A PROPOSITO DEL TEMPIO DI CREMAZIONE

Post n°113 pubblicato il 23 Luglio 2019 da JoeTramino

Per favore non chiamiamolo "Forno", ma "Tempio".
La parola forno, mi ricorda tanto di genocidio perpetrato dai nazisti a danno degli Ebrei, degli Zingari, degli omosessuali e di tutti quelli che erano un pericolo per la razza Ariana, un genocidio condannato dalla storia, anche se a molti di voi questo non piace, visto che siete l’espressione più bieca del negazionismo.
Nel Tempio non si bruciano i cadaveri di gente soppressa e da far sparire nel più breve tempo possibile, ma gente che consapevolmente ha chiesto questa pratica per il “dopo morte”.
Abbiate, almeno, pietà, se mai l’avete avuta, di questa gente, meritano rispetto per ciò che hanno scelto, sappiate che soltanto perché sono già nell’aldilà, sono superiori a noi, loro appartengono alla Morte.
Ma cosa avviene quando ad un certo punto il tempo si ferma e diventa eterno?
Subito, ovvero nel momento in cui il cuore ed i polmoni finiscono di funzionare ed il sangue non circola, le cellule del corpo non essendo più rifornite di ossigeno e nutrienti, cominciano a decomporsi.
La decomposizione avviene lentamente, ma inesorabilmente e può durare anche 70 anni ed anche dopo 70 anni, rimangono ancora le ossa, le quali si possono trovare ancora dopo millenni.
La cremazione cosa fa?
La cremazione, sottrae il cadavere dalla decomposizione ordinaria decomponendolo con l’azione della combustione e per effetto del fuoco avviene in maniera estremamente più rapida, ovvero compie in poco più di un’ora, un’ora e mezza, quello che la Natura impiega in 70 anni e senza l’ingombro delle ossa.
Diventa tutto “polvere” e del resto “polvere siamo e polvere diventeremo”, così è scritto nelle sacre scritture ed è così per tutti i credenti di qualsiasi religione ed i non credenti.
Se la cremazione si limita ad effettuare in breve tempo ciò che fa la stessa natura, la pericolosità dov’è, perché demonizzare, aver paura di una simile installazione?
Per IGNORANZA! Ne più ne meno, semplicemente ignoranza e neanche tanta beata.
Se Io sono ignorante e lo sono come tanti di Voi e forse anche di più, cerco di capire, di apprendere qualcosa, se non tutto, da chi di quell’argomento è un dotto, un sapiente e cerco di farne profitto, poi deciderò con calma cosa fare, valuterò i pro ed i contro, mi chiederò “Io cosa ci guadagno”, da prendere una decisione piuttosto che un’altra, farò come si dice “u’ pare e ‘o spare” ed alla fine sarò sicuramente convinto che ciò che ho deciso sia la cosa giusta, la sola che andava fatta.
“Well”, come direbbe un oxfordiano, ma a quanto pare a Casaluce: l’educazione, il fair play, il saper ascoltare, discutere e trarre poi delle conclusioni, non è di casa, la luce si è spenta, oramai è soltanto “’na casa caruta”.
Quello che è successo giovedì sera è qualcosa che non ci fa onore, siamo diventati una massa amorfa dove la teatralità di alcuni personaggi ha avuto il sopravvento in un dibattito su di un argomento che ci avrebbe arricchito tutti quanti, anche se poi ognuno sarebbe rimasto, anche a ragione, sulle proprie tesi.
Ho sentito soltanto una persona, una ragazza, affrontare l’argomento in modo adeguato facendo ai tecnici, ma forse andavano fatte più all’amministrazione, delle giuste domande, in merito alla realizzazione di detto impianto, chiedendo un’analisi approfondita dei costi-benefici, se era stata fatta una VAS, da cui poi sarebbe scaturita una VIA, dando atto che i tecnici che erano intervenuti erano “super partes” e quindi da considerarsi alla stregua dei CTU e quindi il loro giudizio era unicamente tecnico e del resto non poteva essere diversamente, visto che parlavano di numeri.
Sicuramente questa ragazza, a cui faccio i miei complimenti, per la puntuale esposizione delle sue argomentazioni, rimarrà della sua idea, anche se soltanto gli stolti non cambiano opinione e non è detto che Lei, un domani, anche molto lontano, si convinca a cambiarla, staremo a vedere.
Vedete, la cosa più brutta è quella di sostenere che una cosa che è bianca, dire invece che è nera, così per partito preso, perché così ci fa comodo.
Sentire urlare: “a nui nun ce ‘nteresse qell che ghiesce, nuv vullimme s’entì”, non ha offeso soltanto gli ingegneri che sono intervenuti, ma tutti i tecnici, anche quelli che sono contro la realizzazione dell’impianto, a meno che non si dichiarano degli emeriti somari, cosa peraltro già dimostrata con il loro atteggiamento.
Facciamo allora alcune considerazioni di carattere tecnico.
Quando si realizza un qualsiasi impianto si deve far riferimento a delle Leggi, delle Norme e da queste non ci si può discostare, la progettazione deve seguire per filo e per segno ciò che è stato deciso nelle norme tecniche di riferimento, questo è per qualsiasi cosa, nessuna esclusa. Il progettista propone delle soluzioni che alla fine devono essere verificate e se non è verificata la deve abbandonare, altrimenti commetterebbe un reato per non aver osservato quanto prescritto.
In sede di realizzazione il Direttore dei Lavori deve controllare che l’opera venga realizzata in base al progetto approvato e quindi essere in regola con le Norme tecniche che regolamentano quel tipo di impianto, se non lo fa commette un reato. Nel corso dell’esercizio il Direttore dell’impianto deve verificare che lo stesso funzioni secondo quanto previsto, deve effettuare dei controlli periodici ed attuare l’adeguata manutenzione, se non lo fa commette un reato.
Basterebbe già questo per dire che la costruzione di un qualsiasi impianto, non soltanto di un “tempio crematorio” è non sicura, ma arcisicura.
Veniamo nello specifico.
La legge che regolamenta la cremazione in Italia è la n. 130/2001, questa prevedeva l’emanazione di uno specifico provvedimento interministeriale per definire le norme tecniche per la realizzazione dei crematori, relativamente ai limiti di emissione, agli impianti e agli ambienti tecnologici, nonché ai materiali per la costruzione delle bare per la cremazione. Tale provvedimento non è stato mai emanato, per cui tutta la materia, viene demandato alle singole regioni e/o province. Purtroppo la Regione Campania non ha ancora approvato alcuna norma.
Cosa vuol dire allora che tutti gli impianti costruiti o da costruirsi in Campania sono illegali o peggio sono nocivi alla salute?
No, perché la gestione dei forni crematori spetta ai Comuni che ne approvano i progetti di costruzione e vigilano sulla loro conduzione e poiché il principale impatto ambientale di questo tipo di impianti riguarda l’aria, visto che si ha la produzione di inquinanti atmosferici, in particolare: polvere, monossido di carbonio, ossidi di azoto e zolfo, composti organici volatili, composti inorganici del cloro e del fluoro e metalli pesanti, oltre all’emissione di diossine-furani e IPA, risulta che tutta questa materia è regolamentata dall’Autorizzazione Unica Ambientale (AUA) e sono soggette alle prescrizioni in materia di emissioni gassose in atmosfera date dal D.Lgv n. 152/2006 e smi, ovvero pur con tutte le carenze legislative del caso, mancanza Norme tecniche nazionali e di Piani regionali di coordinamento, quello che dovrebbe nuocere alla salute trova una Norma, una Legge che la regolamenta definendo i valori ammissibili da rilasciare nell’aria.
Quindi se un impianto rilascia nell’aria sostanze i cui valori sono al di sotto di quelli consentiti, l’impianto è in regola.
Non voglio addentrarmi su come è costruito e/o come funziona un impianto di cremazione, ma posso dire e ci tengo a sottolineare che qualsiasi società costruttrice ha tutto l’interesse ad avere impianti ad emissione quasi zero ed a dichiararlo, la quale dichiarazione non è soltanto di comodo in quanto tali impianti sono soggetti a verifiche periodiche da parte dell’ARPA, la quale non fa sconti a nessuno e quindi anche in fase di esercizio la società che gestisce l’impianto ha tutto l’interesse di fare una buona ed efficace manutenzione.
Addirittura le emissioni che vengono dichiarate dalle case costruttrici di tali impianti e quindi poi verificate dall’ARPA sono un decimo di quanto consentito dal D.Lgv. 152/2006, quindi a questo punto di cosa altro dobbiamo parlare.
Veniamo all’aspetto economico. Premesso che tali tipi di impianti vengono dati in Concessione alla Società costruttrice senza oneri per il Comune, il quale ne diventa proprietario alla fine della concessione e che il Comune, in fase di trattativa può cercare di chiedere dei “benefit” per cui basterebbe questo per chiudere qualsiasi discussione in merito è anche vero che considerando la popolazione di Casaluce, considerando la mortalità e quindi quanti desiderano farsi cremare, abbiamo numeri molto piccoli, oggi come oggi non più di 2/3 cremazioni all’anno, ma questo dato è sicuramente un dato da rivedere quando ci sarà la possibilità di attuare questa pratica disponendo di impianti non molto lontani da dove si è vissuto.
Poi, non è che si farà un tempio in ogni comune, questo veramente sarebbe uno spreco di risorse e le società che costruiscono questi impianti e che successivamente li gestiscono sicuramente non faranno, quindi dobbiamo pensare a ragione che in un impianto vengano cremati anche salme provenienti dai paesi vicini. Diciamo che un impianto del genere, per essere “redditizio” per le società concessionarie è quello di avere dalle 6 alle 10 salme al giorno per ogni camera di incenerimento. Quindi considerando che possano lavorare per 300 gg. all’anno, si può stimare in un 2500 salme all’anno per avere il rientro di quanto investito ed il giusto guadagno. 2500 salme all’anno significa, stante la mortalità attuale e considerando una percentuale del 30% di cremazioni occorrerebbe un bacino di utenza di circa 800 mila, un milione di abitanti, il che significa l’agro aversano, il giuglianese ed il frattese.
Estendendo questo discorso sulla mortalità all’intera Regione Campania e considerando le stesse percentuali di cui sopra, dovrebbero essere realizzati in Campania non più di sei/sette impianti per non essere economicamente in perdita.
Ma dove prendere le salme da cremare è compito della società gestrice dell’impianto, ai cittadini questo non dovrebbe interessare, anzi avendo incassato i giusti “benefit” se ci fosse un benché minimo pericolo, dovrebbe augurarsi di un funzionamento discontinuo dell’impianto.
Andiamo avanti. Si è parlato della distanza che vi dovrebbe essere tra un impianto ed un altro aggiungendo che in Piemonte è prescritta una distanza di 50 Km, ma la regione Piemonte ha una conformazione ed una distribuzione della popolazione diversa da quella campana, dove la popolazione per la maggior parte è concentrata a Napoli e nella zona posta subito a nord di Napoli, tanto da dar vita, per quanto riguarda il sistema giudiziario al Tribunale di Napoli Nord. Questa fascia di Comuni a Nord di Napoli ove mai decidessero di riunirsi in un’unica città, per numero di abitanti sarebbe la quarta o la quinta città italiana, ossia sarebbe grande quanto Torino che è il capoluogo del Piemonte e questa la dice tutta sulla diversità tra le due regioni.
È stato detto che tale impianto ove fosse costruito sarebbe troppo vicino al centro abitato, ma questa norma è una delle poche scritte per quanto riguarda la realizzazione di detti impianti.
Infatti, quanto alla loro ubicazione, il DPR 285/1990 “Approvazione del regolamento di polizia mortuaria” stabilisce (all’art. 78) che questi siano costruiti entro i recinti dei cimiteri e che il progetto di costruzione debba essere corredato da una relazione nella quale vengano illustrate le caratteristiche ambientali del sito, le caratteristiche tecnico-sanitarie dell'impianto e i sistemi di tutela dell'aria dagli inquinamenti. D’altra parte l’art. 338 del Regio Decreto 1265/1934 “testo unico delle leggi sanitarie“ (così come modificato dall'art. 4 della Legge 130/2001) stabilisce che i cimiteri devono essere distanti di almeno duecento metri dai centri abitati (tranne il caso di cimiteri di urne) ed è vietato costruire intorno agli stessi nuovi edifici e ampliare quelli preesistenti entro il raggio di duecento metri.
Quindi ove mai fosse costruito all’interno dell’esistente cimitero tale impianto sarebbe a norma.
Parliamo dei “benefit” da chiedere alla Società costruttrice. A parte quelli già indicati nel progetto: funzionali allo stesso, si potrebbe chiedere, considerando che non è piacevole avere, ogni ora o quasi, il passaggio di un carro funebre sul corso principale di Casaluce, di chiedere di attivare un’uscita della superstrada nel pressi dello stesso cimitero, in questo caso si eviterebbe una congestione del traffico interno, ma soprattutto si avrebbe un’uscita da sfruttare anche per altri scopi, si potrebbe chiedere anche la realizzazione di parchi e aree attrezzate all’interno del paese, si potrebbe chiedere l’assunzione di giovani casalucesi in questa società e così via.
Parliamo a questo punto di ambiente, ma sul serio non facendo demagogia.
Pensate che il Cimitero, qualunque esso sia, non sia esso stesso una fonte di inquinamento, pensate veramente che l’inumazione (sotterramento della salma) o la tumulazione (deposizione della salma in una nicchia), non abbia le sue controindicazioni?
La decomposizione produce inevitabilmente del percolato e questo, per gravità, arriva fino alle falde acquifere, di contro in una tumulazione, questo percolato che si produce all’interno della nicchia, dovrebbe essere raccolto ed inviato ad un pozzetto contenente sabbia ed il tutto dovrebbe essere smaltito come fango pericoloso ed altamente inquinante, ma le nicchie sia del cimitero antico che quello della “167”, tutte cappelle una in fila ad un’altra senza adeguato spazio, ne sono prive, quanto quelle del cimitero nuovo ho i miei dubbi che siano stati presi detti accorgimenti. Allora che facciamo il Cimitero lo chiudiamo o no visto che non è a norma ed i tecnici che hanno rilasciato le concessioni all’epoca dove erano? Ora invece, si sono inventati “ambientalisti” urlanti e vocianti, ma forse considerando il soggetto lo scopo è un altro.
Ed ancora, pensate veramente che l’ampliamento di un cimitero, per far fronte alle esigenze dei morti non comporti nulla rispetto al cambiamento climatico in atto?
L’ampliamento di un cimitero, al pari di destinare nuovo terreno all’edilizia, non fa altro che “consumare suolo”. Il consumo di suolo produce molteplici effetti direttamente o indirettamente in vari ambiti quali possono essere il fisico-climatico, l’idro-geo-pedologico, l’ecologico-biologico, l’economico-energetico e per finire all’ambito paesaggistico-culturale. Non mi dilungo nello spiegare le conseguenze nei vari ambiti elencati. Allora siamo ancora convinti che l’inumazione o la tumulazione siano ancora attuabili? Il numero degli esseri viventi è più o meno stabilizzato, il numero dei morti sarà sempre inesorabilmente sempre in aumento.
Quanto poi al dover in ogni caso prevenire un eventuale “rischio”, anche minimo, può essere un concetto anche giusto, ma anche farsi una radiografia comporta un rischio molto piccolo di poter contrarre un tumore, ma sono pochi che giungono al termine della propria vita senza averne fatta almeno una e nessuno osa mettere al bando, almeno per ora fino a che non si trova un’altra via, una tale diagnostica.
Poi ho sentito alcune cose, da eccellenti professionisti, che non stanno ne in cielo ne in terra.
Come si può affermare che è meglio non realizzare alcun impianto, perché siamo discendenti “dei gladiatori”, che erano alloggiati nella antica Capua e questi poiché erano degli atleti, dei bei ragazzi, erano ambite dalle donne del luogo, un po’ come succede oggi per i calciatori, per cui discendendo da loro non siamo disposti ad alcun controllo, anzi al limite i controlli li alteriamo in quanto nella nostra natura c’è il virus di far fessi chiunque. Per me cosa assurda e senza senso, ma soprattutto offensiva nei nostri confronti in quanto ci hai dato a tutti del “figlio di puttana”, il che nella accezione più ampia della parola può essere preso anche per un complimento, ma soprattutto hai dato della “zoccola” a tutte le donne e la cosa è ancora più grave, visto che la “puttana” fa il mestiere per dar da mangiare ai figli, mentre la “zoccola” lo fa per un suo personale piacere nel farsi sbattere da tutti gli uomini che gli piacciono.
Ancora, qualcuno ha detto, anche qui forse perché discendiamo dai “gladiatori” e quindi non amiamo rispettare alcuna regola, che in questi impianti possa essere bruciato di tutto e di più: l’immondizia, le carcasse degli animali e quant’altro … cortesemente mi dite cosa vi fumate? In un impianto preposto alla cremazione degli esseri umani non può essere inserito alcunché che non siano resti umani, uno per volta, dopo di che, una volta ultimato la cremazione di un corpo, la camera cineraria deve essere pulita, in modo da non far rimanere alcunché, non si possono bruciare due corpi insieme, neanche di gemelli, in quanto hanno un DNA differente ed i due DNA devono rimanere separati per l’eternità. Lo capite questo o no! Neanche se dovesse accadere una pandemia si potrebbe ovviare a ciò, sono resti umani, per quanto ridotti in cenere e non possono essere contaminati con altro. Chi pensa o chi potrebbe attuare una ad una cosa del genere è soltanto un “depravato”, ma probabilmente voi siete a conoscenza di simili individui.
Concludendo capisco le perplessità che la realizzazione di un tale impianto può portare: l’inesistenza di adeguate norme tecniche per la loro realizzazione a livello nazionale e la mancanza di un coordinamento regionale per la loro localizzazione, ma al di là di questo tutto il resto è soltanto un fatto politico, quindi non tecnico per mettere in difficoltà l’attuale maggioranza che ha vinto le elezioni e merita di guidare il paese per 5 anni.
Quindi lasciate perdere l’ambiente e quant’altro che non è cosa vostra, fate politica ma quella seria, fate opposizione ma costruttiva e di aiuto alla maggioranza non seminate odio che odio raccoglierete, ma soprattutto siate seri, se potete, e non fate dell’inutile allarmismo psicologico che risultate soltanto patetici e bugiardi.
Quanto a me non ci sto assolutamente a farmi dare dell’ignorante da chi, se ha una parvenza di laurea, se le comprata, così come credo anche i tecnici che sono intervenuti e tutti gli altri che sanno leggere dei documenti.
Poi che si faccia o meno il “Tempio”, che ribadisco, è soltanto una questione politica, direi di opportunità politica, il consenso si può anche mantenere dando ragione ai fessi, a me poco importa, se quando sarà e risiederò ancora a Casaluce, sarò ben felice di essere cremato in quest’impianto, altrimenti, di certo i miei figli non andranno “pezzenne” mi porteranno in qualche altro posto per adempiere alle mie ultime volontà.

BUONE VACANZE a TUTTI!

 
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