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Il padre di Matteo Renzi è indagato : L’accusa è bancarotta fraudolenta

Post n°7 pubblicato il 19 Settembre 2014 da stella19740304

Tiziano Renzi, padre del premier Matteo Renzi, è indagato dalla procura di Genova con l’accusa di bancarotta fraudolenta per il fallimento di una sua società la Chil Post, utilizzata per la distribuzione di giornali e campagne pubblicitarie. Il fallimento è stato decretato nel novembre del 2013.

L’indagine era stata aperta tempo fa, la procura ha chiesto e ottenuto la proroga delle indagini e tre giorni fa ha notificato l’avviso di garanzia all’imprenditore. Con lui sono indagati due ex amministratori, Antonello Gabelli e Gian Franco Massone, subentrati nella gestione societaria nel 2010. «Sono molto preoccupato ha commentato con ironia Tiziano Renzi  sono così preoccupato che non ho neppure un avvocato». 

 L’indagine è partita dalla relazione del curatore fallimentare: il tecnico avrebbe notato passaggi dubbi di denaro tra i vari rami d’azienda e uscite non giustificate. Da mesi quei movimenti sono sotto osservazione da parte del sostituto procuratore Marco Airoli e del procuratore aggiunto Nicola Piacente. Potrebbero esserci anche altri indagati. «Le indagini ha detto il procuratore capo di Genova, Michele di Lecce sono ancora in corso. Tant’è vero che è stata chiesta una proroga. Non è escluso che in futuro ci possano essere altri indagati».   

La società risulta essere stata intestata anche a Matteo Renzi e alle sue sorelle tra il 1999 e il 2004. Anche se in ambienti toscani vicini al premier si rileva che in realtà l’attuale presidente del Consiglio era intestatario di un’altra società nata dalla divisione della Chil Post, e cioè la Chil Srl. Il premier è estraneo alla vicenda, ma dalla politica arriva un messaggio a suo sostegno: è quello di Ignazio La Russa di Fratelli d’Italia che via twitter dice: «Le eventuali colpe dei Renzi padre non ricadano sul figlio». 

 La Chil, fondata da Tiziano Renzi, era stata trasferita dalla Toscana a Genova nel 2003, prima in via Fieschi, poi nella centrale Galleria Mazzini. Nel 2005 aveva lasciato la sede di via Fieschi dove era in affitto per un contenzioso con il proprietario dell’immobile per le condizioni in cui era l’immobile e per il mancato pagamento di tre mensilità per 8000 mila euro. Con un decreto ingiuntivo venne chiesto alla Chil di pagare 11 mila euro. Nel 2010 Tiziano Renzi cedette un ramo d’azienda a un’altra società di famiglia dello stesso settore, la Eventi 6 srl, con sede a Rignano sull’Arno mentre la Chil venne ceduta a Gian Franco Massone, che aveva già una società di consegne. 

 Lo scorso agosto la società perse una causa di lavoro nei confronti di un dipendente della sua società che aveva, secondo il giudice del lavoro, operato in nero. La società era stata condannata a risarcire il dipendente con 90 mila euro: il giudice aveva riconosciuto lo status di dipendente dal 2006 al 2012. Il lavoratore si occupava di distribuzione dei giornali porta a porta, lavorando durante la notte, tutti i giorni. 

 «Alla veneranda età di 63 anni e dopo 45 anni di attività professionale ricevo per la prima volta nella mia vita un avviso di garanzia. I fatti si riferiscono al fallimento nel novembre 2013 di una azienda che io ho venduto nell’ottobre 2010. Sono certo che le indagini faranno chiarezza ed esprimo il mio rispetto non formale per la magistratura inquirente», afferma Tiziano Renzi che si è dimesso da segretario del circolo Pd di Rignano sull’Arno

 
 
 
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