazione sostenitori dell'aborto come il Segretario di Stato Hillary Clinton.

Il nuovo Presidente ha infine dichiarato di opporsi alla norma che difende l'obiezione di coscienza da parte dei professionisti sanitari, approvata negli ultimi giorni dell'amministrazione Bush “in risposta alle molte minacce alla coscienza dei medici, dei farmacisti e dei professionisti sanitari negli Stati Uniti”.

Alla luce di tutto ciò, la FIAMC lancia “un appello urgente al Presidente Obama a riconsiderare il suo sostegno all'aborto e alla ricerca che può avvenire solo distruggendo vite umane innocenti”.

Allo stesso modo, offre “preghiere, incoraggiamento e appelli ai medici cattolici degli Stati Uniti perché educhino il pubblico e si oppongano a questi sforzi di promuovere l'aborto”, esortando i membri del FIAMC a “essere vigili nell'opporsi alle nuove minacce alla vita e alla dignità umana che potrebbero essere promosse dai funzionari dell'amministrazione Obama nella politica estera e alle Nazioni Unite”.

 
 
 

BENEDETTO XVI RICORDA ALLA PELOSI CHE LA VITA E' UN DIRITTO

Post n°189 pubblicato il 18 Febbraio 2009 da Il.Don.Camillo

CITTA' DEL VATICANO, mercoledì, 18 febbraio 2009 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha ricevuto brevemente al termine dell'Udienza generale di questo mercoledì Nancy Pelosi, portavoce della Camera dei Deputati degli Stati Uniti, e ha approfittato dell'occasione per ricordare il dovere dei politici cattolici di difendere la vita umana, secondo un comunicato reso pubblico dalla Santa Sede.


Salutando la Pelosi e i suoi accompagnatori, il Papa ha ricordato “la legge morale naturale e il costante insegnamento della Chiesa sulla dignità della vita umana dal concepimento alla morte naturale”.


Questi insegnamenti, ha affermato, “impongono a tutti i cattolici, e specialmente ai legislatori, ai giuristi e ai responsabili del bene comune della società di cooperare con tutti gli uomini e le donne di buona volontà per promuovere un ordinamento giuridico giusto, inteso a proteggere la vita umana in ogni suo momento”.


Proprio in questi giorni, la Conferenza Episcopale degli Stati Uniti ha rivolto un appello ai cattolici perché si oppongano al disegno di legge sulla Libera Scelta, che vari gruppi radicali stanno promuovendo al Congresso.


Se venisse approvato, presupporrebbe la deroga di tutte le legislazioni contrarie o restrittive dell'aborto nelle leggi dei vari Stati americani.


Il 5 febbraio scorso, il Cardinale Justin Rigali, Arcivescovo di Philapelphia e presidente della Commissione Episcopale per le Attività Pro-Vita, ha rivolto un appello al Congresso a non modificare la legislazione attuale sull'aborto.


Nella sua lettera, il porporato ha ricordato che “i legislatori che non concordano sullo status legale dell'aborto ritengono che gli americani non dovrebbero essere costretti dal Governo a sostenere o a partecipare all'aborto contro la propria volontà”.


“Queste leggi e altre simili sono state in vigore per molti anni, indipendentemente da quale partito controllava il Congresso o la Casa Bianca, perché sono politiche basate sul buonsenso che trovano ampio consenso anche tra le persone che non sono d'accordo sullo status legale dell'aborto”, ha aggiunto.


Poche settimane fa, i Vescovi nordamericani hanno reso pubblico il proprio rifiuto di una delle misure adottate dal nuovo Presidente, Barack Obama, di derogare il divieto di destinare fondi federali alla promozione dell'aborto

 
 
 

PENSIERI SULL'ESECUZIONE

Post n°188 pubblicato il 11 Febbraio 2009 da Il.Don.Camillo

A due giorni di distanza dall'esecuzione, torniamo a parlare di Eluana Englaro.
Non se ne può fare a meno, visto l'incredibile che si è verificato. Una vera e propria esecuzione.
E non si può neanche nascondere che Napolitano Eluana ce l'abbia sulla coscienza. Con una sola firmetta avrebbe potuto salvare la vita di un essere umano. Avrebbe potuto strappare Eluana dai boia. E invece no. Ha preferito darsi all'arrampicata sugli specchi, piuttosto che salvare una vita.


Oggi ho scambiato quattro chiacchiere con un amico ebreo, e si è finiti a parlare anche dell'omicidio di Eluana.
Ebbene, quand'anche ce ne fosse stato bisogno, le sue parole hanno confermato una verità chiarissima: non è da bigotti, da oscurantisti cattolici, da fanatici considerare un vero e proprio assassinio quello ai danni di Eluana Englaro. E' da esseri umani!
L'alimentazione e l'idratazione non sono terapie, bensì una necessità fisiologica di ogni essere umano. Non c'era nessuna macchina da levare, nessuna spina da staccare. L'hanno fatta morire di fame e di sete.
Come vedete, l'originalità è ben poca. Anche i nazisti facevano morire di fame e di sete. Evidentemente, erano altri tempi... Ora non si scandalizza quasi nessuno.
Un'ultima cosa, dopo questa carrellata di brevi pensieri.
Sarebbe stato perlomeno decente da parte dei boia chiamare le cose col loro nome. E invece no. Ci hanno parlato di fine vita invece che di morte. E ci hanno parlato di protocollo invece che di esecuzione.

 
 
 

E' FINITA

Post n°187 pubblicato il 09 Febbraio 2009 da Il.Don.Camillo
Foto di Il.Don.Camillo

Eluana Englaro è stata uccisa.

Non servono parole per descrivere questa fine. I fatti sono più che sufficienti.

Ci chiediamo solo come si possa chiamarlo "padre"...

 
 
 

I VOLENTEROSI CARNEFICI DI ELUANA

Post n°186 pubblicato il 09 Febbraio 2009 da Il.Don.Camillo
Foto di Il.Don.Camillo

di Giuliano Ferrara [9 febbraio 2009]

Che branco di mascalzoni questi gentiluomini. Ci dicono pagani, golpisti, sfruttatori del dolore, mestatori nel torbido, autori di uno scempio. Questi che si dicono laici e che sono soltanto relitti del vecchio familismo amorale degli italiani, specie quando recitano il coro vomitevole di papà Beppino e di una nichilistica libertà di coscienza per giustificare l'eliminazione fisica di una disabile, una esecuzione degna dei nazisti.

Secondo loro, un piccolo popolo che ha finalmente trovato a Udine un boia asettico e clinico, saremmo noi a usare il corpo di Eluana. Noi che lo vorremmo in pace, quel sinolo di anima e corpo che appartiene a una cittadina adulta e titolare del diritto alla cura e alla vita; loro che lo hanno sequestrato alle suore misericordine di Lecco e lo hanno gettato in una tetra stanza dove decine di volenterosi carnefici piagnoni lo affamano e lo assetano in reverente obbedienza a una sentenza definitiva. Alla faccia della moratoria contro la pena di morte, quel >b>grido ipocrita della società abortista ed eutanasica ed eugenetica, quel gesto simbolico invocato contro le sentenze definitive di condanna a morte che ora viene rimproverato a noi, che vogliamo una moratoria anche per la Englaro, da questi sepolcri imbiancati.

Sarebbe il governo a fare un colpo di stato contro la Costituzione e il diritto. Bugiardi che non sono altro, calunniatori e mistificatori: è un quindicennio che i Defanti e i Mori e gli altri paranoici dell'eutanasia, insieme con i tiepidi testamentari biologici, fanno campagna sul corpo di Eluana Englaro. Una campagna disgustosa. Atrocemente sentimentale. Una campagna pubblica dissimulata nelle sordide cautele della pietà privata simulata. Che fa leva sulla paura della gente, sul pregiudizio ignorante in materia di disabilità, sulla spregevole indifferenza verso la carnalità pulsante, respirante, anelante della vita umana, quell'indifferenza morale che si dispiega nella società che loro amano, quella dell'aborto, dell'eugenetica, della distruzione della vita per migliaia e milioni di embrioni, dei protocolli che uccidono i down come le spine bifide.

Lo avevamo detto, con il professor Ratzinger, che in questo secolo si giocherà sulla vita la battaglia della ragione e del buonumore. Non pensavamo che ci saremmo trovati tanto presto, a queste tristi latitudini, di fronte a un protocollo costituzionale di morte per disidratazione. Non pensavamo che una generazione postideologica sarebbe rifluita tanto facilmente negli imperativi dell'etica nullista, e che questo vecchio popolo di sinistra sfregiato dalla distruzione della vita, della famiglia, della maternità, del sesso, dell'amore coniugale, dell'educazione, della cultura e della cura sarebbe riuscito a imporre una cappa di consenso coatto, totalitario, tale da portare in piazza gente che lotta contro la carità cristiana e la laica cura ippocratica dei malati, e che si prosterna di fronte all'idolo della morte. È un orrore funesto assistere a questa immonda accademia, uno schifo senza speranza.

Il Foglio

 
 
 

VIENE PRIMA LA VITA UMANA O LA COSTITUZIONE?

Post n°185 pubblicato il 07 Febbraio 2009 da Il.Don.Camillo

Assistiamo allibiti ad una serie di insensate dichiarazioni sulla Costituzione, quando a morire – per come stanno le cose ora – sarà Eluana, e non la Costituzione.


Il signor presidente della Repubblica, caro Giorgio Napolitano, si è pronunciato sull’operato del governo in difesa della vita dichiarando che non trova, nel caso Englaro, alcuna urgenza che motivi l’immediatezza dell’azione. No, infatti. Mica stanno uccidendo un essere umano. No, no. Le tolgono solo il cibo e l’acqua.


Dopo una braccio di ferro durato tutta la giornata, ieri il Consiglio dei Ministri ha rispedito al mittente le parole vuote di Napolitano, procedendo sulla linea stabilita: salviamo Eluana Englaro.


Alla Quiete (la casa di riposo - macelleria in cui è stata deportata Eluana), intanto, fanno come se nulla fosse. E ieri hanno dimezzato la dose di alimentazione e idratazione destinata alla paziente.


La stanno uccidendo.


Hanno pure la bella faccia tosta di assicurare che Eluana non soffrirà, che sarà una “dolce morte”, quando tutti sanno che quella che le spetta è la morte più atroce.


Dal momento che ormai è impossibile tenere nascosto il fatto che non ci siano macchine ne’ alcun tipo di accanimento terapeutico a tenere in vita Eluana, i telegiornali e la stampa parlano con una certa, incredibile leggerezza di “alimentazione forzata”. E che alimentazione forzata sarebbe?


Come tutti noi, Eluana ha bisogno di assumere liquidi e cibo. Ma ad alcuni non va bene. Si sono arrogati il diritto di decidere della vita di un essere umano. E pretendono di calpestarla.


Non ci stiamo. Non ci stiamo.


 


Il disegno di legge del Consiglio dei Ministri per salvare la vita ad Eluana dovrà passare al vaglio del Parlamento.


Continuiamo a pregare.

 
 
 

ELUANA. SI ALLONTANA LA SOLUZIONE FINALE

Post n°184 pubblicato il 16 Gennaio 2009 da Il.Don.Camillo

La casa di cura Città di Udine fa marcia indietro sul caso di Eluana Englaro per il quale, dopo l'atto d'indirizzo del Ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, sembra ancora una volta allontanarsi una soluzione. (Ansa)


Per ora, dunque, Eluana Englaro può vivere. Ma ciò che rende tristi è la constatazione del fatto che Eluana non è salva perché si è capito che ha diritto alla vita, che vive, che è un essere umano con una dignità e un desiderio di vivere; no. E’ salva perché gli esecutori materiali del suo programmato delitto hanno temuto delle azioni governative.


Capite? Una vita umana dipende dalle azioni governative, dalla burocrazia! Così come mesi fa fu un lurido tribunale a decretare la morte (tuttora non si capisce con quale autorità), ora sono delle scartoffie fatte girare nel sistema sanitario nazionale a ridare fiato alla vita.

E questa è una cosa indecente. Uno schifo.


L’Ansa parla dell’allontanarsi della soluzione. Sì. Dev’essere la famosa soluzione finale. Ricorda niente questo termine? Forse c’è un collegamento con coloro che per primi introdussero l’eutanasia, ovvero i nazisti. Gli stessi che polverizzavano le masse nei forni crematori.

È civiltà, questa? L’eutanasia, crimine dei nazisti, ora è una conquista civile! È’ un diritto da rivendicare!

Non vi viene da vomitare?


Ma le notizie non finiscono qui. Tra le varie cose, leggiamo, sempre sull’Ansa: Eluana, quindi, non morirà a Udine, nel Friuli dei suoi avi, così come avrebbe voluto papà Beppino, originario di Paluzza (Udine), che ha sempre detto di voler assecondare quelli che erano i desideri della figlia, cioé di riposare accanto ai nonni paterni.

Però! Mica male, questo caro padre. Desidera assecondare i desideri della figlia…

E perché non la lascia vivere? Asseconda solo i suoi desideri di morta? Non le piacciono i suoi desideri da viva?

Pazzesco. È tutto pazzesco.

 
 
 

APRITE LE PORTE A CRISTO!

Post n°183 pubblicato il 20 Dicembre 2008 da Il.Don.Camillo

“Discende dal cielo il nostro Salvatore

e viene a noi dal grembo di Maria.

A Lui gli angeli cantano lode.

Egli è Dio ammirabile e potente”

 

Carissimi!

Vi lascio con poche parole grondanti amore fraterno.

Sia per noi tutti questo Natale una grande occasione per aprire o riaprire i nostri cuori impolverati all’Amore di Dio!

Non abbiate paura! Spalancate le porte a Cristo!

 

Buon santo Natale a tutti voi.

 
 
 

VIVA LA VITA

Post n°182 pubblicato il 17 Dicembre 2008 da Il.Don.Camillo
Foto di Il.Don.Camillo

STRASBURGO, martedì, 16 dicembre 2008 (ZENIT.org).- Più di quaranta rappresentanti dei Movimenti per la vita e la famiglia di Germania, Francia, Gran Bretagna, Spagna, Slovacchia, Italia, Croazia, Belgio, Svizzera, Austria, Romania e Polonia, si sono riuniti a Strasburgo questo martedì per far sentire la voce del popolo della vita all’Unione europea.

La petizione che il Pontefice Benedetto XVI aveva indicato il 12 maggio scorso come “oltremodo lodevole” è secondo Carlo Casini, presidente del Movimento per la Vita italiano (MpV), un appello del popolo della vita alle istituzioni europee.

“I firmatari della petizione chiedono – ha sottolineato il presidente del MpV - che questi principi, cioè il diritto di essere persona dal concepimento alla morte naturale, la difesa della famiglia naturale e la libertà di educazione, siano alla base della Costituzione d’Europa”

Casini ha spiegato che “non si comprende la necessità della difesa dei diritti dell’uomo se non si comprende la questione antropologica”.

“I popoli europei – ha aggiunto – devono far sentire la loro voce, rendere evidenti le radici cristiane della civiltà europea, manifestando e difendendo la dignità della persona”.

Ricordando che tra pochi mesi ci saranno le elezioni per il Parlamento europeo, il presidente del MpV ha sottolineato che “non dovremmo discutere solo di mercato e concorrenza, ma dovremmo essere capaci di porre sul tavolo la questione della vita, della famiglia e dell’anima dell’Europa”.

Casini ha chiesto di fare della petizione un momento di unione dell’impegno dei movimenti e delle associazioni per la vita e per la famiglia, al fine di respingere quella che Giovanni Paolo II ha chiamato nell’Evangelium vitae la “congiura contro la vita” e “la guerra dei potenti contro i deboli”.

La petizione condivisa da tutte i movimenti è stata sostenuta e promossa anche dall’on. Anna Zaborska, Presidente della Commissione Europea per le Pari opportunità. 

 
 
 

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