Creato da carmen46c il 27/06/2007

CARMEN AULETTA

I ricordi, certi ricordi, sono come tatuaggi, non vanno più via, sono parte della tua anima, della tua vita.

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La domenica in ospedale

Post n°8 pubblicato il 30 Giugno 2007 da carmen46c

Tratto dal mio diario ospedaliero

"I miei 20 giorni al Cardarelli"

12° giorno

Domenica 28 maggio 2006       

             La domenica in ospedale è veramente deprimente,  per uccidere la noia, ho acceso la radio ed ho messo le cuffie,  poi mi sono sintonizzata su un canale che trasmette musica.

                   Con mia sorpresa ho notato che canta  Roberto Murolo che a me piace tanto e così con gli occhi chiusi ascoltavo e canticchiavo Murolo, non mi ero accorta che la vecchietta accanto a me ascoltava. Purtroppo le canzoni di Murolo con mia delusione erano solo due e quindi mi sono fermata, a questo punto la vecchietta affianco mi dice:

                  Solo allora mi sono resa conto che la signora mi stava ascoltando, eppure, credevo di cantare in mente mia!   Sono rimasta molto male per il fatto che Murolo non cantava più e inoltre volevo accontentare la vecchietta,  quindi le ho detto: <>

              

                   E  siamo andate avanti così per un po’,  ma la cosa bella è stata quando io, mentre ascoltavo e canticchiavo Pavarotti ad occhi chiusi, ho aperto gli occhi e mi sono ritrovata la stanza piena di persone che silenziosamente erano entrate per ascoltare.

            

                    Non ho fatto in tempo a riprendermi dallo stupore che tutti applaudivano, mi sono sentita imbarazzata perché qualcuno diceva pure:<< Brava! Ma che bella voce che avete!>>

                   Ma se io sono stonata come una campana? A casa mi prendono tutti in giro perché non azzecco una nota giusta! I miei fratelli cantano e suonano veramente bene, a volte mi domando da chi ho preso questa eredità. Evidentemente è la noia dell’ospedale che fa sembrare belle anche le cose mediocri!

                   Comunque la cosa è durata per un bel po’,  si sono aggiunte altre persone che addirittura, prese dall’atmosfera che si era creata, cantavano a squarciagola ed io ero preoccupata per il fastidio che potevamo recare agli ammalati, ma,  con mia sorpresa, notavo che erano proprio gli ammalati che venivano da me e volevano addirittura che alzassi il volume!

              

                  A questo punto qualcuno da lontano ha intravisto la caposala e ci ha avvisato. In un baleno si sono dileguati tutti e mentre mi preoccupavo di nascondere radio e cuffie me la sono ritrovata davanti.

              Devo avere avuto l’espressione che hanno i bambini quando vengono sorpresi con le dita nel barattolo di marmellata,  perché la caposala, prima mi ha guardato severamente e poi sorridendo mi ha detto: <>  Dentro di me sorridevo perché erano proprio gli ammalati che volevano ascoltare Pavarotti ad alta voce! 

               Dopo è ritornato il silenzio, ma era diverso dal silenzio deprimente di poche ore prima. Ora eravamo tutti di buon umore! E’ vero, a volte la musica arriva dove non arriva il medicinale.                    

 


 
 
 
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