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IL CAOS E IL TEATRALISMO COME STILE DI VITA

Post n°11 pubblicato il 25 Giugno 2006 da motorhomer

Come dicevo precedentemente, il modernismo attuale, epoca di piena decadenza e confusione, ha generato una massa informe che pur nella sua molteplicità collettiva è poco più di un niente. Ma soprattutto essa, sobillata a dovere, muove guerra a tutto ciò che è forma- pensiero e non caos informe, non volontà, volontà negativa. Di per sé infatti la semplice assenza di  volontà creatrice non mira generalmente a nuocere (a essa manca persino una simile intenzione); essa deve venire istigata da qualcuno che al contrario mira a un ben preciso scopo: frantumare la società in tante scheggie impazzite , un caos molteplice e informe, un aborto, appunto un qualcosa - perché chiamarla società è davvero pretenzioso- privo di un capo e una coda.

Il motto divide et impera è certo il movente principale.

. Per servirmi di un’espressione usata in tempi recenti, stiamo assistendo ad un relativismo che si traduce in dittatura, e che paralizza prima, e distrugge poi dopo, la società (pardon, quel che ne resta). Queste persone si incontrano e non interagiscono, come in una Babele i linguaggi usati sono molti e non si trova neppure il corrispettivo per ogni singola parola.

Una volta distrutta l’identità del soggetto e la sua anima , trova allora terreno fertile l’automatismo del quale parlavo all’ inizio. Questo per insediarsi ha ovviamente bisogno di una non-volontà e simili, un contenitore vuoto che ha smarrito la direzione.

L’individuo è contento della sua piccolezza alienante, se è corredata appunto da un po’ di scena e certezza indotta dall’esterno. Tuttavia qui è in meccanismo un processo pericoloso in cui la causa e l’effetto si confondono tra loro. Allo stesso modo in cui un tossico ha bisogno della droga per placare il suo bisogno, però al contempo questa distrugge la sua salute, lo stesso fa chi va in cerca di emozioni e vie d’uscita –così crede- dal suo anonimato. Ma senza rendersi conto che è proprio l’alienazione in cui vive (sua e/o di chi lo circonda) ad essere nefasta.

 

 

 

 
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