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Caffè 80

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INTERVISTA AD ALBERTO STYLOO

Post n°31 pubblicato il 11 Marzo 2008 da popmusic80
 

Tornano le grandi interviste di caffè 80, questo appuntamento vede protagonista Alberto Signorini leader degli Styloo, gruppo dance italiano rimasto nella memoria di tutti noi grazie al loro successo "Pretty face".

Sempre seduto al tavolo del nostro caffè, attendo con impazienza l’arrivo di Alberto. Come sempre puntualissimo mi raggiunge al tavolo tutto infreddolito, fuori ci saranno si e no 1/2 gradi e la nebbia copre ormai la bassa milanese.
Dopo i saluti di rito e la prima ordinazione,direi di iniziare parlando del tuo rapporto con la musica.


D. Chi erano gli Styloo?
R. Gli Styloo erano formati oltre me, da Tullio Colombo e da Maurizio Lucci. Avevo studiato pianoforte, la mia formazione era classica. Tullio invece veniva dalla scuola cantautorale. Maurizio era il rockettaro! Quello che ci accomunava era la passione per l’elettronica. Mmmh, Maurizio storcerà il naso… daiii lo so che uscivi matto per gli Iron Maiden!!!  Comunque questa era la formazione originale. Maurizio lasciò la band poco prima dell’esordio su disco e il suo posto venne preso da Ryn’o.


D. Come vi conosceste e come nacque il nome d'arte Styloo?
R. nel più classico dei modi, in discoteca. Pensare di formare una band, il passo è stato breve. Io e Tullio incidemmo dei demo con una batteria elettronica Korg. Quando la Korg cominciò ad esserci stretta, chiamammo Maurizio.
Il nome Styloo nacque come battuta. Quando Roberto Turatti ci chiese come volevamo chiamarci, gli risposi “Hai già denaro (=Den Harrow) e gioiello (=Joe Yellow), ti manca una stilo per firmarci gli assegni!
 

D. Perchè avete scelto la musica dance? Forse perchè all'epoca era il tipo di musica più "immediata" e in grado di raggiungere rapidamente un vasto pubblico?
R. buona questa, si, potrebbe essere! In realtà ho sempre cantato e composto le mie canzoni in inglese, inoltre trovavo poco “appetibile” la scena musicale italiana, non mi ci identificavo. All’epoca pensavo che fare in Italia l’elettronica e la new wave era un “suicidio” annunciato. Optai per una via di mezzo. Potevo cantare in una lingua che sentivo mia, con un genere che non mi dispiaceva e che sarebbe potuto piacere anche da noi, e nel contempo mirare al pubblico estero.


D. Parliamo del vostro grande successo "Pretty Face"
R. È stato relativamente semplice arrivare ad inciderlo. Era il mio primo disco, ed ero abbastanza sfiduciato da Tony Carrasco – che avrebbe dovuto produrlo. Tony in quel periodo stava lavorando all’album di Amanda Lear, penso fosse “Diamonds for breakfast”. Non credendo molto al progetto Styloo, ma piacendogli il pezzo, mi chiese “Pretty Face” per Amanda. Fu in quel frangente che avvenne l’incontro con Roberto Turatti. La demo era cantata in finto inglese per cui, quando venne il momento di scrivere il testo, forse un po’ per rabbia, parafrasai il titolo di un album di Amanda, “Never trust a pretty face”, che divenne “Never can kill my pretty face”, cioè la prima frase del ritornello! Non credo che Amanda sia al corrente di questa storia che la vede suo malgrado coinvolta!
Comunque il disco venne pubblicato in oltre 20 nazioni, dagli Stati Uniti alla Norvegia! Pensavo di aver visto giusto, difficilmente chi canta in italiano è stampato in così tante nazioni!

D. Pretty face fu prodotta da Turatti e Chieregato, parlaci dei tuoi rapporti con loro, passati ed attuali.
R. lavorare con loro è stato davvero bello. Sono coinvolgenti e nel loro fermento di idee ti coinvolgono facendo nascere ulteriori idee. E sono divertentissimi! Roberto lo vedo più spesso. Micky mi sa che è diventato più “casalingo”! (non me ne volereee, Micky!)

D. Quante copie ha venduto Pretty face?
R. non saprei dirti con esattezza, all’epoca all’incirca oltre le 400.000. Attualmente visto le continue ristampe che fanno ogni anno in varie compilation, credo che la cifra sia notevolmente differente!

 
D. Il vostro secondo singolo fu "I miss you" che non riuscì però a ripetere il successo di "Pretty face"; come mai secondo te?
R. beh, però vendette bene comunque! Si chiama “Miss You”, non è un errore. Tutti al Baby Studio dicevano che era fortissimo ed era meglio di “Pretty Face”. A pensarci oggi, forse era un po’ troppo elaborato, se preferisci, più “complicato” nella costruzione nonostante una melodia semplice e accattivante.


D. Dopo “Miss You” un paio di anni di silenzio; Il ritorno nel 1986 con "Why", prodotto dal duo Farina-Crivellente e i ben informati dissero che fu proprio Farina a cantarla. È vero?

R. un silenzio “forzato”, ero stato coinvolto in un grave incidente stradale, oltre un lutto in famiglia.
La storia di Farina è corretta solo in parte. Io incisi il pezzo, ma il produttore del disco fece doppiare la mia voce da Mauro Farina lasciandola in primo piano, mentre alla mia viene dato risalto solo all’inizio e alla fine del mix.


D. Alcuni artisti che negli anni 80 erano protagonisti della dance italiana hanno dichiarato da più parti che non ascoltavano il genere di musica che producevano o cantavano al di fuori degli studi di registrazione ; tu nel tempo libero ascoltavi musica dance italiana o avevi altri gusti?
R.  in verità, ho sempre ascoltato di tutto, dal rock alla dance. La predilezione l’avevo (e l’ho tutt’ora) per l’elettronica e la musica di ricerca/avanguardia.


D. Ed ora cosa ascolti nei momenti liberi?
R. esattamente come sopra, di tutto, con un occhio di riguardo ai nuovi nomi.

D. Ti sei trasformato in produttore, cosa ti ha spinto a passare dall’altra parte del vetro?
R. l’aver scritto dei brani che non reputavo adatti a me. Fu così che nacque “Good Times” -anche se il mio label manager (Lombardoni) insistette parecchio perché la cantassi io!
Poi mi sono trovato bene nel ruolo di produttore, ora lo alterno.


D. Alcuni artisti si rifiutano di cantare, oggi, i loro brani vecchi di successo mentre altri lo fanno e ne sono anche fieri. Tu a quale categoria appartieni?
R. alla seconda. È la mia storia, non la rinnego di certo! Posso però capire l’altra categoria.


D. Perché si sciolse il tuo legame artistico con gli altri membri del gruppo?
R. si era perso lo spirito originale che ci aveva accomunato.


D. Vuoi parlarci del tuo ultimo singolo realizzato insieme ad un'altra star degli anni 80, ovvero Valerie Dore? Come vi siete incontrati e com'è nata l'idea di fare un pezzo insieme?
R. il management di Garbo mi contattò chiedendomi se ero disposto a partecipare all’album tributo che gli stavano organizzando. La risposta era ovvia, accettai. Passai in rassegna alcuni album di Garbo per trovare un brano in inglese non conosciuto dal grande pubblico. La scelta cadde su “How Do I Get To Mars?”, veramente un grande brano, ma un duetto. A quel punto pensai a Valerie, la chiamai e lei accettò di realizzare con me il duetto.

D. e come mai hai rifatto Doot Doot?
R. Doot Doot è un pezzo che amo da sempre, mi piace l’atmosfera. È uno di quei pezzi che avrei voluto scrivere io, tanto lo sento mio quando lo canto! Era già da tanto che pensavo di rifarla e l’occasione è arrivata ad uno spettacolo che ho fatto per Natale. Volevo fare una “sorta” di regalo a chi mi segue. Poi, visto il riscontro ottenuto, l’ho cantata ancora in seguito. Non verrà pubblicata su disco.

D. avevi detto che non avresti fatto spettacoli fino all’uscita del tuo prossimo disco e invece sei appena tornato dalla Grecia… Com’è andata? E che differenze ci sono fra il pubblico italiano e quello straniero?
R. è vero, ma la Grecia è la Grecia… come potevo rinunciare? Ho passato dei giorni bellissimi inoltre – a differenza di qui – lì c’è caldo! Comunque lo spettacolo è andato benissimo, e per la discoteca è stato sold-out, tutto esaurito, quindi sono felicissimo! Mi hanno scritto persone che non sono riuscite ad entrare, mi dispiace.
Sostanzialmente non ho mai riscontrato grosse differenze tra il pubblico italiano e quello straniero, quando la gente vuole divertirsi, semplicemente lo fa! O forse sono sempre stato molto fortunato a trovato un pubblico molto caldo!

D. cosa stai facendo adesso?
R. sto lavorando insieme a Garbo al suo nuovo disco che si chiamerà “Come Il Vetro”. Appena terminato, lavoreremo sul mio.


 
D. Com’è Alberto Signorini nella vita di tutti i giorni?
R. sono un “indisciplinato”, e non riesco mai a stare fermo più di 30 secondi consecutivi…! Sono iperattivo, ma quando il tempo me lo consente, mi piace moltissimo leggere e dipingere. Cose che  ultimamente ho dovuto trascurare, devo dedicare molto tempo a seguire la Disciplinemusica, l’etichetta che abbiamo costituito io, Garbo e Luca Urbani dei Soerba. Siamo impegnati sulle nostre produzioni che vedranno luce quest’anno.

D. Cosa nascondi nel cassetto????
R. direi niente, è sempre tutto lì, in bella vista.

D. Cosa ti aspetti dal nuovo anno????
R. non ci penso nemmeno ad aspettare, prendo tutto quello che arriva.

D. Grazie mille Alberto, sei stato gentilissimo come sempre a presto
R. grazie a te!


Se volete contattare Alberto Styloo, ecco l’indirizzo del suo SPACE. Dove potete anche ascoltare l’ultimo singolo HOW DO I GET TO MARS e l’inedito DOOT DOOT

http://www.myspace.com/albertostyloo


Ed ora il video di "Pretty Face"


 
 
 
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