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IL LAVORO

Post n°986 pubblicato il 14 Ottobre 2016 da fresbe
 

Trattare di “lavoro” risulta essere esercizio complicato in quanto implica valutazioni spesso non economiche ma bensì etiche. La Costituzione della Repubblica Italiana recita: 
Art. 1.
L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
Art. 4.
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.

Ammirevole dichiarazione di intenti che non trova reali applicazioni pratiche. Lo Stato non garantisce il lavoro e nemmeno predispone le condizioni ideali per la sua esistenza: si tratta di una palese e gravissima violazione degli articoli fondanti della Repubblica Italiana. Gli unici ad essere garantiti, sono stati nel tempo, tra alti e bassi, i dipendenti statali agevolati nell’attività in assenza di controlli sul rendimento ed avviati alla pensione con versamenti pari a 19 anni 6 mesi ed un giorno. Questa condizione è stata da tempo eliminata, ma i problemi continuano a sussistere. I versamenti contributivi “virtuali”, che lo Stato dovrebbe eseguire all’INPS in conseguenza dei lavoratori in forza, come in realtà non fa, hanno devastato i bilanci dell’Ente di Previdenza.
Quindi, il sistema si regge esclusivamente con l’apporto dei versamenti delle imprese private, industria, artigianato, professioni. L’assunzione di un dipendente, rappresenta una scelta consapevole, che tiene nel debito conto le esigenze produttive rapportate al nuovo costo emergente. 
Il dipendente dovrebbe a mio modesto avviso, essere considerato un “investimento” e non già un costo. Per lo Stato, contrariamente, i dipendenti rappresentano un costo che un’impresa privata non potrebbe mai sostenere, in quanto ben lungi da rappresentare un investimento. L’interpretazione delle regole di bilancio, applicate sia al settore pubblico che al privato, servirebbero a riportare equilibrio al sistema, previo effettivo versamento contributivo da parte di Stato, Province, Regioni, Comuni e partecipate, emergenti dai rapporti di lavoro subordinato. Il Welfare dicono sia attualmente insostenibile. Alla luce di quanto sopra, non potrebbe essere diversamente.

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