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FRONTE POPOLARE PER LO SVILUPPO DELLE CULTURE DEL DISSENSO

 

 

SESSANTUNESIMA DENUNCIA

Post n°71 pubblicato il 30 Luglio 2008 da comitsalutepubblica

COMUNICATO STAMPA

CS102-2008



UNIONE EUROPEA: AMNESTY INTERNATIONAL CHIEDE AI MINISTRI DEGLI INTERNI E

DELLA GIUSTIZIA DI FERMARE LA CACCIA ALLE STREGHE NEI CONFRONTI DEI ROM IN

ITALIA



In una lettera inviata ai ministri europei degli Interni e della

Giustizia, che si riuniscono oggi a Brussels nel Consiglio giustizia e

affari interni, Amnesty International ha chiesto che siano condannati gli

atti di discriminazione nei confronti delle comunita’ rom in Italia,

culminati nella raccolta di informazioni sull’origine etnica e la

religione, nonche’ in quella delle impronte digitali, anche di minori.



‘Dopo le critiche della Commissione e del Parlamento europeo, ora spetta

agli Stati membri dell’Unione europea prendere posizione contro quella che

e’ diventata una campagna a tutto tondo contro i rom’ – ha dichiarato

Nicolas Beger, direttore dell’Ufficio di Amnesty International presso

l’Unione europea.



Secondo l’Ufficio europeo dell’organizzazione per i diritti umani, la

raccolta delle impronte digitali dei rom per motivi di pubblica sicurezza

e’ solo l’ultima di una serie di politiche discriminatorie adottate dalle

autorita’ italiane. Dal 2007, per esempio, vi e’ stato un aumento degli

sgomberi forzati tra cui quello di Tor di Quinto, a Roma, dove un gran

numero di persone (bambini e anziani inclusi) sono stati abbandonati nella

notte dopo che il loro accampamento era stato distrutto.



L’azione delle autorita’ si e’ sviluppata in un clima di virulenta

retorica anti-rom da parte di esponenti politici nazionali e locali.

Raramente gli autori sono stati chiamati a rispondere delle proprie

dichiarazioni xenofobe, le quali hanno contribuito ad alimentare e

legittimare atti di violenza da parte dei cittadini.



‘Dobbiamo essere chiari: stiamo assistendo a una caccia alle streghe

presentata come una serie di ‘misure di sicurezza’ ha aggiunto Beger.

‘Quello che e’ certo e’ che ora in Italia c’e’ un effettivo problema di

sicurezza: quella dei rom’.



Quest’anno a maggio, per esempio, il campo rom di Ponticelli, a Napoli,

che ospitava 800 persone, e’ stato attaccato e distrutto da un centinaio

di aggressori che hanno anche lanciato una molotov contro una roulotte

all’interno della quale si trovavano dei bambini, fortunatamente scampati

al successivo incendio.



L’ultima ‘misura di sicurezza’ applicata – un censimento riguardante solo

i rom, che include la raccolta di informazioni sull’origine etnica e la

religione, nonche’ quella delle impronte digitali – e’ per Amnesty

International un provvedimento discriminatorio, sproporzionato e

ingiustificato, in diretto contrasto con la Convenzione europea sui

diritti umani.



‘L’estensione della rilevazione delle impronte digitali all’intera

popolazione italiana entro il 2010 non cambiera’ nulla se nel frattempo,

come dichiarato dalle autorita’, il censimento dei rom andra’ comunque

avanti’ – ha sottolineato Beger.



Considerando gli obblighi del diritto internazionale e del diritto

comunitario cui sono vincolati gli Stati membri dell’Unione europea,

Amnesty International chiede al Consiglio giustizia e affari interni di:

- assicurare l’adozione di misure immediate per fermare pratiche

discriminatorie quali la raccolta delle impronte digitali su base etnica e

gli sgomberi illegali;

- garantire che siano adottati adeguati provvedimenti disciplinari o

penali nei confronti dei funzionari e degli esponenti politici autori di

dichiarazioni dispregiative o razziste;

- riesaminare lo stato d’emergenza e gli atti e le misure derivanti dalla

sua adozione, per garantirne la compatibilita’ col diritto internazionale

ed europeo.



FINE DEL COMUNICATO

Brussels / Roma, 24 luglio 2008



Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste:

Amnesty International Italia – Ufficio stampa

Tel. 06 4490224 – cell. 348-6974361, e-mail:

\n press@amnesty.it

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SESSANTADUESIMA DENUNCIA

Post n°72 pubblicato il 30 Luglio 2008 da comitsalutepubblica

















Arrivano i militari nelle nostre città....








A
Milano i militari arriveranno lunedì mattina. Dal 4 agosto il capoluogo
lombardo sarà «un po’ più sicuro», come ha annunciato ieri mattina
Matteo Salvini, europarlamentare della Lega Nord, al termine della
visita in Questura del ministro Maroni.

L’esercito presidierà gli “obiettivi sensibili” (consolati, luoghi di
culto, sedi di partiti politici) e pattuglierà le “zone calde” insieme
a polizia e carabinieri. Si sposteranno rigorosamente a piedi, perché
così avranno «una visibilità ed un’efficacia maggiore», parola del
ministro della Difesa Ignazio La Russa.



Pattuglie e presidi

I dettagli del dislocamento rimangono top secret e verranno resi
pubblici solo oggi, dopo il vertice al Viminale previsto per le ore 10,
dai ministri Maroni e La Russa, ma secondo indiscrezioni le prime tute
mimetiche che sbarcheranno a Milano saranno impegnate in via Corelli,
dove c’è il centro di permanenza temporanea, in corso Buenos Aires e in
via Imbonati.

Lunedì mattina i militari cominceranno dunque da questi tre punti
critici, e solo successivamente si stabilirà dove e come impegnare i
trecento uomini.



Le ipotesi

Tra le zone dove sicuramente (o quasi) verrà inviato l’esercito c’è la
stazione Centrale, piazza IV novembre e le vie limitrofe. Ma nella
lista nera della sicurezza trovano posto anche via Padova, il quartiere
Quarto Oggiaro, la zona del Lorenteggio e gli altri scali ferroviari.

A decidere il dislocamento sul territorio milanese sarà però il
comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, formato a livello
provinciale da prefetto, questore, comandante provinciale dei
carabinieri e guardia di finanza.

Come ha sottolineato infatti Salvini: «Siamo federalisti e quindi il
ministero dell'Interno lascia ai prefetti, ai comandi provinciali e a
quelli interforze delle singole province decidere come e quando
usarne», saranno loro perciò a stabilire insieme quanti uomini mandare
e le zone dove agire.



I ruoli

«I militari avranno compiti di pubblica sicurezza, ma non di
polizia giudiziaria. Lavoreranno perciò insieme a chi ha compiti anche
di polizia giudiziaria. Questo consentirà alla squadra di fare fermi,
arresti, perquisizioni, controlli, posti di blocco, consentirà tutto».
A dirlo è Ignazio La Russa, ministro alla Difesa, che ha ribadito che
forze dell’ordine ed esercito dovranno collaborare e lavorare a stretto
contatto.




Non tutti i poliziotti però sono soddisfatti dei nuovi provvedimenti,
alcuni sindacati infatti si oppongono alla proposta della pattuglia
mista.

«I militari dovrebbero essere impiegati solo nei presidi agli obiettivi
sensibili» ha affermato Clemente Manzo, segretario provinciale del
Siulp. Se l’esercito sostituisse le forze dell’ordine nella vigilanza
fissa dei consolati, dei luoghi di culto e delle sedi di partiti «ci
sarebbero più poliziotti per sopperire alle carenze di controllo del
territorio - ha spiegato Manzo - potremmo recuperare cento uomini e
tamponare la mancanza di agenti».

A detta del segretario provinciale a Milano mancano 530 agenti, «siamo
assolutamente sotto organico, è una vera e propria emergenza. L’arrivo
dell’esercito potrebbe arginare questa situazione ma noi abbiamo
soprattutto bisogno di agenti. Solo così si può veramente garantire la
sicurezza».

http://www.cronacaqui.it/news-4-agosto-2008-trecento-militari-sbarcano-a-milano-ecco-dove_10430.





 





 
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SESSANTATREESIMA DENUNCIA

Post n°73 pubblicato il 30 Luglio 2008 da comitsalutepubblica

Cari amici,

 

giorni addietro è venuta a me ed a qualche altro amico del Partto Democratico l’idea di iniziare il tesseramento del Partito la sera del primo agosto.. Naturalmente piazzare il gazebo del PD in un qualsiasi angolo del Comune di San Pietro a cercare qualche potenziale tesserato è un po’ come cercare di vendere speck in un gazebo in mezzo deserto del Nefùd..

Il primo agosto però, c’è il concerto dei NOMADI ed il Vostro ha pensato bene di piazzare il gazebo con i tre colori della bandiera a due passi dal tendone del concerto… Che idea brillante, aria di festa, elettorato di sinistra a bizzeffe e, con un po’ di ottimismo, avrei fatto qualche tessera, giusto per non trovarsi sempre in tre alle riunioni del Circolo.

Tutto bene?? No amici cari..

Siccome conosco i miei polli, ho pensato che non sarebbe stato prudente piazzare il gazebo senza aver prima chiesto il permesso di utilizzo delle aree pubbliche al Comune.

Il 28 luglio ho chiesto per iscritto il permesso, l’ignaro impiegato comunale non fa storie e mi dice che “non c’è problema” ma puntualmente il 30 luglio arriva la letterina a firma di PINCO PANCO che mi comunica che non è possibile..

Infatti, proprio il 28 luglio (chissà se prima o dopo che PINCO PANCO mi aveva visto recapitare la domanda al protocollo comunale) egli stesso ha emesso un’ordinanza che vieta qualsiasi occupazione di  suolo pubblico in prossimità del tendone del concerto…

Che si tratti di coincidenza o di drammatica emergenza democratica..???

Ognuno si dia la risposta che vuole, nel frattempo il PD appurerà se si tratta di abuso di potere.

 

N.B. il Comune di San Pietro è stato l’unico Comune della Provincia di Belluno ad aver multato il PD per non aver pagato la tassa comunale sulla pubblicità, transitando sul territorio comunale con il faccione di Veltroni stampato sul furgone…

 

Gianluca

 

 

P.S. per chi non ce la fa più a sopravvivere senza la tessera del PD, saremo – con il nostro gazebo – a Vita Nelle Vie venerdì 8 agosto..ciao

 

 
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SESSANTAQUATTRESIMA DENUNCIA

Post n°74 pubblicato il 31 Luglio 2008 da comitsalutepubblica

Renato Schifani, presidente del Senato, ha citato il giornalista Marco Travaglio per un milione e trecentomila euro. Schifani vuole essere risarcito per presunti danni subiti a causa di un articolo di Travaglio e dell’intervista rilasciata allo stuoino Fabio Fazio nella trasmissione: “Che tempo fa”.

Travaglio ha citato dei contenuti del libro: “I complici” scritto da Lirio Abbate e Peter Gomez nel quale Schifani è menzionato più volte, per l’esattezza alle pagine 14, 70, 71, 72, 74,7 5, 77, 78, 80, 81, 82, 84. Lirio Abbate è sotto scorta a causa di minacce mafiose e il libro, uscito in prima edizione nel febbraio del 2007, non mi risulta sia stato ritirato.

Schifani ha preannunciato querela contro l’ex presidente del consiglio comunale di Villabate, Francesco Campanella, indagato per mafia per rapporti con Mandalà e Provenzano. Lo ha fatto per le dichiarazioni di Campanella ai giudici di Palermo in cui affermava che il nuovo piano regolatore di Villabate sarebbe stato concordato da Mandalà con Schifani.

Quindi abbiamo due processi (più un terzo).
Il processo numero uno: Schifani contro Travaglio, per danni riferiti ai suoi articoli e alla sua intervista.

Il processo numero due: Schifani contro Campanella, querela per le sue dichiarazioni.
Il processo numero due potrebbe (dico potrebbe) accertare che Campanella ha dichiarato il vero. In questo caso Travaglio avrebbe ragione nel processo numero uno.

Ma il processo numero due, se accertasse responsabilità di Schifani (dico sempre se), non si potrà celebrare nei prossimi cinque anni grazie al lodo SchifoAlfano. Schifani ci aveva già provato nel 2003 con il lodo Schifani a rendere immuni le prime più alte cariche dello Stato. La Corte Costituzionale lo bocciò. A volte ritornano.
C’è poi il processo numero tre, quello che non si potrà mai celebrare. Travaglio infatti non può querelare Schifani per le accuse che gli ha mosso in quanto questi è immune da processi.
Nel caso Travaglio sia condannato lancerò una pubblica sottoscrizione per pagare il milione e trecentomila euro.

I Quattro dell’Ave Maria possono far processare i cittadini. I cittadini non possono far processare i Quattro dell’Ave Maria.

Beppe Grillo

 
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SESSANTACINQUESIMA DENUNCIA

Post n°75 pubblicato il 31 Luglio 2008 da comitsalutepubblica

RICEVO DA UN AMICO,
DI DIVERSA IDEA POLITICA RISPETTO ALLA MIA, QUESTO MESSAGGIO CHE ANCORA UNA VOLTA DIMOSTRA, SE CI FOSSE ULTERIORE BISOGNO, LA STUPIDITA' E L' ARROGANZA  DEGLI ADEPTI DI BERLUSCONI CHE OCCUPANO CARICHE PUBBLICHE A TUTTI I LIVELLI.

CLAUDIO MICHELAZZI





 - Cari amici,
giorni addietro è venuta a me ed a qualche altro amico del Partito Democratico l’idea di iniziare il tesseramento del Partito la sera del primo agosto.. Naturalmente piazzare il gazebo del PD in un qualsiasi angolo del Comune di San Pietro di Cadore (Bl) a cercare qualche potenziale tesserato è un po’ come cercare di vendere speck in un gazebo in mezzo deserto del Nefùd..


Il primo agosto però, c’è il concerto dei NOMADI a San Pietro di CAdore (Bl) ed il Vostro ha pensato bene di piazzare il gazebo con i tre colori della bandiera a due passi dal tendone del concerto… Che idea brillante, aria di festa, elettorato di sinistra a bizzeffe e, con un po’ di ottimismo, avrei fatto qualche tessera, giusto per non trovarsi sempre in tre alle riunioni del Circolo.


Tutto bene?? No amici cari..


Siccome conosco i miei polli, ho pensato che non sarebbe stato prudente piazzare il gazebo senza aver prima chiesto il permesso di utilizzo delle aree pubbliche al Comune.


Il 28 luglio ho chiesto per iscritto il permesso, l’ignaro impiegato comunale non fa storie e mi dice che “non c’è problema” ma puntualmente il 30 luglio arriva la letterina a firma di PINCO PANCO che mi comunica che non è possibile..


Infatti, proprio il 28 luglio (chissà se prima o dopo che PINCO PANCO mi aveva visto recapitare la domanda al protocollo comunale) egli stesso ha emesso un’ordinanza che vieta qualsiasi occupazione di  suolo pubblico in prossimità del tendone del concerto…


Che si tratti di coincidenza o di drammatica emergenza democratica..???


Ognuno si dia la risposta che vuole, nel frattempo il PD appurerà se si tratta di abuso di potere.



 


N.B. il Comune di San Pietro di Cadore  è stato l’unico Comune della Provincia di Belluno ad aver multato il PD per non aver pagato la tassa comunale sulla pubblicità, transitando sul territorio comunale con il faccione di Veltroni stampato sul furgone…



 


Gianluca


 
P.S. per chi non ce la fa più a sopravvivere senza la tessera del PD, saremo – con il nostro gazebo – a Vita Nelle Vie a Santo Stefano di Cadore (Bl) comune limitrofo, venerdì 8 agosto..ciao -

 
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L'ANGOLO DEL BUONUMORE...

Post n°77 pubblicato il 31 Luglio 2008 da comitsalutepubblica

 
 

 
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SESSANTASEIESIMA DENUNCIA

Post n°78 pubblicato il 06 Agosto 2008 da comitsalutepubblica

5 agosto;  a proposito di "zone d'ombra"(sulle indagini per la strage di
Bologna) e di "diritti umani"( oggettivamente  sacrosanti, per la Cina)
l'on. Fini.presidente della Camera si è recentemente
dilungato,rientrando, più o meno inconsciamente, nel ruolo di dirigente
AN; però lui dovrebbe chiarire, su tali aspetti, almeno politicamente,
alcune "zone d'ombra" che lo riguardano. Mi riferisco, nella
fattispecie, alla sua presenza, durante i fatti di Genova( G8 luglio
2001) in una delle centrali operative delle Forze dell'Ordine, quando
non era nè ministro dell'Interno nè della Difesa; voci ben più
autorevoli della mia, come quella del Sindaco di Padova Zanonato( ad un 
recente incontro sulla Costituzione) hanno fatto notare questa, appunto,
"zona d'ombra" che riguarda l'attuale presidente della Camera.
Saluti  cordiali  Giovanni

 
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IL VOTO UTILE.....

Post n°80 pubblicato il 07 Agosto 2008 da comitsalutepubblica

 
    

 
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SESSANTASETTESIMA DENUNCIA

Post n°81 pubblicato il 08 Agosto 2008 da comitsalutepubblica

Da Fiancial Time:

L’Italia adotta una linea dura contro il crimine ma trascura la corruzione.
(FT, 5 agosto 2005)

"Silvio Berlusconi, miliardario, magnate dei media e tre volte primo ministro, è ritornato al potere questa primavera interpretando in modo brillante lo stato d’animo del Paese, vale a dire un prevalente senso di insicurezza degli italiani sul loro benessere fisico ed economico.

In conformità alle promesse elettorali, ieri (4 agosto ndr) l’esercito ha schierato 3.000 soldati per il pattugliamento urbano contro il crimine ed è stata dichiarata una emergenza nazionale per affrontare le centinaia di immigranti, in maggior parte africani, che navigano dalle coste della Libia verso le spiagge italiane. E' iniziato un censimento e la rilevazione delle impronte digitali degli zingari. Molti saranno espulsi. L'opposizione accusa Berlusconi di alimentare, grazie alla sua capacità d'utilizzo dei media, lo stesso senso di paura che offre di curare. I ministri del precedente governo si sono sentiti costantemente indeboliti dalle notizie di crimini selvaggi commessi da stranieri – in particolare il caso della moglie di un ufficiale della Marina il cui orribile omicidio divenne un tema della campagna elettorale di Roma, in cui è stato eletto il primo sindaco di destra dai tempi del Fascismo.

Sebbene le statistiche comparative siano notoriamente rischiose, gli studi delle Nazioni Unite e dell’Unione Europea indicano che [B]le percentuali relative ai crimini in Italia sono sotto la media europea.[/B] [B]Gli abitanti di Roma sarebbero sorpresi di sapere di essere più sicuri dei residenti di Londra, Copenhagen o di Amsterdam. [/B]Ma, come sa ogni politico, è la percezione che conta.

Le affermazioni della coalizione sconfitta alle elezioni di una diminuzione del crimine non sono state ascoltate. Come ha rilevato nel 2008 l’istituto di ricerca Eurispes nel suo rapporto sull’Italia, i livelli di ansietà non hanno seguito il trend di diminuzione del crimine.

Curiosamente – data la frenesia che ha dominato i discorsi pubblici – alcuni studi esterni indicano che gli italiani sono meno preoccupati per la loro sicurezza di molti altri europei. Unisys, una società di information technology, pubblica due volte all’anno un indice della sicurezza. In marzo, nel picco della campagna elettorale, gli italiani hanno avuto un punteggio quasi immutato e moderato, pari a 94, relativo a quattro calcoli sulla percezione della sicurezza nazionale, personale, finanziaria e internet. Questo comparato a 117 nel Regno Unito, che è stato accreditato di “imperturbabilità e flemmatica risposta alla provocazione”, nonostante attacchi terroristici e l’esplosione della bolla immobiliare. Ai due estremi ci sono i tedeschi (165) e i francesi (76).

[B]Sebbene l’Italia si confronti bene con i suoi pari europei per quanto riguarda i crimini violenti, l’evidenza suggerisce che per la corruzione è tra i peggiori.[/B]

[B]L’Italia è posizionata in 40esima posizione nel Transparency International indice globale per la corruzione. Soltanto la Grecia viene dopo nell’Europa dei 15. [/B]

[B]La Banca Mondiale, attraverso l’aggregazione di vari indici, attribuisce all’Italia la 71esima posizione, leggermente sopra la Corea del Sud, ma molto sotto i suoi pari europei. [/B]

La lotta contro la corruzione non è stata una delle priorità durante le elezioni italiane. Su questo fronte i due atti degni di nota del governo Berlusconi durante i suoi primi mesi in carica sono stati una legge che garantisce l’immunità al primo ministro e ad altre tre cariche dello Stato e l’eliminazione dell’ufficio dell’alta commissione contro la corruzione. Berlusconi, libero temporaneamente da un processo per corruzione, ha dichiarato che “finalmente i magistrati non possono più a lungo perseguitarmi e posso passare il sabato dedicandomi alla politica invece che a discutere con i miei avvocati”.

Invece, Drago Kos, capo di Greco il gruppo di Stati contro la corruzione stabilito dal Consiglio Europeo, ha avvertito che [B]l’Italia sta per “ritornare in una situazione in cui non c’è una reale volontà politica di combattere la corruzione”.[/B]

Il Governo italiano lo nega fermamente. Afferma che la commissione semi indipendente contro la corruzione era inefficiente e sotto dimensionata e che le sue attività saranno assorbite da altri ministeri.

I critici si chiedono, comunque, se i ministeri pubblici sono la soluzione ottimale per combattere la corruzione nella pubblica amministrazione. E inoltre notano che con le sue indagini nel settore della sanità pubblica – uno delle principali fonti di guadagno delle Mafie – la commissione contro la corruzione si è guadagnata dei potenti nemici. Salvatore Boemi è stato retrocesso.[B] Due sue indagini vedevano coinvolti senatori della coalizione di governo.[/B]:-0008n
Questo non è per suggerire che la corruzione è dominio del centro destra.

Due casi legali vedono coinvolti i vertici dei governi regionali di Abruzzo e Campania che sono accusati, rispettivamente, per corruzione nel settore della salute e per l’assegnazione di contratti per lo smaltimento dei rifiuti. In questi casi il governo dice che la giustizia deve seguire il suo corso."

[URL="http://www.antoniodipietro.com/documenti2/ft-05082008.pdf"][B]testo in inglese[/B][/URL]

max


Chiediamo asilo politico!

 
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SESSANTOTTESIMA DENUNCIA

Post n°82 pubblicato il 09 Agosto 2008 da comitsalutepubblica

Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza - per il Comunismo (CARC)

Via Tanaro, 7 - 20128 Milano - Tel/Fax 02-26306454

e-mail: resistenza@carc.it – sito: www.carc.it

 

Comunicato della DN del 08.08.08

 

Il 1° luglio il GUP Zaccariello ha concluso con una sentenza di non luogo a procedere perché il fatto non sussiste l’udienza preliminare per l’Ottavo Procedimento Giudiziario per “associazione sovversiva” (270 bis) montato contro il (n)PCI, il Partito dei CARC e l’Associazione Solidarietà Proletaria (ASP) dal “novello Torquemada”, il sostituto procuratore Paolo Giovagnoli.

Il 24 luglio lo stesso GUP ha depositato la motivazione della sentenza (disponibile in versione integrale sul sito www.carc.it), in cui, in sostanza, illustra perché ha deciso per il non luogo a procedere.

Nelle 84 pagine dell’articolata sentenza prodotto di un accurato esame degli atti del procedimento, il giudice Zaccariello, esponendo le motivazione giuridiche del non luogo a procedere, smonta punto per punto i capi di imputazione (il metodo violento, la clandestinità, i rapporti con altre organizzazioni combattenti o clandestine di matrice comunista) sui quali il PM Giovagnoli aveva costruito la sua montatura giudiziaria, liquida il “compendio probatorio”, cioè la mole delle cosiddette prove messe assieme da Giovagnoli con intercettazioni, pedinamenti, perquisizioni e sequestri durati ben cinque anni, come “del tutto inidoneo a qualificare tale struttura (la CP del (n)PCI) come associazione con finalità di terrorismo ed eversione ai sensi dell’art. 270 bis” e conclude che “il compendio probatorio presenta (…) carenze fondamentali che non potrebbero in alcun modo essere sanate in una successiva fase dibattimentale e che pertanto inducono a ritenere sin da ora, dall’esito della udienza preliminare, che sia impossibile formulare con ragionevole fondamento una prognosi di condanna”.

Per quanto riguarda il metodo violento, il GUP afferma che “manca del tutto la prova che la CP(n)PCI intendesse perseguire il proprio progetto politico eversivo mediante il ricorso al compimento di atti di violenza, (…) manca il benché minimo riscontro che fossero in atto attività preparatorie alla commissione di atti di violenza con finalità eversiva”, cioè mancano le basi per poter ipotizzare un’associazione con finalità di terrorismo.

Per quanto riguarda la clandestinità, si legge nella sentenza, “in tutto il materiale documentale sottoposto a sequestro nel presente procedimento (…) non è possibile rinvenire un solo scritto in cui all’opzione di clandestinità e ai vari gruppi della CP(n)PCI sia attribuito altro scopo se non quello di agevolare il processo di rifondazione del partito”, per la CP(n)PCI la condizione della clandestinità è necessaria per dare impulso alla costruzione di un partito che non esiste ancora e che verrà alla luce solo mediante un processo di formazione politica che si vuole sottrarre, tramite la clandestinità, ad ogni forma di repressione preventiva”.

Per quanto riguarda i “rapporti di collaborazione “politica” e “personale” con altre organizzazioni combattenti o clandestine di matrice comunista attive in Italia o all’estero, quali le “Brigare Rosse”, il “PCE(r)-GRAPO” e “Frazione Ottobre del PCE(r)”, la sentenza definisce questa parte dell’imputazione “del tutto anomala” e afferma che “il ricorso a non meglio indicati rapporti di “collaborazione politica e personale” con organizzazioni combattenti di matrice comunista operanti in Italia e all’estero, finalizzate al tentativo di accomunarle in un unico progetto rivoluzionario (…) non potrebbe mai essere interpretato come un proponimento attuale e concreto di specifici atti di violenza politica, requisito essenziale ai fini della sussistenza del reato di cui all’art. 270 bis”. 

Et voilà, Giovagnoli è servito!

Di fatto questa sentenza

- conferma, insieme al rigetto della richiesta di custodia cautelare emesso il 24.04.03 dal giudice Umberto Antico del Tribunale di Napoli, la pretestuosità dei capi di imputazione mossi da più di vent’anni contro la carovana del (n)PCI;

- svela il reale intento per cui il PM Paolo Giovagnoli di Bologna (e quella parte delle Autorità italiane di cui esegue il mandato) ha aperto l’8° e poi anche il 9° procedimento contro i compagni del (n)PCI, del Partito dei CARC e dell’ASP: perseguitare, controllare, reprimere e ostacolare l’attività dei comunisti;

- intralcia il progetto politico perseguito da una parte della borghesia del nostro paese, di cui Giovagnoli è un solerte esecutore se non anche un attivo promotore: prevenire il “contagio” comunista ad ogni costo, con ogni mezzo, calpestando e violando senza alcuno scrupolo le libertà e i diritti sanciti dalla Costituzione e le leggi (per ora) vigenti che le tutelano anche se solo parzialmente.

E’ chiaro che nella sentenza non si dice esplicitamente tutto questo, non si denuncia né si prendono esplicitamente le distanze dal progetto politico perseguito da Giovagnoli. Infatti

-          non si parla di persecuzione politica contro la carovana del (n)PCI, pur citando alcune delle inchieste conclusesi con l’archiviazione e pur riconoscendo che Giuseppe Maj è “incorso in vicissitudini giudiziarie in relazione al reato associativo di cui all’art. 270 bis, accusa da cui tuttavia è sempre stato prosciolto”;

-          non si menziona assolutamente il Gruppo bilaterale italo-francese su terrorismo e minacce gravi messo in piedi illegalmente da Giovagnoli;

-          a quest’ultimo vengono riconosciute le lodevoli intenzioni (“l’attenzione all’area carchiana era stata finalizzata principalmente a verificare l’ipotesi di una partecipazione o di un coinvolgimento a qualunque titolo da parte di costoro” nell’uccisione di Marco Biagi oltre che di Massimo D’Antona), come anche la meticolosità con cui ha condotto le indagini (“la pratica della clandestinità - ossia i comportamenti consequenziali e i consequenziali strumenti operativi (…) - nonché le finalità perseguite con la scelta della clandestinità sono state ricostruite in dettaglio solo dall’esito delle indagini coordinate dalla Procura di Bologna”); vengono coperte le spalle rispetto alla palese violazione del “ne bis in idem” (“il sodalizio indagato nelle distinte sedi giudiziarie, pur avendo la medesima origine, non è lo stesso né sotto il profilo della composizione soggettiva né sotto il profilo dell’arco temporale di operatività. Infatti le risultanze acquisite dalla Procura di Bologna delineano una vicenda di maggiore ampiezza e definizione rispetto a quella vagliata dagli inquirenti e dal giudice per le indagini preliminari di Napoli”) e vengono infine concesse le attenuanti generiche (“l’estremismo ideologico propugnato dalla formazione e la storia personale di alcuni tra gli imputati hanno verosimilmente (il corsivo è nostro!) impedito che gli inquirenti ponessero nella giusta luce alcuni dati essenziali, quali la ferma critica alla cosiddetta deviazione militarista da parte dell’area carchiana”).

Però, in sintesi, nella sentenza si afferma che proprio sulla base delle indagini condotte e delle prove acquisite, Giovagnoli aveva in mano tutti gli elementi per concludere che la CP(n)PCI non è un’associazione con finalità di terrorismo, tutt’altro. E’ giocoforza, allora, domandarsi perché il PM Giovagnoli anziché archiviare l’8° procedimento giudiziario non solo ha chiesto il rinvio a giudizio, ma ne ha aperto anche un altro, il 9° e ha dato mandato alla Procura di Ancona di aprire un procedimento per diffamazione perché abbiamo “osato” definirlo novello Torquemada e inquisitore e denunciare, fatti alla mano, che ha il 270 bis facile? L’unica spiegazione logica è appunto che Giovagnoli è incaricato di condurre la “guerra preventiva” ai comunisti, mira a “soffocare il bambino finché è nella culla”, fa parte di una cordata di esponenti della classe dominante decisa a mettere fuori gioco, di fatto fino a che non riuscirà a farlo per legge, i comunisti e tutti gli oppositori più decisi al programma di miseria, guerra e degrado della borghesia.

Stoppando o comunque rendendo molto difficoltoso a Giovagnoli proseguire nell’attuazione pratica del progetto antidemocratico e anticostituzionale di cui è portatore, la sentenza del GUP Zaccariello contribuisce a indebolire tale progetto nel suo complesso: non solo nei confronti del (n)PCI, del Partito dei CARC e dell’ASP, ma nei confronti di tutti i comunisti, gli antifascisti, i rivoluzionari, i sindacalisti onesti, i comitati di lotta e quanti utilizzano quanto resta delle libertà di pensiero, di propaganda e di organizzazione strappate dalla classe operaia e dalle masse popolari del nostro paese con la Resistenza e le lotte degli anni ’60 e ’70 per sviluppare la mobilitazione e la lotta in campo politico, sindacale, sociale e culturale. Per questo la vittoria della carovana del (n)PCI contro l’8° procedimento giudiziario costituisce una vittoria e un punto di forza per tutto il movimento comunista e popolare del nostro paese!

La sentenza del GUP Zaccariello è una conferma che oggi non c’è ancora uno schieramento compatto delle Autorità nel valutare qual è l’interesse della borghesia e quali sono i mezzi migliori per fare l’interesse della borghesia, sulla cinica decisione di passare sopra le leggi e alla dignità professionale per fare l’interesse della borghesia: per questo nella borghesia c’è una forte tendenza a creare una magistratura speciale e tribunali speciali per la persecuzione politica.

La sentenza è una dimostrazione che la linea della “lotta su due gambe” e del “processo di rottura” è giusta: esiste una contraddizione tra i servitori dello Stato alla Giovagnoli, al servizio della parte più becera, reazionaria e liberticida della borghesia del nostro paese e i servitori dello Stato alla Zaccariello e alla Antico, ancora convinti che la “legge è uguale per tutti” e che le libertà democratiche sancite dalla Costituzione (conquistate con il sangue e i sacrifici dei partigiani comunisti, delle masse popolari e dei democratici) vadano garantite a tutti, di amministrare la giustizia “in nome del popolo italiano”, dell’autonomia dei giudici e del loro essere “al di sopra delle parti”.  In questa contraddizione ci si può e ci si deve inserire. Su questa contraddizione fa leva la “lotta su due gambe” e il “processo di rottura”: la mobilitazione delle masse popolari in primo luogo, ma anche le prese di posizione di esponenti della sinistra borghese e dei sinceri democratici, le interpellanze parlamentari, l’azione degli avvocati, la posizione di accusatori assunta dagli accusati. Anche questa contraddizione può e deve essere usata per far avanzare la rinascita del movimento comunista, cioè per sviluppare la resistenza al procedere della crisi generale (politica, economica e culturale), per accrescere l’unità delle masse popolari, per rafforzare la loro organizzazione ed elevare la loro coscienza ideologica e politica, per combattere l’influenza politica e ideologica della destra borghese, dei fascisti, del clero e della sinistra borghese sulle masse popolari fino a romperla.

 

Nei prossimi giorni i nostri avvocati depositeranno presso la Procura di Ancona, dove è stato aperto su richiesta di Giovagnoli il procedimento per diffamazione contro il segretario nazionale del P-CARC, il segretario e due membri dell’ASP, la sentenza di non luogo a procedere emessa dal GUP di Bologna: cosa farà il PM Piccilli? Seguirà l'esempio del giudice Zaccariello oppure eseguirà gli ordini di Giovagnoli?

 

Non sappiamo che fine ha fatto il 9° procedimento giudiziario aperto sempre da Giovagnoli in contemporanea all’8°: è stato archiviato visto anche che ormai sono passati già tre anni dal suo inizio e quindi i termini sono scaduti? Oppure Giovagnoli lo tiene ancora aperto per continuare le indagini sulla carovana del (n)PCI (e magari anche rifarsi dello smacco che ha subito con l’8°)? E se è così, quanto spenderà questa volta, visto che nell’8° procedimento solo per le intercettazioni ha speso ben 8.900.000 euro che sono stati tolti dalle tasche delle masse popolari!!! E poi i padroni e le loro Autorità ci vengono a dire che “non ci sono soldi” per la sanità, per l’istruzione laica, per condizioni di vita dignitose, per pagare i dipendenti pubblici e le pensioni, per dare lavoro e casa a tutti e che dobbiamo fare sacrifici! L’unico “sacrificio” che dobbiamo realmente imparare a fare è quello di dedicare ogni nostra forza e risorsa alla lotta per liberarci di questa classe di sanguisughe e di  tutto il suo codazzo di solerti servitori!

 

Avanziamo nella rinascita del movimento comunista!

Avanziamo nella lotta per fare dell’Italia un nuovo Paese socialista!

 

 
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ANTOLOGIA DEL BUONUMORE...

Post n°83 pubblicato il 09 Agosto 2008 da comitsalutepubblica

AFA TREMENDA:

IERI C'ERA TALMENTE TANTO CALDO CHE BERLUSCONI HA PENSATO DI ESSERE GIA' ALL'INFERNO....

 
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SESSANTANOVESIMA DENUNCIA

Post n°84 pubblicato il 12 Agosto 2008 da comitsalutepubblica

Parma: ecco il razzismo di Stato!
Questa immagine agghiacciante, che pubblichiamo qui a fianco, è una foto scattata in una cella di sicurezza della polizia municipale di Parma. La ragazza, gettata sul pavimento sporco della cella, seminuda, coperta di polvere, è una "lucciola" nigeriana, che è stata arrestata dai vigili urbani, forti dei nuovi poteri, mandati probabilmente dal sindaco. Questa immagine è una vergogna che riassume la prepotenza, la vigliaccheria contenuta in tutti i provvedimenti sulla sicurezza dei quali si discute da più di un anno e che ora iniziano a entrare in vigore. A cosa servono questi provvedimenti? A rendere possibile il dispiegarsi di una vera e propria caccia alle streghe, che dia un po' di soddisfazione e di certezze alla gente per bene. Chi si prostituisce - cioè usa il proprio corpo per sopravvivere, vittima degli sfruttatori, dei mercanti di donne - viene considerato pericoloso e punito severamente. Arrestato, sbattuto per terra, come un sacco di spazzatura, sul pavimento di una cella.
Voi credete che questa foto farà grande scandalo? Può darsi, ma noi temiamo di no. Qualche presa di distanze, qualche scusa, e poi la persecuzione contro poveracci e prostitute proseguirà con soddisfazione di tutti i sindaci. I sindaci si lucideranno la stella, i vigili caricheranno il revolver.
BRIGANTE ROSSO
 

 
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SETTANTESIMA DENUNCIA

Post n°85 pubblicato il 15 Agosto 2008 da comitsalutepubblica

Fascismo moderno

fam_cristiana.jpg

Dopo populista, sinistroide oltranzista, giustizialista, etichettature che mi hanno coinvolto in prima persona, arriva una nuova definizione di chi non è allineato al servilismo di governo: cattocomunista.

Questo è l'ultimo attacco che il regime Berlusconi IV ha sollevato nei confronti di Famiglia Cristiana, rea di aver criticato alcune iniziative di questo teatrino di governo.

La tecnica è sempre quella: l'evocazione dell'antiberlusconismo e del comunismo. Queste accuse ricorrono ogni qual volta si mettono in discussione in modo democratico le scelte adottate dalla maggioranza. Nessun dialogo. Questo è la linea politica dell'attuale governo. Questa è la nuova linea di un fascismo moderno. Famiglia Cristiana è nel giusto.

Riporto in seguito l'articolo pubblicato da Famiglia Cristiana:

Il Presidente spazzino nel 'Paese del marciapiede'

"È un 'Paese da marciapiede' quello che sta consumando gli ultimi giorni di un’estate all’insegna della vacanza povera, caratterizzata da un crollo quasi del 50% delle presenze alberghiere nei luoghi di vacanza. Dopo vari contrasti tra Maroni e La Russa, sui marciapiedi delle città arrivano i soldati, stralunati ragazzi messi a fare compiti di polizia che non sanno svolgere (neanche fossimo in Angola), e vengono cacciati i mendicanti senza distinguere quelli legati ai racket dell’accattonaggio da quelli veri.
A Roma il sindaco Alemanno, che pure mostra in altri campi idee molto più avanzate di quelle che il pregiudizio antifascista gli attribuisce, caccia i poveri in giacca e cravatta anche dai cassonetti e dagli avanzi dei supermercati. Li chiamano scarti, ma lì si trovano frutta e verdura che non sono belli da esporre sui banchi di vendita. E allora se vogliamo salvare l’estetica, perché non facciamo il "banco delle occasioni", coprendo con un gesto di pietà (anche qui "estetico"), un rito che fa male alle coscienze? Nei centri Ikea lo si fa, e nessuno si scandalizza. Anzi.
Ma dai marciapiedi sparisce anche la prostituzione (sarà la volta buona?) e sarebbe ingeneroso non dare merito al Governo di aver dato ai sindaci i poteri per il decoro e la sicurezza dei propri cittadini. A patto, però, che la "creatività" dei sindaci non crei problemi istituzionali con questori e prefetti e non brilli per provvedimenti tanto ridicoli quanto inutili; e che il Governo non ci prenda gusto a scaricare su altri le sue responsabilità, come con l’uscita tardiva e improvvida (colpo di sole agostano?) della Meloni e di Gasparri, che hanno chiesto ai nostri olimpionici di non sfilare per protesta contro la Cina (il gesto forte, se ne sono capaci, lo facciano loro, i soliti politici furbetti che vogliono occupare sempre la scena senza pagare pegno!).
Tornando al "Paese da marciapiede", ha fatto bene il cardinale Martino, presidente del Pontificio consiglio per i migranti, ad approvare la lotta al racket dell’accattonaggio senza ledere il diritto di chiedere l’elemosina da parte di chi è veramente povero. Il cardinal Martino ha posto un dubbio atroce: la proibizione dell’accattonaggio serve a nascondere la povertà del Paese e l’incapacità dei governanti a trovare risposte efficaci, abituati come sono alla "politica del rattoppo", o a quella dei lustrini?
La verità è che "il Paese da marciapiede" i segni del disagio li offre (e in abbondanza) da tempo, ma la politica li toglie dai titoli di testa, sviando l’attenzione con le immagini del "Presidente spazzino", l’inutile "gioco dei soldatini" nelle città, i finti problemi di sicurezza, la lotta al fannullone (che, però, è meritoria, e Brunetta va incoraggiato). Ma c’è il rischio di provocare una guerra fra poveri, se questa battaglia non la si riconduce ai giusti termini, con serietà e senza le "buffonate", che servono solo a riempire pagine di giornali.
Alla fine della settimana scorsa sono comparse le stime sul nostro prodotto interno lordo (Pil) e, insieme, gli indici che misurano la salute delle imprese italiane. Il Pil è allo zero, ma le nostre imprese godono di salute strepitosa, mostrando profitti che non si registravano da decenni. L’impresa cresce, l’Italia retrocede. Mentre c’è chi accumula profitti, mangiare fuori costa il 141% in più rispetto al 2001, ma i buoni mensa sono fermi da anni. L’industria vola, ma sui precari e i contratti è refrattaria. La ricchezza c’è, ma per le famiglie è solo un miraggio. Un sondaggio sul tesoretto dei pensionati che sarà pubblicata su Club 3 dice che gli anziani non ce la fanno più ad aiutare i figli, o lo fanno con fatica: da risorsa sono diventati un peso.
È troppo chiedere al Governo di fugare il sospetto che quando governa la destra la forbice si allarga, così che i ricchi si impinguano e le famiglie si impoveriscono?"

 Antonio Di Pietro

 
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ANTOLOGIA DEL BUONUMORE...

Post n°86 pubblicato il 15 Agosto 2008 da comitsalutepubblica

 
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SETTANTUNESIMA DENUNCIA

Post n°87 pubblicato il 24 Agosto 2008 da comitsalutepubblica


Tolto alla madre perchè Comunista!









Se qualcuno avesse ancora di dubbi sul ritorno del fascismo ecco una ennesima prova.

A Catania il Tribunale dei Minori, sulla base
della relazione dei servizi sociali, ha motivato la sottrazione
dell'affido di un ragazzo sedicenne alla madre con l'argomentazione,
tra le altre, che egli è iscritto ai Giovani Comunisti del Prc.

Da quando essere Comunista è un reato? Da quando non si possono avere figli Comunisti?

BRIGANTE ROSSO

 
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SETTANTADUESIMA DENUNCIA

Post n°89 pubblicato il 01 Settembre 2008 da comitsalutepubblica

Guinzaglio ai giudici, museruola ai cronisti

intercetta_2.jpg

"Il lupo perde il pelo ma non il vizio". Ancora una volta Berlusconi si accinge a prendere un altro provvedimento in materia di giustizia. E, ancora una volta, lo fa per tutelare i suoi privati interessi (vedi vicenda Saccà) e per frenare, in ogni modo e ad ogni costo, le attività di indagine dei magistrati (noi forse non ancora sappiamo il perché, ma evidentemente lui lo sa bene).
Ora Berlusconi vuole impedire ai magistrati – salvo che per alcuni casi particolari – di utilizzare le intercettazioni telefoniche durante le loro indagini. Non solo. Vuole anche impedire che i giornali possano informare adeguatamente l’opinione pubblica su ciò che i potenti di Stato si dicono al telefono, quando vengono intercettati.

Per cercare il consenso parlamentare anche da parte dell’opposizione, ha lasciato prima che Panorama (giornale di famiglia) pubblicasse alcune intercettazioni telefoniche su Prodi e poi gli ha espresso solidarietà, dicendo che queste cose non si fanno. Insomma, con una “faccia di bronzo” senza pari, prima ha dato una coltellata e poi ha detto che gli dispiace!

Con tutti i problemi economici e finanziari in cui versa il paese e con la maggior parte degli italiani che non riescono ad arrivare a fine mese, Berlusconi anche quest’autunno vuole tenere occupato il Parlamento e l’opinione pubblica su questioni di nessun reale allarme sociale (semmai ad allarmarsi è solo chi non vuol far sapere che cosa ha spiattellato al telefono). Anzi, proprio la riduzione della possibilità di fare intercettazioni potrà creare maggiore allarme sociale. Infatti i primi ad approfittarne saranno i delinquenti che torneranno a dirigere i loro traffici anche via telefono. Inoltre d’ora in poi non si potrà nemmeno più venire a conoscenza dei loro sporchi affari. Per intenderci, se già fosse vigente e funzionante questa nuova legge sulle intercettazioni che vuole fare Berlusconi, nessuno avrebbe saputo niente su casi come Telecom, Cuffaro, Mastella, Del Turco, Calciopoli, Bancopoli e compagnia bella.

La giustificazione formale di tale decisione sarebbe l’abuso che si fa da parte dei giornalisti nel pubblicare le intercettazioni telefoniche ancora coperte da segreto istruttorio. Ma per fatti del genere il reato c’è già. L’art. 326 del codice penale prevede il reato di rivelazione e utilizzazione di segreti di ufficio da parte del pubblico ufficiale (es. magistrato, poliziotto, cancelliere, etc) o dell’incaricato di pubblico servizio (es. centralinista, trascrittori, ausiliari vari). Ed anche la pena non è indifferente: da 6 mesi a tre anni (peraltro insieme al giornalista che concorre nel reato). Si ritiene troppo bassa questa pena? Bene, aumentiamola allora (però solo per i pubblici ufficiali e gli incaricati di pubblico servizio e non anche per il giornalista che fa il suo mestiere in quanto - se lui pubblica un atto segreto coperto da segreto istruttorio - vuol dire che a monte c’è stato qualcuno che glielo ha dato e non poteva né doveva darglielo).

Ma l’esigenza di tutelare la privacy che c’azzecca con la volontà di impedire ai magistrati di utilizzare le intercettazioni per fare le indagini? Sarebbe come dire che – siccome capita qualche volta che un chirurgo usi il bisturi per ammazzare la moglie – bisogna impedire d’ora in poi ai chirurghi di usare il bisturi in sala operatoria.
E poi, una cosa è tutelare la privacy fino a quando l’interessato non sia ancora stato messo a conoscenza delle sue telefonate intercettate, altra è impedire ai giornalisti di rendere noti all’opinione pubblica – una volta messi a conoscenza dell’interessato – i risultati delle indagini. Per dire, è certamente meglio che si sia saputo – attraverso la lettura delle intercettazioni telefoniche contenute nel provvedimento restrittivo - le ragioni per cui Del Turco o la sig.ra Mastella sono stati arrestati (così almeno l’opinione pubblica se n’è fatta un’idea).

La verità è molto più banale: si vuole, ancora una volta, approfittare di una questione reale (la pubblicazione anzitempo di talune intercettazioni telefoniche) per raggiungere un obiettivo immorale, piduista e fascista: mettere il bavaglio alla magistratura e la museruola alla libera informazione.
Di fronte a tutto ciò, noi dell’Italia dei Valori non vogliamo restare a guardare, anche perché non condividiamo l’annunciato ammiccamento, anche su questo tema, da parte di molti esponenti del Partito Democratico.

Per questo, sfidiamo il Governo Berlusconi e la sua maggioranza ad approvare subito quest’altra legge della vergogna. Così, subito dopo –contestualmente al referendum sul Lodo Alfano che abbiamo già attivato – attiveremo una raccolta di firme anche per promuovere un referendum contro la “legge-strozzaindagini”. Lo sfidiamo soprattutto a “non buttare il sasso e ritirare la mano”. Se davvero Berlusconi è convinto che questa è una legge che i cittadini italiani vogliono, non si nasconda dietro l’invito agli elettori di non andare a votare. Dica loro di andare ed esprimere liberamente il proprio pensiero. Voglio proprio vedere chi ha più ragione!

Postato da Antonio Di Pietro

 
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SETTANTATREESIMA DENUNCIA

Post n°90 pubblicato il 01 Settembre 2008 da comitsalutepubblica

Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza - per il Comunismo (CARC)

Via Tanaro, 7 - 20128 Milano - Tel/Fax 02.26306454

e-mail: resistenza@carc.it – sito: www.carc.it

Direzione Nazionale

 

 

Comunicato della DN del 01.09.2008

 

Solidarietà con Dante De Angelis!

Sette buoni motivi per mobilitarsi e mobilitare contro il licenziamento e per il reintegro di Dante De Angelis!

 

Dante De Angelis, macchinista e responsabile dei lavoratori per la sicurezza, il 15 agosto è stato licenziato (per la seconda volta) da Trenitalia perché ha osato denunciare pubblicamente che gli Eurostar si spezzano per mancanza di manutenzione e che questo può avere effetti gravi in termini di sicurezza dei ferrovieri e dei viaggiatori. “Perdita del rapporto di fiducia tra le parti” è la formula usata da Trenitalia per giustificare il licenziamento di Dante! E’ vero che, c’è una “perdita del rapporto di fiducia”, ma tra i ferrovieri e Trenitalia che licenzia, esternalizza, aumenta ritmi e carichi di lavori, minaccia e attua ritorsioni contro chi non accetta di chinare la testa e subire, tra le masse popolari costrette a utilizzare treni sporchi, insicuri e in ritardo e Trenitalia che aumenta i costi dei trasporti, risparmia sulla manutenzione, sopprime treni e tratte perché non redditizie (“rami secchi”, li chiama) creando problemi ai pendolari, tra le masse popolari e i governi che a partire dal 1992 in poi hanno spinto verso la privatizzazione delle ferrovie e la loro trasformazione in merce,  tra le masse e il governo Berlusconi che è il governo dell’arbitrio e dell’arroganza padronale!

 

1. Con il licenziamento di Dante De Angelis Trenitalia colpisce e cerca di togliere di mezzo quei lavoratori che sono o  Trenitalia teme che possano diventare promotori e organizzatori della mobilitazione dei ferrovieri insieme a quella dei viaggiatori: insomma “colpirne uno per educarne cento”, cioè per stroncare nel grosso dei ferrovieri ogni “velleità” di protesta, di lotta, di denuncia. Mobilitarsi contro il licenziamento di Dante e per il suo reintegro significa opporsi ai licenziamenti politici, sostenere le avanguardie di lotta, i sindacalisti onesti, i lavoratori più generosi e decisi, difendere la libertà di espressione, di propaganda, di organizzazione politica e sindacale e quanto resta delle libertà democratiche strappate con la Resistenza e le lotte degli anni ’60 e ’70.

 

2. Con il licenziamento di Dante De Angelis Trenitalia prepara il terreno per imporre il macchinista unico, per far passare una nuova e massiccia ondata di licenziamenti nelle ferrovie. Quindi quella contro il licenziamento di Dante De Angelis è anche una battaglia contro il peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro dei lavoratori, contro il taglio di posti di lavoro e l’intensificazione dei carichi e ritmi di lavoro, contro lo sfruttamento selvaggio di quelli che restano o i nuovi assunti. E’ una questione che riguarda non solo i ferrovieri, ma tutti i lavoratori dipendenti, pubblici e privati. E’ una questione di difesa del posto di tutti i lavoratori: respingere l’attacco contro una categoria vuol dire indebolire l’attacco contro tutto il fronte dei lavoratori. E’ una questione di solidarietà di classe contro al tentativo di “dividere e comandare”, di mettere una parte dei lavoratori contro l’altra, di soffiare sulla “guerra tra poveri” per distogliere dalla guerra contro i padroni e i ricchi.

 

3. Quello dei trasporti non è l’unico campo in cui i padroni pubblici e privati contano nei prossimi mesi di sferrare un colpo decisivo contro quanto resta dei diritti e delle conquiste dei lavoratori: ci sono in ballo i rinnovi dei contratti per varie categorie di lavoratori, ci sono le pensioni, ci sono i lavoratori Alitalia, c’è la “guerra contro i fannulloni” lanciata da Brunetta, c’è soprattutto l’attacco al contratto collettivo nazionale di lavoro che ha un ruolo simile a quello tentato contro l’art. 18. La battaglia contro il licenziamento e per il reintegro di Dante è una battaglia contro l’arroganza dei padroni, contro la loro barbara aspirazione a togliere subito e senza tante storie, a ridurre i lavoratori a una variabile dipendente dai loro profitti, da far lavorare se, come e quando gli conviene e da buttare via quando non servono.

 

4. Se i padroni alzano la cresta e trasudano arroganza da tutti i pori è perché quanto riguarda l’aumento dello sfruttamento dei lavoratori e della devastazione dell’ambiente possono contare sul pieno sostegno dalla banda di razzisti, fascisti, clericali, mafiosi, delinquenti e avventurieri che il Vaticano, gli imperialisti Usa e quelli sionisti hanno messo al governo del nostro paese: “deregulation chirurgica del mercato del lavoro” (Sacconi), grandi opere di devastazione e di morte (Scajola), privatizzazioni dei servizi pubblici locali quali acqua, gas e trasporti (manovra sprint di Tremonti), ecc. è il programma che la banda Berlusconi ha annunciato! Opporsi al licenziamento di Dante De Angelis significa opporsi alla banda Berlusconi e al programma di miseria, sfruttamento, devastazione, guerra e abbrutimento che esso è deciso ad attuare e conta di poter attuare senza troppe storie! 

 

5. Sostenere Dante De Angelis vuol dire mobilitarsi contro disastri ferroviari come quelli di Crevalcore (gennaio 2005, 17 mori e un’ottantina di feriti) e Roccasecca (dicembre 2005, 2 morti e una settantina di feriti), contro gli incendi dei vagoni, i guasti ai motori, il distacco di pezzi di vagoni, i guasti alle porte e tutti gli altri innumerevoli incidenti e inconvenienti che ogni giorno mettono a repentaglio la vita e la salute di ferrovieri e passeggeri. Dopo i disastri di Crevalcore e Roccasecca, come dopo la strage alla Thyssen-Krupp le alte cariche dello Stato, il Papa, gli esponenti del governo e dei partiti borghesi si sono profusi in proclami, impegni e promesse che cose del genere non si sarebbero ripetute. Il licenziamento di Dante fa piazza pulita di tutte le loro belle parole: nei fatti per tutti costoro la sicurezza è una spesa e un peso insostenibile, la vita e la salute dei lavoratori e dei viaggiatori conta meno dei profitti dei padroni e degli utili delle loro aziende, le buonuscite di Catania e Cimoli (ex presidenti delle Ferrovie, 7 milioni di euro al primo  e 6,5 al secondo) vengono prima della sicurezza di lavoratori e viaggiatori, i “diritti degli utenti” vanno bene quando si tratta di limitare i diritti dei lavoratori (di sciopero, di pausa, di riposo notturno e festivo, ecc.), ma vanno a farsi benedire di fronte all’imperativo di tirare da ogni attività il massimo profitto: i lavoratori non devono scioperare perché la posta, il trasporto e la fornitura di energia elettrica sono un diritto del pubblico, ma il capitalista può eliminare l’ufficio postale, sopprimere la linea ferroviaria e tagliare la fornitura di energia elettrica se non ricava profitti adeguati! Quando ad un ministro scappa detto in pubblico che la costruzione di una centrale a carbone val bene la morte di qualche lavoratore, viene bacchettato perché non sta bene, non è opportuno, svela le bugie di tutti gli altri suoi complici. Quando un lavoratore denuncia che per aumentare i loro profitti i padroni risparmiano su manutenzione e sicurezza dei servizi e in questo modo mettono a repentaglio la vita di chi ci lavora e di chi li usa, deve essere punito perché mette delle idee pericolose in testa agli altri lavoratori e anche agli utenti. 

 

6. Nell’intervista rilasciata il 19 agosto a il Giornale, Mauro Moretti (ex sindacalista della CGIL trasporti e ora amministratore delegato delle FS) ha dichiarato che le Ferrovie devono “attraversare il guado che separa il pubblico impiego da un’impresa vera”, cioè bisogna completare la privatizzazione delle Ferrovie. E questo, aggiunge Moretti, per due motivi: avere trasporti efficienti ed evitare il fallimento economico. Sono gli argomenti che normalmente vengono usati da padroni, manager, ministri e pennivendoli di regime per creare tra i lavoratori e le masse popolari un’opinione favorevole alla privatizzazione. Ovviamente sorvolano sul fatto che il degrado reale di molti servizi pubblici è introdotto, intenzionalmente o spontaneamente, dalla classe che li dirige. Perché è la stessa classe che ha interesse a privatizzarli. È la stessa classe che li ha creati solo sotto la pressione delle masse popolari, del movimento comunista, durante la prima ondata della rivoluzione proletaria. È la stessa classe che, anche quando non persegue consapevolmente e volutamente il loro degrado per giustificare la privatizzazione, è spinta a trascurarli dalla sua stessa natura, dai suoi istinti, dai suoi gusti, dalle sue abitudini per cui solo quello che dà guadagno merita la mobilitazione degli sforzi dell’individuo, dalla sua mentalità e dai suoi interessi. Essa concepisce come motore dell’attività dell’individuo solo l’arricchimento individuale, il profitto del proprio capitale. Altrettanto ovviamente sorvolano sul fatto che con la privatizzazione i servizi pubblici diventano merci, sono prodotti e forniti come merci. La loro produzione, la loro qualità, la loro disponibilità e il loro prezzo non sono più una questione che riguarda lo Stato e la Pubblica Amministrazione, il governo, le istituzioni sociali in quanto necessità e bene della collettività, ma diventano un campo soggetto all’azione delle “leggi naturali dell’economia”, cioè alle leggi della valorizzazione del capitale. Quindi i servizi ci sono e sono forniti dove, come e quando servono a valorizzare il capitale, quindi i servizi diventano qualcosa che chi ha i soldi per pagarli ne usufruisce, chi non ce li ha si arrangia. La battaglia a sostegno di Dante De Angelis è una battaglia contro la privatizzazione dei servizi pubblici e contro la gestione manageriale di quanto è ancora pubblico, contro orrori come quelli della clinica S. Rita di Milano, che costituisce l’esempio più emblematico di cosa diventa un servizio pubblico quando viene gestito come una qualsiasi altra merce.

 

7. I servizi pubblici sono una conquista che le masse popolari hanno strappato nel corso della prima ondata della rivoluzione proletaria. Sono una componente materiale importante e indispensabile della qualità della vita delle masse popolari. Sono l’indizio e la manifestazione della nuova società che sta nascendo. Della società in cui ogni individuo per il fatto stesso di esistere, di essere membro della società, usufruisce delle ricchezze e delle funzioni della società secondo le sue capacità e particolarità individuali e secondo i suoi bisogni. I servizi pubblici sono la creazione pratica del livello superiore di legame sociale, della società più ricca di relazioni e di funzioni, che è il risultato dello sviluppo della civiltà. Sono un passo sulla strada verso il comunismo. Anche se portano le macchie, il marchio dell’ordinamento borghese in cui sono venuti alla luce, così come un uovo esce sporco di sterco e fango. Queste macchie sono impersonate da quelli che invece di usarli come trampolino per uno slancio maggiore nella lotta di classe e per una lotta più avanzata verso l’instaurazione del socialismo, cercano di approfittarne, di volgerli a proprio tornaconto individuale, di ricavarvi delle nicchie di sfruttamento, di approfittarne per scimmiottare la borghesia, di farne terreno per nuovi tipi di abbrutimento e per nuovi vizi, per crearsi nuove proprie situazioni di privilegio e di arricchimento, ecc. Quelle macchie borghesi possono essere limitate solo con l’ulteriore sviluppo della lotta di classe. Saranno definitivamente cancellate solo nel socialismo: se non c’è disoccupazione non ci sono nemmeno falsi disoccupati, se tutti hanno accesso a una casa popolare diventa impossibile subaffittare case popolari, se tutti lavorano diventa impossibile fare il fannullone, se tutti hanno una buona assistenza sanitaria diventa impossibile vendere posti nelle cliniche, ecc. Sostenere Dante De Angelis vuol dire anche lottare perché trasporti, acquedotti, telefoni, reti di comunicazione, energia elettrica, gas, posta, nettezza urbana, fogne, cura e protezione del territorio, dei fiumi, delle strade, delle ferrovie e delle foreste, protezione civile, ricerca scientifica, scuola e istruzione pubblica, asili-nido, cultura (biblioteche, musei, spettacoli, ecc.), ospedali, servizi sanitari e igiene (prevenzione, diagnosi, terapia, riabilitazione), edilizia, ecc. restino o diventino servizi pubblici, gestiti dalle pubbliche autorità, nell’interesse della società. Vuol dire contribuire alla lotta per un nuovo e superiore ordinamento sociale in cui i servizi pubblici siano “fruibili liberamente in modo che contribuiscano nella misura maggiore possibile al benessere, al riposo, al divertimento, alla crescita culturale e allo sviluppo delle relazioni sociali” (dal Manifesto Programma del (n)Partito comunista italiano). Vuol dire contribuire alla lotta per un mondo di vera civiltà! Vuol dire contribuire alla lotta per fare dell’Italia un nuovo paese socialista!

 

Esprimiamo e facciamo esprimere solidarietà a Dante De Angelis, nuovamente licenziato da Trenitalia!

Firmiamo e facciamo firmare gli appelli per il suo reintegro!

Inviamo lettere di protesta a Trenitalia!

Sosteniamo, partecipiamo e promuoviamo iniziative di solidarietà con Dante De Angelis e di protesta contro Trenitalia!

 

La battaglia contro il licenziamento e per il reintegro di Dante De Angelis è una battaglia contro l’arroganza dei padroni e dei loro governi e per difendere i diritti sindacali e democratici dei lavoratori, contro i morti sul lavoro e per la sicurezza dei lavoratori e degli utenti, contro la privatizzazione dei servizi e la gestione manageriale (aziendalistica) di quelli che ancora sono pubblici e per estenderli, migliorarli, renderli disponibili a tutti, gestiti in funzione delle esigenze e degli interessi delle masse.

E’ una battaglia di tutti i lavoratori!

E’ una battaglia contro la barbarie del sistema marcio e superato in cui viviamo e della classe che ci dirige!

E’ una battaglia per la civiltà!

 

 

 

 

 

 
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SETTANTAQUATTRESIMA DENUNCIA

Post n°91 pubblicato il 01 Settembre 2008 da comitsalutepubblica

Il Prezzo dei generi di prima necessità deve essere bloccato!


Assistiamo sempre più preoccupati alla diffusione di dati allarmanti sul continuo ed incontrollato aumento dei prezzi al consumo dei generi di prima necessità che si ripercuote con effetti devastanti sulla qualità della vita, soprattutto delle fasce più deboli della popolazione italiana.

Il Nuovo Partito d'Azione, da molti mesi impegnato in una campagna di sensibilizzazione in varie città italiane contro l'aumento indiscriminato ed ingiustificato dei prezzi, chiede al governo di stilare un paniere di generi alimentari di prima necessità a prezzo controllato e stabilizzato che non risenta degli effetti della speculazione.

Pane, pasta, latte sono alimenti fondamentali e non devono diventare un lusso a causa delle dinamiche sfavorevoli di un mercato interessato solo al profitto.

Le difficoltà di sopravvivenza che ormai affliggono vasti strati di cittadini non possono più essere ignorate e devono essere poste al vertice dell'agenda politica.

Auspichiamo che il governo la smetta di impiegare energie in discutibilissime leggi ad personam e cominci finalmente ad attivarsi rapidamente per risolvere i veri problemi di questo paese.



Gabriele Oliviero


Coordinatore Unico della Segreteria Nazionale N.P.A.

 
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DALLA NOSTRA REDAZIONE ALL'ESTERO

Post n°92 pubblicato il 01 Settembre 2008 da comitsalutepubblica

FEDERAZIONE DEI COMUNISTI ANARCHICI

Cominciano ad apparire le tombe clandestine degli assassinati dal regime
di Ulises Ruiz Ortiz (URO) tra il 2006 - 2007, durante la rivolta del
popolo di Oaxaca che reclama la destituzione di questo criminale.

   AL POPOLO DI OAXACA
   AL POPOLO DEL MESSICO
   AI POPOLI DEL MONDO


   Cominciano ad apparire le tombe clandestine degli assasinati dal
   regime di Ulises Ruiz Ortiz (URO) tra il 2006 - 2007, durante la
   rivolta del popolo di Oaxaca che reclama la destituzione di questo
   criminale.


   L' Esumazione di 8 corpi in una di queste fosse clandestine nel
   pantheon Jardín, 2 di bambini e 6 di adulti, evidenzia in modo
   evidente la politica di terrorismo di stato e paramilitarismo che il
   criminale Ulises Ruiz sviluppò per cercare di contenere il
   malcontento degli abitanti di Oaxaca, per tutti i crimini, le
   violazioni contro i diritti umani e le altre atrocità che questo
   assassino ha commesso contro le genti, le autorità e le
   organizzazioni fin dalla sua imposizione come governatore di Oaxaca.

   Le esumazioni sono state denunciate dalle autorità della capitale,
   segnalando come fautore di questo sporco lavoro di sepoltura
   clandestina, il cugino di Ulises Ruiz, di nome Romeo Ruiz Garcia, e
   mostrano che questo è solo la punta dell'iceberg nel numero di
   assassinati, e nlla denuncia si segnala anche che questo stesso
   cugino di Ulises Ruiz sta cercando un posto per altri 200 corpi.

   Questa informazione rafforza e conferma molte delle indagini
   condotte da agenzie di grande professionalità e serietà come la
   Commissione Internazionale di Osservazione per i Diritti Umani
   (CIODH), che hanno già presentato, sia in Messico che al Parlamento
   Europeo, due relazioni sulle violazioni commesse dai governi contro
   la resistenza del popolo di Oaxaca durante il 2006 - 2007.

   Le tombe clandestine rappresentano una prova significativa per dare
   inizio a una denuncia nazionale e internazionale contro tutti i
   crimini commessi, e a richiedere una pena per il criminale Ulises
   Ruiz Ortiz, la liberazione dei “desaparecidos”, e il rilascio
   immediato e incondizionato di quanti sono ancora in carcere.

   Le fosse comuni nascono sotto le dittature fasciste, e questo è
   quello che è stato posto in evidenza al governo statale e federale

   Tenunto conto di tutte le evidenze, proponiamo:

   *1.* Convocare un assemblea della APPO (Asamblea Popular de los
   Pueblos de Oaxaca) che sia effettivamente rappresentativa, dove si
   formi un'ampia commissione, per poi analizzare e discutere se sia
   appropriata o no la convocazione ad una tavola di negoziati senza
   però mobilitarsi o esercitare un vera pressione che garantisca le
   inchieste dei paesi di Oaxaca.

   *2.* Nel mentre in cui giunga la data di quest'assemblea, promuovere
   una campagna sia nazionale che internazionale nella quale si denunci
   l'esistenza di queste tombe clandestine.

   *3.* Convocare le organizzazioni nazionali e internazionali per i
   diritti umani, perché assumano questo caso e investighino, in
   particolare, la questione dei desaparecidos e delle tombe clandestine.

   *4. *Che le uniche esigenze della APPO rimangano:

         o


               La partenza immediata di Ulises Ruiz Ortiz, al fine di
               assicurare un'indagine approfondita e imparziale sul
               caso dei desaparecidos e delle tombe clandestine.

         o


               Libertà immediata e incondizionata di tutti i
               prigionieri politici di Oaxaca, dato che il semplice
               fatto che siano accusati sotto un governo di un
               criminale e violatore dei diritti umani, è evidenza di
               come abbia manipolato le leggi per accusarli.

         o


               Presentazione di tutti i “desaparecidos”.

         o


               Cancellazione di tutti gli ordini di allarme per motivi
               politici, rilasciati sotto il regime del criminale
               Ulises Ruiz Ortiz.

   *

     *Punizione per tutti i funzionari governativi coinvolti nei
     crimini contro l'umanità, repressione e violazione dei diritti
     umani. In particolare a quelli coinvolti nei casi di fosse comuni
     e atti di tortura.*


   FUORI ULISES DA OAXACA!
   CONTRO I GOVERNATORI CRIMINALI E I TRADITORI DEL POPOLO!
   NON PERDONIAMO, NON DIMENTICHIAMO!

   ASSEMBLEA POPOLARE DEI POPOLI DI OAXACA
   TUTTO IL POTERE AL POPOLO!

Traduzione a cura di Jak/Cane Sciolto





 
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SETTANTACINQUESIMA DENUNCIA

Post n°93 pubblicato il 01 Settembre 2008 da comitsalutepubblica

Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza - per il Comunismo (CARC)

Via Tanaro, 7 - 20128 Milano - Tel/Fax 02.26306454

e-mail: resistenza@carc.it – sito: www.carc.it

Direzione Nazionale

 

 

Ai promotori dell’appello “Il 9 settembre, per un autunno di mobilitazioni”

 

Come Partito dei CARC aderiamo all’appello “Il 9 settembre, per un autunno di mobilitazioni”. Siamo d’accordo sull’importanza

- di sviluppare su grande scala la resistenza al procedere della crisi generale (politica, economica e culturale), quindi di promuovere una vasta mobilitazione contro il carovita e gli speculatori e i loro complici, contro l’attacco al contratto collettivo nazionale di lavoro, in difesa del diritto di sciopero, in difesa di quello che resta delle libertà democratiche, contro la repressione, per la sicurezza sul lavoro, per la difesa della salute e dell’ambiente, contro la rapina delle pensioni e l’innalzamento dell’età pensionabile, contro il razzismo e le squadre fasciste e razziste, ecc. In sintesi contro il governo Berlusconi e le misure con cui esso sta attuando o si propone di attuare il programma comune della borghesia imperialista, il programma dettato da industriali, banchieri, cardinali, affaristi, mafiosi, imperialisti USA e sionisti, imperialisti europei (eliminazione di ciò che resta delle conquiste di civiltà e benessere per le masse popolari in campo economico, politico, sindacale, culturale; lotta accanita per conquistare un ruolo di primo piano negli affari mondiali, nella spartizione dei profitti estorti ai lavoratori e ai popoli oppressi che si traduce in invasioni, aggressioni, guerre, aumento delle spese per armi e soldati; repressione del movimento di resistenza delle masse popolari contro il “programma comune” e in particolare nella persecuzione, condotta all’insegna della “guerra contro il terrorismo”, di quanti si organizzano e lottano contro il sistema imperialista e per la rinascita del movimento comunista);

- di rafforzare l’autonomia ideologica e politica della sinistra delle masse popolari dalle forze borghesi, cioè di tutti quelli che sono contro il programma comune della borghesia imperialista, di quelli che mettono avanti sempre e comunque la difesa e l’affermazione degli interessi dei lavoratori e delle masse tutte, di quanti aspirano a un altro mondo possibile, di quanti sono per fare dell’Italia un nuovo paese socialista; di rafforzare la capacità della sinistra delle masse popolari di organizzare in proprio, direttamente e autonomamente dalle forze borghesi la mobilitazione popolare; di accrescere l’unità e l’organizzazione delle masse popolari, elevare la loro coscienza ideologica e politica, combattere l’influenza politica e ideologica della destra borghese, dei fascisti, del clero e della sinistra borghese sulle masse popolari fino a romperla. In sostanza di far avanzare la rinascita del movimento comunista nel nostro paese.

Siamo convinti che uno strumento indispensabile a tal fine sia quello di costruire un blocco popolare che unisca i lavoratori avanzati, i comunisti, gli antifascisti, gli anticapitalisti, i sinceri democratici, i comitati di lotta, le organizzazioni progressiste e di lotta degli immigrati, un blocco popolare che promuova e sostenga la mobilitazione contro il programma comune della borghesia imperialista, per difendere e affermare gli interessi delle masse popolari e per fare dell’Italia un nuovo paese socialista, un blocco popolare che unisca le lotte nelle piazze, nelle scuole e nei posti di lavoro con le irruzioni nel teatrino della politica borghese per assediare fin dentro i palazzi del potere i padroni e i loro rappresentanti e non lasciargli libertà di manovra neppure nel loro terreno, un blocco popolare che rafforzi ed estenda la partecipazione e il protagonismo dei movimenti, connetta i tanti fili della resistenza e rafforzi la mobilitazione della “porzione di paese che non si rassegna all’esistente” rafforzando in essa l’aspirazione al futuro. 

In questa ottica parteciperemo all’incontro del 9 settembre e promuoveremo la partecipazione di altre forze ed organismi ad esso. Se sono state già prese delle decisioni in merito al luogo e all’orario dell’incontro, vi chiediamo di farci avere celermente queste informazioni.

 

Milano, 30 agosto 2008

 

********************************************

 

IL 9 SETTEMBRE, PER UN AUTUNNO DI MOBILITAZIONE

I primi passi del governo hanno confermato le previsioni di chi considera la destra italiana un miscuglio di populismo, autoritarismo al servizio di una logica padronale e confindustriale. Il pacchetto sicurezza con il suo razzismo istituzionale, gli attacchi indiscriminati contro la popolazione campana in difesa della salute contro le discariche tossiche, l'assalto ai servizi pubblici locali, i ripetuti attacchi contro i lavoratori pubblici definiti «fannulloni», il rilancio di una politica militaresca con la conferma e ampliamento delle missioni militari e la determinazione a costruire la nuova base di Vicenza nonostante l'opposizione popolare fino ai soldati nelle città, fanno il paio con il tentativo di Confindustria, tramite il tavolo concertativo, di abolire il contratto nazionale, con i desiderata integralisti del Vaticano, con una politica dell'Unione europea che, con le direttive sul rimpatrio dei migranti e con quella sull'allungamento della settimana lavorativa, suggellano il clima reazionario che si respira in tutto il continente. A tutto questo si associa l'arroganza istituzionale di un governo che fa dei processi giudiziari del proprio leader il perno della propria politica. Di questa situazione porta una responsabilità diretta il centrosinistra che con l'esperienza del governo Prodi ha spianato la strada a gran parte delle misure - criminalizzazione dei Rom, flessibilizzazione del mercato del lavoro, base di Vicenza, Alta Velocità, repressione delle popolazioni campane in rivolta contro la gestione rifiuti - che oggi appaiono giustamente odiose. Anche la politica concertativa delle confederazioni sindacali ha permesso al precedente governo di centrosinistra di portare avanti l'attacco al mondo del lavoro ed allo stato sociale. Sullo sfondo di queste dinamiche nazionali si stagliano scenari internazionali molto preoccupanti. Il primo è quello di una Unione europea che si presenta nemica dei lavoratori e dei popoli come è stato ben percepito in Irlanda; il secondo è quello del rumore di sciabole attorno all'Iran; ma la questione più grave indubbiamente è lo scenario economico che manifesta segnali di crisi strutturale.

Di fronte a questo quadro è evidente che serve un nuovo protagonismo sociale, dal basso, partecipato, capace di connettere i tanti fili di resistenza sociale che pure esistono e di battere un colpo per esprimere la porzione di paese che non si rassegna all'esistente. Come organizzazioni e persone che hanno mantenuto un filo comune di dibattito e di mobilitazione in questi anni, abbiamo avvertito l'esigenza di un primo incontro per costruire una mobilitazione contro il governo e la Confindustria, senza fare sconti al Pd. Osserviamo, oggi, che l'esigenza di una mobilitazione, autonoma dal Pd, si estende ad altri soggetti della sinistra che pure sono stati legati all'esperienza del centrosinistra. E' un fatto di per sé positivo. Per questo proponiamo un incontro dell'opposizione sociale, sindacale e politica il 9 settembre per contrastare le politiche filopadronali e razziste del governo, gli attacchi ai lavoratori e ai migranti che vengono anche dall'Europa, la repressione contro i movimenti e le comunità in lotta. Un incontro aperto, in grado di ragionare sulle mobilitazioni immediate e sulle forme più efficaci per estendere partecipazione e protagonismo dei movimenti.


Confederazione Cobas
Coordinamento dei Collettivi universitari di Roma
Rdb
Rete dei Comunisti
Sinistra Critica
Giorgio Cremaschi (Fiom Cgil)
Marco Bersani (Attac)

novesettembre@gmail.com

 

 

 

 

 

 
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