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Post n°5 pubblicato il 06 Gennaio 2010 da Pi_Lucie
 

Bob Marley

BOB MARLEY ED IL CALCIO: AMORE A RITMO DI REGGAE

Da Trenchtown al successo planetario: l'ascesa folgorante di Bob Marley and Wailers. Il re del reggae che amava il calcio. Una passione trasformatasi in drammatica fatalità. Leggenda vuole che....

In principio fu Robert Nesta Marley. Poi vennero i "Wailers" e da lì iniziò la folgorante ascesa della più grande star del Terzo Mondo. Il profeta del reggae. Colui che ha sdoganato la musica giamaicana nel Vecchio Continente. Dalle polveri di Trenchtown tra miseria e violenza, al successo planetario. Il rastafarianesimo, la lotta all'oppressione, la libertà e l'uguaglianza, il misticismo, la ganja, la sfida alle corruzioni di Babilonia e la malattia. Tanti gli aspetti che costellano l'universo Marley, all'interno del quale è possibile rinvenire aneddoti e curiosità di sicuro interesse. Bob Marley amava il calcio. Stroncato dal cancro l'11 Maggio 1981: leggenda vuole che, la terribile malattia fosse stata causata da un incidente di gioco. Successivamente, il tumore all'alluce del piede si sarebbe esteso al cervello, ai polmoni ed allo stomaco, scarnificandone il corpo fino al tragico epilogo (Miami). L'alluce andava amputato per estirpare il male, ma la filosofia rastafariana non contempla il ricorso alla chirurgia. Risultato?La malattia lo dilaniò nel giro di qualche anno. La partita del letale infortunio fu disputata a Parigi il 9 maggio del 1977. Da una parte una formazione chiamata "Polimuscolari", tra le cui fila in passato militava anche l'attore Jean Paul Belmondo. Dall'altra una squadra tutto estro e fantasia, il cui zoccolo duro era costituito dai componenti dei Wailers ed alcuni cronisti francesi. Philippe Paringaux, uno dei giornalisti presenti alla storica sfida ha dichiarato sulle colonne del quotidiano francese "Liberatiòn": "Marley giocava sulla fascia sinistra e passava sotto il naso del suo avversario come fa il topo con il gatto. Bob s'infortunò dopo un quarto d'ora. Uscì e rientrò in albergo per farsi medicare. Tornò quando la partita era ali sgoccioli ed i Wailers vincevano 5-0". Deadlocks raccolti in un copricapo, andatura compasata, libertà di movimento e nessun ruolo preciso da ricoprire. Il piccolo Bob si affidava all'estro. Esattamente come nella vita e nella musica. Fantasia e creatività al potere. La sua concezione è racchiusa in poche righe. Uno stralcio della sua passione per il pallone: "Se non fossi diventato un cantante sarei stato un calciatore..o un rivoluzionario. Il calcio significa libertà, creatività, significa dare libero corso alla propria ispirazione". Sono tante le immagini, i video ed i reperti multimediali d'annata che immortalano il profeta del reggae alle prese con una sfera di cuoio. La fotografa americana Kate Simon ebbe l'onore di accompagnare Marley e la sua band per un reportage fotografico durante la loro tournèe in Europa: "Quando Bob era on the road approfittava di ogni momento libero per giocare a calcio. Credo amasse il calcio quanto amava la musica". Una volta in Brasile riuscì addirittura ad organizzare una partita con il mitico Santos, fucina di talenti dalla quale fiorì il genio di Pelè. Muore a Miami all'età di 36 anni. Lascia 13 figli, un numero imprecisato di mogli e compagne ed una pesante eredità economica, musicale e culturale. La salma viene restituita alla sua Giamaica. Viene seppellito in una cappella non lontana dal luogo di nascita. I compagni dell'ultimo viaggio? Una Gibson, una Bibbia, una piantina di marijuana, un anello regalatogli dal principe etiope e naturalmente un pallone. Curiosità: un pallone campeggia anche all'ingresso della casa-museo eretta in suo onore in quel di Kingston. Il piccolo Bob Marley, l'eternità della sua musica e la passione sfrenata per il calcio:Is this love. 

Bob e la passione per il calcio

 
 
 
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