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I giorni dell'abbandono

Post n°30 pubblicato il 03 Luglio 2014 da donnasofia69
 

 

Qualche sera fa, guardavo "i giorni dell'abbandono" film di Roberto Faenza che narra la storia di una donna che viene lasciata dal marito per una donna più giovane.

Fin qui niente di strano. Succede tutti i giorni. Nel film il personaggio di lei, che rimane travolto dal dolore e fatica a trovare la spinta per risalire il baratro, è rappresentato benissimo da una margherita Buy molto intensa.

Film bello, introspettivo, ben delineato insomma da non perdere. Invece a me ha dato un senso di depressione che mi faceva quasi rabbia sta donna che passa il tempo ad auto commiserarsi, ad auto fustigarsi e colpevolizzarsi, talmente tanto che mi veniva di fare il tifo per il marito.... Così mi sono alzata e sono andata al fido pc a scrivere ad un amico.

E a lui raccontavo che in questo periodo aver scelto sto film era davvero autolesionista, non facevo meglio a  vedermi moulin rouge? E il giorno dopo trovo la sua sconcertante risposta... ti deprime perchè tu sei una che lascia.

Ecco, una bella sciabolata ci voleva di prima mattina.

Bisogna dire che è un amico molto caro ma anche un ex di quando eravamo adolescenti e che manco a dirlo lo lasciai in malo modo. Quindi sicuramente ha approfittato dell'avergli mostrato il fianco per affondare un piccolo fendente. Ma se invece avesse ragione?  Chi è una persona che lascia? Perché il politicamente corretto obbliga a prendere le parti della persona abbandonata? Perché chi lascia e rivendica il diritto di vivere la propria vita lontano da chi ha scelto come partner, deve essere visto come il cattivo? Perché non si considera che quando si decide di lasciare la persona che ci vive accanto da più o meno tempo, questo lacera anche chi va via? Certo, il modo conta molto, spesso si lascia per qualcun altro, e nella maggior parte delle volte anche la storia successiva non dura a lungo. E magari si commettono gli errori peggiori tornando indietro, perché nella confusione dei sentimenti, la paura del futuro regna sovrana. Metti anche che spesso il fatto di verbalizzare l'intenzione di separarsi è la maturazione di un sentimento che si è formato nel tempo, non una bizzarria del momento, mentre l'altro della coppia è talmente preso ad interpretare il suo ruolo che non si è ancora accorto del disagio dell'altro e della sua sofferenza. Così come lui( o lei) non è stato in grado di spiegare efficacemente il suo stato, con parole adatte a farsi capire.

 

 

 

 
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