Creato da penelope3000 il 12/07/2008

MONDO GATTO

A PASSEGGIO TRA I GATTI NEI SECOLI

 

LA NASCITA DI VENERE

Post n°28 pubblicato il 30 Novembre 2011 da penelope3000
 

 

 

Tra il 1482 e il 1484 circa Botticelli eseguiva i dipinti di Pallade e il Centauro (Firenze, Uffizi), forse allegoria della Saggezza che domina l'istinto bruto, di Marte e Venere (Londra, National Gallery), tra le composizioni sue meno felici, e della Nascita di Venere, che è invece la più alta creazione del genere e punto d'arrivo dell'estetica botticelliana.

Venere appena nata, nuda su una conchiglia, viene sospinta dai venti verso riva, dove Flora la accoglie con un drappo fiorito. L'episodio e l'impostazione della sua rappresentazione ricordano immediatamente l'episodio sacro del Battesimo di Cristo: lo scopo del Botticelli è infatti quello di dare forma all'idea di Bellezza della filosofia neoplatonica fiorentina, idea che vedeva la Dea Venere come il tramite tra Dio e l'uomo, sull'amore infatti si sosteneva il cammino dell'uomo verso Dio.

L'amore che Botticelli presenta non è pertanto amore terreno, fisico, ma amore spirituale, la nudità di venere è purezza, semplicità, non sensualità. La pittura diventa con La Primavera allegorica, completamente astratta, e di conseguenza le forme si appiattiscono, il chiaroscuro quasi scompare, la prospettiva non esiste.

Il mantello di Ora sembra quasi il prolungamento delle ali di Zefiro, e pare che insieme creino una sorta di arco, nel quale è iscritto il tema centrale. Inoltre, dal punto di vista "architettonico", l'insieme è piuttosto geometrico: la figura centrale in mezzo e le sagome secondarie ai bordi, che convergono verso la testa di Venere. Ella, come unica veste, se si può chiamare così, ha solamente i suoi lunghi e folti capelli, in parte trasportati dal vento, e che il pittore usa per coprire il pube. La testa reclinata volge allo spettatore uno sguardo che, se non sapessi che è la dea della bellezza, definirei malinconico, ma, poiché lo so, definisco seducente. Particolare nascita di venere di botticelli lo sfondo è ridotto all'essenziale: il mare è caratterizzato soltanto da pochi segni grafici indicanti le onde, la costa è una linea. Le figure sono descritte quasi solo dalle linee di contorno, e anche in loro bisogna ricercare qualcosa che va al di là: neanche le proporzioni dei corpi sono infatti sempre rispettate ( il collo di Venere è esageratamente lungo e sottile, le spalle troppo spioventi, il suo braccio destro impossibile, le gambe dei venti in una posizione innaturale ).

La sua posizione sulla conchiglia è instabile. Piedi leggermente divaricati, con il peso del corpo sbilanciato sul sinistro. In conclusione si trova sulla punta anteriore estrema della conchiglia particolare La Nascita di Venere di Sandro Botticelli. Ancor più che nella Primavera si nota qui la suprema armonia del raffinato disegno, la elegante modulazione della linea che crea giochi anche di valore astratto-decorativo, come nelle onde del mare, nell'intreccio dei corpi, nel fluire dei capelli, nell'ondeggiare leggero dei sottili veli, nella stessa veduta della costa, tutta ondulata in golfi e promontori.

Anche qui i colori freddi e chiari, le forme purissime e idealizzate trovano la loro perfetta espressione poetica nel gelido nudo della dea. La decantata bellezza della figure femminili del Botticelli è invero una bellezza molto particolare, fuori dalla misura dei sensi, e che forse resta incomprensibile senza un richiamo diretto all'estetica neoplatonica di Marsilio Ficino, che tendeva a conciliare e, se possibile, a identificare, le doti spirituali dell'uomo con la sua avvenenza corporea.

Il Botticelli, certo sotto l'influenza di tali dottrine filosofiche, mira quindi a suggerire valori imprescindib ili dalla visione rinascimentale, e cioè il senso plastico e di sostanza corporea, con il minimo possibile di materia, e giunge ad estenuare la purezza delle forme senza per altro smaterializzarle del tutto.


 

 
 
 

LA MORTE DI PATROCLO

Post n°27 pubblicato il 26 Luglio 2011 da penelope3000

 

 

 

La tradizione più autorevole, sostenuta da Omero, afferma che Patroclo era figlio di Menezio, re di Opunte, nella Locride. Una tradizione erronea, talvolta posta in alternativa a questa prima, attribuisce la paternità dell'eroe ad Eaco. Sua madre pare fosse Stenela, figlia d'Acasto, oppure Piope, figlia di Ferete, oppure Polimela (o Periapide), figlia di Peleo, oppure Filomela, figlia di Attore. Patroclo fu maggiore di

Achille per età, ma non forte o veloce quanto lui.
Costretto ad abbandonare la sua città, si rifugiò presso Peleo e divenne amico e (secondo alcune interpretazioni del periodo classico ed ellenistico) amante inseparabile di Achille. Patroclo si recò nel palazzo di Tindaro per chiedere la mano di Elena.

Si liberò di un altro scomodo pretendente, un certo Las, uccidendolo prima che si presentasse alla corte del re. I due giovani si recarono insieme alla guerra di Troia, e quando Achille si ritirò dalla battaglia, Patroclo indossate le sue armi, ne prese il posto, portando scompiglio nelle schiere avversarie. Ma non tenne conto del consiglio dell'amico, ovvero limitarsi a respingere i troiani presso l'accampamento, e per questo in un primo momento Apollo lo stordì, poi Euforbo lo ferì con un colpo di lancia e infine Ettore gli diede il colpo di grazia. Le ceneri del suo corpo furono messe accanto a quelle di Antiloco (ucciso da Memnone) e di Achille, dopo che costui fu ucciso da Paride.

Spogliato delle armi, il cadavere di Patroclo viene conteso dai due schieramenti nel corso di una lotta furiosa che si conclude solo con l'arrivo di Achille: al suo grido, i troiani fuggono verso le mura della città in preda al terrore. Sconvolto dal dolore, dopo aver organizzato i giochi funebri in onore dell'amico, Achille riprende il combattimento.

Nell' Iliade Patroclo è una figura abbastanza particolare: infatti le sue caratteristiche dominanti sono la bontà e la dolcezza, un fatto abbastanza inusuale se si pensa agli altri eroi del poema, come Achille o Ettore, piuttosto ruvidi. Molti personaggi lo lodano, come Briseide, che lo definisce "sempre dolce", e persino i suoi cavalli lo piangono, poiché era stato un buon auriga per loro. Un episodio che evidenzia la gentilezza di Patroclo è quello descritto nel libro XVI (versi 1-100), in cui egli corre in lacrime da Achille, dicendo che molti Achei stanno morendo in battaglia e altri sono feriti; si preoccupa, quindi, della sorte dei suoi compagni. Inoltre il poeta lo apostrofa spesso, tradendo una certa simpatia per il suo personaggio.

 

 
 
 

OTELLO

Post n°26 pubblicato il 15 Luglio 2011 da penelope3000
 
Tag: OTELLO

 

 

 

Otello è la penultima opera di Giuseppe Verdi.  Il libretto di Arrigo Boito fu tratto dalla  tragedia omonima di  Shakespeare.

L'azione si svolge in una città di mare nell'isola di Cipro alla fine del XV secolo.
È sera, infuria un violento temporale. Gli ufficiali, i soldati e il popolo di Cipro assistono atterriti al difficile attracco della nave di Otello, il generale dell'Armata Veneta. Appena messo piede a terra, il Moro proclama la sua vittoria contro il nemico musulmano. L'alfiere Jago che nutre per lui un odio profondo trae in disparte Roderigo, un gentiluomo veneziano segretamente innamorato di Desdemona, e gli confida il proprio odio per Cassio, l'ufficiale che usurpa il suo grado di capitano. Poi, per suscitare la gelosia di Roderigo, spinge Cassio a bere fino ad ubriacarsi e a cantare le lodi di Desdemona. Roderigo abbocca e provoca il rivale, i due si battono, l'ex governatore Montano si interpone per fermarli e viene ferito. Il clamore della zuffa fa accorrere Otello che punisce Cassio degradandolo.

Sopraggiunge Desdemona. Il Moro ordina a tutti di allontanarsi e rievoca con lei i ricordi tumultuosi della sua vita e la nascita del loro amore. Una dolce notte li attende. Jago continua a tessere la sua tela: consiglia Cassio di rivolgersi a Desdemona, affinché interceda per lui presso il marito, e insinua a poco a poco in Otello il dubbio che fra il bell'ufficiale e la sua sposa sia nata una tresca. Ignara di tutto, Desdemona si rivolge ad Otello perorando con calore la causa di Cassio e inavvertitamente lascia cadere il prezioso fazzoletto che lo sposo le aveva donato come pegno d'amore. Jago lo raccoglie sottraendolo alla moglie Emilia, ancella di Desdemona. Quindi narra ad Otello di aver udito Cassio rivolgere in sogno parole d'amore a Desdemona e afferma di aver visto il fazzoletto di lei nelle mani dell'affascinante ufficiale. Al colmo dell'ira e della gelosia, il Moro giura di vendicarsi.

Un araldo annuncia l'arrivo imminente della galea che reca a Cipro gli ambasciatori di Venezia. Otello incontra Desdemona, che ingenuamente torna a perorare la causa di Cassio, e le chiede di fasciargli la fronte col fazzoletto. L'imbarazzo della sposa, che si accorge di averlo perduto e non può esaudire la sua richiesta, e l'insistenza con cui ella torna a parlargli di Cassio, fanno esplodere la furia di Otello che, incurante delle lacrime della sposa, la insulta e la scaccia.

Jago nel frattempo ha predisposto un colloquio con Cassio, allo scopo di fornire ad Otello una prova, all'apparenza inconfutabile, del tradimento. Il Moro assiste nascosto all'incontro dei due ufficiali e, pur non comprendendo tutte le parole, crede di capirne il senso: ode Cassio pronunciare il nome di Desdemona, lo vede sorridere compiaciuto e scorge nelle sue mani il fazzoletto della sposa, che Jago ha provveduto a far giungere nella dimora del giovane. Mentre uno squillo di tromba e un colpo di cannone annunciano l'approdo della triremi veneziana, Otello, ormai certo dell'adulterio della moglie, decide con Jago come e quando ucciderla.

La sala si riempie di dignitari, gentiluomini e dame. Desdemona, in preda a un profondo turbamento, presenzia alla cerimonia accompagnata da Emilia.
L'Ambasciatore della Repubblica Veneta reca un messaggio del Doge: Otello è richiamato a Venezia, Cassio sarà il suo successore a Cipro. Lodovico invita Otello a confortare la sposa in lacrime, ma il Moro, che legge nel dolore della sposa la conferma del tradimento, perso ogni controllo, la aggredisce brutalmente: «A terra!!!... e piangi!...» Poi ordina a tutti i presenti, stupefatti e inorriditi, di andarsene, maledice Desdemona e, in preda ad una terribile crisi convulsiva, cade a terra tramortito. Mentre di fuori si inneggia al «Leon di Venezia», Jago constata con feroce ironia: «Ecco il Leone!».

In preda a un triste presentimento, Desdemona si prepara per la notte assistita dalla fedele Emilia e intona un'antica canzone. Poi, prima di addormentarsi, prega la Madonna. Otello entra da una porta segreta, si avvicina alla sposa e la bacia. Poi, quando Desdemona si sveglia, la invita a chiedere perdono al cielo per i suoi peccati poiché la sua morte è ormai vicina. La donna tenta disperatamente di difendersi ma viene soffocata dal marito con il suo cuscino. Emilia bussa alla porta ed entra appena in tempo per raccogliere le ultime parole della sua signora: «al mio signor mi raccomanda... muoio innocente...». Otello accusa Desdemona di tradirlo, ed Emilia gli rivela che Cassio ha ucciso Roderigo. Alle grida di Emilia - «Otello uccise Desdemona!» - accorrono tutti gli ospiti del castello. Jago fugge inseguito dai soldati, dopo che la moglie ha smascherato davanti a tutti l'inganno del fazzoletto. Ora tutto è chiaro: Otello si trafigge col pugnale sul corpo della moglie e muore baciandola un'ultima volta.

 

 
 
 

JEAN HARLOW

Post n°25 pubblicato il 26 Giugno 2011 da penelope3000
 

 

 

Fu chiamata "La bionda di platino", ebbe una carriera ridotta a pochi anni di successo, ma tanti quanti bastarono a rimanere tra le stelle di Hollywood per il suo fascino sensuale e aggressivo.
Jean Harlow nacque a Kansas City nel Missouri, ma il suo vero nome di battesimo era Harlean, i genitori, il padre medico Montclaire Carpenter e la madre Jean Harlow, divorziarono quando la bambina aveva appena dieci anni. Così la piccola prese il nome della mamma Jean, si trasferì a Chicago a 15 anni per debuttare nei film muti. Con una voce dal tono nasale molto particolare, la pelle candida e un corpo ben proporzionato non sfuggì agli occhi dei produttori.
Nel 1926 si sposò, senza crederci troppo, con Cahrles McGrew, unione che ebbe una durata brevissima in quanto ci furono dei forti contrasti con i familiari, poiché la madre di Jean si risposò con Marino Bello, un dandy che si vantava di saperci fare con gli affari e invece tormentava la giovane attrice, che nutriva un odio profondo per questi.
Sul finire degli anni venti, tutta la famiglia Harlow si trasferì in California, qui tra migliaia di bellissime ragazze pronte a tutto per il cinema fu notata la Jean e messa subito a disposizione delle major, ma l'unico a capire di quale talento fosse dotata la bionda fu il produttore Howard Hughes che gli affidò la parte principale in uno dei primissimi film sonori "Angeli dell'inferno" . Su di un racconto di aviazione Jean Harlow divenne una star di prima grandezza, ma a causa dei tempi e della moralità la sua celebrità ebbe fama brevissima. Il pubblico l'apprezzava per la sua personalità disinvolta, per i suoi capelli biondo platino, ma le parti che le vennero affidate in seguito a questo enorme successo la misero alla berlina dei circoli della moralità e dei puritani come mai prima era accaduto. A ciò si deve mettere in conto che l'impiego di quest'attrice così particolare non fu esaltato da veri film commerciali e le storie, ma soprattutto le sceneggiature, la ridicolizzavano ancora di più. Lo stesso Howard Hughes che l'aveva lanciata a stento fingeva di riconoscerla e il contratto, che le aveva fatto firmare, non venne mai rispettato tanto che Jean, vistosi dimenticata da Hollywood, fu costretta a esibirsi nel Midwest e sulla costa atlantica in esibizioni rovinose. Per tornare al successo fece un incontro decisivo con il produttore della Metro Goldwyn Mayer, Paul Bern, che riuscì a convincere il capo  Irving Talberg che la Harlow aveva tutti i numeri per far parte del più grande e prestigioso marchio hollywoodiano.
La Mgm fece recidere il contratto con Howard Hughes e subito la mise al lavoro nel film "Red Headed Woman" nel 1932, nel quale compariva con una parrucca color rame, forse per far stemperare i ricordi del passato. Ancora una volta fu attaccata dai puritani, ma la MGM era troppo forte, non la fece demoralizzare e anzi la sostenne senza indugi. L'attrice bionda, sebbene giovane e spensierata, capì che poteva così arrivare al successo e decise di sposarsi per la seconda volta proprio con Paul Bern, il prescelto e il premiato visto che fu proprio lui a riportarla sulla retta via. I due facevano una coppia originale perché lui era timido, intellettuale e moderato, mentre lei era sempre più estroversa e con una voglia incredibile di vivere . Ma la sfortuna si abbatté nuovamente e dopo soli due mesi Bern si suicidò. Sebbene ci furono polemiche e pettegolezzi, la Harlow, toccata profondamente, decise di impegnarsi nel lavoro cinematografico , partecipando a una decina di film per la MGM.
Sulla scia del successo, ad appena un anno dalla morte del secondo marito, si risposò nuovamente con Hal Rosson, operatore cinematografico, che rassomigliava nello stile al marito defunto per fisico e psicologia, ma anche questa esperienza finì dopo appena sei mesi. La Harlow nel 1934 divenne scrittrice e diede alle stampe un libro in chiave erotica dal titolo "Today Is Tonight", che ebbe vita breve, poiché la MGM, attentissima alla cura dell'immagine delle proprie star, lo fece sparire dalla circolazione e fu dimenticato da tutti. Nel 1935 Jean Harlow fu chiamata insieme con William Powell in "Tentazione bionda" . Powell aveva appena divorziato da Carole Lombard e decise di sposare Jean. L'unione fu molto agitata e assai tormentata e ebbe fine molto presto. Jean Harlow già durante questa esperienza aveva contratto una forma di disfunzione renale che la fece morire in brevissimo tempo. Era il 1937 ancora era al lavoro sul set di "Saratoga" con Clark Gable e, essendo malata gravemente, non poté finirlo, così in alcune scene venne sostituita da una controfigura.
Sebbene sfortunata sul piano sentimentale, Jean Harlow fu detta negli Stati Uniti ‘platinum blonde' aveva un fascino molto seducente che riusciva a riprodurre perfettamente nei suoi personaggi, divenendo un sex-symbol di Hollywood. All'inizio della sua carriera interpretava parti nella quali prevalevano ruoli d'innocenza e spontaneità, ma a breve capì che così non poteva andare da nessuna parte, tirò fuori le unghie mostrando a tutti un'innata aggressività sensuale. Ben presto iniziò una sorta di leggenda paragondola all'incarnazione del sesso, ma nella vita privata era invece tutt'altro, una donna di grande semplicità, a tratti ingenua e molto fiduciosa della gente.


 

 
 
 

GLI UOMINI PREFERISCONO LE BIONDE

Post n°24 pubblicato il 11 Giugno 2011 da penelope3000
 

 


Gli uomini preferiscono le bionde (Gentlemen Prefer Blondes) è un film del 1953 diretto da Howard Hawks. Il film è un musical spumeggiante interpretato da Marilyn Monroe e Jane Russell, tratto dall'omonimo romanzo e del successivo adattamento teatrale curati entrambi da Anita Loos.
Lorelei Lee e Dorothy Shaw sono due ballerine americane molto amiche ma diverse fra loro. Dorothy è attratta dalla bellezza e Lorelei dalla ricchezza, infatti, il suo fidanzato è il ricco Gus Esmond. I due progettano di sposarsi a Parigi perché il padre dell'uomo non vuole vedere il figlio sposato con una ragazza che non sia ricca. Allora Dorothy e Lorelei si imbarcano per essere raggiunte da Gus in un secondo momento. Sulla nave Lorelei viene presentata al ricco Sir Francis Beekman, un anziano proprietario di una miniera di diamanti. La ragazza, con la sua bellezza, lo porta a regalarle il diadema che appartiene a sua moglie. I diamanti sono i migliori amici delle ragazze Dorothy invece conosce Ernie Malone e si innamora di lui, ricambiata. Malone, in realtà, è un detective incaricato da Esmond Sr. per controllare Lorelei, e quando Dorothy scopre la sua vera identità lo rifiuta.
La nave finalmente arriva a Parigi, e le due ragazze cominciano a far compere. Quando arrivano all'albergo, scoprono che Gus ha annullato la prenotazione dell'hotel e la lettera di credito data a Lorelei. Le due amiche si ritrovano così in mezzo alla strada, ma dopo poco tempo riescono a trovare lavoro in un teatro come ballerine. Gus arriva a Parigi, e quando assiste allo spettacolo di Lorelei decide di lasciarla. Intanto anche la polizia è a teatro per portare Lorelei in tribunale a causa del furto del diadema, che la ragazza non vuole restituire perché considera suo. Viene poi convinta da Dorothy a restituire l'oggetto, ma quando vuole farlo si accorge che è sparito. Allora, mentre Dorothy va in tribunale al posto di Lorelei, quest'ultima cerca di spillare a Gus i soldi per un altro diadema.
In tribunale Dorothy cerca di far guadagnare a Lorelei più tempo possibile, e mentre viene interrogata arriva Malone che la riconosce: non dice nulla, ma rintraccia Beekman e gli fa restituire il diadema che aveva rubato a Lorelei per paura della moglie. Il padre di Gus va al teatro dove si è esibita Lorelei e gli impartisce la sua benedizione. Il film si conclude con il doppio matrimonio di Lorelei con Gus e di Dorothy con Malone sulla nave.


 

 
 
 
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